CHIESA PIO TUTTO - IL VATICANO MUNGE A DOVERE LO STATO ITALIANO SPREMENDO MILIONI DI EURO PER GLI ENTI RELIGIOSI (L’ANNO SCORSO DISTRIBUITI SOLDI A PIOGGIA A 95 ISTITUTI) - NEL 2011 I VESCOVI INTASCHERANNO OLTRE 750 MLN € MA SOLO IL 7,5% DEI CONTRIBUTI PUBBLICI FINISCE IN CARITÀ AI PAESI POVERI E OLTRETEVERE NON PAGANO NEANCHE PER LO SMALTIMENTO DELLE ACQUE DI SCARICO (TANTO ALLA FINE I DEBITI LI RIPIANANO I CITTADINI) - E ORA CHE SI RITROVANO BEN 3 MINISTRI CHE FARANNO?…

Brano tratto dal libro "I senza Dio", di Stefano Livadiotti, pubblicato da "il Fatto quotidiano"

I negoziatori della revisione concordataria del 1984, evidentemente consapevoli del papocchio che andavano allestendo, avevano previsto la possibilità di una revisione dell'aliquota: era stato stabilito che l'8 per mille potesse diventare, per esempio, il sette o il nove, a seconda dell'andamento del suo gettito e delle spese reali della Chiesa. Il compito di monitorare la situazione, e introdurre ogni tre anni gli aggiustamenti eventualmente necessari, era stato affidato, come nella migliore tradizione, a una commissione bilaterale.

Fin da subito, se ne sono ovviamente perse le tracce.... Ma ci sono tanti modi di mungere lo Stato ed è sperabile - ma non è detto - che Monti riesca a introdurre qualche salutare taglio! Il primo comma dell'articolo 6 dei Patti Lateranensi del 1929 stabilisce che l'Italia deve assicurare al Vaticano "un'adeguata dotazione d'acqua di proprietà". Come puntualmente avviene da allora con i 5 milioni di metri cubi consumati annualmente all'interno delle sacre mura.

Nel frattempo, il Vaticano ha pure cominciato a smaltire le acque di scarico attraverso la rete dell'Acea, di cui ha però puntualmente ignorato gli avvisi di pagamento. Così, quando nel 1999 la società si è quotata in Borsa, per evitare grane con i piccoli azionisti lo Stato è intervenuto una prima volta ripianando un debito vaticano di 44 miliardi. Cosa che ha dovuto fare nuovamente nel 2005, mettendo ancora mano al portafogli, questa volta per 25 milioni di euro.

I papaveri in sottana si ostinano, infatti, a non considerare la bolletta dell'Acea. Per loro è semplicemente straniera. Così, alla fine, la pagano gli italiani, che non possono dire altrettanto. Se qualche volta tratta e incassa in prima persona (ha conquistato uno sconto perfino sul canone Tv per gli apparecchi degli istituti religiosi), ancora più spesso il Vaticano manda avanti gli enti-satellite o le strutture locali . Che ricevono immancabilmente un'accoglienza festosa.

Da parte dei politici di ogni sponda. Basta vedere quali strade hanno preso nel 2010 i circa 200 milioni del Fondo per la tutela dell'ambiente e la promozione dello sviluppo del territorio, istituito nel 2008 e meglio noto in Parlamento come "legge mancia". Una tranche (51 milioni e 575 mila euro) l'ha distribuita il 30 luglio 2010, con il solo voto contrario dell'Idv di Di Pietro, la commissione Bilancio di Montecitorio, che ha individuato 494 soggetti meritevoli e bisognosi.

Novantacinque dei quali, guarda un po', nel mondo della Chiesa. Per esempio: l'Arcidiocesi di Bologna (30 mila euro per la manutenzione della curia), la Confraternita Maria S.S. Assunta nella cattedrale di Palermo (50 mila euro per la chiesa di Maria S.S. Addolorata del Cristo Morto), la Congregazione missionari della divina redenzione di Visciano (50 mila euro per il potenziamento del Villaggio del fanciullo di Torre Annunziata e altri 70 mi-la per il recupero del complesso S. Maria degli Angeli), la Congregazione missionari della Sacra Famiglia di Castione di Loria (50 mila euro per il recupero di un fondo agricolo con specie vegetali autoctone arcaiche) e la Congregazione suore gerardine di Sant'Antonio Abate (50 mila euro per la messa in sicurezza della casa di riposo per anziani e indigenti).

Poi: la Diocesi di Gubbio (20 mila euro per il restauro della chiesa di Cipolleto), la Fondazione Madonna dello scoglio di Santa Domenica di Placanica (200 mila euro per la sistemazione del sagrato), la Fondazione Spazio Reale della parrocchia di San Donnino di Campi Bisenzio (50 mila euro per il recupero dell'area Spazio Reale), l'Istituto Immacolata di Lourdes delle suore francescane di S. Chiara (20.000 euro per il restauro della croce dipinta), e la parrocchia Cuore immacolato di Maria di Formia (50 mila euro per la ristrutturazione dell'oratorio Villaggio Don Bosco) e via continuando.

In un elenco che diventa davvero senza fine se si tiene conto anche dei provvedimenti nazionali ad hoc. Come i 50 milioni di euro assegnati in un biennio all'Università campus biomedico (made in Opus Dei) dalla finanziaria 2003. I due milioni e mezzo elargiti dalla Protezione civile (e che ci azzecca, direbbe Di Pietro) per il raduno di Loreto dell'Azione cattolica (14 maggio 2004).

Fino al milione di euro regalato dalla finanziaria 2004 a Radio Maria (il cui progetto editoriale recita: "Diffondere il messaggio evangelico in comunione con la dottrina e le indicazioni pastorali della Chiesa cattolica e nella fedeltà al Santo Padre, usando tutte le potenzialità del mezzo radiofonico") e Radio Padania. Spiccioli, comunque, rispetto ai 3 miliardi e 500 milioni di lire stanziati dallo Stato per il Giubileo del Duemila....

E ancora, la legge sul finanziamento agli oratori approvata dalla Regione Friuli Venezia-Giulia il 22 febbraio 2000 (e prontamente imitata, nell'ordine, da Lombardia, Piemonte, Molise, Puglia, Liguria, Campania, Calabria, Lazio e Abruzzo). Cogliendo fior da fiore, troviamo i 3 miliardi di lire stanziati il 9 febbraio 2001 dal Veneto per gli edifici di culto "che siano testimonianza di tradizioni popolari e religiose"; il mezzo miliardo, sempre di lire, della Basilicata "per la realizzazione di opere di culto e di ministero pastorale" (1° marzo 2001); i 2 miliardi della Calabria per la disciplina urbanistica dei servizi religiosi (2 maggio 2001); i 50 milioni di euro stornati ancora in Veneto dal Fondo speciale per il disinquinamento delle acque di Venezia a favore della curia patriarcale (15 febbraio 2004).

 

STEFANO LIVADIOTTI I SENZA DIOSAN PIETRO E IL VATICANO Nuovo Logo AceaStefano Livadiotti e signora

Ultimi Dagoreport

dagospia 25 anni

DAGOSPIA, 25 ANNI A FIL DI RETE - “UNA MATTINA DEL 22 MAGGIO 2000, ALL’ALBA DEL NUOVO SECOLO, SI È AFFACCIATO SUI COMPUTER QUESTO SITO SANTO E DANNATO - FINALMENTE LIBERO DA PADRONI E PADRINI, TRA MASSACRO E PROFANO, SENZA OGNI CONFORMISMO, HAI POTUTO RAGGIUNGERE IL NIRVANA DIGITALE CON LA TITOLAZIONE, BEFFARDA, IRRIDENTE A VOLTE SFACCIATA AL LIMITE DELLA TRASH. ADDIO AL “POLITICHESE”, ALLA RETORICA DEL PALAZZO VOLUTAMENTE INCOMPRENSIBILE MA ANCORA DI MODA NEGLI EX GIORNALONI - “ET VOILÀ”, OSSERVAVA IL VENERATO MAESTRO, EDMONDO BERSELLI: “IL SITO SI TRASFORMA IN UN NETWORK DOVE NEL GIOCO DURO FINISCONO MANAGER, BANCHIERI, DIRETTORI DI GIORNALI. SBOCCIANO I POTERI MARCI. D’INCANTO TUTTI I PROTAGONISTI DELLA NOSTRA SOCIETÀ CONTEMPORANEA ESISTONO IN QUANTO FIGURINE DI DAGOSPIA. UN GIOCO DI PRESTIGIO…”

nando pagnoncelli elly schlein giorgia meloni

DAGOREPORT - SE GIORGIA MELONI  HA UN GRADIMENTO COSÌ STABILE, DOPO TRE ANNI DI GOVERNO, NONOSTANTE L'INFLAZIONE E LE MOLTE PROMESSE NON MANTENUTE, È TUTTO MERITO DELLO SCARSISSIMO APPEAL DI ELLY SCHLEIN - IL SONDAGGIONE DI PAGNONCELLI CERTIFICA: MENTRE FRATELLI D'ITALIA TIENE, IL PD, PRINCIPALE PARTITO DI OPPOSIZIONE, CALA AL 21,3% - CON I SUOI BALLI SUL CARRO DEL GAYPRIDE E GLI SCIOPERI A TRAINO DELLA CGIL PER LA PALESTINA, LA MIRACOLATA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA FA SCAPPARE L'ELETTORATO MODERATO (IL 28,4% DI ITALIANI CHE VOTA FRATELLI D'ITALIA NON È FATTO SOLO DI NOSTALGICI DELLA FIAMMA COME LA RUSSA) - IN UN MONDO DOMINATO DALLA COMUNICAZIONE, "IO SO' GIORGIA", CHE CITA IL MERCANTE IN FIERA E INDOSSA MAGLIONI SIMPATICI PER NATALE, SEMBRA UNA "DER POPOLO", MENTRE ELLY RISULTA INDIGESTA COME UNA PEPERONATA - A PROPOSITO DI POPOLO: IL 41,8% DI CITTADINI CHE NON VA A VOTARE, COME SI COMPORTEREBBE CON UN LEADER DIVERSO ALL'OPPOSIZIONE?

giorgia meloni ignazio la russa

DAGOREPORT - LA RISSA CONTINUA DI LA RUSSA - L’ORGOGLIOSA  CELEBRAZIONE DELL’ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DEL MOVIMENTO SOCIALE, NUME TUTELARE DEI DELLE RADICI POST-FASCISTE DEI FRATELLINI D'ITALIA, DI SICURO NON AVRÀ FATTO UN GRANCHÉ PIACERE A SUA ALTEZZA, LA REGINA GIORGIA, CHE SI SBATTE COME UN MOULINEX IN EUROPA PER ENTRARE UN SANTO GIORNO NELLE GRAZIE DEMOCRISTIANE DI MERZ E URSULA VON DER LEYEN - DA MESI 'GNAZIO INTIGNA A FAR DISPETTI ALLE SORELLE MELONI CHE NON VOGLIONO METTERSI IN TESTA CHE A MILANO NON COMANDANO I FRATELLI D'ITALIA BENSI' I FRATELLI ROMANO E IGNAZIO LA RUSSA – DALLA SCALATA A MEDIOBANCA ALLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA, DAL CASO GAROFANI-QUIRINALE ALLO SVUOTA-CARCERI NATALIZIO, FINO A PROPORSI COME INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI DI ‘’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ E IL MAGNATE GRECO IN NOME DELLA LIBERTÀ D’INFORMAZIONE – L’ULTIMO DISPETTUCCIO DI ‘GNAZIO-STRAZIO ALLA LADY MACBETH DEL COLLE OPPIO… - VIDEO

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…