GUADAGNARE SULLA PELLE DEGLI IMMIGRATI – VIAGGIO A MINEO, DOVE SPECULARE SUL DIRITTO D’ASILO È UN AFFARE DA 100 MILIONI PER TRE ANNI – E PER GLI APPALTI MILIONARI È INDAGATO ANCHE IL SOTTOSEGRETARIO CASTIGLIONE

Nicolò Zancan per “la Stampa

 

La prima domanda che ti rivolgono, appena arrivi ai cancelli del più grande centro per richiedenti asilo d’Europa, è questa: «Vuoi una ragazza o due?». Non è un’incomprensione. «Vanno bene due ragazze per 50 euro?». Sono quattro migranti eritrei, stazionano nel buio davanti alle camionette dell’Esercito Italiano.

 

IL CENTRO IMMIGRATI DI MINEO IN SICILIAIL CENTRO IMMIGRATI DI MINEO IN SICILIA

Nella sera di un giorno qualunque, vendono donne. Le loro donne. Tutto si compra qui, tutto è sbagliato, connesso a vari livelli con la criminalità organizzata. Dalla strada, fino all’appalto da 97 milioni e 893 mila euro per la gestione triennale del centro stesso. Un appalto ufficialmente illegittimo. Lo ha dichiarato l’autorità nazionale anticorruzione presieduta da Raffaele Cantone, con un parere datato 25 febbraio 2015: «La scelta di appaltare con unica procedura a un unico operatore una pluralità di attività eterogene (lavori, servizi, forniture) appare in contrasto con i principi di economicità, efficacia, imparzialità, pari trattamento, trasparenza...».


C’è un’inchiesta della procura distrettuale antimafia di Catania che si sta occupando proprio di questo: di come e in cambio di cosa, l’appalto sia stato assicurato nelle mani della cooperativa consorzio «Calatino Terre di Accoglienza». Dieci indagati, come ha anticipato ieri il quotidiano La Sicilia. Due nomi rendono l’idea. Il primo è quello del sottosegretario alle Risorse agricole Giuseppe Castiglione, leader siciliano di Ndc. Il secondo è quello di Luca Odevaine, già al centro dell’inchiesta «Mafia Capitale». Il suo ruolo in Sicilia emerge da un’intercettazione: «Avendo questa relazione continua con il Ministero - dice Odevaine al suo interlocutore - sono in grado di orientare un po’ i flussi di migranti che arrivano da giù. Anche perché spesso passano da Mineo...».

IL CENTRO IMMIGRATI  DI MINEO IN SICILIAIL CENTRO IMMIGRATI DI MINEO IN SICILIA

 

Lui siede al tavolo del Ministero dell’Interno «per favorire l’integrazione dei beneficiari di protezione internazionale», lui ha voce in capitolo nell’assegnazione dell’appalto. 


Mineo, quindi. Questo villaggio di casette gialle in una piana di aranceti, a 40 chilometri da Catania. Due mila posti, diventati quattro mila. Una volta erano gli alloggi dei soldati americani in servizio alla base di Sigonella, ora sono questa specie di prigione aperta per migranti da spremere economicamente. Si aggirano come zombie nelle campagne. «Ci danno poco da mangiare, un pacchetto di sigarette a settimana, non facciamo niente tutto il giorno, tranne aspettare», dice il nigeriano Joel.

 

IL  CENTRO IMMIGRATI DI MINEO IN SICILIAIL CENTRO IMMIGRATI DI MINEO IN SICILIA

Non è proprio così. Alle sette del mattino, chi vuole può salire sui camioncini dei caporali per andare nei campi. La paga in nero oscilla da 1 a 3 euro l’ora. Anche il trasporto verso Catania, dove si dipanano le pratiche burocratiche per la richiesta d’asilo politico, viene gestito da gruppi organizzati. Si spartiscono i viaggi: 5 euro a persona, solo andata. Lavoro nero. Passaggi a pagamento. Ragazze in vendita nelle strade secondarie oppure portate in città, dove possono fruttare di più. «Ci tengono qui come in ostaggio», dice il tunisino Himat. «Ci mettono anche 14 mesi per dirci se siamo o non siamo rifugiati politici». Li vedi spuntare in bici dagli sterrati, portare casse di arance sulla testa, soli dentro un sistema che approfitta di questa solitudine e gode delle trafile burocratiche per alimentare se stesso.

zenga consegna a castiglione la maglia del cataniazenga consegna a castiglione la maglia del catania


La sede del consorzio Calatino è in un ufficio anonimo a Caltagirone. Gli impiegati sono in forte imbarazzo. «Queste brutte notizie purtroppo erano nell’aria», dice l’unico che viene alla porta. Il presidente Paolo Ragusa preferisce non rispondere alle nostre domande. Ma non è la sorpresa, in effetti, il sentimento più appropriato per commentare quanto sta accadendo. I segnali erano noti. Se è vero che Valerio Marletta, sindaco di Palagiano, un comune della zona, aveva fiutato l’aria già anni fa: «Volevano coinvolgere anche noi nel consorzio, ma mi sono opposto. Era chiaro che quell’appalto fosse stato studiato ad hoc per favorire i soliti. Non c’era alcun dubbio su chi avrebbe vinto...».

 

 Riassumendo: migranti uguale soldi, affari uguale mafia, quindi politica. Questi sono gli ingredienti al centro dell’inchiesta coordinata dal procuratore capo di Catania, Giovanni Salvi. «E’ prematuro qualsiasi commento», dice adesso. Ma alcuni giorni fa è stato sentito in commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie.

LUCA ODEVAINE DURANTE LE OPERAZIONI DI SGOMBERO DEL CAMPO ROM DI VIA TROILI A ROMALUCA ODEVAINE DURANTE LE OPERAZIONI DI SGOMBERO DEL CAMPO ROM DI VIA TROILI A ROMA


Gran parte dell’audizione è stata secretata, ma si possono leggere le linee guida: «Nel 2013 i migranti erano stati 50 mila. Nel 2014 sono diventati oltre 150 mila. Di questi, più di 90 mila sono entrati nel distretto di Catania. Abbiamo compreso che vi era una grave emergenza nella gestione del Cara di Mineo. Abbiano un’indagine in piedi che ha vari profili di collegamento con l’indagine romana».

 

Molte pagine dopo, prima di congedarsi, il procuratore Salvi si scusa per una dimenticanza: «Abbiamo anche un importante procedimento che riguarda i centri di accoglienza per minori non accompagnati. Un’altra emergenza. Sia dal punto di vista dei minori stessi, sia dal punto di vista delle illegalità». Quando finalmente potremo leggere tutta la storia, si capirà davvero cosa sono stati i migranti in questi anni, qui in Sicilia, Italia, Europa.

 

 

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