
VANNACCIZZA STOCAZZO! A PONTIDA LA VECCHIA LEGA FA MURO CONTRO VANNACCI CHE SARA’ PURE GENERALE MA NON E’ IL CAPO – ZAIA AVVISA L’EX PARA’: “SI DEVE LEGHIZZARE SE VUOLE STARE IN LEGA” – E GIORGETTI RINCARA: “CI VUOLE RISPETTO PER LA GERARCHIA. NOI ABBIAMO UN CAPO” – “IL FOGLIO”: “VANNACCI E’ TRATTATO COME UN IMMIGRATO DI LUSSO, A CUI È STATO RILASCIATO IL PERMESSO TEMPORANEO DI SOGGIORNO DA SALVINI. FINO A QUANDO, VANNACCI, POTRÀ CONTINUARE A NON VERSARE I CONTRIBUTI ALLA LEGA E FARE IL VICESEGRETARIO LEGA?”
Carmelo Caruso per “il Foglio” - Estratti
Ora è straniero a casa sua, Vannacci di soggiorno. La Lega fa muro. Non passa. E’ generale ma non è il “capo”. Giancarlo Giorgetti è l’anticorpo, Luca Zaia è il vaccino,
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I cori sono per il Doge, Zaia, l’anti Vannacci, che difende il Veneto perché “non è lesa maestà chiederlo, se il candidato non sarà un leghista sarà un problema” e che ricorda al generale: “Le regole si rispettano. Vannacci si deve leghizzare se vuole stare in Lega”.
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roberto vannacci pontida 2025 1
Si tengono Salvini, che fa il mezzo Vannacci, il Calimero, lui che ha quattro giornali d’area, la Rai in condivisione con Meloni, mache lamenta: “Altri partiti avranno più soldi e poteri finanziari alle spalle, amici potenti e tv serventi, ma non hanno voi. Voi siete la forza della Lega”.
Vannacci è adesso l’Étranger, lo straniero. E’un fenomeno comunicativo, ma non converte l’umanità padana, lo ascoltano ma non lo osannano neppure quando si esalta con “lo straniero ruba e stupra”.
attilio fontana - pontida 2025
La polenta batte le Decime e Salvini riceve la carezza del “miglior ministro dell’Economia del mondo”, il vice padre della Lega, l’uomo che la accompagnerà anche con la carrozzina, come Bossi, dopo Bossi.
E’ Giorgetti che si carica, sulle spalle, Salvini e che zittisce il pratone con la disciplina di partito dicendo: “Possiamo sopravvivere solo se abbiamo presenti i valori di un movimento, possiamo sopravvivere soltanto se abbiamo un capo e ci vuole rispetto per la gerarchia altrimenti finiremo come tutti gli altri”.
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Sembra di stare nello Utah di Charlie Kirk: magliette di Kirk, video di Kirk, silenzio per Kirk. Manca l’elfo padano che ogni anno era il folletto amato, il vecchio nonno a cui si chiedeva la foto, ma al suo posto c’è Sergio Copetti con un carroccio di cartapesta.
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Attilio Fontana, il signor “col cazzo, che ci vannaccizziamo”, lo incontra, ci parla (dice: “Tutto chiarito”) ma sul palco si scatena contro Roma, di fatto il suo governo, contro “il potere centralistico”, contro “la burocrazia romana, la palude romana che rallenta il lavoro di Calderoli”.
L’unico striscione pro Vannacci è questo: “Inutile prendersela con il generale dopo aver tradito ogni ideale” ma i leghisti coprono Vannacci con i panni della vecchia militanza, come consiglia Giorgetti, “alzate le bandiere”, lo oscurano con le maglie distribuite gratuitamente “Salvini numero 10”.
Vannacci? E’ trattato come un immigrato di lusso, a cui è stato rilasciato il permesso temporaneo di soggiorno da Salvini. Zaia gli dà ripetizioni di filosofia: “La tua libertà finisce dove inizia la mia”. Fino a quando, Vannacci, potrà continuare a non versare i contributi alla Lega e fare il vicesegretario Lega?
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Vicino allo stand delle birre, l’allievo di Paolo Savona, l’economista Antonio Maria Rinaldi, è un altro dei pragmatici: “I partiti si evolvono, Vannacci è un’evoluzione Lega. Ed è bravo a farsi pompare dalla stampa”.
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Ma si sa anche muovere sul palco. Prende la parola dopo Claudio Durigon, eroico, senza voce, e comincia a danzare, con il microfono in mano. Si studia perfino il giuramento della Lega per calarsi nella parte, cita Manzoni, e poi, sceso dal palco, si ubriaca di Decima: “Il giuramento di Pontida, che sancì la nascita della Lega lombarda, andrebbe studiato nelle scuole così come tante altre cose. Come gli eroi della X Mas”. Niente. Non ce la fa. La Decima la indossa come fossero mutandoni.
Gioca con l’altra vice Sardone a chi è più radicale contro gli islamici e la sinistra. Vannacci si inventa “sono loro, quelli di sinistra, che non vogliono far servire il prosciutto nelle scuole” e Sardone lo precede con: “I comunisti sono analfabeti della libertà. Ci siamo rotti i coglioni.
MATTEO SALVINI E ROBERTO VANNACCI - PONTIDA 2025
L’Islam radicale è la spada che usa la sinistra per tagliare la testa dell’occidente” e infine: “Dobbiamo mandarli a casa sì o no? Sì o no?”. E il pratone, coro: “Sììììì”. Ma è scena, è “circo”, direbbe Giorgetti.
(…) Salvini si salva ancora, resta capo, ma è il primo a sapere che Vannacci non è compatibile con la Lega e che l’idea di farlo diventare uno speaker di partito è un’illusione. No. Non è compatibile con il governo, non è compatibile questa sua naturale ambizione.
L’unico merito di Vannacci è aver mostrato che nella Lega c’è un capo che salva il capo. Pontida non è caduta solo per le parole di Giorgetti: “Noi non siamo come gli altri. Ci vuole rispetto per la gerarchia. Noi abbiamo un capo”. Vannacci è un’intuizione di Salvini, ma Salvini è l’intuizione che ebbero i vecchi leghisti. Passerà, un giorno, passerà. Non è Salvini che resta.
Dopo Bossi resterà questa figura a cui una comunità riconosce il potere delle disposizioni ultime, l’ayatollah della Lega. L’ampolla del Po è nella dispensa di Giorgetti.
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