Carla Vistarini per Dagospia
Addio a Roma. A Roma come l'abbiamo amata, come l'abbiamo conosciuta, come l'abbiamo vissuta. Addio alla quieta indolenza delle sue strade alberate; alla minima, eppure sagace, innocua cialtroneria e furbizia trasteverina; addio al pigro spirito, caustico quanto basta, ma capace di definire in una frase un trattato di sociologia. Addio al giornale sfogliato su una panchina ai giardinetti, mentre le mamme guardano le carrozzine e i bambini che giocano; addio alla pace di una mezz'ora seduti tranquilli a un tavolino di un bar, ad osservare il viavai della gente, senza assilli; addio all'ombra dei platani, dei tigli, dei lecci e dei pini, caduti come i sogni quando albeggia.
Addio ai negozietti, alle botteghe, le serrande abbassate marchiate dalla tracotanza costante di scritte oscure, sedicenti graffiti, disprezzo degli altri; addio alla semplicità di un sorriso, di un grazie, di un buongiorno scambiato con uno sguardo, per la via. Addio al silenzio di certe ore del giorno e di certi giorni d'estate, quelli dipinti da De Chirico; l'ora enigmatica di quell'orologio si è fermata.
ALBERTO SORDI ANNA MAGNANI LA CAMPANA
Addio al dialetto antico, nostro, lento, cadenzato, a quei suoni parlati con bonario calore, come un cenno d'intesa, come lo parlarono Aldo, Aldo Fabrizi, e Anna, Anna Magnani. Noi parlavamo così, noi romani davvero. Con quel tono leggero, di piccola sprezzatura e innocente spavalderia, verso il resto del mondo. Addio a Roma che aveva visto tutto, e il contrario di tutto, e andava avanti, con quella classe innata di aristocratico torpore che odorava di pecorino e di acqua santa, di miracoli e vicoli, di imperatori e ladri.
Addio ai banditi che si sapeva che erano banditi, che ce l'avevano scritto in fronte e sui vestiti azzimati "da coltello", giù a Testaccio e Magliana, e diventavano un po' leggenda, romanzo popolare, e un po' una presa in giro. E il generone, ingioiellato grezzo, che il popolino canzonava dietro, tra principesse vere, poche, e Tumistufi, e cravattari senza umanità.
Addio a Roma che non riconosci e che ti chiede aiuto e nessuno risponde. Roma, dove si aggirano fantasmi di altri tempi, di ere imponenti senza piccolezze, insieme a spettri senza una ragione. Forse è meglio così, forse è destino. Ma da romana, se mi guardo intorno, sento una nostalgia che mangia dentro. Addio a Roma che ci ha dato tanto, e di quel tanto abbiamo preso tutto.
nevicata-del-1956-campidoglio ANNA MAGNANI colosseo NEVICATA 1956 ROMA NEVICATA 1956 - 2 ANNA MAGNANI CARLA VISTARINI CON I SUOI TELEGATTI