TUTTI CONTRO UNO: CON UN PRANZO-INCIUCIONE LETTA ED EPIFANI TROVANO IL MODO DI METTERE RENZI CON LE SPALLE AL MURO

Carlo Bertini per La Stampa

A tarda sera, l'accordo «globale» sembra fatto: c'è voluto prima un incontro a pranzo tra Epifani e Letta e poi il pressing di Cuperlo e Franceschini per chiuderla lì con un'intesa, malgrado i mugugni di Bersani e le facce scure dei renziani. Così per evitare una rottura devastante Epifani si lancia in avanti dal palco a trattative ancora aperte, sa che è il solo modo per sbloccare l'impasse. Quindi la data è quella, anche se i cattolici diranno che quel dì di festa non va e la ferita si riaprirà in Direzione.

Ma l'accordo c'è: primarie aperte a tutti quelli che dando un obolo di due euro accettino di iscriversi all'albo degli elettori del Pd; candidature dei leader da presentare entro l'8 ottobre, in modo da far capire ai territori le squadre in campo; congressi nei circoli e nelle federazioni da far partire subito, ma primarie dei segretari regionali da chiudere dopo, entro marzo 2014.

A dare un'idea di quanto la partita sia aspra, al tavolo spunta fuori una «norma ad personam pro-Letta» per stabilire che se c'è un premier del Pd in carica a fine legislatura, deve essere il solo candidato alle elezioni. I renziani la prendono male e viene subito cassata ma la tattica serve anche a ottenere il placet a che sia «sfumato» l'automatismo vigente nello statuto tra le figure di segretario e candidato premier.

Ma che quella data lanciata da Epifani «a Matteo non gli garba», è evidente dalla faccia che lui fa quando la sente pronunciare seduto in terzultima fila; e dallo slalom con cui evita di rispondere prima di infilarsi un casco e inforcare la guida della Vespa rossa dell'amico deputato Davide Faraone. «Che devo dire? Ancora non lo so», reagisce stizzito il rottamatore prima di chiudersi per un aperitivo con una decina dei suoi, in attesa di esternare il suo pensiero dalla Gruber.

Così come che sia costretto a ingoiare «le primarie dell'Immacolata», malgrado i suoi stimino voteranno un milione di persone in meno, è evidente: non solo dalla risata amara con cui ascolta il lettiano Francesco Sanna, «adelante Matteo, sed cum judicio». Ma anche perché sa che l'alternativa è quella spiattellata da Matteo Orfini.

Il quale, pur essendo della squadra di Cuperlo e quindi molto restìo a dare al suo rivale l'aureola della vittima con cui fare tutta la campagna, spiega che «se Renzi non accetta l'8 dicembre allora si tiene le primarie a febbraio». Riportando così il cosiddetto «lodo Bersani» e cioè la minaccia che senza accordo sulle regole, resterebbero quelle in vigore, che prevedono un percorso più tortuoso «ci vogliono quattro mesi», per dirla con Bersani, che culminerebbe a febbraio 2014.

Dunque, se anche gli uomini di Renzi, come tutti nel catino della Conciliazione, ormai guardano alle elezioni anticipate, non sorprende che Goffredo Bettini sentenzi che «con tre milioni che lo votano a dicembre come si può pensare che la nostra gente possa tenersi le larghe intese e che non si vada a votare a marzo?». E ci pensa Paolo Gentiloni a spiegare che «la finestra elettorale per votare entro Natale si chiude il 15 ottobre, ma quella del 9 marzo per votare prima delle europee si chiude intorno al 20 gennaio. E quindi anche l'8 dicembre non esclude un eventuale sbocco alle urne in primavera».

Negando così la tesi di chi sostiene che rimandare al 15 dicembre le primarie servirebbe a bloccare qualsiasi tentazione del rottamatore di farsi eleggere segretario per correre al più presto alle urne da leader. Non a caso, uno dei punti che fino a notte fonda rientra nella complessa trattativa sulle regole, c'è anche quello della data di «proclamazione»: compito che dopo il bagno di folla della primarie, spetta alla nuova assemblea nazionale.

Pratica formale che per i renziani deve essere sbrigata entro Natale, pure convocando i 500 e passa delegati il 22 dicembre, perché se si andasse a gennaio allora si potrebbe ritardare tutto il processo di insediamento. Che come ultima tappa prevede l'elezione dei 20 segretari regionali.

Altro tassello cruciale, ormai le fazioni pensano solo alle liste elettorali: in primavera voterà il 70% dei comuni italiani, poi ci saranno le europee e se per caso prima ancora si dovessero stilare le liste dei candidati alle politiche, allora il peso dei nuovi segretari regionali nella scelta degli eletti aumenterebbe ancor di più. Perciò il sindaco e i suoi uomini vogliono accelerare: e nella bozza oggetto di braccio di ferro, le primarie regionali, aperte come quelle nazionali, vanno tenute ovunque nei primi mesi del 2014, entro marzo...

 

LETTA E RENZI RENZI E LETTA BY BENNY LETTA-RENZI

Ultimi Dagoreport

giovambattista fazzolari roberto carlo mele

FLASH – I DAGO-LETTORI HANNO FATTO IL LORO DOVERE: HANNO SCOPERTO L'IDENTITÀ DELL’UOMO CHE DUE GIORNI FA ERA ATTOVAGLIATO CON GIOVAMBATTISTA FAZZOLARI DA “VITTI”, A PIAZZA SAN LORENZO IN LUCINA. SI TRATTEREBBE DI ROBERTO CARLO MELE, ESPONENTE DI SPICCO DI FRATELLI D’ITALIA (FIGURA NELL'ESECUTIVO DEL PARTITO COME SEGRETARIO AMMINISTRATIVO). COME “FAZZO”, DEVE AMARE MOLTO LA RISERVATEZZA, VISTO CHE ONLINE NON SI TROVANO SUE FOTO – ANCHE “L’UOMO PIÙ INTELLIGENTE” CHE CONOSCE GIORGIA MELONI (PENSA GLI ALTRI), SEMPRE RESTIO AI SALOTTI, HA FATTO IL SUO INGRESSO UFFICIALE NELLA ROMANELLA POLITICA DEL “FAMOSE DU’ SPAGHI”…

giorgia meloni donald trump al sisi

FLASH! - LA BOCCIATURA DEL PONTE SULLO STRETTO DA PARTE DELLA CORTE DEI CONTI HA FATTO SALTARE I NERVI NON SOLO A SALVINI MA SOPRATTUTTO ALLA MELONI – LA PREMIER, CHE SI ERA SPESA MOLTO IN EUROPA PER LA REALIZZAZIONE DEL PONTE, SI È TALMENTE INCAZZATA (“E’ L’ENNESIMO ATTO DI INVASIONE DE GIUDICI SULLE SCELTE DEL GOVERNO”) CHE HA CANCELLATO IL VIAGGIO AL CAIRO DI SABATO PER L’INAUGURAZIONE DEL MUSEO GEM - ALLA NOTIZIA CHE AL POSTO DELLA STATISTA, SBARCA IL FARAONE GIULI, ANCHE AL SISI NON L’HA PRESA PER NIENTE BENE…

giorgia meloni giampaolo rossi antonino monteleone laura tecce antonio preziosi monica giandotti pierluigi diaco

PRIMA O POI, AFFONDE-RAI! - MENTRE IN CDA SI TRASTULLANO SUGLI ASCOLTI DECLINANTI DI “TG2 POST”, SI CHIUDONO GLI OCCHI SULLO STATO ALLA DERIVA DI RAI2 E DI RAI3 - UN DISASTRO CHE NON VIENE DAL CIELO. LA TRASFORMAZIONE DELLA PRODUZIONE DEI PROGRAMMI DALLE TRE RETI A DIECI DIREZIONI IN BASE AL "GENERE" (INTRATTENIMENTO, INFORMAZIONE, FICTION, ECC.), AVVIATA DA FUORTES NEL 2021 MA IMPLEMENTATA DALL’AD GIAMPAOLO ROSSI (CON LA NOMINA DELLA DIREZIONE DEL "COORDINAMENTO GENERI" AFFIDATA A STEFANO COLETTA), HA PORTATO ALLA PERDITA DI IDENTITÀ DI RAI2 E DI RAI3 MA ANCHE AL TRACOLLO DEGLI ASCOLTI (E DELLE PUBBLICITÀ) - LO SCIAGURATO SPACCHETTAMENTO HA PORTATO A UNA CENTRALIZZAZIONE DECISIONALE NELLE MANI DI ROSSI E A UN DOVIZIOSO AUMENTO DI POLTRONE E DI VICE-POLTRONE, CHE HA FATTO LA GIOIA DEI NUOVI ARRIVATI AL POTERE DI PALAZZO CHIGI - PURTROPPO IL SERVILISMO DI UNA RAI SOTTO IL TALLONE DELL'ARMATA BRANCA-MELONI NON PAGA. LE TRASMISSIONI CHE DOPO UNA MANCIATA DI PUNTATE FINISCONO NEL CESTINO ORMAI NON SI CONTANO PIÙ. TANTO CHE I DUE CANALI SONO STATI RIBATTEZZATI ‘’RAI2%’’ E ‘’RAI3%’’...

fabio pinelli soldi csm

DAGOREPORT – ALTRO CHE SPENDING REVIEW AL CSM TARGATO FABIO PINELLI – IL VICEPRESIDENTE DI NOMINA LEGHISTA SEMBRA MOLTO MENO ATTENTO DEL PREDECESSORE NELLA GESTIONE DELLE SUE SPESE DI RAPPRESENTANZA – SE NEL 2022, QUANDO ERA IN CARICA DAVID ERMINI, ERANO STATE SBORSATI APPENA 4.182 EURO SU UN BUDGET TOTALE DI 30 MILA, CON L’ARRIVO DI PINELLI NEL 2023 LE SPESE DI RAPPRESENTANZA PER TRASFERTE E CONVIVI SONO LIEVITATE A 19.972 EURO. E NEL 2024 IL PLAFOND DISPONIBILE È STATO INNALZATO A 50 MILA EURO. E PER LEGGE IL VICEPRESIDENTE DEL CSM NON DEVE DETTAGLIARE LE PROPRIE NOTE SPESE DI RAPPRESENTANZA...

giovambattista giovanbattista fazzolari vitti

FLASH – ROMA VINCE SEMPRE: IL SOTTOSEGRETARIO FAZZOLARI, DA SEMPRE RISERVATISSIMO E RESTÌO A FREQUENTARE I SALOTTI, ORA VIENE PIZZICATO DA DAGOSPIA NEL “SALOTTO” DI PIAZZA SAN LORENZO IN LUCINA, SPAPARANZATO AI TAVOLI DI “VITTI”, DOVE POLITICI, GIORNALISTI E POTENTONI AMANO ATTOVAGLIARSI (DENIS VERDINI FACEVA LE RIUNIONI LI' E CLAUDIO LOTITO AMA GOZZOVIGLIARE DA QUELLE PARTI, SPILUCCANDO NEI PIATTI ALTRUI) – ANCHE “FAZZO” È ENTRATO NELLA ROMANELLA POLITICA DE “FAMOSE DU’ SPAGHI”: L’EX DIRIGENTE DI SECONDA FASCIA DELLA REGIONE LAZIO CHIACCHIERA CON UN CANUTO SIGNORE DI CUI VORREMMO TANTO CONOSCERE L’IDENTITÀ. I DAGO-LETTORI POSSONO SBIZZARIRSI: HANNO QUALCHE SUGGERIMENTO PER NOI?