beppe grillo urne voto elezioni

LA VITTORIA LASCIA UBRIACHI - DALL’AUTOESILIO, GRILLO LANCIA ANATEMI AI “RAGAZZI”: M5S NON FA INCIUCI – IL VEDOVO DEL VAFFA  TEME CHE LA LA SUA CREATURA SI SNATURI – IDEONA: UN REFERENDUM TRA LA BASE PER SCEGLIERE ALLEANZE DI GOVERNO – BEPPE ORMAI SI FA CHIAMARE “L’ELEVATO”

 

Alessandro Trocino per il Corriere della Sera

 

Grillo in comizio

È confuso Beppe Grillo, la confusione dell' euforia e della paura. Perché il voto di questa notte segna la fine di un' era, la fine dei vaffa e della scapigliatura, dell' avventurismo e dello spontaneismo. Arrivati alle soglie del Palazzo, Grillo non è il più il centro del Movimento, ha lasciato le redini ai «ragazzi», è il convitato di pietra del successo di Luigi Di Maio. Non vede l' ora di assistere alla «spallata finale», ma ha anche paura che la sua creatura si snaturi. Per questo guarda alle prime mosse di Di Maio con apprensione. Saranno fondamentali per capire cosa diventerà il suo Movimento.

 

GRILLO DI MAIO CASALEGGIO

A chi lo ha chiamato, pochi, molti meno di cinque anni fa, ha dato il suo incoraggiamento, ma con una postilla: «Bravi ragazzi, ma non mi fate inciuci proprio ora. Teniamo duro, non facciamoci cambiare». Al seggio dell' istituto agrario Marsano di Sant' Ilario, Grillo arriva con la Kia guidata dalla moglie Parvin. Occhiali verdi e il badge «L' Elevato», saluta il maresciallo, «Come va?». Si sofferma un attimo sul tabellone elettorale. Poi, dopo il voto, torna in macchina e fa partire a tutto volume Take walk on the wild side . Fatti un giro nel lato selvaggio, canta Lou Reed.

 

Non è decisamente il lato scelto da Di Maio, che ieri sera ha organizzato una sala stampa lussuosa, con i drappeggi dell' Hotel Parco dei Principi di Roma, per incorniciare una scenografia sempre più studiata, sempre più glamour e autocelebrativa.

 

BEPPE GRILLO

Cinque anni per un Movimento come i 5 Stelle sono un' era geologica. Nel 2013 Grillo era al centro della rivoluzione. Tutto dipendeva da lui e da Gianroberto Casaleggio. Negli ultimi mesi, scomparso l' amico, non perfettamente in sintonia con il figlio Davide, si è messo volontariamente ai margini. Pochi giorni fa ha postato un video in cui annunciava la fine «dell' epoca dei vaffa». Ma non c' era nulla della gioia di una palingenesi rigeneratrice, dell' euforia per un mondo nuovo. Era un video malinconico, crepuscolare. E c' è da capirlo, perché l' epoca dei vaffa era il suo tempo, il tempo di un capopopolo arruffato e incontenibile alla testa di un manipolo di descamisados che cercava di insinuarsi nelle maglie dei partiti.

 

BEPPE GRILLO LUIGI DI MAIO ALESSANDRO DI BATTISTA

Finita un' epoca, ne arriva un' altra e Grillo sente di non farne più parte. Il suo balletto di passi indietro e di lato è diventato realtà con la nascita del nuovo blog, che segna la cesura anche semantica dal Movimento. Un blog no logo, senza M5S né Rousseau. I suoi interventi sono sempre più paradossali, ambigui, sconcertanti («Sto impazzendo»). Grillo, orfano di Gianroberto e dello slancio di un tempo, veste ormai i panni del padre nobile. Si fa chiamare «L' Elevato», ennesima gag che però non è innocente, come tutte le sue.

 

Dice che lui è lì, guarda dall' alto le sue creature, le segue con amore ma anche con la severità del Dio veterotestamentario. Non è un caso l' avvertimento pre voto: «Sono il garante della biodegradabilità del Movimento». Il senso è chiaro: vi ho portato fino a qui, ora vi lascio andare con le vostre gambe, ma se mi tradite, in un attimo schiaccio il pulsante dell' autodistruzione. È anche per questo che nei vertici si pensa di usare, come arma di riserva, lo strumento del referendum, per decidere la strada da prendere, dando la parola alla base.

beppe grillo luigi di maio

 

Ma il tradimento è già in atto. Le sue «parole guerriere», evocate ancora l' altro giorno, sono finite in soffitta per dare spazio a un movimento che è ormai partito, con un leader in marsina ministeriale che vuole mandare messaggi di responsabilità al capo dello Stato. Al Parco dei Principi di Roma ci sono tutti, il grande assente è Grillo. Verrà nei prossimi giorni, assicurano dalla Comunicazione. Ma nessuno pronuncia il suo nome, il padre nobile è già nel passato. A patto che non decida di intervenire da «garante della biodegradabilità».

Ultimi Dagoreport

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni antonio tajani quirinale alfredo mantovano

DAGOREPORT - NON CI SARÀ ALCUNA ROTTURA TRA MARINA E PIER SILVIO: NONOSTANTE LA NETTA CONTRARIETÀ ALLA DISCESA IN POLITICA DEL FRATELLINO, SE DECIDESSE, UN GIORNO, DI PRENDERE LE REDINI DI FORZA ITALIA, LEI LO SOSTERRÀ. E L’INCONTRO CON LA CAVALIERA, SOLLECITATO DA UN ANTONIO TAJANI IN STATO DI CHOC PER LE LEGNATE RICEVUTE DA UN PIER SILVIO CARICATO A PALLETTONI, È SALTATO – LA MOLLA CHE FA VENIRE VOGLIA DI EMULARE LE GESTA DI PAPI E DI ‘’LICENZIARE’’ IL VERTICE DI FORZA ITALIA È SALTATA QUANDO IL PRINCIPE DEL BISCIONE HA SCOPERTO IL SEGRETO DI PULCINELLA: TAJANI SOGNA DI DIVENTARE PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NEL 2029, INTORTATO DA GIORGIA MELONI CHE HA PROMESSO I VOTI DI FRATELLI D’ITALIA. UN SOGNO DESTINATO A SVANIRE QUANDO L’EX MONARCHICO SI RITROVERÀ COME CANDIDATO AL QUIRINALE UN ALTRO NOME CHE CIRCOLA NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, QUELLO DI ALFREDO MANTOVANO…

giorgia meloni alfredo mantovano francesco lollobrigida carlo nordio andrea giambruno

DAGOREPORT - NON SI PUO' DAVVERO MAI STARE TRANQUILLI: MANTOVANO, IL SAVONAROLA DI PALAZZO CHIGI – D'ACCORDO CON GIORGIA MELONI, PRESA LA BACCHETTA DEL FUSTIGATORE DI OGNI FONTE DI ''DISSOLUTEZZA'' E DI ''DEPRAVAZIONE'' SI È MESSO IN TESTA DI DETTARE L’ORTODOSSIA MORALE  NON SOLO NEL PARTITO E NEL GOVERNO, MA ANCHE SCONFINANDO NEL ''DEEP STATE''. E CHI SGARRA, FINISCE INCENERITO SUL "ROGO DELLE VANITÀ" - UN CODICE ETICO CHE NON POTEVA NON SCONTRARSI CON LA VIVACITÀ CAZZONA DI ALCUNI MELONIANI DI COMPLEMENTO: CI SAREBBE LO SGUARDO MORALIZZATORE DI MANTOVANO A FAR PRECIPITARE NEL CONO D’OMBRA PRIMA ANDREA GIAMBRUNO E POI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA – IL PIO SOTTOSEGRETARIO PERÒ NON DORME SONNI TRANQUILLI: A TURBARLI, IL CASO ALMASRI E IL TURBOLENTO RAPPORTO CON I MAGISTRATI, MARTELLATI A TUTTA CALLARA DA RIFORME E PROCURE ALLA FIAMMA...

pier silvio berlusconi silvia toffanin

L’IMPRESA PIÙ ARDUA DI PIER SILVIO BERLUSCONI: TRASFORMARE SILVIA TOFFANIN IN UNA STAR DA PRIMA SERATA - ARCHIVIATA LA FAVOLETTA DELLA COMPAGNA RESTIA ALLE GRANDI OCCASIONI, PIER DUDI HA AFFIDATO ALL'EX LETTERINA DELLE SUCCULENTI PRIME SERATE: OLTRE A “THIS IS ME”, CON FASCINO E MARIA DE FILIPPI A MUOVERE I FILI E SALVARE LA BARACCA, C'E' “VERISSIMO” CHE OCCUPERÀ TRE/QUATTRO PRIME SERATE NELLA PRIMAVERA 2026. IL PROGRAMMA SARÀ PRODOTTO DA RTI E VIDEONEWS CON L’OK DELLA FASCINO A USARE LO “STUDIO-SCATOLA" UTILIZZATA DA MAURIZIO COSTANZO NEL FORMAT “L’INTERVISTA” - COSA C'E' DIETRO ALLE MANOVRE DI PIER SILVIO: E' LA TOFFANIN A COLTIVARE L'AMBIZIONE DI DIVENTARE LA NUOVA DIVA DI CANALE 5 (CON I CONSIGLI DELLA REGINA DE FILIPPI) O È LA VOLONTÀ DEL COMPAGNO DI INCORONARLA A TUTTI I COSTI, COME UN MIX DI LILLI GRUBER E MARA VENIER? 

wang

DAGOREPORT - CICLONE WANG SUL FESTIVAL DI RAVELLO! - PERCHÉ NEGARLO? E' COME VEDERE GIORGIA MELONI COL FAZZOLETTO ROSSO AL COLLO E ISCRITTA ALL’ASSOCIAZIONE DEI PARTIGIANI - YUJA WANG, LA STELLA PIU' LUMINOSA DEL PIANISMO CLASSICO, ENTRA IN SCENA STRIZZATA IN UN VESTITINO DI PAILLETTES CHE SCOPRE LE COSCE FINO ALL'INGUINE, TACCHI “ASSASSINI” E LA SCHIENA NUDA FINO ALL’OSSO SACRO. MA NON STIAMO ASSISTENDO ALLE SCIOCCHEZZE DA DISCOTECA DI CERTE “ZOCCOLETTE” DEL POP IN PREDA A SFOGHI DI TETTE, SCARICHI DI SEDERONI, SCONCEZZE DA VESPASIANO; NO, SIAMO NEL MONDO AUSTERO E SEVERO DEI CONCERTI DI “CLASSICA”: RACHMANINOFF, PROKOFIEV, MOZART, CHOPIN, CAJKOVSKIJ. MA ALLA WANG BASTA UN MINUTO PER FAR “SUONARE” LE COSCE DESNUDE METTENDOLE AL SERVIZIO DELLE EMOZIONI E DELL’INTERPRETAZIONE MUSICALE, CONFERMANDO IN PIENO LE PAROLE DI LUDWIG VON BEETHOVEN: “LA MUSICA È LA MEDIATRICE TRA LA VITA SPIRITUALE E LA VITA SENSUALE” - VIDEO