IL VAFFA DI SILVIO - DOPO L’EUROSCOPPOLA BERLUSCONI TENTATO DI MOLLARE TUTTO: “DALLA POLITICA SOLO DELUSIONI. MANDEREI TUTTI A QUEL PAESE” - UN FEDELISSIMO: “STAVOLTA NON SA COME USCIRE DALLA CRISI” -MARINA RESTA PRONTA IN CASO DI ELEZIONI E METTE SOTTO TIRO GHEDINI

Carmelo Lopapa per "La Repubblica"

 

Silvio Berlusconi è scomparso dai radar della politica. E non è uno degli inabissamenti dei suoi. Per la prima volta — a differenza di quanto avvenuto dopo la sconfitta alle Politiche 2006 — non è lui a decidere la temporanea eclissi, l’ex Cavaliere si ritrova fuori dalla scena, altri decidono per lui, dentro e fuori il partito. Fuori, un altro leader (40 anni meno) lo oscura, dentro, un gruppo ristretto che fa capo a Marina gli ha costruito intorno una sorta di cordone sanitario.

 

SILVIO BERLUSCONI CON LA FIGLIA MARINA SILVIO BERLUSCONI CON LA FIGLIA MARINA

«Dalla politica ho ricevuto solo delusioni e amarezze, è uno di quei momenti in cui manderei tutti a quel paese» ha confidato in uno degli ultimi pranzi coi figli ad Arcore allargati a pochi fidati. La «voglia di mollare tutto» poi rientra, torna quella di rivedere Renzi, strappare l’ennesima legittimazione a dispetto dei servizi sociali ai quali è condannato.

SILVIO E MARINA BERLUSCONISILVIO E MARINA BERLUSCONI

 

Ma il nuovo faccia a faccia torna in forse. Il fatto è che il leader di Forza Italia ha accusato il colpo delle Europee, racconta chi lo circonda, è stata per lui la materializzazione in percentuale — il più basso di sempre, quel 16,8 — dello spettro che lo terrorizzava: gli elettori che gli voltano le spalle. Il vecchio brand, il vecchio copione, le vecchie battute che non funzionano più. «Il vero problema è che da questa crisi stavolta non sa come uscirne » spiega uno dei più alti in grado.

 

FRANCESCA PASCALE E MARIA ROSARIA ROSSI FRANCESCA PASCALE E MARIA ROSARIA ROSSI

Così succede che sulle riforme istituzionali lasci quasi in asso gli ospiti, invitati a cena per parlarne mercoledì a Palazzo Grazioli. Liquidati, i vari Brunetta, Romani, Toti, Gelmini, con un vago «aspettiamo di capire cosa vuol fare Renzi, a me di questi tecnicismi non frega nulla ».

 

Ma anche sul partito tutto resta fermo. Berlusconi è intenzionato a non cedere a Raffaele Fitto e al gruppo che lo segue rivendicando primarie e «svolta democratica». Dopo lo strappo di Alfano e le nuove fibrillazioni, l’ex premier si è convinto di aver allevato «per lo più traditori e opportunisti ».

 

GIOVANNI TOTI A BALLARO GIOVANNI TOTI A BALLARO GIOVANNO TOTI PORTA A PORTA GIOVANNO TOTI PORTA A PORTA

L’ufficio di presidenza chiesto per una resa dei conti post voto non sarà convocato nemmeno la prossima settimana, «lasciamoli sbollire, non possiamo darla loro vinta» si sfogava quella stessa sera Berlusconi, intenzionato a rinviare l’affare spinoso a dopo l’estate. Sempre che il giocattolo non gli esploda prima tra le mani. Poche o nulle le novità anche nella riunione con tutti i coordinatori regionali invitati ieri a Grazioli, salvo il solito talent scout da far partire a livello locale alla disperata ricerca di volti nuovi.

 

Già, ma allora come trascorre la sua giornata, chiuso nella “prigione dorata” in Brianza dal venerdì al lunedì e a Roma da martedì a giovedì, come gli impone la sentenza? Gli incontri con altri esponenti del partito sono ridotti al lumicino. Chiusa la campagna elettorale, il capo ha staccato la spina e si è gettato a capofitto sui due pezzi pregiati dell’impero.

 

Paolo Romani Renato Brunetta Matteo Salvini Giovanni Toti foto Lapresse Paolo Romani Renato Brunetta Matteo Salvini Giovanni Toti foto Lapresse

Mediaset, con la delicatissima trattativa in corso con Al Jazeera per il pacchetto Premium, un affare da oltre 300 milioni di euro. E poi Milan, l’altro spicchio di cuore, con la laboriosa sostituzione dell’allenatore Seedorf con Inzaghi. Quel che preoccupa i fedelissimi rimasti al suo fianco — in lotta per trascinarlo nelle cose della politica — è l’ up and down repentino dei suoi stati d’animo.

 

Anche nei colloqui privati il leader «in certi momenti sembra assentarsi del tutto» spiegano con apprensione alcuni frequentatori di Palazzo Grazioli. È uno dei motivi, ma non certo l’unico, che ha indotto la famiglia a blindare il “patriarca” in questo suo lungo autunno. Le donne che compongono il famoso “cerchio magico” sono accomunate dal rapporto con la primogenita Marina.

 

È a lei che fanno riferimento la giovane fidanzata Francesca Pascale e la «superbadante», come viene chiamata, Maria Rosaria Rossi. Il duo — allargato all’assistente Alessia Ardesi, ormai anche lei sempre a “corte” — ha stretto un patto di ferro con la presidentessa Fininvest-Mondadori.

 

La missione è piuttosto basic ma delicata: tenerlo lontano da guai e incidenti che hanno costellato gli ultimi dieci anni. Una mission in cui le due si prodigano con piglio militare. Fino all’isolamento, ad Arcore come a Roma. Gli unici del partito ammessi senza filtri sono il consigliere Toti, il coordinatore lombardo Gelmini, il capogruppo Romani, la portavoce Bergamini, la ex europarlamentare Ronzulli.

FRANCO COPPI E NICCOLO GHEDINI FRANCO COPPI E NICCOLO GHEDINI

 

Pochi altri. Tra le famose “cerchiste” è la Rossi a dirigere il traffico in entrata ai centralini: ormai anche chi era habitué in casa, fa fatica. Denis Verdini non vanta più il rapporto di una volta, Gianni Letta è caduto in un cono d’ombra, sono solo alcuni dei nomi. La senatrice ha talmente scalato i gradini della “reggia” da aver determinato il clamoroso allontanamento della segretaria di sempre, Marinella Brambilla, ora passata alle dipendenze dell’ultimo figlio, Luigi.

 

ghedini consiglio nazionale forza italia foto lapresse ghedini consiglio nazionale forza italia foto lapresse

Clamoroso perché stava al fianco dell’ex Cavaliere dall’età di 18 anni, discreta e riservata come deve esserlo chi conserva i segreti di una vita del principale. La mission che Marina avrebbe impartito ora alle “ragazze” è perfino più ardua: recidere il cordone che lega il padre all’avvocato Niccolò Ghedini: non solo perché inamovibile da Arcore, ma anche perché regista di strategie processuali rivelatesi in alcuni casi «fallimentari».

 

Quanto alla primogenita, tutto governa e controlla e a dispetto delle smentite del padre («Basta parlarne »), dopo il passo indietro di Barbara, resta pronta «in caso di emergenza». Per quel giorno più o meno lontano, che coinciderà con le Politiche, sta cercando di farsi trovare pronta.

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni matteo salvini adolfo urso abodi giorgetti tajani giorgio armani

UN PO’ PIU’ DI RISPETTO SE LO MERITAVA GIORGIO ARMANI DA PARTE DEL GOVERNO – SOLO IL MINISTRO DELL’UNIVERSITA’, ANNA MARIA BERNINI, HA RESO OMAGGIO ALL’ITALIANO PIU’ CONOSCIUTO AL MONDO RECANDOSI ALLA CAMERA ARDENTE DOVE, TRA SABATO E DOMENICA, SONO SFILATE BEN 16 MILA PERSONE - EPPURE MILANO E’ A DUE PASSI DA MONZA, DOVE IERI ERA PRESENTE AL GP, OLTRE AL VICEPREMIER MATTEO SALVINI, IL MINISTRO DELLO SPORT ANDREA ABODI, SMEMORATO DEL PROFONDO LEGAME DELLO STILISTA CON BASKET, CALCIO, TENNIS E SCI - A 54 KM DA MILANO, CERNOBBIO HA OSPITATO NEL WEEKEND TAJANI, PICHETTO FRATIN, PIANTEDOSI, CALDERONE E SOPRATTUTTO ADOLFO URSO, MINISTRO DEL MADE IN ITALY, DI CUI ARMANI E’ L’ICONA PIU’ SPLENDENTE – E IGNAZIO LA RUSSA, SECONDA CARICA DELLO STATO, DOMENICA ERA A LA SPEZIA A PARLARE DI ''PATRIOTI'' AL DI LA’ DI RITUALI POST E DI ARTICOLETTI (MELONI SUL “CORRIERE”), UN OMAGGIO DI PERSONA LO MERITAVA TUTTO DAL GOVERNO DI CENTRODESTRA PERCHE’ ARMANI E’ STATO UN VERO “PATRIOTA”, AVENDO SEMPRE PRESERVATO L’ITALIANITA’ DEL SUO IMPERO RIFIUTANDO LE AVANCES DI CAPITALI STRANIERI…

giorgia meloni mantovano alfredo giovanbattista fazzolari gian marco chiocci rossi

DAGOREPORT - CHI AVEVA UN OBIETTIVO INTERESSE DI BRUCIARE IL DESIDERIO DI GIORGIA MELONI, PIÙ VOLTE CONFIDATO AI SUOI PIÙ STRETTI COLLABORATORI, DI ARRUOLARE L’INGOMBRANTE GIAN MARCO CHIOCCI COME PORTAVOCE? - IN BARBA ALLA DIFFIDENZA DEI VARI SCURTI, FAZZOLARI E MANTOVANO, FU L’UNDERDOG DE’ NOANTRI A IMPORRE FORTISSIMAMENTE (“DI LUI MI FIDO”) COME DIRETTORE DEL TG1 L’INTRAPRENDENTE CHIOCCI, DOTATO DI UNA RETE RELAZIONALE RADICATA IN TUTTE LE DIREZIONI, DAL MONDO DELLA SINISTRA ALL’INTELLIGENCE DI DESTRA - BEN CONOSCENDO IL CARATTERINO DELL’EX DIRETTORE DE “IL TEMPO” E ADNKRONOS, BEN LONTANO DALLA DISPONIBILITÀ AD ACCETTARE ORDINI E DINIEGHI, OCCORREVA CORRERE AI RIPARI PRIMA CHE LA SGARBATELLA PROCEDESSE ALL’INFELICE NOMINA, FACENDO CIRCOLARE LA VOCE DEL SUO TRASLOCO DALLA DIREZIONE DEL TG1 A BRACCIO MEDIATICO DELLA PREMIER - NEL CASO, SEMPRE PIÙ LONTANO, DI VEDERE CHIOCCI A PALAZZO CHIGI, ALLORA VORRÀ DIRE CHE L’EQUILIBRIO DI POTERI ALL’INTERNO DELLA FIAMMA MAGICA È FINITO DAVVERO IN FRANTUMI...

marcello viola alberto nagel giorgia meloni francesco gaetano caltagirone luigi lovaglio mps mediobanca piazza affari

DAGOREPORT - MEDIOSBANCA! I GIOCHI ANCORA NON SONO FATTI. E LE PREMESSE PER UN FUTURO DISASTRO SONO GIÀ TUTTE SUL TAVOLO - AL DI LÀ DELLE DECISIONI CHE PRENDERÀ LA PROCURA DI MILANO SUL PRESUNTO “CONCERTO” DEL QUARTETTO CALTA-GIORGETTI-LOVAGLIO-MILLERI NELLA PRIVATIZZAZIONE DEL 15% DI MPS, IL PROGETTO TANTO AUSPICATO DA GIORGIA MELONI DI DARE VITA A UN TERZO POLO BANCARIO, INTEGRANDO MPS, BPM E MEDIOBANCA, SI È INCAGLIATO DI BRUTTO: LO VUOLE SOLO FRATELLI D’ITALIA MENTRE FORZA ITALIA SE NE FREGA E LA LEGA E' CONTRO, SAPENDO BENISSIMO CHE L’OBIETTIVO VERO DEL RISIKONE BANCARIO È QUEL 13% DI GENERALI, IN PANCIA A MEDIOBANCA, NECESSARIO PER LA CONQUISTA CALTAGIRONESCA DEL LEONE DI TRIESTE - AL GELO SCESO DA TEMPO TRA CALTA E CASTAGNA (BPM) SI AGGIUNGE IL CONFLITTO DI CALTA CON LOVAGLIO (MPS) CHE RISCHIA DI ESSERE FATTO FUORI PER ‘’INSUBORDINAZIONE’’ - ANCHE LA ROSA DEI PAPABILI PER I NUOVI VERTICI DI MEDIOBANCA PERDE PETALI: MICILLO HA RIFIUTATO E VITTORIO GRILLI NON È INTERESSATO - LA BOCCIATURA DELL’OPERAZIONE DI FITCH, CHE VALUTA MPS CON UN RATING PIÙ BASSO RISPETTO A MEDIOBANCA - LAST BUT NOT LEAST: È SENZA FINE LO SCONTRO TRA GLI 8 EREDI DEL VECCHIO E IL CEO MILLERI, PARTNER DEVOTO DI CALTARICCONE…