RIUSCIRANNO BERSANIANI, LETTIANI, BINDI E FINOCCHIARO VARIE A FAR SALTARE RENZI E LA ROTTAMAZIONE DEL SENATO? – LUI FA IL BULLO MA BALLA SUI VETRI…

1. LA RAGNATELA TRASVERSALE DEI DEMOCRATICI PER BLOCCARE LA RIFORMA
Giovanna Casadio per ‘La Repubblica'

La fronda trasversale è pronta. Una ragnatela del centrosinistra rischiosa e agguerrita che tiene assieme la sinistra dei professori - Gustavo Zagrebelsky, Stefano Rodotà, Barbara Spinelli, Sandra Bonsanti - e i malumori dem. Non più solo della minoranza nel partito, che del resto si sta sciogliendo come neve al sole, ma dei tanti "frenatori" e "benaltristi". Michele Anzaldi, renziano doc, ad esempio è lapidario: «I maldipancia democratici sono diventati una enterite acuta».

E il premier è preoccupato. Tant'è che ha chiamato Anna Finocchiaro per farle gli auguri di buon compleanno. Tenuto conto che voleva "rottamarla" e che tra i due, appena un anno fa, sono volate parole grosse, è un gesto di cordialità inatteso. Ma Finoccharo è la presidente della commissione Affari costituzionali del Senato, nelle cui mani è da oggi l'iter per l'abolizione del Senato.

Il velocista Renzi non sottovaluta la contrarietà del presidente del Senato, Pietro Grasso, che si salda con la fronda larga fuori e dentro il Pd.

Il premier-segretario controlla il partito, ma non controlla i gruppi parlamentari del Pd. I senatori-tacchini - la definizione fu di Matteo Renzi per dire che sono chiamati a votare sulla loro fine - sono molto infastiditi dall'accusa di avere alzato trincee solo perché non vogliono essere rottamati. Così alcuni rilanciano. Francesco Russo - alla guida della pattuglia dei 25 senatori dem che hanno chiesto cambiamenti al testo renziano - rincara: «Lui afferma che va a casa se non fa la riforma, io sono pronto ad andare a casa subito piuttosto che fare male le riforme». Russo chiarisce che «siamo disposti a cambiare musica come chiede Matteo e a farlo anche "andante con brio", però chiediamo
di potere scrivere lo spartito».

La partita è importante e delicata. Rosy Bindi affonda il dito nella piaga: «Stiamo parlando di un disegno costituzionale che ha conseguenze in molti articoli della Carta. Il governo ha dato prova di volontà di cambiamento. Bene. Ma ora si entra in una fase delicatissima, ci si prende i tempi necessari per fare le cose bene».

Attacca la presidente dell'Antimafia: «Non mi piace che chi critica o dissente venga definito disturbatore, i professori liquidati come professoroni... inoltre sono scandalizzata dall'incultura istituzionale che c'è nella classe dirigente del mio partito e che ha portato Debora Serracchiani a rispondere in quel modo alla seconda carica dello Stato, a Pietro Grasso ».

I renziani raccolgono dossier con le dichiarazioni degli anti renziani di qualche settimana fa: da Stefano Fassina a Miguel Gotor. Lorenzo Guerini, il vice segretario del Pd, grande mediatore, invita a ragionare insieme nei gruppi dem: «Non ci sono diktat». Ovvio che le spinte e controspinte siano potenti. Pippo Civati ha presentato un ddl alternativo. Ma Sandra Zampa, che è stata supporter di Civati, è vice presidente del partito e portavoce di Prodi, invita «Matteo a un confronto più paziente, se no a furia di strappi il Pd si lacera del tutto».

Sono gli aut aut, la minaccia di "o riforme o mi dimetto" che fa sobbalzare i non renziani. Oggi si riunisce la nuova corrente dei riformisti, a cui aderiscono bersaniani, Epifani e sul tavolo c'è anche la questione dell'abolizione del Senato. Si riuniscono anche i "giovani turchi". «E c'è una gran voglia di fare sgambetti a Matteo - ragiona Paolo Gentiloni, renziano - Se ne parla da decenni di questa riforma, ci rendiamo conto della frustrazione e quasi vergogna di fare politica con questo distacco dai cittadini?».


2. ESPOSITO: ‘MATTEO FA COME ALL'ORATORIO MA IL PALLONE NON È SUO'
Francesca Schianchi per ‘La Stampa'

«Noi siamo tacchini felici di correre verso il forno il giorno del Ringraziamento».

Allora senatore Stefano Esposito perché avete scritto in 25 una lettera al premier sulla riforma del Senato?
«Perché vogliamo poter discutere di alcuni punti. Vogliamo essere protagonisti quanto il governo di questa epocale riforma».

Quali punti? Volete il Senato elettivo?
«No, nessuno pensa al Senato elettivo né all'indennità. Il problema sono la composizione e le competenze».

Cioè?
«Io penso al Bundesrat tedesco. Metterci dentro i sindaci non credo sia una buona idea. E credo che tutto quello che riguarda l'Europa debba essere tra le sue competenze».

Non sarete mica tra i nemici del cambiamento evocati da Renzi?
«Questa sua reazione scomposta dinanzi a qualunque voce non sia un coro di applausi la trovo inaccettabile. Vogliamo solo discutere, non possiamo essere derubricati a conservatori o boicottatori. Gli do un consiglio da fratello maggiore: noi siamo tacchini felici, ma ce ne sono anche di meno felici. Se prima di mandarli in forno li prendi a calci, magari potrebbero anche pensare di fartela pagare...».

Cosa intende dire? Non ci saranno i numeri secondo lei?
«Questo dipenderà da cosa succede negli altri partiti. Noi siamo i migliori alleati di Renzi, perché discutiamo in campo aperto. Ma non ci può dire "o è così o me ne vado": come quando all'oratorio c'era il ragazzino che diceva "o si fa così o porto via il pallone"...».

Lei ha votato Cuperlo: non è che parla così solo per fare opposizione al premier?
«Tra noi 25 c'è chi ha votato Renzi. La nostra è una posizione nel merito, non c'è nessun senso di rivalsa. E non mi metto a fare imboscate: non è nel costume di nessuno di quelli che hanno firmato».

Se il testo non cambiasse, lei non lo voterebbe?
«Io chiedo di discuterne: poi, come sempre, mi adeguerò alla maggioranza».
«Noi siamo tacchini felici di correre verso il forno il giorno del Ringraziamento».

 

 

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