CANCELLIERA WONDERWOMAN? – IN UNA SETTIMANA LA MERKEL HA TRATTATO CON PUTIN E MEDIATO CON GLI USA, POI HA APERTO SULLA GRECIA E SUL DIALOGO CON L’ISLAM – E IL “NEW YORK TIMES” LA INCORONA COME “GUIDA DEL MONDO LIBERO” CHE “INCARNA LO SPIRITO DI KENNEDY”
Tonia Mastrobuoni per “la Stampa”
LUKASHENKO MERKEL PUTIN HOLLANDE POROSHENKO
Chissà se Angela Merkel guarderà con occhi diversi il ritratto di Caterina II che tiene da anni sulla sua scrivania. A molti commentatori, anche ai più benevoli, quel paragone suggerito con la grande zarina di origine tedesca, emblema della spinta modernizzatrice della Russia e innamorata degli Illuministi, era sempre sembrato un po’ sopra le righe. Soprattutto, dopo gli anni della crisi dell’euro, in cui la Kanzlerin si è piuttosto guadagnata la nomea, meno lusinghiera, di «leader riluttante», di politico talmente cauto e titubante e imbrigliato dal proprio tatticismo da suscitare reazioni a tratti esasperate dei leader di mezzo mondo, da Lagarde a Obama ai partner europei.
angela merkel e barack obama conferenza stampa
Tanto che dall’inizio della Grande crisi, l’episodio più evocato della sua biografia è sempre stato quello di lei bambina che aspetta l’intera lezione di tuffi, sorda alle incitazioni dell’insegnante, prima di buttarsi dal trampolino. E finisce per farlo dopo che ha suonato la campanella. Tardi.
LA SETTIMANA CHIAVE
Finchè non è cominciata una delle settimane più importanti della sua carriera. E finché, a bilancio di questi ultimi sette giorni vorticosi, giocati sul filo di una guerra e una nuova crisi greca, sul New York Times è apparso un editoriale fiammeggiante. L’articolo dell’autorevole quotidiano americano incorona Merkel «guida del mondo libero», che incarna lo «spirito di Kennedy» meglio di chiunque altro, secondo l’autore. La tesi è che la cancelliera non solo ha condotto negoziati complicatissimi con bravura rara: ultimamente ha rafforzato i suoi richiami ai valori fondanti dell’Occidente come la libertà o la tolleranza ed è diventata più assertiva.
angela merkel atterra a washington
Il suo richiamo alla Russia di «ritirarsi dall’Ucraina» pena un isolamento crescente, il suo coraggioso discorso recente anti-Pegida, in cui ha sostenuto che «l’Islam fa parte della Germania» sono segni di un riaffermarsi di quello che l’editorialista chiama «lo spirito di Kennedy», quello del famoso discorso di insediamento del presidente americano del 1961, a difesa della libertà come valore americano - occidentale - intoccabile.
È presto per dire se il quotidiano americano ha preso un granchio, una settimana è francamente poco per emettere sentenze così definitive, ma forse qualche sintomo di una nuova «super» leader europea, si è colta nel micidiale tour de force della cancelliera tra Berlino, Mosca, Monaco, Washington, Ottawa, Minsk e Bruxelles.
Una settimana cominciata venerdì scorso con un viaggio deciso tempestivamente insieme a François Hollande nella tana dell’orso russo, da Vladimir Putin, in un momento di micidiale recrudescenza dei combattimenti della parte orientale dell’Ucraina, dove i separatisti sembravano ormai inarrestabili e il Paese sull’orlo della guerra. Un blitz, voluto anzitutto da Merkel, per trascinare Putin al tavolo per un nuovo accordo di pace, dopo quello rimasto sempre sulla carta di Minsk di settembre dell’anno scorso.
I TONI BASSI DEGLI USA
Il giorno dopo, incassata la disponibilità dei russi a negoziare, la cancelliera si è precipitata a Monaco, alla Conferenza sulla sicurezza, soprattutto per calmare i partner americani e non esasperare il clima. E sia dal vicepresidente Biden sia dal capo della diplomazia Kerry, Merkel ha ottenuto il secondo successo diplomatico in 48 ore. Dai due pesi massimi dell’amministrazione Obama, Merkel ha ottenuto toni bassi, dialoganti, dopo che un numero crescente di parlamentari, democratici ma soprattutto repubblicani aveva aumentato a Washington le pressioni sul governo per un invio di armi in Ucraina. Invece, il presidente americano ha deciso di aspettare, di lasciare alla cancelliera il tempo di negoziare, e gliel’ha anche confermato di persona, durante la visita della cancelliera a Washington, lunedì scorso.
angela merkel a firenze con renzi 3
Ottenuto anche un congelamento della minaccia degli americani di armare Kiev - che tuttavia, come dimostra l’invio di soldati americani a marzo a Leopoli per addestrare le truppe ucraine, è temporaneo e condizionato a un buon risultato del Minsk-bis - Merkel è tornata a Est, per chiudere l’accordo sull’Ucraina. Di nuovo in Bielorussia, nel cosiddetto “formato Normandia”, con Hollande, Petro Poroshenko e Putin. Il risultato è ancora fragile, ma è uno storico accordo di pace, se sarà rispettato da Mosca.
LA STAR DI BRUXELLES
Giunta ieri a Bruxelles, la cancelliera è stata ieri la star conclamata del vertice, cominciato con ore di ritardo per consentire a lei e a Hollande di dare conto dei risultati dell’intesa con Putin. Dopo il pasticcio dei greci, che all’Eurogruppo di mercoledì hanno prima negoziato un documento per l‘avvio di un negoziato, per poi stracciarlo, con l’arrivo ieri di Tsipras, i partner europei, Germania in testa, hanno concesso una nuova apertura. Da stamane si comincia a negoziare per tirare fuori anche Atene dal pantano di una crisi senza fine; cancellando le differenze semantiche, “Troika” sparirà, il prestito ponte forse si chiamerà altrimenti.
L’importante è che si tratti. Se Merkel non abbandonerà l’assertività di questi giorni, al commentatore di turno che evocherà la famosa telefonata che Kissinger non sapeva mai a chi fare, in Europa, un nome verrà in mente. Forse.
merkel a eliseo, lungo abbraccio con hollande