dago 70 compleanno

DAGO 70 – ‘’CREDIAMO CHE LA POLITICA SIANO LE PERSONE CHE OCCUPANO PALAZZO CHIGI, LA RAI O L'ENI. QUELLO È UN SIMULACRO. SE UNO DIVENTA TRUMP O PUTIN, È PERCHÉ UN POTERE NON VISIBILE LI HA PORTATI AL VERTICE. IL POTERE È UNA RETE COMPLESSA. COSSIGA SAPEVA CHE TUTTA LA MACCHINA DELLA POLITICA È FATTA DA SERVIZI, LOBBY, INTERESSI INTERNAZIONALI. SE UNA PERSONA ARRIVA IN UN POSTO È PERCHE’ AFFFIDABILE…”

Paolo Bracalini per il Giornale

boncompagni dago arbore

 

Guru dell' Italia cafonal, fondatore del sito più temuto dai «poteri marci», coniatore di fulminanti nomignoli per la classe dirigente (anzi, «digerente») italiana, da Sergio «Marpionne» a Daniela «Santadeché» da «WalterEgo» Veltroni al Bulletto di Rignano (Renzi), Roberto D' Agostino allo scadere del settantesimo compleanno («finalmente! Ci vogliono tanti anni per diventare giovani, motteggiava Picasso») sfoglia l' album dei ricordi. Lookologo con la banda di Arbore e Boncompagni, disc-jockey nelle discoteche romane, sceneggiatore e regista al confine tra cult e trash, poi confessionale web di indiscrezioni e segreti, ma la parabola inizia in banca. «A vent' anni entro alla Cassa di risparmio di Roma. Mia madre, bustaia, faceva i reggiseni per l' amante di un leader di allora del Psdi. Ottenni una segnalazione per un posto. Era il '68».

roberto d'agostino 5

 

dago e cossiga

Che ci faceva Dago, nel '68, dietro allo sportello di una banca?

«Venivo da una famiglia proletaria, del quartiere San Lorenzo a Roma, ancora sventrato dai bombardamenti della seconda guerra mondiale. Ogni angolo, una maceria. Mio padre era saldatore alla Breda, si ammalò, rimase senza lavoro. Entrare in banca per me voleva dire sedici mensilità di stipendio, avere il frigorifero pieno, potere aiutare la famiglia, comprare la prima Fiat 500. Ero la persona più felice del mondo, mi attaccavo al lampadario dalla felicità.

Avevo capito subito che quella dei Sessantottini era, come diceva Pasolini, la rivolta dei rampolli della borghesia che pensavano di fare la rivoluzione spostando i mobili di casa.

dago e achille bonito oliva

In banca ci rimasi dodici anni. Certo, le mie passioni erano altre».

 

Quando arriva la svolta?

«Era il '65. Alla Rai serviva pubblico giovane per Bandiera gialla, in radio. Andiamo in via Asiago ad applaudire e ballare in questa trasmissione che proponeva per la prima volta in Rai la musica nuova, rock e rhythm and blues. Lì incontro Arbore e Gianni Boncompagni, che era il conduttore. Non ci siamo più lasciati.

prodi dago

Poi lui ha fatto L' Altra domenica, e mi ha chiamato nell' 85 per partecipare a Quelli della notte. Boncompagni, persona colta e curiosa di arte, è considerato uno che faceva tv trash, ma passava dieci ore al giorno per inventarsi le luci di “Pronto Raffaella” e di ‘’Domenica in’’, ha creato un' estetica televisiva che era avanti di anni».

 

Arbore, Boncompagni. Altri incontri che hanno segnato i 70 anni di D' Agostino?

ROBERTO DAGOSTINO DAGO E PAOLO VILLAGGIO FOTO MARCELLINO RADOGNA

«Federico Zeri, un grande maestro con cui ho scritto ‘’Sbucciando piselli’’, poi Achille Bonito Oliva, dall' 85 in poi sono stato insieme a lui tutti i giorni, un uomo di intelligenza straordinaria. Per me è stato importantissimo. Beniamino Placido, dopo il lavoro andavo a sentire i suoi seminari interdisciplinari sulla cultura anglo-americana alla Sapienza. Un altro incontro è stato quello con Fernanda Pivano. La beat generation per noi è passata attraverso la prefazione-capolavoro che la Pivano, allora oscura traduttrice, scrisse alla ‘’Strada’’ di Kerouac per gli Oscar Mondadori. Ci siamo abbeverati a quei libri a poco prezzo.

Dago 70

 

Altro momento importante per me è quando Renato Nicolini (architetto e storico assessore alla Cultura a Roma, dal '76 in poi, ndr) chiama me, che facevo già il disc-jockey per le radio e il Titan, per le Estati romane. Nicolini aveva capito che quella doveva essere l' estate di riconciliazione dopo Aldo Moro, che l' unico modo per riconciliare tutti noi che avevamo convissuto coi lacrimogeni, i cavali di frisia e i morti ammazzati, era la cultura. Quando me lo propose gli dissi: Renato, non si può proporre musica degli anni '70, perché bisogna scavallare un decennio di merda, e così andai a recuperare la musica felice degli anni '60, con Patty Pravo, i Beach Boys, i Beatles eccetera».

 

Roma godona? La Dolce vita un po' cafona quando è arrivata?

dago e renato zero 5

«Io la chiamavo la Truce vita. Tu entravi in un salotto e c' erano delle risse che mettevano paura. I salotti intellettuali all' epoca erano fatti da gente coltissima, che non aveva passato il tempo della vita col telefonino e i talk tv, ma a leggere e vedere tutto, mostre, film, libri. Ho conosciuto nella vita mondana romana certi personaggi come Alberto Moravia, Federico Fellini, Ettore Scola, ma anche Paolo Villaggio, persone talmente straordinarie, capaci di analisi e battute corrosive, che tu impallidivi e stavi in un angolo, zitto e buono.

 

Quando Scola entrava in un salotto avevo paura. Oggi arrivano già col tovagliolo al collo e vogliono solo magnà. Quelli arrivavano nei salotti e dicevano: Mettere insieme tanta brutta gente è un' impresa!, non andavano alle cene per mangiare a scrocco, ma per mettere in crisi la banalità e la retorica degli altri. Oggi al confronto abbiamo quattro disgraziati col cervello spappolato».

 

E la politica quando la incrocia?

Dago 80NICOLINI E DAGO

«Avevo cominciato a scrivere in vari giornali, da Lotta continua all' Europeo, poi nelle riviste femminili, da Centocose a Vogue Uomo, quindi Panorama e l' Espresso. Dopo Quelli della notte scrivo un libro, Come vivere, e bene, senza i comunisti. La prima guida a ciò che conta veramente nella vita. Mi creò qualche problema dentro l' Espresso, erano giornali ultra ideologici e nell' 87, titolare così un libro, sembrava una bestemmia a San Pietro. Poi feci il colpo che mi alienò tutto il mondo culturale, cioè il libro di plastica. Libidine era un libro in plastica gonfiabile, con dei racconti comico-erotici, che vendette tantissimo in quella estate del 1985, ma fu considerato da Umberto Eco un pezzo di m... galleggiante. Nel' 91 girai il mio primo film da regista, Mutande pazze, dove ho lanciato Raoul Bova, che poi non ha mai ringraziato, anzi si vergogna pure di quel film».

1 roberto dagostino

 

arbore quelli della notte

Sempre alla stagione dell' Espresso si deve la nascita di Dagospia, nel senso che le fu tolta la rubrica «Spia» dopo avere scritto che l' Avvocato Agnelli «portava sfiga».

Dago e Zeri, 1990

«Quando si chiude una porta si apre un portone. Nell' 89 nasce la Rete, si comincia a parlare di internet, avevo degli amici che erano fissati.

 

Così nel 2000, consigliato dalla mia amica Barbara Palombelli, mi apro questo sito, mettendoci i soldi da solo, una decina di milioni di lire. Da lì è cambiata la mia vita. Nel 2000 non c' era Google, non c' era Facebook, all' epoca quando arrivò Dagospia la gente sentiva il bisogno di far sapere qualcosa ma non aveva i mezzi per farlo, ed ecco che Dagospia diventa lo strumento per raccontare fatti e fatterelli, indiscrezioni e maldicenze, che i giornali non potevano o non volevano pubblicare.

 

ANNI '90: CINDY CRAWFORD E DAGO

Come successe col mio primo grande scoop su Franco Tatò, presidente dell' Enel, che nessun giornale poteva permettersi di raccontare. Invece internet permette di non passare attraverso quella rete di protezione del potere rappresentata da giornali, televisioni, case editrici. Ieri mi arrivavano le foto da Villa Taverna con Salvini di qui e di là, in tempo reale ricevevo tutto dalla gente che era lì e col telefonino faceva le foto».

 

dago quelli della notte

Anonimi suggeritori, ma anche meno anonimi. Cossiga è stato uno dei grandi «sussurratori» di Dagospia?

«Soprattutto ho avuto un' educazione politica da lui. Tutti pensiamo che la politica siano le persone che occupano Palazzo Chigi, il direttore generale della Rai o il capo dell' Eni. Invece la politica è cosa molto diversa da quello che vediamo. Quello è un simulacro. Se uno diventa Trump o Putin, è perché un potere invisibile ha delegato Putin o Trump a stare al potere. Il potere è una rete, non una persona che arriva al vertice. Cossiga sapeva che tutta la macchina della politica è fatta da servizi, lobby, interessi internazionali che intervengono. Se una persona arriva in un posto non è merito suo, è perché è la rete che l' ha deciso. Del resto, a Roma, anche un circolo canottieri è una rete di micropotere. Non è mai una operazione solitaria, ma collettiva».

DAGO ANNI SESSANTA - ROBERTO D AGOSTINO

 

EDOARDA CROCIANI - DAGO - SILVIO BERLUSCONI

Con quali potenti ha avuto più problemi?

roberto d'agostino 3

«L' unico che non mi ha dato problemi è stato Berlusconi perché non gliene fregava niente di nominare il capo dei carabinieri, gestiva tutto Gianni Letta; gli importava solo la gestione dei propri affari. Con altri ho avuto problemi ma ho anche creato dei buoni rapporti. Di solito iniziano con delle querele».

 

MUTANDE PAZZE EVA GRIMALDI E DAGO REGISTA

Ne ha avute tante?

«Ho avuto dei grossi problemi, ma non mi va di rivangare. La felicità è avere poche pretese. C' è gente che vuole continuamente questo e quell' altro. Io dico più hai e più sono guai».

 

Vita mondana ne fa ancora?

DAGO, 1980 - Bologna, concerto dei Clash, pic Red Ronnie

«La vita mondana vuole dire conoscere delle persone, è un rito sociale fondamentale. L' Italia nasce nei paesi, non nelle città, siamo abituati allo struscio, a incontrarsi e raccontarci degli altri. Se tu non vedi nessuno in qualche modo inaridisci. Dalla vita mondana Proust ha tirato fuori la Recherche, Fratelli d' Italia di Arbasino fa capire gli anni '60 in Italia. Così, se oggi vuoi comprendere e bene i dieci anni del berlusconismo a Palazzo Chigi devi prendere in mano le foto del mio Cafonal che vale più di mille saggi ed editoriali. Sorrentino per ‘’La grande bellezza’’ se l' è sfogliato molto bene».

 

MUTANDE PAZZE DAGO E BUSI

E i tempi gialloverdi del potere pentaleghista, sono cafonal o no?

«Non si sono ancora appalesati nel mondo romano, a parte la Raggi ed è stato subito il disastro dello stadio. Ma ciò che manca è la voce dell' opposizione, non ci sono manco più gli intellettuali engagé, l' unica che ha alzato la voce, pensa un po', è Rita Pavone...».

DAGO A QUELLI DELLA NOTTEARBORE - QUELLI DELLA NOTTEDAGO E LAPO A TORINO dago al gilda con laura melidoni DAGO Aspesi Verdone FOTO - BRUNO OLIVIERO -LA VESTIZIONE DI ROBERTO DAGOSTINO DAGO X OLIVIERO TOSCANI ROBERTO D'AGOSTINO RENZO ARBOREDAGO E SANDRA MONTELEONI FRANCESCO GRECO ROBERTO DAGOSTINO ROBERTO DAGOSTINI E BARBARA PALOMBELLI DAGO E ABO DAGO ALLA CONSOLLE DAGO DAGO E CALIFFO DAGO mqdefault ZACCAGNINI BUDA E DAGO AL CONCERTO DEI CLASH A BOLOGNA

 

Ultimi Dagoreport

ignazio la russa matteo salvini giorgia meloni maurizio lupi

DAGOREPORT: HOMO HOMINI “LUPI” - DIVENTATO UN BRAVO SOLDATINO DELLA FIAMMA, PER LA SERIE "IN POLITICA NON SI SA MAI...", IL MODERATISSIMO CIELLINO MAURIZIO LUPI SI BARCAMENA TRA I FRATELLI LA RUSSA E I FRATELLI D'ITALIA - ALLE LUSINGHE DI CANDIDARLO NEL 2027 A SINDACO DI MILANO DI 'GNAZIO, ORA AGGIUNGONO LE COCCOLE DELLA DUCETTA CHE SI E' SCAPICOLLATA ALL’ASSEMBLEA DEL NANO-PARTITO FONDATO DAL SOSIA DELLA FIGLIA DI FANTOZZI - ESSI': SE PASSA LA NUOVA LEGGE ELETTORALE, CON SOGLIA DEL 40%, ANCHE L’1% DI “NOI MODERATI” POTREBBE SERVIRE ALLA MELONA PER DE-SALVINIZZARE LA MAGGIORANZA... - VIDEO

antonio tajani pier silvio berlusconi marina roberto occhiuto deborah bergamini pietro labriola alessandro cattaneo

DAGOREPORT – QUALCOSA DI GROSSO SI STA MUOVENDO IN FORZA ITALIA: STUFA DI ESSERE PRESA PER I FONDELLI DAL PARACULISMO POLITICO DI TAJANI E DEI SUOI COMPARI SETTANTENNI GASPARRI E BARELLI, MARINA BERLUSCONI DA' IL VIA LIBERA AL CAMBIO DI LEADERSHIP IN FORZA ITALIA: IL PRESCELTO E' ROBERTO OCCHIUTO, REDUCE DA UNA TRIONFALE RICONFERMA ALLA PRESIDENZA DELLA REGIONE CALABRIA - IL PROSSIMO 17 DICEMBRE IL 56ENNE GOVERNATORE LANCERÀ LA SUA CORRENTONA NAZIONALE IN UN LUOGO SIMBOLO DEL BERLUSCONISMO, PALAZZO GRAZIOLI, CONTORNATO DAI FEDELISSIMI DELLA CAVALIERA DI ARCORE, i "NORDISTI" DEBORAH BERGAMINI E ALESSANDRO CATTANEO - CHE C'AZZECCA ALL'EVENTO DI OCCHIUTO, LA PRESENZA DELL'AD DI TIM, PIETRO LABRIOLA? C'ENTRA LO SMANTELLAMENTO DEL SERVIZIO CLIENTI "TELECONTACT" DI TIM...

antonio angelucci tommaso cerno alessandro sallusti

FLASH – UCCI UCCI, QUANTI SCAZZI NEL “GIORNALE” DEGLI ANGELUCCI! NON SI PLACA L’IRA DELLA REDAZIONE CONTRO L’EDITORE E I POCHI COLLEGHI CHE VENERDÌ SI SONO ZERBINATI ALL'AZIENDA, LAVORANDO NONOSTANTE LO SCIOPERO CONTRO IL MANCATO RINNOVO DEL CONTRATTO NAZIONALE E PER CHIEDERE ADEGUAMENTI DEGLI STIPENDI (ANCHE I LORO). DOPO LO SCAMBIO DI MAIL INFUOCATE TRA CDR E PROPRIETÀ, C’È UN CLIMA DA GUERRA CIVILE. L’ULTIMO CADEAU DI ALESSANDRO SALLUSTI, IN USCITA COATTA (OGGI È IL SUO ULTIMO GIORNO A CAPO DEL QUOTIDIANO). AL NUOVO DIRETTORE, TOMMASO CERNO, CONVIENE PRESENTARSI CON L'ELMETTO DOMANI MATTINA...

elly schlein giuseppe conte giorgia meloni rocco casalino

DAGOREPORT - QUESTA VOLTA, ROCCO CASALINO HA RAGIONE: ELLY SCHLEIN SULLA QUESTIONE ATREJU “HA SBAGLIATO TUTTO” - LA GRUPPETTARA DEL NAZARENO, CHIEDENDO UN FACCIA A FACCIA CON GIORGIA MELONI, HA DIMOSTRATO DI ESSERE ANCORA UNA VOLTA UN’ABUSIVA DELLA POLITICA. HA SERVITO SUL PIATTO D’ARGENTO ALLA DUCETTA L’OCCASIONE DI FREGARLA, INVITANDO ANCHE GIUSEPPE CONTE PER UN “THREESOME” IN CUI LA PREMIER AVREBBE SPADRONEGGIATO – IN UN CONFRONTO A TRE, CON ELLY E PEPPINIELLO CHE SI SFANCULANO SULLA POLITICA INTERNAZIONALE, DAL RIARMO ALL’UCRAINA, E FANNO A GARA A CHI SPARA LA “PUTINATA” O LA “GAZATA” PIÙ GROSSA, LA DUCETTA AVREBBE VINTO A MANI BASSE – QUEL FURBACCHIONE DI CONTE NON SI TIRA INDIETRO: NONOSTANTE LA DEM SI SIA SFILATA, LUI CONFERMA LA SUA PRESENZA AL DIBATTITO: "MI DISPIACE DEL FORFAIT DI ELLY, PER ME È IMPORTANTE CHE CI SIA UN CONFRONTO E POTEVAMO FARLO ANCHE INSIEME. POTEVAMO INCALZARE LA PREMIER..."

alessandro giuli beatrice venezi gianmarco mazzi

DAGOREPORT - A CHE PUNTO SIAMO CON IL CASO VENEZI? IL GOVERNO, CIOÈ IL SOTTOSEGRETARIO ALLA CULTURA GIANMARCO MAZZI, HA SCELTO LA STRATEGIA DEL LOGORAMENTO: NESSUN PASSO INDIETRO, “BEATROCE” IN ARRIVO ALLA FENICE DI VENEZIA NEI TEMPI PREVISTI, MENTRE I LAVORATORI VENGONO MASSACRATI CON DISPETTI E TAGLI ALLO STIPENDIO. MA IL FRONTE DEI RESISTENTI DISPONE DI UN’ARMA MOLTO FORTE: IL CONCERTO DI CAPODANNO, CHE SENZA L’ORCHESTRA DELLA FENICE NON SI PUÒ FARE. E QUI STA IL PUNTO. PERCHÉ IL PROBLEMA NON È SOLO CHE VENEZI ARRIVI SUL PODIO DELLA FENICE SENZA AVERE UN CURRICULUM ADEGUATO, MA COSA SUCCEDERÀ SE E QUANDO CI SALIRÀ, NELL’OTTOBRE 2026 - CI SONO DUE VARIABILI: UNA È ALESSANDRO GIULI, CHE POTREBBE RICORDARSI DI ESSERE IL MINISTRO DELLA CULTURA. L’ALTRA È LA LEGA. ZAIA SI È SEMPRE DISINTERESSATO DELLA FENICE, MA ADESSO TUTTO È CAMBIATO E IL NUOVO GOVERNATORE, ALBERTO STEFANI, SEMBRA PIÙ ATTENTO ALLA CULTURA. IL PROSSIMO ANNO, INOLTRE, SI VOTA IN LAGUNA E IL COMUNE È CONTENDIBILISSIMO (LÌ LO SFIDANTE DI SINISTRA GIOVANNI MANILDO HA PRESO UNO 0,46% PIÙ DI STEFANI)

emmanuel macron friedrich merz giorgia meloni donald trump volodymyr zelensky vladimir putin

DAGOREPORT – ET VOILA', ANCHE SULLA SCENA INTERNAZIONALE, IL GRANDE BLUFF DI GIORGIA MELONI È STATO SCOPERTO: IL SUO CAMALEONTISMO NON RIESCE PIÙ A BARCAMENARSI TRA IL TRUMPISMO E IL RUOLO DI PREMIER EUROPEO. E L'ASSE STARMER-MACRON-MERZ L'HA TAGLIATA FUORI – IL DOPPIO GIOCO DELLA "GIORGIA DEI DUE MONDI" HA SUPERATO IL PUNTO DI NON RITORNO CON LE SUE DICHIARAZIONI A MARGINE DEL G20 IN SUDAFRICA, AUTO-RELEGANDOSI COSÌ AL RUOLO DI “ORBAN IN GONNELLA”,  CAVALLO DI TROIA DEL DISGREGATORE TRUMP IN EUROPA - DITE ALLA MELONA CHE NON È STATO SAGGIO INVIARE A GINEVRA IL SUO CONSIGLIERE DIPLOMATICO, FABRIZIO SAGGIO… - VIDEO