francesco milleri gaetano caltagirone giorgia meloni giovanbattista fazzolari piazza affari nagel alberto

PUÒ IL GOVERNO MELONI AVERE UNA BANCA E LA PIU’ GRANDE COMPAGNIA DI ASSICURAZIONI? IL MERCATO IN ITALIA STA DIVENTANDO UN BURATTINO IN MANO AL POTERE POLITICO? - L’EX DIRETTORE GENERALE DI BANKITALIA, SALVATORE ROSSI, METTE IN DISCUSSIONE IL RUOLO DI PALAZZO CHIGI SULLA QUESTIONE MEDIOBANCA, DOVE LA COMPAGNIA “CALTA-MELONI” HA SCONFITTO IL TENTATIVO TARDIVO (POTEVA FARLO PRIMA) DI ALBERTO NAGEL DI SOTTRARRE IL BOTTINO DEL 13% DI GENERALI IN PANCIA A PIAZZETTA CUCCIA SCAMBIANDOLO CON BANCA GENERALI – ‘’L’OPINIONE, AFFERMATASI IN TUTTO L’OCCIDENTE, È CHE LO STATO DOVESSE REGOLAMENTARE MA NON GESTIRE LE ISTITUZIONI BANCARIE’’ - ‘’LE RAGIONI DI PERPLESSITÀ SONO ALMENO DUE…’’

salvatore rossi foto di bacco (6)

Salvatore Rossi per “La Stampa“

 

Cominciamo col ricordare una ovvietà (ma a volte le ovvietà servono a stabilire punti fermi del ragionamento): in un’economia di mercato, in cui le principali aziende sono società per azioni quotate in una borsa valori, le sorti di un’azienda sono determinate dalla volontà della maggioranza dei soci, punto. Purché questa volontà venga espressa rispettando tutte le norme poste a tutela del corretto funzionamento del mercato.

 

FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE MILLERI

Nell’assemblea di Mediobanca che si è tenuta ieri i soci non hanno approvato la proposta di lanciare un’offerta pubblica di scambio nei confronti di Banca Generali. L’amministratore delegato Nagel, in una nota rilasciata a caldo, ha espresso dubbi sul comportamento assembleare di alcuni soci (si riferiva evidentemente a Caltagirone). La questione potrebbe finire davanti a un giudice e ingrassare le parcelle dei legali coinvolti, ma non è tanto questo il punto che c’interessa qui, che è invece molto più generale e riguarda l’antichissima diatriba Stato-Mercato.

 

Lovaglio, Nagel, Caltagirone, Milleri

Per capirlo, dobbiamo chiedere al lettore la pazienza di rammentare gli intricati viluppi di questa vicenda. Il fulcro sono le Assicurazioni Generali (Ag). Due importanti soci di AG, il Gruppo Del Vecchio e Caltagirone S.p.a., sono da tempo oppositori dell’attuale gestione di quell’azienda. Ag da molti anni è governata da un consiglio espresso dall’azionista Mediobanca, che col suo 13% si è finora tirato dietro nelle assemblee di Ag il grosso degli altri soci, soprattutto investitori istituzionali.

 

Ma Caltagirone e Del Vecchio (ora Milleri, che ne ha ereditato la missione) sono anche importanti azionisti di Mediobanca. Quando il risanato Monte dei Paschi di Siena ha lanciato la sua offerta pubblica di scambio su Mediobanca (il periodo di adesione scadrà l’8 settembre) essi si sono schierati con gli offerenti.

 

giovanbattista fazzolari giorgia meloni - foto lapresse

Molti osservatori hanno anzi affacciato l’ipotesi che fossero loro gli ispiratori dell’offerta di Mps, con l’intento di impadronirsi indirettamente di Ag, il tutto con il coordinamento del governo. Quest’ultimo ancora possiede l’11% di Mps, ma ne ha appena ceduto importanti quote tra gli altri proprio al duo Caltagirone-Milleri.

 

E perché il governo benedirebbe il tentativo di Mps? Per vicinanza politica a Caltagirone, dicono i più maligni; per la volontà di creare con la fusione Mps-Mediobanca una grande banca nazionale che possa sfidare il duopolio Intesa-UniCredit, dicono altri.

 

Allora l’attuale gestione di Mediobanca avrebbe tentato una specie di disperata mossa del cavallo: offro di acquisire Banca Generali, una banca posseduta al 51% da Ag (il resto essendo di fondi esteri e azionisti vari), dando in cambio proprio quel 13% di Ag, di cui a questo punto voglio liberarmi per togliere ai lupi che vogliono mangiarmi il boccone più ghiotto. Mossa fatta abortire dalla maggioranza degli azionisti di Mediobanca che si sono presentati ieri in assemblea, cioè di nuovo Caltagirone-Milleri più altri.

luigi lovaglio giancarlo giorgetti andrea orcel

 

Questa storia ha le parvenze di un confronto fra privati su quale debba essere il modo migliore di amministrare aziende private. Se fosse veramente così varrebbe la massima aurea da cui ha preso le mosse questo articolo. Ma il governo starebbe giocando un ruolo e questo va discusso.

 

Uno Stato ha essenzialmente due modi per orientare l’offerta produttiva dell’economia: regolamentare/incentivare, da un lato; gestire direttamente, dall’altro. Quest’ultimo modo è tipico delle economie “di comando”, quelle socialiste/comuniste. In Italia dopo la seconda guerra mondiale si sperimentò per decenni un’economia “mista”, con molte aziende (fra cui quasi tutte le banche) gestite dal settore pubblico. Poi prevalse l’opinione, affermatasi in tutto l’Occidente, che lo Stato dovesse regolamentare ma non gestire, tutt’al più elargendo qualche sussidio purché automatico e orizzontale, non settoriale.

Francesco Saverio Vinci DG Mediobanca Alberto Nagel Ad e Renato Pagliaro Presidente di Mediobanca 0_pr

 

Questa opinione nel mondo si è negli ultimi anni affievolita. S’invocano politiche “industriali”, con governi che attivamente sospingano le aziende private verso comportamenti e obiettivi che meglio servano l’interesse collettivo. Il presupposto è che il mercato non riesca autonomamente a produrre i risultati ottimali, che occorra l’intervento dello Stato.

 

In questa fase storica le parole d’ordine sono innovazione e dimensione. Nella finanza l’Europa soffre di un’acuta condizione di minorità rispetto ad altre aree del mondo, essenzialmente perché non riesce a dotarsi di un mercato finanziario e dei capitali veramente integrato, con aziende di dimensione continentale, che sappiano sfidare quelle americane, cinesi, giapponesi.

IL MESSAGGERO - PUBBLICITA DELL OPS DI MPS SU MEDIOBANCA

 

Ora, è questo il compito che il governo italiano si è dato? In particolare nella vicenda da cui stiamo prendendo le mosse? È lecito dubitarne. Almeno fintantoché non ne sapremo di più. Per il momento le ragioni di perplessità sono almeno due. La prima è che una eventuale fusione Mps-Mediobanca, che sarebbe appunto caldeggiata dal governo, mostra aspetti di incoerenza per le storie rispettive delle due banche. La seconda è che si darebbe vita a una banca certo più grande delle due attuali ma non proprio a un campione europeo.

 

Altri governi europei non stanno comportandosi meglio, basti pensare alla pervicace opposizione di quello tedesco al tentativo di UniCredit di scalare Commerzbank. Stiamo esortando l’Europa a essere più coesa nei campi della politica estera e dell’impegno militare, che sono in questo momento in cima alle preoccupazioni di tutti. Ma non dimentichiamo che a rendere più rilevante l’Europa nel mondo sarà anche una finanza moderna e integrata.

 

PHILIPPE DONNET ALBERTO NAGEL

 

all armi siam banchieri servizio di report su mps mediobanca 7all armi siam banchieri servizio di report su mps mediobanca 4MPS MEDIOBANCA LUIGI LOVAGLIO MONTE DEI PASCHI DI SIENAall armi siam banchieri servizio di report su mps mediobanca 6

Ultimi Dagoreport

ignazio la russa theodore kyriakou pier silvio berlusconi giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT - LA TRATTATIVA DI ELKANN PER LA VENDITA DEL GRUPPO GEDI AL GRECO THEO KYRIAKOU STA SCOMBUSSOLANDO IL GOVERNO MELONI E DINTORNI - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” VEDE DI BUON OCCHIO LA TRANSIZIONE ELLENICA E SALVINI HA BEN GRADITO LA PROSPETTIVA CHE IL GRECO ANTENNATO SISTEMI PER LE FESTE I “COMUNISTI” DI ‘REPUBBLICA’ E ‘STAMPA’, PER FORZA ITALIA C’È STATO IL VEEMENTE INTERVENTO DEL ‘’PRESIDENTE IN PECTORE’’ DEL PARTITO, PIER SILVIO BERLUSCONI, CHE VEDE IN KYRIAKOU UN COMPETITOR PERICOLOSISSIMO, ALFIERE DI QUEL CAPITALISMO DI STAMPO LIBERISTA, PER NULLA “LIBERAL”, CHE PREDICA IL PRIMATO DELL’ECONOMIA SULLA POLITICA - COSI', DIMENTICANDO IL SUO ATTIVISMO IN GERMANIA PER CREARE UN GIGANTE EUROPEO DELLA TV COMMERCIALE, L’EREDE DEL BISCIONE NON HA TROVATO DI MEGLIO CHE RISPOLVERARE LA BANDIERINA DELL’ITALIANITÀ (“CHE UN PEZZO DI STORIA DELL'INFORMAZIONE DEL NOSTRO PAESE VADA IN MANI STRANIERE UN PO' DISPIACE’’) - MA IL COLPO DI SCENA ARRIVA DAL CO-FONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA E SECONDA CARICA DELLO STATO, IGNAZIO LA RUSSA, QUANDO SI È DICHIARATO DISPOSTO A FARE DA INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI “COMUNISTI” DI GEDI E IL GRECO USURPATORE (ULTIMA USCITA DELLA GUERRIGLIA DI ‘GNAZIO IN MODALITÀ ''LA RISSA'' CONTRO LA DITTATURA DELLE SORELLE MELONI...)

2025agnoletti

CAFONAL ''AGNOLETTI & TORTELLONI'' – AL CIRCOLO CANOTTIERI ANIENE, PER IL PARTY DI “JUMP COMUNICAZIONE” DI MARCO AGNOLETTI, EX PORTAVOCE DI RENZI, E "SOCIAL COM" DI LUCA FERLAINO, UNA MARIA ELENA BOSCHI IN MODALITA' PIN-UP SI PRESENTA CON LA SUA NUOVA FIAMMA, L'AVVOCATO ROBERTO VACCARELLA, CHE QUI È DI CASA (SUA SORELLA ELENA È LA COMPAGNA DI MALAGÒ, GRAN VISIR DEL CIRCOLO DELLA “ROMA BENISSIMO”) – UN GRAN MISCHIONE ALLA ROMANA DI DESTRA E SINISTRA E TIPINI INTERMEDI HA BRINDATO AL NATALE, STARRING: LUCIO PRESTA, PEPPE PROVENZANO, ANTONELLA GIULI, FITTIPALDI, ALESSIA MORANI, FAUSTO BRIZZI, PAOLO CORSINI, NELLO MUSUMECI, SIMONA SALA, ALBERTO MATANO, SALVO SOTTILE, MYRTA MERLINO E MARCO TARDELLI, MICHELA DI BIASE, ITALO BOCCHINO, LAURA TECCE CON VESTITUCCIO SBRILLUCCICANTE CHE NON AVREBBE SFIGURATO AL MOULIN ROUGE, GIORGIA CARDINALETTI IN LOVE... 

alfredo mantovano papa leone xiv italia agenti servizi segreti

OGGI ALLE 11 ALFREDO MANTOVANO E I VERTICI DELL’INTELLIGENCE ITALIANA SONO STATI RICEVUTI IN UDIENZA DA PAPA LEONE XIV, A CITTÀ DEL VATICANO – SARANNO PRESENTI I COMPONENTI COPASIR, IL DIRETTORE GENERALE DEL DIPARTIMENTO DELLE INFORMAZIONI PER LA SICUREZZA (DIS), VITTORIO RIZZI, I DIRETTORI DELLE AGENZIE INFORMAZIONI E SICUREZZA ESTERNA (AISE), GIOVANNI CARAVELLI, E INTERNA (AISI), BRUNO VALENSISE. È LA PRIMA VOLTA DI UN PAPA TRA GLI SPIONI (DI CERTO NON E' LA PRIMA VOLTA DI SPIE INTORNO A UN PAPA...) - PREVOST: "MAI USARE INFORMAZIONI PER RICATTARE" (SI VEDE CHE L'INTELLIGENCE NON È IL SUO FORTE)

brunello cucinelli giorgia meloni mario draghi massimiliano di lorenzo giuseppe tornatore nicola piovani

DAGOREPORT - L’AUTO-SANTIFICAZIONE DI BRUNELLO CUCINELLI È COSTATA CARA, NON SOLO AL “SARTO CESAREO” DEL CACHEMIRE, MA ANCHE ALLE CASSE DELLO STATO - IL CICLOPICO DOCU-FILM “IL VISIONARIO GARBATO”, DIRETTO DAL PREMIO OSCAR GIUSEPPE TORNATORE E BATTEZZATO CON TANTO DI PARTY ULTRACAFONAL IN UNO STUDIO DI CINECITTÀ ALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI, È COSTATO LA SOMMETTA DI 9.987.725 MILIONI DI EURO. DI QUESTI, I CONTRIBUTI RICEVUTI DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON IL MECCANISMO DEL TAX CREDIT RAGGIUNGONO LA CIFRA DI 3.955.090 MILIONI - DA PARTE SUA, PEPPUCCIO TORNATORE AVREBBE INTASCATO 2 MILIONI PER LA REGIA E 500 MILA PER SOGGETTO E SCENEGGIATURA – A PRODURLO, OLTRE A BRUNELLO STESSO, LA MASI FILM DI MASSIMILIANO DI LUDOVICO, CHE IN PASSATO HA LAVORATO SPESSO CON IL PRODUTTORE MARCO PEROTTI, COINVOLTO NEL CASO KAUFMANN (FU LUI A INOLTRARE LA DOMANDA DI TAX CREDIT PER IL FILM “STELLE DELLA NOTTE” DEL FINTO REGISTA-KILLER) - IL MONUMENTO A SE STESSO GIUNGE AL MOMENTO GIUSTO: DUE MESI FA, UN REPORT DI ''MORPHEUS RESEARCH'' ACCUSO' L'AZIENDA DI CUCINELLI DI VIOLARE LE SANZIONI UE ALLA RUSSIA…

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin valery zaluzhny

DAGOREPORT - ZELENSKY, FINITO NELLA TENAGLIA PUTIN-TRUMP E SOSTENUTO SOLO PARZIALMENTE DA UNA UNIONE EUROPEA BALCANIZZATA, CERCA LA MOSSA DEL CAVALLO PER SPARIGLIARE LE CARTE E SALVARE IL SALVABILE: PORTARE L’UCRAINA A ELEZIONI NEL GIRO DI 2-3 MESI. SAREBBE UNA VITTORIA DI PUTIN, CHE HA SEMPRE CHIESTO DI RIMUOVERE IL PRESIDENTE (DEFINITO “DROGATO”, “TOSSICOMANE”, “MENDICANTE”). IN CAMBIO “MAD VLAD” DOVREBBE ACCONSENTIRE A UNA TREGUA PER PERMETTERE IL VOTO, SOTTO ATTENTO CONTROLLO DEGLI OSSERVATORI OCSE – IN POLE POSITION L’EX CAPO DI STATO MAGGIORE, VALERY ZALUZHNY. MA SIAMO SICURI CHE UN INTEGERRIMO GENERALE COME LUI SIA DISPOSTO A METTERE LA FACCIA SULLA RESA?