BOCCI, AMORE E LACRIME - VIDEO: IL TRIONFATORE DI ‘BALLANDO’ E IL VALZER COMMOVENTE CON LA MOGLIE DANIELA, SOPRAVVISSUTA A UN ICTUS DOPO IL PARTO DELLA FIGLIA: ‘NON AVREI MAI PENSATO DI VEDERE DANIELA LÌ, SU QUELLA PISTA. MA LA COSA BELLA È CHE È STATA LEI A VOLER VENIRE. QUANDO L’HO VISTA SONO STATO TRAVOLTO DA UN’ONDATA DI SENTIMENTI INDESCRIVIBILI’

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1. BALLANDO CON LE STELLE 2018, TRIONFA CESARE BOCCI. LE EMOZIONI DELLA FINALE

Da www.quotidiano.net

 

«La vera vittoria? Ballare con mia moglie». L’attore Cesare Bocci, l’irresistibile Mimì Augello di Montalbano, è il vincitore diBallando con le stelle 2018. La coppa conquistata insieme alla maestra Alessandra Tripoli è un trofeo importante, ma l’emozione più grande, quella che non si può descrivere a parole, è il regalo speciale che Daniela Spada, la sua compagna, gli ha fatto durante la finale del programma di Milly Carlucci: un giro di valzer tanto inaspettato quanto commovente, visto che la donna è stata colpita da un ictus dopo il parto della figlia Mia, diciotto anni fa. Bocci si è fortemente commosso quando l’ha vista sulla pista dello show di Raiuno, ma quando i loro occhi, complici e romantici, si sono incrociati tutta l’Italia televisiva – quattro milioni di spettatori per la diretta di sabato sera – è rimasta colpita dalla forza della donna e dal grande amore che unisce la coppia.

cesare bocci e daniela spada cesare bocci e daniela spada

 

Il gesto di sua moglie vale più di mille parole.

«Assolutamente sì. Stiamo insieme da 25 anni, la malattia è stata un periodo molto difficile, ma Daniela è una donna straordinaria. E ancora una volta ha dimostrato di essere più forte della malattia. Quando il medico ci disse di rassegnarsi si prese un bel vaffa… come raccontiamo nel libro, ‘Pesce d’aprile’. C’è voluto tempo e tanta volontà d’animo, ma stiamo andati avanti. E da un brutto episodio abbiamo scoperto di amarci ancora di più».

 

Lei è molto riservato: durante ‘Ballando’ ha più volte ribadito che il suo privato deve rimanere tale.

«Sì, e lo ribadisco. Infatti, non avrei mai pensato di vedere Daniela lì, su quella pista. Ma la cosa bella è che è stata lei a voler venire. Quando l’ho vista mi si è aperto il cuore. In quel momento ho percepito un’enorme emozione, sono stato travolto da un’ondata di sentimenti indescrivibili. Sono rimasto scioccato, perché erano anni che non ballavamo. Prima della malattia Daniela ha sempre ballato, le piaceva molto e appena sentiva la musica si buttava in pista. Poi non è più successo anche se il ritmo le è rimasto dentro. Alle feste di solito ci teniamo per mano, lei mi stringe il mignolo e inizia a muoversi: è il nostro modo di vivere la ‘febbre del sabato sera’».

cesare bocci daniela e milly carlucci cesare bocci daniela e milly carlucci

 

Il valzer con Daniela è stato decisivo per il successo finale?

«È stato decisivo per me, per noi. Certo, mi ha dato una carica in più ma non pensavo di vincere Ballando. Devo ringraziare la mia maestra Alessandra Tripoli, una ballerina bravissima e una donna eccezionale. Più volte mi hanno tacciato di non dimostrare sete di vittoria, ma io sono abituato a lavorare con impegno e serietà. E l’ho fatto anche in questa esperienza, che è stata assolutamente fantastica. Credo, però, che la mia vittoria sia un po’ la vittoria di tutto il gruppo: nessuno di noi balla per professione, ma ci siamo messi in gioco, senza mai risparmiarci».

Da spettatore per chi avrebbe fatto il tifo?

«Per Gessica Notaro perché in pista è stata la più brava di tutti. E, poi, perché è una donna eccezionale che sta portando avanti un messaggio importante: dal dolore ci si deve rialzare».

 

 

2. VITA, AMORI E OSTACOLI DI CESARE BOCCI, IL MIMÌ DI MONTALBANO: ''DANIELA HA RISCHIATO DI MORIRE POCHI GIORNI DOPO IL PARTO. NON RICORDAVA NEANCHE DI ESSERE MADRE. ECCO COME NE USCIMMO''

L’intervista di Maurizio Caverzan per ''la Verità''

cesare bocci alessandra tripoli cesare bocci alessandra tripoli

Pubblicata da Dagospia il 7 gennaio 2018

http://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/39-39-39-ictus-mia-moglie-ci-ha-fatto-rinnamorare-39-39-164273.htm

 

 

Volto sorridente, capello morbido, occhi cerulei che incantano il pubblico femminile, Mimì Augello è il poliziotto più invidiato da quello maschile perché le indagini del Commissario Montalbano non gli precludono una vivace frequentazione del gentil sesso. Cesare Bocci, però, non è solo un investigatore playboy: tra i due episodi di una stagione e quelli della successiva fa cinema, teatro, altra tv e si dedica alla compagna Daniela Spada e alla figlia Mia.

 

Ora, al sabato sera su Tv2000, conduce Segreti - I misteri della storia, collana di biografie di grandi personaggi che ne svelano qualche tratto inedito. Anche lui ha una storia misteriosa da raccontare. Lo incontro a Roma, nella scuola di cucina aperta da Daniela.

 

cesare bocci e la moglie cesare bocci e la moglie

Cosa ci fa Mimì Augello nella tv dei vescovi?

«Più che propormi io sono loro ad avermi accettato. Il programma è un' idea di Fabio Andriola e Alessandra Gigante subito accolta dal direttore Paolo Ruffini. Insieme hanno pensato a un volto riconoscibile per lo studio e sono arrivati a me. Su Rai 3 avevo già condotto Il giallo e il nero che si occupava di grandi delitti irrisolti».

 

Qui si parla di storia.

«La storia mi è sempre piaciuta anche se non sono un divoratore di trattati. M' incuriosisce indagare nella vita delle persone. Segreti - I misteri della storia è una serie di biografie oltre le nozioni e le etichette che ci hanno consegnato i testi scolastici, il cinema e la pubblicistica. A volte si scoprono lati inediti di personalità che abbiamo catalogato in modo sbrigativo».

 

Per esempio?

cesare bocci-alessandra-tripoli cesare bocci-alessandra-tripoli

«Per me è stata una scoperta apprendere che, dietro i suoi occhialetti, Camillo Benso conte di Cavour era un giocatore d' azzardo al quale piacevano le donnine e che in casa non riusciva a gestire un centesimo perché comandava il fratello. Oppure che la principessa Sissi, la romantica Elisabetta di Baviera interpretata da Romy Schneider, era prigioniera di ossessioni al punto da dormire ricoperta di carne cruda per nutrire la pelle con le sue proteine. Insomma, ci sono la storia ufficiale e la storia più minuta, ma più vera».

 

Lo stesso schema si può applicare anche a lei: il pubblico la conosce per quella parte nel Commissario Montalbano, mentre la sua vita è stata segnata dall' ictus post parto della sua compagna.

«L' abbiamo raccontato nel libro Pesce d' aprile - Lo scherzo del destino che ci ha reso più forti (Sperling & Kupfer, ndr). Era la prima domenica a casa dopo che Dany aveva partorito Mia, quando un fortissimo dolore le attraversò la testa: un embolo era arrivato fino al cervelletto. Al risveglio dal coma, dopo 20 giorni, non mi riconobbe né ricordava di essere diventata mamma»

sul set di montalbano sul set di montalbano

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Bisognava ricominciare da zero.

«C' era una montagna da scalare. Era appena nata nostra figlia e dovevamo imparare a fare i genitori, ma adesso dovevamo imparare a farlo con questo handicap. Con l' aiuto di amici e persone care non ci siamo arresi. Una volta cadevo io, un' altra si scoraggiava lei, ma siamo andati avanti. Poco alla volta la nostra vita è ricominciata e ora, con tutte le fatiche, siamo felici. Ci siamo innamorati per la seconda volta».

 

Dove avete trovato il punto di resistenza?

«Dany dice che l' ha aiutata l' incoscienza. Uscita dall' ospedale ci ha messo un po' per rendersi conto del suo stato di salute e delle sue limitazioni. Pensi al rapporto con una bimba di poche settimane: non poteva allattarla, soccorrerla, dedicarsi a lei. Nel libro scrive: "Sono una delle poche madri che ha imparato a camminare dopo sua figlia"».

 

La fede l' aiuta in questi casi?

«Dany è credente».

 

Nel dormiveglia in ospedale bisbigliava la messa in latino.

«La memoria è come un puzzle, questi infortuni hanno l' effetto di buttare all' aria il mosaico e ogni tanto una tessera ricade, ma non dove si trovava prima. Così, mentre si pensa che riguardi un fatto recente, magari risale a qualche decennio prima, come nel caso della messa in latino che Dany aveva ascoltato, bambina, dalle suore».

 

Dicevamo della fede.

«Lei è stata aiutata... Io mi ritengo cristiano nel modo di relazionarmi agli altri. Gli stessi pazienti sono persone prima che malati. Questo ci ha spinto a batterci per il rispetto della dignità e delle condizioni negli ospedali. E ci ha convinto a raccontare tutta la storia, per metterla a disposizione di altri che possono trovarsi in situazioni analoghe».

luca zingaretti cesare bocci luca zingaretti cesare bocci

 

Poi Daniela ha avuto anche un tumore al seno.

«Non ci siamo fatti mancare niente».

 

Come ha influito questa esperienza nella sua professione?

«Anche se la voglia di affermarmi ce l' avevo come tutti, essere figlio di gente di campagna mi ha sempre fatto tenere i piedi per terra. Ricordo che quando mi richiamarono per una serie volevo rifiutare: "Sei l' unico che lavora in famiglia, vai che io in qualche modo me la cavo", sentenziò Dany. Quando mi trovai in camerino avvertii una calma improvvisa, niente a che vedere con la solita ansia da prestazione. Da queste cose o vieni sopraffatto o cresci e affronti le sfide successive con più realismo».

 

La sua carriera sarà segnata da Mimì Augello?

«È un personaggio che mi accompagna da 20 anni, nella serie più longeva d' Italia, in grado di ottenere ascolti che nessun' altra fiction ha mai fatto. Non posso che essere grato ai produttori e al regista Alberto Sironi. Proprio poco fa un passante si è congratulato per la parte del principe Raimondo Lanza di Trabia in Volare, la miniserie su Domenico Modugno. Anche Adesso tocca a me su Paolo Borsellino mi ha dato molta soddisfazione. Poi c' è il teatro, che mi fa uscire dagli schermi, piccolo e grande».

 

cesare bocci cesare bocci

Permaloso, scansafatiche, spiazzato dagli eventi: quanto ha Augello del suo carattere?

«Permaloso lo è di più Montalbano. Scansafatiche no, ho sempre fatto lavori manuali. Spiazzato dagli eventi Diciamo che sono un po' distratto».

 

Che rapporto avete sul set?

«Ormai siamo fratelli. Sironi, un lombardo che sa raccontare la Sicilia alla grande tanto che i siciliani lo adorano, ha scelto dall' inizio questo gruppo di attori. Quando è un po' che non ci vediamo cominciamo a fremere e a mandarci messaggi. La Sicilia poi è fantastica da tutti i punti di vista, compreso quello del cibo».

 

Perciò Montalbano va molto al ristorante?

«Sì, e cazzia Augello perché metterebbe il parmigiano sugli spaghetti alle vongole. Girammo quella scena un mattino alle nove: "Dobbiamo mangiare sul serio la pasta a quest' ora?", ci lamentammo. "Certo che dovete mangiarla", sbraitò il regista.

Cominciammo controvoglia, ma poi il sole, il mare, una forchettata dopo l' altra, facemmo pure il bis».

 

Andrea Camilleri?

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«Quando comincia a raccontare resti a bocca aperta. Dopo un episodio incentrato su un traffico di organi di bambini con una discussione tra me e Luca, ci raggiunse a pranzo. Io lo salutai e lui borbottò: "Ieri sera tu hai fatto piangere me e mia moglie". Una frase che conservo come un complimento».

 

Figlio di una famiglia contadina, come le è venuto di fare l' attore?

«Mio padre era veterinario e negli anni Settanta, quando le campagne si spopolavano, comprò un terreno. I miei amici se la spassavano e io stavo su quel terreno. Che odiavo, ma che m' insegnò molte cose. A 22 anni, un amico invitò al cineforum dell' università Saverio Marconi che aveva aperto una scuola di recitazione. A Tolentino eravamo tutti attori. Mia madre, maestra della scuola, preparava i costumi, le storie, io stesso ero già salito sul palco. Finalmente m' iscrissi alla scuola di Marconi. Eravamo quattro ragazzi squattrinati, ma fondammo la Compagnia della rancia e recitammo nei primi musical: Arlecchino innamorato, La piccola bottega degli orrori, A chorus line».

 

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Suo padre come prese l' idea di fare l' attore?

«"Come magni?" mi chiese in marchigiano. Tornavo a casa tardissimo e lo trovavo a fare le parole crociate. Non poteva dirmi che era fiero di me, ma ritagliava le recensioni del Resto del Carlino. Per una prima a Tolentino gli prenotai un posto. La notte lo trovai con le solite parole crociate e gli chiesi un giudizio. "La musica era un po' alta, la scenografia insomma...". "E io papà?" "E tu sei molto bravo, ma in quella scena così, in quell' altra colà". Una recensione in piena regola».

 

Pur di recitare ha fatto l' attaccatore di numeri civici.

«Era stata decisa la revisione toponomastica del paese, un amico vinse l' appalto e mi chiamò: staccavamo i vecchi numeri e attaccavamo i nuovi andando porta a porta, conoscevamo tutti. Ho fatto il cameriere, il fabbro, l' imbianchino, il noleggiatore d' auto, il tecnico delle luci ai concerti di Ron, Mietta, Biagio Antonacci. Ho conosciuto Frank Sinatra al concerto di Pompei. Da capotecnico ero l' unico autorizzato a stare sul palco. Quando lo vidi entrare non mi trattenni e cominciai ad applaudire: una cazzata.

Mi sorrise dietro il bicchiere di whisky».

 

Che cosa le piace e cosa no della nostra televisione?

«Mi piacerebbe che, come nei Paesi anglosassoni, ci fosse più servizio pubblico. Se c' è un argomento importante vorrei che venisse trattato comunque, senza inseguire l' audience».

 

E dell' Italia di oggi?

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«Non mi piace la distanza dalla politica che si è creata negli ultimi anni. Non mi piacciono l' anarchia, gli inciuci elettorali, la vittoria basata sull' attacco personale anziché sul programma. Non mi piace che i giovani non riescano a entrare nelle decisioni riguardanti il loro futuro. Che di fronte alle ingiustizie sul lavoro prevalga la rassegnazione del tirare a campare. E non mi piace che l' Italia sia fuori dai Mondiali».

 

E qualcosa che le piace e la fa essere ottimista sul futuro?

«Mia ora è adolescente e con lei mi accorgo che i giovani cominciano a farsi delle domande. C' è un piccolo risveglio, anche determinato dal Movimento 5 stelle che ha dato una scossa a tutto l' ambiente, a prescindere dal fatto di approvare i loro contenuti. L' abolizione dei vitalizi però era giusta, peccato»

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