VENDOLONE A CINQUE STELLE – NESSUN INCIUCIO CON IL PDL: “C’È SOLO IL GOVERNO BERSANI CON L’APPOGGIO DI GRILLO. ALTRIMENTI SI TORNI A VOTARE” – NIKITA ESALTA IL M5S (“ESPRIME LA RIVOLTA CONTRO POLITICHE DI AUSTERITÀ E LO STRAPOTERE DELLA VECCHIA POLITICA”) MA POI AVVERTE: “SENZA RISPOSTE IMMEDIATE, LA CRISI SOCIALE TENDERÀ A TRASFORMARSI IN CRISI DEMOCRATICA E IL POPULISMO TRACIMERÀ A DESTRA”…

Umberto Rosso per "la Repubblica"

«Concentriamoci su cosa proporre al paese. E' il momento del coraggio, di avanzare una proposta di "riformismo audace" che colga l'essenziale del cambiamento. Traduciamola in agenda di governo, e vediamo l'effetto che fa con Grillo. Con l'M5S, ne sono convinto, il confronto è possibile».

Sono soltanto i grillini, governatore Vendola, gli interlocutori del centrosinistra per il governo?
«Esprimono la rivolta contro le politiche di austerità, incarnano una rivoluzione contro l'arroganza e lo strapotere di vecchia politica e lobby finanziarie».

Un'operazione-alleanza per Palazzo Chigi da affidare a Bersani?
«Spetta al capo dello Stato consegnare l'incarico. Secondo me è legittimo e doveroso che tocchi a Bersani. Sono convinto che metterà insieme il meglio del riformismo, tenendo insieme utopia e concretezza».

Grillo ha respinto la mano tesa dal segretario.
«Ma siamo solo ai primi passi. Siamo ancora nella fase dell'assestamento psicologico dopo il terremoto elettorale. Qualcosa che anche per Grillo è complicato da gestire: non è facile passare da movimento di protesta a classe dirigente. Piano, allora, i fatti hanno una loro tempistica».

Anche le scadenze per formazione del governo...
«Non si possono bruciare le tappe, a rischio di indebolire la possibile soluzione. Non ci sono alternative: dobbiamo convivere col terremoto politico. Ma invece di vederne solo le macerie, io propongo di coglierne anche le novità e le possibilità».

Se l'intesa Pd-grillini fallisce, c'è il "governo del presidente" sotto l'ombrello del Quirinale?
«L'ipotesi B non esiste. E non solo perché, tatticamente, toglie forza all'ipotesi A».

Niente riedizioni di governi "tecnici"?
«Il governo tecnico è responsabile di tutto quel che è successo, del gran pasticcio. O, se la vogliamo mettere così, di una possibile grande opportunità. Di Monti ne abbiamo già avuto uno. Può bastare. Certo, al peggio non c'è mai fine».

Quindi, se salta l'ipotesi Bersani con appoggio Grillo, meglio tornare a votare?
«Sì. E senza passare per abbracci disperati come il governissimo Pd-Pdl: l'autoconservazione del sistema, per il popolo del centrosinistra è inaccettabile. Torneremmo al voto, così, mantenendo aperta la possibilità che la nostra possa essere la risposta giusta alla richiesta fortissima di cambiamento, e che stavolta è stata in gran parte intercettata da Grillo».

Non si rischia invece, con nuove elezioni, che i cinquestelle facciano il pieno assoluto?
«Non se è il piano è questo, però attenzione, certi calcoli possono anche dimostrarsi sbagliati. Ma a Grillo io chiedo proprio questo: sei di fronte ad un bivio, dicci se vuoi impegnarti in una sfida per una trasformazione radicale del nostro paese oppure se anche tu coltivi il vizio vecchio del politicismo».

Intanto, spara a zero contro l'articolo 67 della Costituzione, attacca l'assenza del vincolo di mandato dei parlamentari.
«Ecco, mi piacerebbe discuterne insieme, provare a spiegargli che si tratta di una garanzia per gli elettori e non certo di una "circonvenzione", come sostiene. In fondo, lo capisco. E' l'angoscia di perdere l'innocenza, la difesa a oltranza della purezza del movimento che fa scattare certe reazioni. Come le riunioni "segrete" dei debuttanti parlamentari. Il confronto, la mediazione, il compromesso non sono negativi in sé, ma legittimi e utili per raggiungere un giusto obiettivo. Vorrei, perciò, rivolgere un appello».

A Grillo?
«A tutti i protagonisti di questa vicenda. Il crollo della Seconda Repubblica pone l'Italia di fronte ad un passaggio che è allo stesso tempo pericoloso ma anche incredibilmente promettente. Senza risposte immediate alle pene e ai dolori del paese, la crisi sociale tenderà a trasformarsi in crisi democratica. Il populismo tracimerà a destra».

Una ragione in più per aprire ai cinquestelle?
«Grillo non ha solo il diritto di rallegrarsi della vittoria elettorale ma anche il dovere di sentirne tutta la responsabilità. Non può tirarsi da parte, gridare al grande inciucio per sperare di lucrare voti. Anche perché il governissimo Pd-Pdl non ci sarà».

Su quali punti "incrociare" l'agenda del Pd e quella di Grillo?
«C'è solo l'imbarazzo della scelta. Dal reddito di cittadinanza alla riduzione dei costi della politica, dall'antitrust alla legge sul conflitto di interessi, dalla riforma dei partiti al taglio degli F35, passando per investimenti su ammortizzatori sociali e scuole».

 

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