1- A GUASTAR ANCOR DI PIÙ I RAPPORTI TRA IL CAPO DEI VESCOVI, ANGELO BAGNASCO, E IL SEGRETARIO DI STATO, TARCISIO BERTONE, MANCAVA SOLO IL CAVALIER POMPETTA 2- SE IL BERLUSCONE BERTONE LIQUIDA IL CAVALIER DEL BUNGA BUNGA ALLA STREGUA DI UN MERO “PECCATORE”, IL SINISTRO BAGNASCO SI INVENTA IL CONVEGNO DEI CATTOLICI A TODI PER CONCRETIZZARE UN DOPO-BERLUSCONI IN CHIAVE DEMOCRISTIANA 3- MA A LOGORARE ANCOR DI PIÙ L’UMORE DI BERTONE SONO LE LETTERE ANONIME CHE IMPAZZANO NEI SACRI PALAZZI. UN “CORVO” LO AVREBBE BECCATO PER IL SODALIZIO CON GIUSEPPE PROFITI, IL RAMPANTE MANAGER CHE ORA CONTROLLA BAMBIN GESÙ E SAN RAFFAELE 4- QUINDI BERTONE AVREBBE AFFIDATO AL CAPO DELLA GENDARMERIA VATICANA DOMENICO GIANI L’INCARICO DI SCOVARE IL “CORVO”. PARE CHE NON ABBIA TIRATO FUORI UN CORVO DAL BUCO E CHE ABBIA CHIESTO AIUTO AI SERVIZI ITALIANI. L’AFFARE S’INGROSSA

DAGOREPORT

Venti di guerra in Vaticano. A guastar ancor di più i rapporti tra il presidente dei Vescovi italiani, Angelo Bagnasco, e il segretario di Stato, Tarcisio Bertone, mancava solo il Cavalier Patonza.

I due alti prelati sono politicamente lontani sul giudizio da dare sul governo Berlusconi. Se il berluscone Bertone liquida il Cavalier del Bunga Bunga alla stregua di un mero "peccatore", il sinistro Bagnasco, che un dì era su posizioni di destra, si inventa il convegno a porte chiuse dei cattolici a Todi (no politici, sì ai banchieri Passera e Palenzona) per dare sepoltura a premier e concretizzare un dopo-Berlusconi in chiave democristiana.

Secondo: da un po' di tempo il Vaticano è in subbuglio. Destino vuole, come è prassi eterna della Curia romana, che i prelati che si sentono emarginati dalle nomine del potere bertoniano si divertano a scrivere letterine anonime, attaccando questo e quello al muro. Ultimamente le gesta letterarie e poco cristiane del "Corvo" sono rimbalzate sui giornali, innescando un forte malumore ala Segreteria di Stato.

I boatos dei Sacri Palazzi aggiungono che ci sono altre due esplosive missive anonime che ancora non sono uscite alla ribalta mediatica e una delle due sarebbe indirizzata contro Bertone e l'operazione di acquisire il San Raffaele di Milano, un complesso ospedaliero (e altro) fallito sotto il peso di oltre un miliardo di debiti.

Bertone, che come tutti i salesiani ha la fissa di occuparsi di ospedali, ospizi, scuole professionali etc., come insegna del resto il magistero del loro Don Bosco, accarezza da tempo un polo della sanità cattolico che veda in prima fila, oltre al Bambin Gesù di Roma, la Cattolica di Milano (che contiene l'istituto Toniolo, cassaforte della chiesa italiana), l'ospedale di San Pio da Pietralcina e l'impero decaduto di Don Verzè.

E il Corvo punterebbe il suo aguzzo becco contro il duplex Bertone-Profiti. Dove c'è Tarcisio, c'è infatti il presidente dell'ospedale pediatrico Bambin Gesù di Roma. Cinquantenne calabrese, cugino dell'ex direttore generale della Rai Agostino Sacca, Giuseppe Profiti ha fulminato Bertone, all'epoca arcivescovo di Genova, nel suo ruolo di presidente dell'ospedale pediatrico e ostetrico Gaslini.

Biografizza così Profiti un fantomatico Monsignore su "Repubblica.it" del 20 luglio 2011: "già direttore generale della regione Liguria destinatario di una condanna a sei mesi della Corte d'appello genovese per una vicenda di turbativa d'asta in cui fu coinvolto con altri esponenti della politica locale negli appalti per la mensa del comune e dell'osperdale Galliera di Genova. Ospedale dove lo stesso Bertone in qualità di presidente del consiglio di amministrazione del Galliera, lo nominò suo vice per poi portarlo a Roma a capo del Bambin Gesù".

E nella capitale dove c'è Bertone, c'è Profiti. Un trait-union che trasforma subito Profiti in un "aggancio" per arrivare al Segretario di Stato. Aggiungere che è stato subito preposto dal Segretario di Stato alla vice presidenza del San Raffaele(con il cda che gli ha delegato tutti i poteri), è il cerchio si chiude.

Rimane il problema di queste maledette letterine del "Corvo", che hanno scocciato mica poco Bertone. Al punto che avrebbe affidato al capo della gendarmeria vaticana Domenico Giani l'incarico di scovare l'anonimo estensore. Pare che Giani non abbia tirato fuori un corvo dal buco e che abbia chiesto aiuto ai servizi italiani. L'affare s'ingrossa...

 

 

giuseppe profitiPROFITI hsGetImage Tarcisio Bertone CARDINALE TARCISO BERTONEbagnascobagnasco

Ultimi Dagoreport

tommaso labate mario giordano

DAGOREPORT - VA AVANTI IL PROGETTO DI PIER SILVIO BERLUSCONI DI “RIEQUILIBRARE” POLITICAMENTE LE RETI MEDIASET (TROPPO SOVRANISMO FA MALE ALL'AUDIENCE): L'ULTIMO ARRIVATO E' L’ACERBO TOMMASO LABATE, IN ODORE DI SINISTRA DEM, A CUI È STATO AFFIDATA LA PRIMA SERATA DEL MERCOLEDÌ - LA SUA SCELTA HA FATTO INVIPERIRE MARIO GIORDANO, SBATTUTO ALLA DOMENICA SERA CON IL SUO “FUORI DAL CORO”. E, GUARDA CASO, GIORDANO È DIVENTATO IMPROVVISAMENTE OSTILE AL GOVERNO MELONI: “NON STA DANDO LE RISPOSTE CHE SI ASPETTAVANO GLI ITALIANI, SEMBRA UN GOVERNO MELONI-FORLANI”

antonio tajani pier silvio marina berlusconi forza italia

DAGOREPORT: CHE CE FAMO CON FORZA ITALIA? È IL DUBBIO CHE ASSILLA I FRATELLI BERLUSCONI: MOLLARE AL SUO DESTINO IL PARTITO FONDATO DA "PAPI" O NE CAMBIAMO I CONNOTATI, A PARTIRE DAL "MAGGIORDOMO" DI CASA MELONI, ANTONIO TAJANI? -CON PIER SILVIO CHE SCALPITA PER SCENDERE IN POLITICA ALLE POLITICHE 2027, I DUE FRATELLI HANNO COMMISSIONATO UN SONDAGGIO SUL BRAND BERLUSCONI IN CHIAVE ELETTORALE. RISULTATO: L’8% DEI CONSENSI DI CUI È ACCREDITATO IL PARTITO, LA METÀ, CIOÈ IL 4%, È RICONDUCIBILE AL RICORDO DI SILVIO BERLUSCONI - ALTRO DATO: SE SCENDESSE IN CAMPO “UN” BERLUSCONI, I CONSENSI DI FORZA ITALIA CRESCEREBBERO FINO QUASI A RADDOPPIARSI - QUEL CHE COLPISCE È CHE IL PARTITO RACCOGLIEREBBE PIÙ VOTI CON PIER SILVIO LEADER DI QUANTI NE CONQUISTEREBBE CON MARINA - (SE SCENDE IN CAMPO, O PIER SILVIO PRENDERA' PIU' VOTI DI MELONI, STRAPPANDOLI A FDI E LEGA, E FARA' IL PREMIER OPPURE LO VEDREMO CHE PRENDERA' ORDINI DALLA DUCETTA...)

orazio schillaci gemmato meloni ministero salute

DAGOREPORT – ALLA SALUTE DI GIORGIA! IL FEDELISSIMO DELLA MELONI, IL SOTTOSEGRETARIO MARCELLO GEMMATO, È DESTINATO A ESSERE PROMOSSO A VICEMINISTRO DELLA SALUTE – MA A FRENARE LA SUA NOMINA È IL MINISTRO ORAZIO SCHILLACI, CHE NUTRE DUBBI SUL POSSIBILE CONFLITTO D’INTERESSI DEL SOTTOSEGRETARIO, TITOLARE DI UNA FARMACIA IN PUGLIA – BASTA VEDERE IL PROVVEDIMENTO CHE HA FATTO FELICI I FARMACISTI: ORA POSSONO VENDERE CON RICCHI MARGINI DI GUADAGNO UNA SERIE DI FARMACI CHE PRIMA ERANO NELLA CATEGORIA “ASSISTENZA DIRETTA” ED ERANO DISTRIBUITI DAGLI OSPEDALI – LA DUCETTA HA CAPITO CHE ANCHE MATTARELLA POTREBBE STORCERE IL NASO DAVANTI ALLA NOMINA DI GEMMATO, E PER ORA PRENDE TEMPO…

beppe sala manfredi catella giancarlo tancredi stefano boeri

MILANO TREMA: L’INCHIESTA SU “PALAZZOPOLI” POTREBBE INGROSSARSI – NELLA CAPITALE A-MORALE DEL PAESE, IMPRENDITORI, POLITICI E BUSINESSMAN SONO AMMUTOLITI E TERRORIZZATI DALLE POSSIBILI INDAGINI – SE IL GIP, DOPO GLI INTERROGATORI DI OGGI, DOVESSE CONFERMARE LE MISURE CAUTELARI RICHIESTE DALLA PROCURA, L’INCHIESTA TROVEREBBE NUOVO VIGORE, E LO SCANDALO ESPLODEREBBE IN MODO ANCORA PIÙ DECISO. A QUEL PUNTO IN TANTI, DI FRONTE AL RISCHIO DI FINIRE INDAGATI E INGUAIATI, POTREBBERO INIZIARE A PARLARE…

luigi lovaglio giorgia meloni giancarlo giorgetti alberto nagel milleri caltagirone

FLASH! – ENTRO LA FINE DI LUGLIO, AL MASSIMO ENTRO L’8 SETTEMBRE, ARRIVERÀ IL VERDETTO DELLA PROCURA DI MILANO SULL’OPERAZIONE CHE HA PORTATO BPM, ANIMA SGR, LA DELFIN DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO E CALTAGIRONE AD ACQUISTARE IL 15% DI AZIONI MPS ATTRAVERSO BANCA AKROS, MERCHANT BANK DEL BPM SU SPECIFICO MANDATO DEL MINISTERO DEL TESORO DI GIORGETTI – UN VERDETTO CONTRO L’OPERAZIONE MPS È RIMASTO L’ULTIMA SPERANZA PER MEDIOBANCA E GENERALI DI NON FINIRE NELLE FAUCI DI CALTARICCONE…