paolo conte

L'UNICO CONTE CHE CI PIACE (PAOLO): "COME IMMAGINO L'ALDILA'? SPERO IN UN BEL SONNO" - BOMBASTICA INTERVISTA DI ALDO CAZZULLO ALL'AVVOCATO DI ASTI - "PUPI AVATI DICE CHE PIACEVO ALLE DONNE, JANE BIRKIN MI TROVA SEXY: TUTTE BALLE - NELLA TOMBA DI MIA MADRE C'E' IL TESTO DI "AZZURRO". E POI LE AFFINITA' ELETTIVE CON CELENTANO, BARTALI "MAI CANTATA IN FRANCIA", LE SCUSE DI DE GREGORI, JANNACCI, LA BATTUTA DI BENIGNI, LA POLITICA E LA LEZIONE DEL PADRE: "NON ISCRIVERTI DA NESSUNA PARTE, NEANCHE ALLA BOCCIOFILA"... - VIDEO

 

 
Aldo Cazzullo per il "Corriere della Sera"
 

paolo conte ph rolling stone

Paolo Conte, qual è il suo primo ricordo privato?
«Un'aria di Giuseppe Verdi che, incantandomi, mi ha fatto cadere dal cavallo a dondolo, semisvenuto».
 
E il suo primo ricordo pubblico?
«La notte in cui, finita la guerra, sono ritornate le luci nelle città. La racconto in una canzone, "Nottegiorno"».
 
Che memoria ha della guerra?
«Una nostra giovane cameriera, di Boves, aveva tre fratelli partigiani. Tre volte una sua vicina di casa le telefonò a casa nostra per comunicarle la fucilazione. Mi ricordo dei frammenti di dialoghi: "Dove lo hanno colpito", "Ha sofferto?", "È morto subito?". Una cosa tremenda».
 
Fenoglio o Pavese?
«Pavese. Anche se, da astigiano, prendo un po' le distanze dal suo linguaggio. È un discorso tra indigeni».
 
Coppi o Bartali?
«La storia dello sport non può che dare la palma a Coppi, il campionissimo. Ma se il naso di Coppi era futurista, aerodinamico, quello di Bartali era più "umano", condivisibile».
 

paolo conte in una scena del film di giorgio verdelli

Come entra nella sua vita la musica? Nel bellissimo film biografico, suo fratello Giorgio racconta di un'orchestra messa insieme pezzo a pezzo, con la grancassa rubata all'oratorio. Lei suonava davvero il vibrafono?
«Ho suonato prima il trombone, poi il pianoforte, poi il vibrafono. Ho anche rappresentato l'Italia nel quiz radiofonico internazionale ad Oslo in Norvegia».
 
Quanto arrivò?
«Terzo».
 
È vero che odiava la fisarmonica?
«La fisarmonica a quei tempi mi sembrava uno strumento troppo popolano, legato al ballo liscio. Solo dopo ne ho scoperto la dolce poeticità»
 

ROBERTO BENIGNI AL CLUB TENCO - MI PIACE LA MOGLIE DI PAOLO CONTE

È vero che a scuola era un disastro?
«Solo in un anno: mi sono preso sei materie ad ottobre. Avevo dimenticato di andare a scuola per rincorrere la musica».
 
Gelato al limon è dedicato a sua moglie Egle: «Donna che stai entrando nella mia vita». Come vi siete incontrati?
«All'epoca eravamo già innamorati e sposati. Non è una canzone nata con intento seduttivo».
 
Tutti pensavamo che Benigni scherzasse quando cantava «mi piace la moglie di Paolo Conte», invece dal film pare che gli piacesse davvero.
«La bellezza di mia moglie è irresistibile».
 
Da dove viene l'immagine della Topolino Amaranto? Ne ha davvero posseduta una?
«Mai. Però ci sono salito, sulla Topolino. Piccola e molto bella».
 
Come nasce Azzurro? Andava davvero all'oratorio, oltre che per rubare la grancassa?

PAOLO CONTE ROBERTO BENIGNI

«All'oratorio ci andavo da "esterno" per giocare a football, non per rubare grancasse».
 
È vero quel che si racconta nel film? Che lei depose il testo di Azzurro nella bara di sua madre?
«Sì, è vero».
 
E che sua madre aveva pianto quando aveva letto le parole?
«Sì. Mia madre diceva che questa canzone era antica e moderna insieme. L'antico era soprattutto nella musica, come una tenerezza d'altri tempi, e proprio in questo sentimento risiedeva anche la sua modernità: era una canzone trasgressiva nell'epoca beat in cui è nata. Capimmo subito che era una canzone vincente. Rimane una canzone importante per me e non l'ho mai dimenticata».
 

paolo conte adriano celentano

Lei ha scritto pure la musica de «La coppia più bella del mondo». Pensava davvero a Claudia Mori e a Celentano? «Il vero amore per sempre unito dal cielo» fu letto come un verso contro il divorzio.
«Ma io ho scritto solo la musica; con le parole non c'entro. Ero a Roma a dare l'esame di Stato quando arrivò il telegramma di mio fratello: "Probabile Celentano". Ho saputo, a cose fatte, che con quel testo si festeggiava l'ingresso nel Clan di Claudia Mori».
 
Com' è il suo rapporto con Celentano?
«Celentano è nato il 6 gennaio 1938, esattamente un anno dopo di me. Affinità elettive? Chi lo sa?».
 

MINA PAOLO CONTE

Pupi Avati nel film confessa la sua invidia: «Paolo Conte è bello, piace alle donne». Jane Birkin la trova sexy, Patrice Leconte la paragona a Mastroianni.
«Tutte balle».
 
È vero che al Théatre de la Ville e all'Olympia non canta la strofa sui «francesi che si incazzano»?
«Non ho mai cantato "Bartali" in Francia. Mi offrirono il privilegio di invitarmi e fu un successo lusinghiero, in un certo senso mi hanno adottato. Nelle mie canzoni non ho mai voluto far passare delle idee particolari. Quello che mi ha sempre interessato è raccontare l'uomo che nel dopoguerra si è rifatto una vita, ma anche quello dei fallimenti. Ai falliti ho offerto una tazza di caffè fumante».
 

paolo conte con la moglie egle

Appunto: chi è il personaggio che ricorre nelle sue canzoni, l'uomo del Mocambo?
«L'uomo del Mocambo è il prototipo dell'uomo del dopoguerra nella frenesia della rinascita, che aveva sogni più grandi delle sue possibilità economiche. Un simpaticissimo eroe perdente».
 
In uno spezzone si vede Monica Vitti che nel 1982 a Blitz accenna una sua canzone mentre lei suona il pianoforte.
«Ricordo che la canzone era "Avanti, bionda". Ma non ricordo altro».
 
Come fu il suo esordio sul palco?

paolo conte

«Il mio primo vero concerto forse è stato quello di Verona, organizzato da Enrico De Angelis. Eravamo nell'hangar di una vecchia funivia ristrutturata. Durante le prove avevo posato in terra una bottiglia d'acqua minerale. Entrando poi in scena, nel buio, le ho dato un calcio e si è rovesciata in platea».
 
Disastro.
«Grande successo».
 
Come mai non ha mai smesso di fare l'avvocato?
«Ho smesso sì, da tantissimi anni».
 

PAOLO CONTE MOCAMBO

Le fece piacere o la infastidì quando Dalla e De Gregori rivisitarono, senza avvertirla, Gelato al limon?
«Francesco mi corse incontro per chiedermi scusa. Ma no! Io ero contentissimo. Del resto l'esecuzione era in perfetta linea con lo stile del loro disco Banana Republic».
 
Lei sostiene che Jannacci - per cui compose Messico e Nuvole - è stato il nostro cantautore più grande. Perché?
«Mi basta il suo verso "si vedeva anche da lontano che non mi volevi più bene"».
 

paolo conte 5

Via con me è una fuga d'amore? C'è una storia dietro?
«"Dietro" una canzone ci può essere di tutto. Solo l'autore sa».
 
Può risolvere almeno il giallo di Onda su Onda? Il protagonista è scivolato in mare dalla nave o l'hanno spinto?
«Mi piace lasciare aleggiare il mistero».
 
«Nel tempo fatto di attimi e settimane enigmistiche». Lei è davvero appassionato della Settimana Enigmistica?
«Fin dall'infanzia. Ma niente parole crociate; solo i giochi che contengono l'«enigma», cioè i rebus e le crittografie. Di questi giochi ne ho creati anch'io, alcuni pubblicati su riviste specializzate. Che goduria!».
 

paolo conte e la moglie egle

Quanto conta invece la pittura? Perché dipinge?
«Come perché? Perché mi piace. È un vecchio "vizio" nella mia vita, più antico di quello per la musica. Ho un mio stile, le mie tecniche».
 
Il successo popolare arriva per lei negli Anni 80. Il decennio del riflusso, all'epoca molto criticato a sinistra, oggi rivalutato. Lei che ricordo ne ha?
«Sono stato ospitato nel novero dei "cantautori" perché apparivo, nel mio modo di scrivere e di interpretare, un artista "alternativo", parola molto in voga a quel tempo».
 
Cosa votava nella Prima Repubblica?
«Vengo da una famiglia di opinioni liberali. Resto fedele ad uno dei grandi insegnamenti morali che mi ha lasciato mio padre: non iscriverti da nessuna parte, neanche alla bocciofila».
 

paolo conte 12

C'è un politico che ha ammirato?
«Non ci capisco niente di politica».
 
Come ha passato la pandemia?
«In campagna, isolato e protetto».
 
Nel film si sente lei che canta in napoletano, applauditissimo dai napoletani. Per un piemontese non è scontato. Cos'è Napoli per lei?
«Napoli è la patria di capolavori musicali e poetici trascendentali».
 

paolo conte

Ha avuto una vita felice?
«Direi fino ad ora che sì, ho avuto una vita felice».
 
Come immagina l'Aldilà?
«Spero in un bel sonno».

jane birkin assassinio sul nilo lucio dalla francesco de gregori banana republic lucio dalla francesco de gregori banana republic 2GABER JANNACCI E DARIO FOgiorgio gaber e enzo jannaccibartalifedele toscani bartalipupi avati foto di bacco

paolo contepaolo contepaolo contepaolo contepaolo conte 2

Ultimi Dagoreport

beatrice venezi secolo d italia libero verita italo bochino fenice venezia

DAGOREPORT - DI PIÙ STUPEFACENTE DELLA DESTRA CI SONO SOLO I SUOI GIORNALI MALDESTRI. SULLA VICENDA VENEZI A VENEZIA, PRODUCONO PIÙ BUFALE CHE NELL’INTERA CAMPANIA - SI SORRIDE SULLA RINASCITA DEL TEATRO LA FENICE CON “LIBERO” E “LA VERITÀ” MA LA RISATA (PIU’ PERNACCHIO) ARRIVA COL “SECOLO D’ITALIA”: “BUONA LA PRIMA: 7 MINUTI DI APPLAUSI PER VENEZI”. PECCATO CHE NON DIRIGESSE AFFATTO LEI, LA “BACCHETTA NERA”, MA IVOR BOLTON, COME C’È SCRITTO PERFINO NEL PEZZO. INCREDIBILE MA VERO. PERÒ LÌ SOTTO C’È LA GERENZA DEL GIORNALE, DOVE SI SCOPRE CHE NE È DIRETTORE EDITORIALE TALE BOCCHINO ITALO. E ALLORA TUTTO SI SPIEGA

andrea orcel unicredit giorgiia meloni giovanbattista fazzolari giancarlo giorgetti francesco gaetano caltagirone lovaglio milleri

DAGOREPORT - SUL RISIKO BANCARIO, DI RIFFA O DI RAFFA, L’ARMATA BRANCA-MELONI HA FATTO L’ENNESIMA FIGURA DI MERDA - DI SICURO, NON POTRÀ PIÙ FAR RIDERE I POLLI BLATERANDO CHE UNICREDIT È UNA BANCA STRANIERA, QUINDI L’OPA SU BANCO BPM VA STOPPATA PERCHÉ È UNA MINACCIA PER LA ‘’SICUREZZA NAZIONALE’’ - PROSSIMAMENTE IL CEO DI UNICREDIT, ANDREA ORCEL, AVRÀ MANI LIBERE PER SCEGLIERE QUALE BANCA PAPPARSI, MENTRE NEI PROSSIMI DUE MESI I GENI DI ‘’PA-FAZZO” CHIGI AVRANNO I NEURONI MOLTO IMPEGNATI PER RISPONDERE CON UNA MODIFICA DELLA LEGGE (CHISSÀ SE AVRÀ EFFETTO RETROATTIVO) ALLA PROCEDURA D'INFRAZIONE DI BRUXELLES - SE POI ORCEL SARÀ COSTRETTO DAL GOVERNO DI BERLINO A VENDERE LA SUA PARTECIPAZIONE IN COMMERZBANK, UNA VOLTA INTASCATO IL RICCO BOTTINO, LE OPZIONI SULLA SUA SCRIVANIA PER EVENTUALI ACQUISIZIONI SAREBBERO SENZA FRONTIERE. E NULLA VIETEREBBE A UNICREDIT DI LANCIARE UNA RICCA OPA SU MPS DI LOVAGLIO-CALTAGIRONE-MEF, OBIETTIVO GENERALI: SAREBBE LA MASSIMA RIVINCITA DI ORCEL SUL GOVERNO SMANDRAPPATO DEL GOLDEN POWER…

giuseppe conte rocco casalino marco travaglio roberto fic o todde paola taverna elly schlein

DAGOREPORT - DOVE STA ANDANDO A PARARE QUELL’AZZECCAGARBUGLI DI GIUSEPPE CONTE? ALL’INTERNO DEL M5S SI CONTRAPPONGONO DUE POSIZIONI: LA LINEA MOVIMENTISTA ED EUROSCETTICA SQUADERNATA DAGLI EDITORIALI DI MARCO TRAVAGLIO, CONVINTO COM'È CHE IL "CAMPOLARGO" SIA UNA DISGRAZIA PEGGIORE DELL'ARMATA BRANCA-MELONI; CHE HA UNA CERTA PRESA SULLA BASE DEGLI ELETTORI EX GRILLINI - DALL’ALTRA, LA LINEA DI TAVERNA, FICO, PATUANELLI E TODDE, IN SINTONIA CON LA BASE PARLAMENTARE DEI CINQUE STELLE, FAVOREVOLE A UN ACCORDO PROGRAMMATICO DI GOVERNO CON IL PD, ANCHE AL DI LÀ DEL FATTO CHE CONTE SIA, VIA PRIMARIE, IL CANDIDATO PREMIER DELLA COALIZIONE DI CENTROSINISTRA (GOVERNARE SIGNIFICA CONQUISTARE POTERE, POSTI E PREBENDE) – PERCHÉ CONTE ZIGZAGHEGGIA BARCAMENANDOSI CON SUPERCAZZOLE PRIMA DI STRINGERE UN APERTO ACCORDO PROGRAMMATICO COL PD? - COME MAI TA-ROCCO CASALINO, L’APPRENDISTA STREGONE RASPUTINIANO CHE HA CONFEZIONATO PER ANNI LE MASCHERE DEL CAMALEONTISMO DI “CONTE PREMIER”, HA MOLLATO ''LA POCHETTE DAL VOLTO UMANO'' PER FONDARE UN GIORNALE ONLINE?

giorgia meloni maurizio belpietro francesco saverio garofani sergio mattarella

DAGOREPORT - IL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE MELONI” NON ESISTE: LO “SCOOP” DELLA “VERITÀ” È STATO CONFEZIONATO CON L’OBIETTIVO DI PRENDERE DI MIRA SERGIO MATTARELLA, COME MASSIMA RAPPRESENTANZA DI QUEL "DEEP STATE" CHE I CAMERATI DI PALAZZO CHIGI HANNO SUL GOZZO – LA STATISTA DELLA SGARBATELLA SOGNA L’EGEMONIA ISTITUZIONALE: BOCCIATO IL PREMIERATO, VUOLE CAMBIARE CON LA FORZA IL SISTEMA MODIFICANDO LA LEGGE ELETTORALE E INSERENDO IL NOME DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SULLA SCHEDA (COSI' DA BYPASSARE DI FATTO I POTERI DI NOMINA DEL PREMIER CHE SPETTANO AL COLLE) - MA NON TUTTO FILA LISCIO: LEGA E FORZA ITALIA SI OPPONGONO PERCHE' NON VOGLIONO ESSERE CANNIBALIZZATI DA FDI E IN CAMPANIA E PUGLIA SI PROSPETTA UNA BATOSTA PER IL CENTRODESTA - DA QUESTO DERIVA QUEL NERVOSISMO, CON VITTIMISMO PARACULO ANNESSO, CHE HA SPINTO GIORGIA MELONI A CAVALCARE IL “COMPLOTTO DEL COLLE” – E SE FDI, PER BOCCA DI BIGNAMI E MALAN, NON AVESSE RINCULATO, DAL QUIRINALE SAREBBE PARTITO UN SILURO A TESTATA MULTIPLA...

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...