TU MI CONDANNI E IO TI IMBAVAGLIO: IL PDL RIPROPONE LA LEGGE SULLE INTERCETTAZIONI E IL PD S’INCAZZA

A.L.M. per "La Stampa"

Ogni scintilla provoca un incendio nella maggioranza. Questa volta a causare l'ennesima fiammata sono i progetti di legge sulle intercettazioni telefoniche presentati da alcuni parlamentari del Pdl. Uno è stato presentato alla Camera da Maurizio Bianconi, il secondo al Senato da Domenico Scilipoti, ma è il terzo progetto di legge a scatenare un putiferio, quello di Enrico Costa, capogruppo del Pdl in commissione Giustizia a Montecitorio, che ricalca pari pari il ddl Alfano approvato la scorsa legislatura in un solo ramo del Parlamento.

Costa giura di avere preso l'iniziativa senza ricevere input da parte del partito né tantomeno da Berlusconi. E ci tiene a ricordare che il tema intercettazioni, in particolare il loro uso eccessivo e distorsivo, è stato affrontato anche dai saggi nominati dal Capo dello Stato. Ci tiene a ricordare quella parte della relazione in cui si dice che le registrazioni delle telefonate devono servire a cercare la prova non il reato e che occorre porre un limite alla loro divulgazione per non ledere i diritti fondamentali dei cittadini.

Dunque, per Costa non è un dramma parlarne per trovare una sintesi dentro la maggioranza («del resto il centrosinistra ha votato un provvedimento sulle intercettazioni che venne presentato dall'allora ministro della Giustizia Mastella»). Non deve essere un dramma nemmeno discutere della responsabilità civile dei magistrati. Ecco l'altra novità: la prossima settimana Costa presenterà una proposta di legge anche su questa materia incandescente.

«La favola propagandistica della pacificazione è servita», si infuria Rosy Bindi che sottolinea il tempismo del Pdl legato alla richiesta fatta alla Camera da parte del gip romano Elvira Tamburelli di utilizzare le conversazioni telefoniche di Verdini, Dell'Utri e Cosentino nell'ambito dell'inchiesta sulla cosiddetta P3. Il Pd non crede alla coincidenza e cerca di tenere le intercettazioni lontano dal dibattito parlamentare: non sono una priorità. «Il Pdl cerca lo scontro», sostiene il senatore ex magistrato Casson.

La vicenda diventa un problema politico di primo piano con l'intervento del neosegretario dei Democratici Guglielmo Epifani che teme ripercussioni su Palazzo Chigi. «Alzare la tensione sulla giustizia e mettere in primo piano le intercettazioni, che non sono una priorità per il Parlamento e per il governo, non aiuta e mette in difficoltà l'esecutivo».

E questo mentre la tensione sociale è altissima e la crisi economica devastante per aziende e famiglie. E ancora: «Sul governo c'è un'ipoteca pesante del centrodestra, con il Pdl che non è unito e le questioni personali di Berlusconi. C'è il rischio che le tensioni del centrodestra mettano in difficoltà il governo e lo facciano galleggiare invece di lavorare». Insomma, Epifani è convinto che i problemi per Enrico Letta non vengono dal Pd ma dal Pdl, dalla lotta tra falchi e colombe, dalle questioni giudiziarie e processuali del Cavaliere.

I toni sulla giustizia rimangono altissimi, gli attacchi ai magistrati che starebbero minando la pacificazione sono all'ordine del giorno. E il Csm ieri ha sentito la necessità di rivolgersi al Guardasigilli Cancellieri chiedendo il suo «sostegno alla magistratura intera senza incertezza alcuna». Nel documento, passato con i sì di tutti i togati, dei laici del centrosinistra e del vicepresidente del Csm Vietti, «si definisce indispensabile che tra tutte le istituzioni vi sia il massimo rispetto per le reciproche attribuzioni costituzionali».

In difesa di Berlusconi interviene la figlia Marina. I processi contro suo padre, a cominciare dal Rubygate, sono «una farsa: sono ispirate più dal voyeurismo che dalla ricerca della verità».

 

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