mario calabresi carlo verdelli

IL CDR DI ''REPUBBLICA'' FA VEDERE I SORCI VERDELLI A CALABRESI (E SI SCHIERA CON DE BENEDETTI SENIOR) - I GIORNALISTI PARLANO DI UNA ''DIREZIONE CHE HA SAPUTO RIPORTARE IL GIORNALE DOVE MERITA DI STARE…REGISTRANDO PER LA PRIMA VOLTA UN INCREMENTO DELLE VENDITE DOPO ANNI DI FLESSIONE''. E POI PASSANO A DISCUTERE L'OFFERTA DI CDB E L'ATTEGGIAMENTO DEI FIGLI

 

Da www.liberoquotidiano.it

 

carlo verdelli foto di bacco (2)

Interviene il cdr di Repubblica. Intervento dovuto, considerato ciò che sta accadendo, con il tentativo di Carlo De Benedetti di riacquisire il controllo di Gedi, con l'offerta rispedita al mittente dai suoi stessi figli e velenoso codazzo polemico. Ecco dunque il comunicato del comitato di redazione, dal titolo: "Il futuro di Repubblica e gli impegni dell'editore". Comunicato in cui, in modo piuttosto esplicito, la redazione di Repubblica invoca il cambio di proprietà. Magari proprio a favore di CdB. Ma non è tutto. Perché il comunicato è anche un clamoroso siluro contro l'ex direttore, Mario Calabresi.

 

Si legge infatti: "Negli ultimi otto mesi, forte anche di una nuova Direzione (quella di Carlo Verdellindr) che ha saputo riportare il giornale dove merita di stare, consolidandone l'identità politica e culturale e ristabilendo una connessione sentimentale con quanti, quotidianamente, ci scelgono in edicola e online, Repubblica ha registrato - per la prima volta dopo otto anni di flessione - un incremento nelle vendite". Chissà come fischiano le orecchie a Calabresi...

 

 

IL COMUNICATO INTEGRALE:

mario calabresi cover

 

L’Assemblea dei giornalisti di Repubblica - convocata a seguito dell’offerta di acquisto formalizzata dall’ing. Carlo De Benedetti e il successivo scambio di comunicati con il gruppo Cir - ritiene che in questo ennesimo delicato passaggio della vita del giornale sia necessario riaffermare con forza alcuni principi.

 

Con una premessa indispensabile, che è valsa fino ad oggi e varrà per il futuro. Repubblica non è e mai potrà essere considerata come una qualsiasi azienda, oggetto di trattativa fra imprenditori che se la contendono sul mercato, bensì è un soggetto politico culturale ed editoriale fra i più rilevanti del Paese: dunque appartiene non solo a chi ne ha la proprietà azionaria, ma pure alla comunità dei suoi lettori e alla sua Redazione, da sempre garante dell’integrità e della libertà dell’informazione prodotta ogni giorno su tutte le piattaforme.

 

mario calabresi eugenio scalfari

Negli ultimi otto mesi, forte anche di una nuova Direzione che ha saputo riportare il giornale dove merita di stare, consolidandone l’identità politica e culturale e ristabilendo una connessione sentimentale con quanti, quotidianamente, ci scelgono in edicola e online, Repubblica ha registrato - per la prima volta dopo otto anni di flessione - un incremento nelle vendite. Ottenuto dalla Redazione a prezzo di un grande sforzo umano ed economico: a fronte di 41 colleghi usciti mediante incentivi, la Redazione ha lavorato e lavora con stipendi decurtati in virtù di un contratto di solidarietà che impone pure notevoli sacrifici professionali. E tutto per offrire a Repubblica una prospettiva sostenibile.

 

Questo sforzo rischia tuttavia di essere vanificato da una guerra tra azionisti - passati, presenti ed eventuali - che mette seriamente a repentaglio il futuro del nostro giornale. Al quale serve un editore convinto di voler affrontare questa sfida, una missione chiara e un piano di sviluppo concreto che abbia l’obiettivo di accrescere i ricavi e non solo di tagliare i costi. Una richiesta di cui l’editore, anche alla luce degli ultimi accadimenti, ha ora il dovere di farsi carico.

 

carlo e rodolfo de benedetti

Pertanto, l’Assemblea dei giornalisti di Repubblica ritiene insufficiente la garanzia, contenuta nella nota con cui Cir rifiuta l’offerta dell’ing. De Benedetti, di volersi impegnare per “assicurare prospettive di lungo termine” alla controllata Gedi. E pretende che, in relazione alla vendita al miglior offerente implicitamente confermata dal comunicato di Cir, si chiariscano una volta per tutte le reali intenzioni degli azionisti. Lo merita Repubblica. La sua storia, la sua Redazione, i suoi lettori.

 

I giornalisti di Repubblica

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…