RO-MAGNA MAGNA - TUTTI I CAPIGRUPPO IN REGIONE INDAGATI PER PECULATO CON L’ACCUSA DI APPROPRIAZIONE DI DENARO PUBBLICO - E’ LA PRIMA VOLTA DI UN GRILLINO

Luigi Spezia per "la Repubblica"

Sono indagati i capigruppo dei gruppi consiliari di Pd, Sel, Italia dei Valori e Federazione della Sinistra da una parte e di Pdl, Lega e Udc dall'altra. L'inchiesta tocca per la prima volta anche il Movimento 5 Stelle, rimasto con un unico consigliere dopo che Beppe Grillo cacciò il dissidente Giovanni Favia. Per completare il quadro e non tagliar fuori nessuno, la procura ha iscritto nel registro degli indagati anche il capogruppo del Gruppo Misto.

Tutti si dicono «sereni», in grado di dimostrare all'occasione - e non sarà tra molto, perché siamo vicini all'atto di fine indagine - che le voci di spesa, tra decine di consulenze dirette spesso alle stesse persone, libri, contratti a collaboratori (talvolta funzionari di partito o parenti), viaggi, interviste in tv, campagne elettorali, cene e regali, sono tutte regolari o quantomeno spiegabili nell'ambito del proprio impegno quotidiano di eletti nell'istituzione Regione Emilia-Romagna, con la sua tradizione di efficienza e correttezza.

Il più convinto è il grillino Andrea Defranceschi, che ha fatto molte battaglie contro i costi della politica: «Le nostre spese sono affisse in bacheca, sono tutte su internet e se avessimo fatto i furbi sarebbero stati i nostri elettori a mandarci l'avviso di garanzia».

La Finanza ha chiesto a molti collaboratori se avessero per esempio davvero partecipato a convegni e questo controllo l'hanno fatto un po' per tutti, perché c'è un precedente: in un'inchiesta parallela, l'ex capogruppo dell'Idv Paolo Nanni, che si avvia verso il processo, aveva chiesto rimborsi spese per alcuni convegni in realtà mai fatti.

Oltre che per regali e cene dei compleanni della moglie, della figlia, del cognato e di se stesso. Un lavoro certosino: a Nanni hanno contestato perfino di aver messo a rimborso-spese un pacchetto di fazzoletti di carta. Nello stesso modo la Tributaria si è mossa riguardo ai capitoli di spesa di tutti i gruppi politici, dal 2005 fino quasi ad oggi.

Le spese di rappresentanza, dietro le quali potrebbero nascondersi costi superflui, nel 2011 vedono in testa il Pdl, con 87 mila euro, seguito da Lega con 43 mila euro e il Pd con 23 mila. Il Pd è invece primo per consulenze e collaborazioni: ha speso 164 mila euro.

L'inchiesta dei pm Morena Plazzi e Antonella Scandellari, con la supervisione del procuratore Roberto Alfonso e del suo vice Valter Giovannini, è in corso da un anno e nulla è finora trapelato di clamoroso, del genere delle spese pazze alla Batman,
quel Franco Fiorito della Regione Lazio condannato nel maggio scorso a 3 anni e 4 mesi con la stessa accusa di peculato. Ieri le Fiamme Gialle sono tornate in viale Aldo Moro, sede della Regione, per fare altre domande.

Hanno chiesto a tutte le segreterie dei gruppi politici di spiegare se fossero in sede, e non portati a casa, tutti i beni acquistati, da una macchina fotografica a un tavolo. L'interesse maggiore è stato però ancora per le consulenze e per i contratti di collaborazione: a qualcuno dei dipendenti dei gruppi è stato chiesto se non fosse stato impiegato a costruire un palco per un appuntamento elettorale.

La Finanza lavora anche per la Corte dei Conti, che ha già richiesto ufficialmente ai gruppi consiliari di dare spiegazioni convincenti sui rimborsi, pena un atto di citazione per avere indietro i soldi.

 

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