MAI DIRE RAI! IL SOGNO (MICA TANTO) SEGRETO DI WALTER-EGO VELTRONI: DIVENTARE NUMERO UNO DI VIALE MAZZINI! PARLA GIÀ DA PRESIDENTE, MA C’È QUALCUNO DISPOSTO A VOTARLO? RENZI NON CI PENSA PROPRIO…

Luca Sappino per “L’espresso online- http://espresso.repubblica.it/palazzo/2014/07/07/news/waler-veltroni-alla-rai-si-no-forse-ma-il-programma-c-e-gia-1.172475

 

Interviste non ne rilascia più, perché Walter Veltroni - parole sue - si sta «disintossicando». Non guarda neanche i talk show, «perché tanto so già come vanno a finire», scherza l’ex segretario del Pd con Paolo Mieli, che lo intervista a Spoleto, al Festival dei due Mondi.

 

Walter Veltroni Fabiano Fabiani Walter Veltroni Fabiano Fabiani

Non si riesce a tirar fuori un solo commento politico, da Veltroni, che è tutto preso dal suo documentario: «Sono in giro con il film su Berlinguer», dice, come fosse una tournée rock. Non parla di politica, Veltroni, ma la politica parla di lui, ancora. Ne parlano i giornali, che ciclicamente riportano voci che lo vorrebbero l’uomo sempre buono per la poltrona sempre giusta, che sia la presidenza della Fgci (intesa come quella del calcio), quella della Repubblica, o la presidenza della Rai.

 

Già, la Rai. È la voce più insistente. E «quelle tre lettere» racconta Veltroni a Mieli, senza timore di alimentare retroscena e indiscrezioni, «sono iscritte nel mio dna». Sono l’eredità del padre, Vittorio, primo direttore del telegiornale, «di cui non ho alcun ricordo, neanche fotografico». «Una volta però Ettore Scola, amico di mio padre» continua Veltroni, ospite delle Conversazioni di Paolo Mieli, organizzate da Aleteia Communication, «mi fece notare che quando sono seduto muovo sempre le gambe, così». «Lo fai perché così faceva tuo papà», spiegò Scola a Veltroni.

 

Walter Veltroni e Paola Pitagora Walter Veltroni e Paola Pitagora

Non c’è una foto che li ritrae insieme, Veltroni e suo padre Vittorio, morto quando il futuro sindaco di Roma aveva solo un anno. «C’è però una foto di mio padre» continua Veltroni, «una delle prime che ho visto: con la tuta della Rai, su una moto, mentre faceva la radiocronaca del Tour de France». Sulla tuta, tre lettere, appunto, «quelle tre lettere che, come il movimento delle gambe, sono impresse nel mio dna»: Rai.

 

Tra dna e destino c’è di mezzo un incarico complicato, ovviamente. C’è il veto dei 5 Stelle («Renzi smentisca l’inquietante indiscrezione» ha detto Roberto Fico, presidente della commissione di vigilanza, la prima volta che il Tempo scrisse del possibile incarico), e c’è il rapporto con Matteo Renzi. Poi, chissà se c’è la voglia, in fondo. Il programma, quello sì, c’è: «Il mio sguardo sulla Rai è lo sguardo di chi pensa che quell'azienda può tornare a rivestire una funzione decisiva».

WALTER VELTRONI GIOCA A CALCIO WALTER VELTRONI GIOCA A CALCIO

 

C’è da tempo, soprattutto sapendo che Veltroni giù venti anni fa, alla Rai e ai suoi programmi, dedicava impegno politico e alcune fatiche saggistiche, firmando per Feltrinelli «I programmi che hanno cambiato l’Italia», e che ovviamente sono quelli televisivi, e non quelli dell’Unione né del Pd. E, nel 1990, «Io, Berlusconi (e la Rai)».

 

«Il punto non sono i 150 milioni», non sono i soldi che Renzi ha chiesto alla tv pubblica, no: «La Rai può tornare a essere quello che era, sinonimo di apertura, coraggio, modernità. Può tornare ad essere il miglior servizio pubblico europeo. Però deve tenere un profilo editoriale industriale». La qualità deve «giustificare» il canone, e anzi «la Rai deve ridistribuire al Paese le risorse del canone in termini di prodotti». Fiction, film, e anche «mini serie per youtube», possono esser prodotti in Italia, programma Veltroni: «facendo come quando ero ministro e misi l’obbligo di investire in produzioni nazionali».

paolo mieli con la figlia oleandrapaolo mieli con la figlia oleandra

 

«La gente paga il canone per avere servizio pubblico, non un rete privata travestita da servizio pubblico» dice ancora Veltroni, e dite voi se non è un proclama. «Per il servizio pubblico l'Auditel non può essere l'unico metro di giudizio» e «se sei la Rai, con i soldi dei cittadini, non devi pensare al punto in più o in meno, alle puntate sbagliate». No. «Bisogna avere il coraggio di investire nei programmi, credendoci».

 

«Se si sbagliano le prime puntate, la prima stagione, non è un problema se quel programma si fa perché fa parte di un piano editoriale». Il Veltroni, in modalità presidente Rai, si porta avanti col lavoro e disegna le reti del futuro, «non più differenziate per orientamento politico» («che peraltro è andato progressivamente sfumandosi», precisa), ma per «vocazione editoriale».

Luigi Gubitosi Luigi Gubitosi

 

Una televisione moderna, pubblica, ma che sia la televisione di un paese che non si più «un "Paese di guelfi e ghibellini" dove il nemico resta nemico e non una persona da coinvolgere». Perché il principio vale per la politica, vale per la tv, e viceversa. Vale per Renzi, a cui l’ex segretario riserva parole di apprezzamento. Sempre parlando di se, che viene meglio, ma Veltroni difende pure il Renzi-Fonzie, col chiodo in visita ad Amici di Maria De Filippi: «Io accompagnai Natta da Raffaella Carrà» ricorda Veltroni, «e quando fui direttore del giornale fondato da Gramsci, lo feci uscire in edicola con le figurine Panini». Figurarsi quindi  se non aprrezza il giubbotto di pelle del premier.

beppe grillo e roberto fico a napoli beppe grillo e roberto fico a napoli

 

L’importante è aumentare il pubblico, per la tv come in politica: «allora io pensai fosse giusto allargare il pubblico dell'Unità, oggi Renzi va ad "Amici" perché vuole parlare a un pubblico più vasto». Ed è giusto così, perché «se l'obiettivo è conquistare i tuoi, devi rassicurare», e quindi niente figurine, niente Carrà, niente chiodo. Ma se «l'obiettivo è conquistare anche chi è diverso» allora «devi cercarlo là, dove sai di trovarlo».

MATTEO RENZIMATTEO RENZI

Ultimi Dagoreport

donald trump vladimir putin giorgia meloni

DAGOREPORT - IL VERTICE DELLA CASA BIANCA È STATO IL PIÙ  SURREALE E “MALATO” DELLA STORIA POLITICA INTERNAZIONALE, CON I LEADER EUROPEI E ZELENSKY IN GINOCCHIO DA TRUMP PER CONVINCERLO A NON ABBANDONARE L’UCRAINA – LA REGIA TRUMPIANA: MELONI ALLA SINISTRA DEL "PADRINO", NEL RUOLO DI “PON-PON GIRL”, E MACRON, NEMICO NUMERO UNO, A DESTRA. MERZ, STARMER E URSULA, SBATTUTI AI MARGINI – IL COLMO?QUANDO TRUMP È SCOMPARSO PER 40-MINUTI-40 PER “AGGIORNARE” PUTIN ED È TORNATO RIMANGIANDOSI IL CESSATE IL FUOCO (MEJO LA TRATTATIVA PER LA PACE, COSÌ I RUSSI CONTINUANO A BOMBARDARE E AVANZARE) – QUANDO MERZ HA PROVATO A INSISTERE SULLA TREGUA, CI HA PENSATO LA TRUMPISTA DELLA GARBATELLA A “COMMENTARE” CON OCCHI SPACCANTI E ROTEANTI: MA COME SI PERMETTE ST'IMBECILLE DI CONTRADDIRE "THE GREAT DONALD"? - CILIEGINA SULLA TORTA MARCIA DELLA CASA BIANCA: È STATA PROPRIO LA TRUMPETTA, CHE SE NE FOTTE DELLE REGOLE DEMOCRATICHE, A SUGGERIRE ALL'IDIOTA IN CHIEF DI EVITARE LE DOMANDE DEI GIORNALISTI... - VIDEO

francesco milleri gaetano caltagrino christine lagarde alberto nagel mediobanca

TRA FRANCO E FRANCO(FORTE), C'E' DI MEZZO MPS - SECONDO "LA STAMPA", SULLE AMBIZIONI DI CALTAGIRONE E MILLERI DI CONTROLLARE BANCHE E ASSICURAZIONI PESA L’INCOGNITA DELLA BANCA CENTRALE EUROPEA - CERTO, PUR AVENDO IL 30% DI MEDIOBANCA, I DUE IMPRENDITORI NON POSSONO DECIDERE LA GOVERNANCE PERCHÉ NON HANNO REQUISITI DETTATI DALLA BCE (UNO FA OCCHIALI, L'ALTRO CEMENTO) - "LA STAMPA"  DIMENTICA, AHINOI!, LA PRESENZA DELLA BANCA SENESE, CHE I REQUISITI BCE LI HA TUTTI (E IL CEO DI MPS, LOVAGLIO, E' NELLE MANI DELLA COMPAGNIA CALTA-MELONI) - COSA SUCCEDERÀ IN CASO DI CONQUISTA DI MEDIOBANCA E DI GENERALI? LOR SIGNORI INDICHERANNO A LOVAGLIO DI NOMINARE SUBITO IL SOSTITUTO DI NAGEL (FABRIZIO PALERMO?), MENTRE TERRANNO DONNET FINO ALL'ASSEMBLEA DI GENERALI...

donald trump grandi della terra differenza mandati

FLASH! - FA MALE AMMETTERLO, MA HA VINTO DONALD TRUMP: NEL 2018, AL G7 IN CANADA, IL TYCOON FU FOTOGRAFATO SEDUTO, COME UNO SCOLARO CIUCCIO, MENTRE VENIVA REDARGUITO DALLA MAESTRINA ANGELA MERKEL E DAGLI ALTRI LEADER DEL G7. IERI, A WASHINGTON, ERA LUI A DOMINARE LA SCENA, SEDUTO COME DON VITO CORLEONE ALLA CASA BIANCA. I CAPI DI STATO E DI GOVERNO EUROPEI, ACCORSI A BACIARGLI LA PANTOFOLA PER CONVINCERLO A NON ABBANDONARE L'UCRAINA, NON HANNO MAI OSATO CONTRADDIRLO, E GLI HANNO LECCATO VERGOGNOSAMENTE IL CULO, RIEMPIENDOLO DI LODI E SALAMELECCHI...

pietrangelo buttafuoco alessandro giuli beatrice venezi

DAGOREPORT – PIÙ CHE DELL’EGEMONIA CULTURALE DELLA SINISTRA, GIULI E CAMERATI DOVREBBERO PARLARCI DELLA SEMPLICE E PERENNE EGEMONIA DELL’AMICHETTISMO E DELLA BUROCRAZIA – PIAZZATI I FEDELISSIMI E GLI AMICHETTISSIMI (LA PROSSIMA SARÀ LA DIRETTRICE DEL LATO B VENEZI, CHE VOCI INSISTENTI DANNO IN ARRIVO ALLA FENICE), LA DESTRA MELONIANA NON È RIUSCITA A INTACCARE NÉ LO STRAPOTERE BARONALE DELLE UNIVERSITÀ NÉ LE NOMINE DIRIGENZIALI DEL MIC. E I GIORNALI NON NE PARLANO PERCHÉ VA BENE SIA ALLA DESTRA (CHE NON SA CERCARE I MERITEVOLI) CHE ALLA SINISTRA (I BUROCRATI SONO PER LO PIÙ SUOI)

donald trump giorgia meloni zelensky macron tusk starmer

DAGOREPORT - DOVE DIAVOLO È FINITO L’ATTEGGIAMENTO CRITICO FINO AL DISPREZZO DI GIORGIA MELONI SULLA ‘’COALIZIONE DEI VOLENTEROSI”? - OGGI LA RITROVIAMO VISPA E QUERULA POSIZIONATA SULL'ASSE FRANCO-TEDESCO-BRITANNICO, SEMPRE PRECISANDO DI “CONTINUARE A LAVORARE AL FIANCO DEGLI USA” - CHE IL CAMALEONTISMO SIA UNA MALATTIA INFANTILE DEL MELONISMO SONO PIENE LE CRONACHE: IERI ANDAVA DA BIDEN E FACEVA L’ANTI TRUMP, POI VOLA DA MACRON E FA L’ANTI LE PEN, ARRIVA A BRUXELLES E FA L’ANTI ORBÁN, INCONTRA CON MERZ E FA L’ANTI AFD, VA A TUNISI E FA L’ANTI SALVINI. UNA, NESSUNA, CENTOMILA - A MANTENERE OGNI GIORNO IL VOLUME ALTO DELLA GRANCASSA DELLA “NARRAZIONE MULTI-TASKING” DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA, OLTRE AI FOGLI DI DESTRA, CORRONO IN SOCCORSO LE PAGINE DI POLITICA INTERNA DEL “CORRIERE DELLA SERA”: ‘’PARE CHE IERI MACRON SI SIA INALBERATO DI FRONTE ALL’IPOTESI DI UN SUMMIT A ROMA, PROPONENDO SEMMAI GINEVRA. MELONI CON UNA BATTUTA LO AVREBBE CALMATO” - SÌ, C’È SCRITTO PROPRIO COSÌ: “CON UNA BATTUTA LO AVREBBE CALMATO”, MANCO AVESSE DAVANTI UN LOLLOBRIGIDA QUALSIASI ANZICHÉ IL PRESIDENTE DELL’UNICA POTENZA NUCLEARE EUROPEA E MEMBRO PERMANENTE DEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL'ONU (CINA, FRANCIA, RUSSIA, REGNO UNITO E USA) - RIUSCIRÀ STASERA L’EROINA DAI MILLE VOLTI A COMPIERE IL MIRACOLO DELLA ‘’SIRINGA PIENA E MOGLIE DROGATA’’, FACENDO FELICI TRUMP E MACRON?