CHE VOLPONE, ‘STO DRAGONE – LO STOP ALLE IMPORTAZIONI DI PETROLIO RUSSO VIA MARE, ANNUNCIATO DALLA CINA, È UNA PARACULATA DI FACCIATA, PER RABBONIRE TRUMP: XI JINPING NON HA ALCUN INTERESSE STRATEGICO AD ABBANDONARE PUTIN – FUBINI: “NON SAREBBE UNA NOVITÀ SE CREASSERO UNA SERIE DI SOCIETÀ-OMBRA PER PROSEGUIRE GLI SCAMBI CLANDESTINAMENTE. PECHINO PUÒ APPROFITTARE PER IMPORRE A MOSCA LA FATTURAZIONE DEL GREGGIO IN YUAN E ALLARGARE IL PESO INTERNAZIONALE DELLA SUA VALUTA NAZIONALE” – “XI HA ALMENO TRE RAGIONI PERCHÉ LA GUERRA PROSEGUA: COMPRA MATERIE PRIME A PREZZI RIDOTTI; VEDE RIDURSI L’ATTENZIONE DEGLI USA A TAIWAN; E ATTINGE DALLA RUSSIA NUOVI DATI SULLE INNOVAZIONI NEI DRONI…"
Estratto dell’articolo di Federico Fubini per il “Corriere della Sera”
Donald Trump e Vladimir Putin condividono l’obiettivo di dividere l’Unione europea e indebolirla. Ma l’Unione europea e Donald Trump condividono un altro obiettivo: convincere Putin che non ha alternative ad accettare il congelamento del conflitto in Ucraina sull’attuale linea del fronte.
La scelta dell’amministrazione americana di annunciare sanzioni contro le major del petrolio russo Rosneft e Lukoil — a valere fra un mese — nasce di qui. E potrebbe avere degli effetti perché i due gruppi, il primo a controllo pubblico, l’altro privato, rappresentano oltre la metà dell’export di greggio del Paese.
Ieri alcuni dei grandi importatori in Cina e in India, che assorbono circa l’80% del greggio russo, hanno segnalato che freneranno o interromperanno gli acquisti. Almeno per ora. A sua volta la prospettiva di una riduzione dell’offerta russa sul mercato internazionale nelle ultime ore ha fatto salire le quotazioni del Brent del 5,4%; ma il prezzo resta pur sempre dell’11% sotto ai livelli di un anno fa, perché l’Arabia Saudita sta aiutando gli Stati Uniti a calmierarlo grazie all’ultima serie di aumenti di produzione decisi nel cartello dell’Opec. Non è la prima volta che l’amministrazione americana colpisce i produttori russi di petrolio e i precedenti suggeriscono cautela. […]
Resta da capire come reagirà realmente Pechino. Osserva Alexander Gabuev, direttore del Carnegie Europa Center di Berlino e ricercato ufficiale dal governo russo per ragioni politiche: «Probabilmente la Cina cercherà di mantenere la Russia più o meno nelle stesse condizioni finanziarie di prima — dice —. E ha gli strumenti per farlo».
Di certo le raffinerie della Repubblica popolare dovrebbero assorbire parte del greggio russo che ora l’India potrebbe comprare in quantità minori: in cambio della riduzioni degli acquisti dalla Russia il premier di New Delhi, Narendra Modi, conta su un taglio dal 50% al 15% dei dazi su gran parte dell’export indiano negli Stati Uniti.
NARENDRA MODI E DONALD TRUMP ALLA CASA BIANCA - FOTO LAPRESSE
Gabuev è convinto che Xi Jinping non rinuncerà a sostenere Putin nella sua aggressione all’Ucraina. «Pechino ha degli strumenti per mettere pressione sugli Stati Uniti, a partire dalle terre rare — osserva il direttore del Carnegie Eurasia —. Molto probabilmente Trump e Xi parleranno di questo insieme di questioni quando si incontreranno il mese prossimo». Di fatto ora il futuro della guerra per Putin è nelle mani del leader cinese.
Solo in settembre le raffinerie cinesi hanno comprato oltre il 50% del totale dell’export da questa fonte per un fatturato di circa 3,3 miliardi di dollari (secondo il centro studi Crea di Helsinki). Non sarebbe una novità se ora creassero una serie di società-ombra per proseguire gli scambi clandestinamente.
Piuttosto, Pechino adesso può approfittare di questa svolta di Trump per imporre a Mosca la fatturazione del greggio in yuan e allargare così il peso internazionale della sua valuta nazionale.
Xi ha almeno tre ragioni perché la guerra in Europa prosegua: grazie ad essa riesce a comprare materie prime dalla Russia imponendo prezzi relativamente ridotti; vede ridursi l’attenzione degli Stati Uniti al teatro dell’Indo-Pacifico e di Taiwan, nevralgici dell’interesse cinese; e attinge dalla Russia sempre nuovi dati sulle innovazioni nei droni (inclusi quelli ucraini) e sull’integrazione fra droni e intelligenza artificiale. Quest’ultimo aspetto in particolare permette alla Cina di progredire su applicazioni di droni anche nell’economia civile, che ormai si sta diffondendo nelle grandi città.
Sarà da verificare poi quanto potranno continuare le attività internazionali di Lukoil.
Per quanto suoni incredibile dopo quasi quattro anni di guerra, finora questo gruppo ha continuato indisturbato ad operare le sue raffinerie nell’Unione europea (in Olanda, Romania e Bulgaria) e le sue reti di distributori (in Belgio, Olanda e altrove).
Lukoil è anche partner in progetti di esplorazione e produzione in Russia, Medio Oriente, Kazakistan e Africa di alcune delle grandi major occidentali: le americane Exxon e Chevron, l’italiana Eni, la francese Total.
L’impatto delle nuove sanzioni resta dunque ambiguo.
attacco russo a kiev 10 ottobre 2025 1
Difficilmente bloccheranno tutte le entrate russe da petrolio, che oggi alimentano un quarto del bilancio militare del Cremlino. Potrebbero però ridurle ulteriormente, dopo un calo delle entrate da idrocarburi del 26% rispetto a un anno fa. Putin ha ancora risorse per il suo progetto di aggressione all’Ucraina, ma non infinite. E sempre di meno .
attacco russo a kiev 10 ottobre 2025 2
attacco russo a kiev 10 ottobre 2025 4
DA MAGGIO A A OTTOBRE 2025 L ESERCITO RUSSO E AVANZATO SOLO DELLO 0,4 PER CENTO DELL UCRAINA




