AL GRAN CIRCO DELL’INFORMAZIONE – IL VIAGGIO IDEOLOGICO E PROFESSIONALE, SINCERO FINO AL “MI VERGOGNO, SÌ MI VERGOGNO” DI ANTONIO PADELLARO, GIORNALISTA DI LUNGO CORSO (“CORRIERE” E “ESPRESSO”) CON DUE DIREZIONI ALLE SPALLE, “L’UNITÀ” E “IL FATTO QUOTIDIANO” DA LUI FONDATO – DA SPADOLINI A PRODI, DA CARLO ROSSELLA A BERLUSCONI, PADELLARO NON LA TOCCA PIANO E MANDA IN SCENA “GIORNALISTI ARTISTI PAGLIACCI”. BEN DETTO (E BEN FATTO)

-

Condividi questo articolo


ANTONIO PADELLARO - SOLO LA VERITA LO GIURO ANTONIO PADELLARO - SOLO LA VERITA LO GIURO

Tina A. Commotrix per Dagospia

 

“Solo la verità, lo giuro” assicura sin dal titolo Antonio Padellaro, giornalista di lungo corso con due direzioni alle spalle, “L’Unità” e “Il Fatto quotidiano” da lui fondato.

 

E nell‘occhiello in pancia alla copertina rossa del suo volume edito da Piemme, la promessa si fa addirittura lusinga per il lettore ghiotto di novità sul mondo della carta stampata: “Giornalisti artisti pagliacci”. Ben detto (e ben fatto).

 

Ora, nessuno s’aspettava che nel mettere mano ai suoi ricordi il mite Padellaro abbracciasse gli insegnamenti di due santi cari allo scrittore Enzo Bettiza, solforoso e urticante autore di “Via Solferino”, (Rizzoli, 1981), che predicavano “il furore e la maldicenza rasentando talvolta la poesia”. Del resto, aggiungeva il giornalista “fra maldicenza e verità il confine è spesso sottile”. Come dargli torto.

ANTONIO PADELLARO MARCO TRAVAGLIO FURIO COLOMBO ANTONIO PADELLARO MARCO TRAVAGLIO FURIO COLOMBO

 

Entrambi i beati appaiono più affini al tenutario di questo disgraziato sito santo e dannato, e non a Padellaro, che difficilmente si fa prendere dal furore nemmeno quando narra dei suoi licenziamenti (o abbandoni) subiti o provocati con le dimissioni. Con grande onestà intellettuale, schivato il Sessantotto, il nostro confessa subito di appartenere a una generazione, giornalista e politica, contigua al potere.

carlo calenda vs antonio padellaro a 'piazzapulita' 14 carlo calenda vs antonio padellaro a 'piazzapulita' 14

 

Per carità, Antonio non si considera “un martire della libertà di stampa”. Ma il suo lungo tirocinio al “Corriere della Sera” dalla “zarina” Giulia Crespi alla P2 (1971-1990) - filogovernativo sin dalla nascita compresa l’epoca fascista -, qualche piaga deve essergli rimasta impressa nella pelle (e nella penna) ad un trentenne, assunto da Giovanni Spadolini, con l’usuale marchio di fabbrica dei tempi: “figlio di”.

 

letta berlusconi andreotti spadolini letta berlusconi andreotti spadolini

Il futuro presidente del Consiglio, dalle ambizioni illimitate, che quando scendeva nella capitale i giovani redattori dovevano nascondersi in bagno per non essere visti.

 

Ecco, nella sua autobiografia forse sembra rimossa almeno in parte la dura gavetta del “non dire mai sì e mai no” (Pietro Citati) consumata tra i Palazzi del potere (delle veline pagate in contanti dai partiti) e la redazione (militarizzata) del “Corriere della Sera”.

spadolini spadolini

 

Eppure, l’aneddotica che correva ai suoi tempi avrebbe aiutato il lettore a comprendere al meglio l’inusuale viaggio ideologico e professionale (cattolico e targato Dc per via paterna) affrontato da Padellaro.

 

Gli anni delle verità negate. Il massacro del Circeo? “Ragazzate”. La guerra dei Sei Giorni? “Scaramucce di confine”, erano le risposte dei capi dell’ufficio romano che, per fortuna, si meritavano il solito “vaffanculo” da parte di Roberto Martinelli, giornalista giudiziario di indole ben diversa da quella di Antonio.

 

CARLO ROSSELLA SILVIO BERLUSCONI CARLO ROSSELLA SILVIO BERLUSCONI

Il Sessantotto? Soltanto un bivacco dei capelloni sulla scalinata di piazza di Spagna. Delle prime dure lotte studentesche Spadolini s’accorse soltanto quando lanciarono alcune pietre contro il portone di via Solferino dopo essersi barricato nella stanza che fu di Albertini.

 

Lo stesso pentimento (sincero) di aver partecipato alla realizzazione del docu-film “Forza Italia” (1977) con la DC fiocinata a tradimento alle spalle e messa nel tritacarne del grottesco - regia di Roberto Faenza -, insieme ai colleghi Carlo Rossella e Chiara Valentini allora a “Panorama”, sembra ancora una ferita (psichica) aperta in Padellaro anche nel rapporto avuto con il padre Giuseppe, galantuomo, grand commis di Stato. Sin dal titolo del capitolo, “Mi vergogno, sì mi vergogno”, quell’esperienza sembra stata poi vissuta come un trauma nella testa per Antonio.

 

LEONARDO SCIASCIA ENZO TORTORA LEONARDO SCIASCIA ENZO TORTORA

Del resto, sosteneva l’aforista Stanislaw J. Lech: “Gli uomini hanno riflessi lenti capiscono solo nelle generazioni successive”. E nel tornare a ritroso nel Gran Circo della carta stampata animato da giornalisti, artisti e pagliacci, il lettore incontrerà Prodi che al tavolo del medium evoca la prigione di Moro (via Gradoli) prima del suo ritrovamento, anche se Cossiga ne offriva una versione più credibile: uno stratagemma messo in atto dai partecipanti al rito per nascondere la fonte della rivelazione.

 

prodi craxi prodi craxi

E nell’attesa che sotto il tendone irrompano i clown, Padellaro racconta  l’ultima notte di Raul Gardini prima del suicidio; Leonardo Sciascia che origlia da “Fortunato” al Pantheon per carpire i segreti dei giornalisti vanagloriosi; Pertini furioso che nega i fischi ricevuti nel terremoto dell’Irpinia; la Mafia siciliana ai tempi di Fanfani; Craxi e i socialisti rampanti; il cadavere di Pasolini “ucciso dai fascisti”; due direttori, Di Bella e Cavallari, travolti dalla P2 di Gelli nella Rizzoli finita sull’orlo del fallimento.

 

ALBERTO CAVALLARI ALBERTO CAVALLARI

E gran finale con i “pagliacci”. Silvio Berlusconi attovagliato a cena con Melania Rizzoli e la sua ultima compagna, Francesca Pascale, che nella primavera del 2014 era sospettata di una liaison lesbo con Michelle Bonev, pettegolezzo taciuto da “Il Fatto”.

 

Lei nega la relazione anche davanti al Cavaliere, che se ne esce con una battuta poi rivelatrice di qual era il loro rapporto (intimo e pasticciato): “Ah, no? è un vero peccato…”.

 

E chi è quel direttore della “Stampa” che nel 1996 convoca Padellaro sulle colline piemontesi promettendogli un posto da vicedirettore? È lui o non è lui, l’inarrivabile burlone, Carlito Rossella? Ah, saperlo.

FRANCESCA PASCALE SILVIO BERLUSCONI FRANCESCA PASCALE SILVIO BERLUSCONI

 

Già, è la stampa bellezza. Anche Padellaro ne annuncia la morte in tempi brevi, ma alla pari del cinema sopravviverà sia il mestiere di fare film (oltre le sale) sia l’informazione fuori (le edicole) riconoscendone la loro immortalità.

 

padellaro ferrucci pietro pelu gomez travaglio scanzi padellaro ferrucci pietro pelu gomez travaglio scanzi

La fine purtroppo era nota. Oggi appare addirittura profetico quanto scrisse nel 1921 il giornalista americano Walter Lippmann: “La fedeltà del pubblico dei compratori a un giornale non viene sancita da alcun contratto. In quasi ogni altra impresa la persona che pretende di essere servita prende un impegno che pone dei limiti ai suoi umori passeggeri (…) Il lettore - conclude l’autore del saggio -, è l’unico e quotidiano giudice della propria fedeltà, e non gli si può fare causa per rottura di promessa di matrimonio o per mancata corresponsione di alimenti”.

 

 

 

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

DAGOREPORT - I GUAI SONO DAVVERO COME LE CILIEGIE: UNA

TIRA L’ALTRA. NON BASTAVA ALLA MELONA DI TROVARSI UNA MAGGIORANZA DI GOVERNO CHE FA IMPALLIDIRE I VORTICI DEL TRIANGOLO DELLE BERMUDE: LA RAI INFIAMMA LA LEGA CONTRO FRATELLI D’ITALIA, L’AUTONOMIA SCATENA FORZA ITALIA CONTRO LA LEGA, IL PREMIERATO FA SCHIFO SIA A FORZA ITALIA CHE LEGA, ETC.- ORA GLI SCAZZI DIVAMPANO ANCHE NEL SUO PARTITO - QUEL FUOCO DI PUGLIA DI RAFFAELE FITTO, CHE SOGNA DA TEMPO DI TROVARSI CASA A BRUXELLES E LASCIARSI ALLE SPALLE LE MILLE ROGNE DEL PNRR, È ANDATO SU TUTTE LE FURIE QUANDO OGGI HA LETTO SULLE PAGINE MELONISSIME DE “IL TEMPO” CHE IL SUO NOME POTREBBE SALTARE DALLA CASELLA DI COMMISSARIO EUROPEO (DI SECONDO PIANO). IN POLE C'E' LA TAPPABUCHI ELISABETTA BELLONI - MA “IO SO’ GIORGIA”, ORMAI CERTA CHE DA URSULA VON DER LEYEN OTTERRÀ AL MASSIMO UN COMMISSARIO-STRAPUNTINO ("MEDITERRANEO"), È SEMPRE PIÙ CONVINTA CHE FITTO È L’UNICO CHE PUÒ  PORTARE TERMINE LA SCOMMESSA DEL PNRR. E NELLO STESSO TEMPO EVITEREBBE, CON I DUE ALLEATI SUL PIEDE DI GUERRA, UN PERICOLOSO SUPER-RIMPASTO NEL GOVERNO…

DAGOREPORT - IL SISTEMA, PIÙ SECCO DI UN COLPO DI MANGANELLO, CON IL QUALE LA DUCETTA STA OCCUPANDO TUTTE LE CASELLE DEL POTERE NON S’ERA MAI VISTO, SOTTO NESSUN GOVERNO - UN'ABBUFFATA COMPULSIVA DI INCARICHI PER AMICI E FEDELISSIMI, SPESSO SENZA ALCUNA COMPETENZA, RIVINCITA DI UN'ESTREMA DESTRA SVEZZATA A PANE, LIVORE E IRRILEVANZA - LA PRESIDENZA DI FINCANTIERI, SEMPRE IN MANO A MILITARI O AMBASCIATORI, È STATA OFFERTA A BIAGIO MAZZOTTA SOLO PER RIMUOVERLO DALLA RAGIONERIA DELLO STATO - FABRIZIO CURCIO E' STATO SOSTITUITO ALLA PROTEZIONE CIVILE PER FAR POSTO A FABIO CICILIANO, DIRIGENTE MEDICO DELLA POLIZIA DI STATO, CHE GIORGIA MELONI HA MOLTO APPREZZATO NEL SUO RUOLO DI COMMISSARIO STRAORDINARIO PER L’EMERGENZA DI CAIVANO - A SETTEMBRE GIUSEPPE DE MITA, CARO AD ARIANNA E A MEZZAROMA, SARÀ PRONTO AD APPRODARE COME DG A SPORT E SALUTE, LA SOCIETÀ PUBBLICA CASSAFORTE DELLO SPORT 

DAGOREPORT - EIA EIA ALALA’, VENEZIA ECCOLA QUA: "IL POTERE ORACOLARE DEL CINEMA… SETTIMA ARTE O... DECIMA MUSA?" - CON L’AMPOLLOSISSIMA PRESENTAZIONE (CON PAUSE RITARDANTI E ACCELERAZIONI IMPROVVISE, PIÙ DA TURI PANDOLFINI CHE DA TURI FERRO), ABBIAMO FINALMENTE CAPITO PERCHÉ LA MELONA HA SPEDITO PIETRANGELO BUTTAFUOCO ALLA PRESIDENZA DELLA BIENNALE D'ARTE: SODDISFARE IL SUO ERUDITO TROMBONISMO DA MEGALOMANE D’ANNUNZIO SICULO-MUSULMANO - SEMMAI, CI CHIEDIAMO: PERCHÉ L’OTTIMO BARBERA, UNO DEI POCHI DIRETTORI DI SINISTRA CAPACE DI ORGANIZZARE UNA MOSTRA D’ARTE CINEMATOGRAFICA PIENA DI STAR E OTTIMI FILM, SI PIEGA AD ACCETTARE DI REGGERE PER DUE ANNI LA RASSEGNA VENEZIANA PRESIEDUTA DAL FILODRAMMATICO AEDO DELLA FUFFA CULTURALE DI DESTRA? – VIDEO STRACULT!

FLASH! – QUANTI VITTORIO FELTRI CI SONO IN CIRCOLAZIONE? DUE GIORNI FA, SU “IL TEMPO”, FELTRI1 HA ELOGIATO ROBERTO D’AGOSTINO PER IL SUO DOCU-FILM “ROMA SANTA E DANNATA”. PASSANO 48 ORE E SU “IL GIORNALE” SPUNTA IL FELTRI2 CHE, RISPONDENDO A UN LETTORE, ATTACCA DAGO PER LA POSIZIONE CRITICA DI DAGOSPIA VERSO IL GOVERNO MELONI: “SEDICENTE ESPERTI DI ARIA FRITTA”, “CORBELLERIE”, “RICOSTRUZIONI COMICHE”, “SULLA PAGINA SI RIVERSA BILE” – QUALE SARA’ IL FELTRI APOCRIFO: IL PRIMO O IL SECONDO? (MAGARI E’ SOLO UN CASO DI BIPOLARISMO SENILE)…