renzi zingaretti di maio conte

IL VERO NODO DELLA DISCORDIA SONO I MILIARDI DELL'EUROPA – FOLLI: “CONTE VORREBBE SOTTRARSI ALLA TUTELA DEI PARTITI NELLA GESTIONE ALQUANTO PERSONALE DEI FONDI. LE FORZE POLITICHE DELLA COALIZIONE VOGLIONO L'OPPOSTO. LA "TERZA VIA", OSSIA UNA VERA E PROPRIA AUTORITÀ INDIPENDENTE, NON È PREVISTA PER ORA DA NESSUNO: NON DA PALAZZO CHIGI E CERTO NEMMENO DAI PARTITI. NE DERIVA CHE, AL DI LÀ DELLE SORTI DEL GOVERNO, L'ITALIA CORRE IL PERICOLO DI COMINCIARE IL 2021 CON IL PIEDE SBAGLIATO NELLA RELAZIONE CRUCIALE CON L'EUROPA”

Zinga di Maio Conte Renzi

Stefano Folli per “la Repubblica”

 

Se è vero che la cosiddetta "task force" immaginata dal premier Conte per gestire i duecento miliardi del Recovery si è dissolta ieri nell' incontro con Teresa Bellanova, responsabile renziana dell' Agricoltura, ciò significa che a Palazzo Chigi hanno fatto il primo passo indietro.

 

Si tratterà di capire meglio e di valutare quale gioco di equivoci si cela dietro questa novità. Nel frattempo è bene non semplificare. Al momento non stiamo assistendo né a un trionfo di Matteo Renzi né alla rivincita di Conte l' inamovibile. Si conferma invece che il vero nodo della discordia sono i miliardi dell' Europa. E quindi è il rapporto con la Commissione che va inquadrato e compreso in ogni risvolto.

 

conte renzi

A Bruxelles tengono gli occhi aperti sui progetti e gli investimenti legati al Next GenerationEU. Ogni Paese sta presentando i suoi e ogni Paese dovrà fornire garanzie sulla corretta amministrazione dei fondi. Le diatribe italiane non sono certo viste con simpatie, anche se c' è tempo fino a febbraio o ai primi di marzo per illustrare un palinsesto convincente.

 

Ma il rischio che i soldi europei finiscano - al di là delle buone intenzioni - nel fiume delle spese assistenziali o addirittura degli sprechi, è reale. Né si può dire che lo scenario prefigurato da Conte (la "task force", la piramide dei manager) sia in sé migliore o peggiore dell' opzione preferita dai partiti.

 

QUIRINALE REPARTO MATERNITA' BY MACONDO

Opzione alla quale Renzi ha prestato il suo braccio perché così anche Italia Viva otterrà forse di gestire " pro quota " una parte di quelle risorse, magari attraverso i ministeri o gli altri canali che verranno messi in opera.

 

Conte vorrebbe sottrarsi in tutto o in parte alla tutela dei partiti nella gestione alquanto personale dei fondi. Le forze politiche della coalizione vogliono l' opposto. La "terza via", ossia una vera e propria autorità indipendente per indirizzare la destinazione dei soldi e controllarne l' uso non è prevista per ora da nessuno: non da Palazzo Chigi e certo nemmeno dai partiti. Ne deriva che, al di là delle sorti del governo, l' Italia corre il pericolo di cominciare il 2021 con il piede sbagliato nella relazione cruciale con l' Europa. Vedremo.

ITALIA E RECOVERY FUND - VIGNETTA ELLEKAPPA

 

Resta il fatto che difficilmente il presidente del Consiglio uscirà rafforzato da questa fase. Due anni e mezzo dopo il suo esordio sulla scena pubblica, e dopo essere riuscito a succedere a se stesso nell' estate 2019, l' avvocato del popolo può al massimo sopravvivere a questa "verifica".

 

Tuttavia, più darà l' impressione di essersi indebolito e più i partiti tenderanno a prendere il sopravvento.

 

L' ipotesi dei due vicepremier lo dimostra: sarebbe a tutti gli effetti un modo per commissariare il premier, obbligandolo a muoversi lungo un sentiero stretto, piantonato da due proconsoli di Pd e 5S (osservanza Di Maio). Sotto questo aspetto le iniziative di Renzi stanno ottenendo il loro scopo, quello di gettare un sasso nello stagno e dimostrare quanto sia inadeguato il Conte-2 proprio nel nuovo rapporto con l' Unione.

GIUSEPPE CONTE IN UN MOMENTO DI PAUSA DURANTE LE TRATTATIVE SUL RECOVERY FUND

 

Ne deriva che la situazione, a partire da gennaio, sarà ancora più precaria. La stessa minaccia di elezioni anticipate è un deterrente solo parziale. A maggior ragione pensando che a metà luglio comincia il semestre bianco e una crisi di governo non potrà più risolversi con lo scioglimento. Al contrario, sarà il momento delle manovre che potrebbero comprendere anche qualche trattativa riservata sull' identità del prossimo presidente della Repubblica.

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni matteo salvini adolfo urso abodi giorgetti tajani giorgio armani

UN PO’ PIU’ DI RISPETTO SE LO MERITAVA GIORGIO ARMANI DA PARTE DEL GOVERNO – SOLO IL MINISTRO DELL’UNIVERSITA’, ANNA MARIA BERNINI, HA RESO OMAGGIO ALL’ITALIANO PIU’ CONOSCIUTO AL MONDO RECANDOSI ALLA CAMERA ARDENTE DOVE, TRA SABATO E DOMENICA, SONO SFILATE BEN 16 MILA PERSONE - EPPURE MILANO E’ A DUE PASSI DA MONZA, DOVE IERI ERA PRESENTE AL GP, OLTRE AL VICEPREMIER MATTEO SALVINI, IL MINISTRO DELLO SPORT ANDREA ABODI, SMEMORATO DEL PROFONDO LEGAME DELLO STILISTA CON BASKET, CALCIO, TENNIS E SCI - A 54 KM DA MILANO, CERNOBBIO HA OSPITATO NEL WEEKEND TAJANI, PICHETTO FRATIN, PIANTEDOSI, CALDERONE E SOPRATTUTTO ADOLFO URSO, MINISTRO DEL MADE IN ITALY, DI CUI ARMANI E’ L’ICONA PIU’ SPLENDENTE – E IGNAZIO LA RUSSA, SECONDA CARICA DELLO STATO, DOMENICA ERA A LA SPEZIA A PARLARE DI ''PATRIOTI'' AL DI LA’ DI RITUALI POST E DI ARTICOLETTI (MELONI SUL “CORRIERE”), UN OMAGGIO DI PERSONA LO MERITAVA TUTTO DAL GOVERNO DI CENTRODESTRA PERCHE’ ARMANI E’ STATO UN VERO “PATRIOTA”, AVENDO SEMPRE PRESERVATO L’ITALIANITA’ DEL SUO IMPERO RIFIUTANDO LE AVANCES DI CAPITALI STRANIERI…

giorgia meloni mantovano alfredo giovanbattista fazzolari gian marco chiocci rossi

DAGOREPORT - CHI AVEVA UN OBIETTIVO INTERESSE DI BRUCIARE IL DESIDERIO DI GIORGIA MELONI, PIÙ VOLTE CONFIDATO AI SUOI PIÙ STRETTI COLLABORATORI, DI ARRUOLARE L’INGOMBRANTE GIAN MARCO CHIOCCI COME PORTAVOCE? - IN BARBA ALLA DIFFIDENZA DEI VARI SCURTI, FAZZOLARI E MANTOVANO, FU L’UNDERDOG DE’ NOANTRI A IMPORRE FORTISSIMAMENTE (“DI LUI MI FIDO”) COME DIRETTORE DEL TG1 L’INTRAPRENDENTE CHIOCCI, DOTATO DI UNA RETE RELAZIONALE RADICATA IN TUTTE LE DIREZIONI, DAL MONDO DELLA SINISTRA ALL’INTELLIGENCE DI DESTRA - BEN CONOSCENDO IL CARATTERINO DELL’EX DIRETTORE DE “IL TEMPO” E ADNKRONOS, BEN LONTANO DALLA DISPONIBILITÀ AD ACCETTARE ORDINI E DINIEGHI, OCCORREVA CORRERE AI RIPARI PRIMA CHE LA SGARBATELLA PROCEDESSE ALL’INFELICE NOMINA, FACENDO CIRCOLARE LA VOCE DEL SUO TRASLOCO DALLA DIREZIONE DEL TG1 A BRACCIO MEDIATICO DELLA PREMIER - NEL CASO, SEMPRE PIÙ LONTANO, DI VEDERE CHIOCCI A PALAZZO CHIGI, ALLORA VORRÀ DIRE CHE L’EQUILIBRIO DI POTERI ALL’INTERNO DELLA FIAMMA MAGICA È FINITO DAVVERO IN FRANTUMI...

marcello viola alberto nagel giorgia meloni francesco gaetano caltagirone luigi lovaglio mps mediobanca piazza affari

DAGOREPORT - MEDIOSBANCA! I GIOCHI ANCORA NON SONO FATTI. E LE PREMESSE PER UN FUTURO DISASTRO SONO GIÀ TUTTE SUL TAVOLO - AL DI LÀ DELLE DECISIONI CHE PRENDERÀ LA PROCURA DI MILANO SUL PRESUNTO “CONCERTO” DEL QUARTETTO CALTA-GIORGETTI-LOVAGLIO-MILLERI NELLA PRIVATIZZAZIONE DEL 15% DI MPS, IL PROGETTO TANTO AUSPICATO DA GIORGIA MELONI DI DARE VITA A UN TERZO POLO BANCARIO, INTEGRANDO MPS, BPM E MEDIOBANCA, SI È INCAGLIATO DI BRUTTO: LO VUOLE SOLO FRATELLI D’ITALIA MENTRE FORZA ITALIA SE NE FREGA E LA LEGA E' CONTRO, SAPENDO BENISSIMO CHE L’OBIETTIVO VERO DEL RISIKONE BANCARIO È QUEL 13% DI GENERALI, IN PANCIA A MEDIOBANCA, NECESSARIO PER LA CONQUISTA CALTAGIRONESCA DEL LEONE DI TRIESTE - AL GELO SCESO DA TEMPO TRA CALTA E CASTAGNA (BPM) SI AGGIUNGE IL CONFLITTO DI CALTA CON LOVAGLIO (MPS) CHE RISCHIA DI ESSERE FATTO FUORI PER ‘’INSUBORDINAZIONE’’ - ANCHE LA ROSA DEI PAPABILI PER I NUOVI VERTICI DI MEDIOBANCA PERDE PETALI: MICILLO HA RIFIUTATO E VITTORIO GRILLI NON È INTERESSATO - LA BOCCIATURA DELL’OPERAZIONE DI FITCH, CHE VALUTA MPS CON UN RATING PIÙ BASSO RISPETTO A MEDIOBANCA - LAST BUT NOT LEAST: È SENZA FINE LO SCONTRO TRA GLI 8 EREDI DEL VECCHIO E IL CEO MILLERI, PARTNER DEVOTO DI CALTARICCONE…