vittorio feltri gatto

“NON HO NULLA CONTRO LE DONNE, I GAY, E I NERI. LE NERE POI MI PIACCIONO MOLTO: IL MIO PIÙ GRANDE RAMMARICO È NON AVERNE MAI SEDOTTA UNA” - BOMBASTICA INTERVISTA DI VITTORIO FELTRI BY CAZZULLO: “MIA MOGLIE MORÌ PER LE CONSEGUENZE DEL PARTO. A VENT'ANNI. COSA POTEVO FARE CON DUE NEONATE? LE PORTAI AL BREFOTROFIO. MI GUARDAI ATTORNO, C'ERANO MOLTE IMPIEGATE. SCELSI QUELLA CON LE GAMBE PIÙ BELLE. LA CORTEGGIAI, E LA SPOSAI. HA FATTO DA MADRE ALLE BAMBINE, LE SARÒ GRATO PER SEMPRE - ALLA MELONI RICONOSCO QUALITÀ DI LEADER. COME CAPO DI GOVERNO DEVE ANCORA DIMOSTRARE TUTTO - IO SONO IL FONDATORE DI RETE4, CHE NACQUE A BERGAMO E SI CHIAMAVA VIDEO DELTA - BERLUSCONI MI HA FATTO RICCO. PER QUESTO NON POSSO PARLARNE MALE" - VIDEO

vittorio feltri foto di bacco (5)

 

 

 

Aldo Cazzullo per il “Corriere della Sera”

 

Vittorio Feltri, come sta?

«Meglio. Mi sa che la sfango».

 

Qual è il suo primo ricordo?

«La morte di mio padre Angelo. Avevo sei anni. Lui, 43».

 

Di cosa morì?

«Morbo di Addison. Ora si guarisce con due iniezioni di cortisone. Due ore prima di andarsene volle vedere per l'ultima volta mio fratello Ariel, mia sorella Mariella e me. Per benedirci, tipo patriarca biblico. Non so se mi riconobbe. Nel corridoio vidi una donna di spalle appoggiata al muro, che piangeva e sobbalzava nel suo vestito verde. Era mia madre».

vittorio feltri a 3 anni

 

Cosa faceva sua madre?

«Vendeva la pasta Combattenti. La sera mi mettevo alla finestra ad aspettare il suo ritorno. Quando la vedevo arrivare, mi precipitavo di corsa giù dalle scale e la abbracciavo stretta.

Poi c'era il maestro».

 

Quale maestro?

«Si chiamava Angelo Dolci, ed era davvero dolcissimo. Mi veniva a prendere a casa e mi portava a scuola in sidecar, con gli occhialoni da pilota della Wehrmacht. A 14 anni sono andato a lavorare».

 

Quale lavoro?

«Fattorino: consegnavo chincaglieria, cristalleria, ceramiche. Poi vetrinista. La domenica sera arrotondavo al piano bar Don Rodrigo di Lecco».

 

Anche pianista?

«Non ero granché, ma usavo gli spartiti della fisarmonica, che sono più semplici. Suonavo le canzoni di Gaber: "Porta Romana bella, Porta Romana...". Cinquantamila lire a notte. Tanto tempo dopo, con Gaber diventammo amici. Era un ragioniere, come Montale: intelligentissimo. "Destra-sinistra" me la fece sentire mentre la stava scrivendo; "il cesso è sempre in fondo a destra" è mia».

vittorio feltri nella sua casa milanese con il gatto ciccio

 

A 14 anni smise di studiare?

«Ricominciai grazie a un prete. Si chiamava Angelo come mio papà, era il direttore della biblioteca di Bergamo alta. Mi passava i libri giusti. Parlavamo solo bergamasco e latino. Ancora oggi, quando devo scrivere un articolo, penso in latino. Il giorno prima della maturità, don Angelo mi diede da tradurre una versione di Tito Livio».

 

E poi?

«All'esame diedero lo stesso brano di Tito Livio. Non ho mai capito se il prete avesse avuto una premonizione o una soffiata. Poi vinsi un concorso alla Provincia. Quando mi arrivò la notizia bestemmiai atrocemente. Ero dispiaciuto: volevo fare il giornalista».

vittorio feltri nel 1965 ai tempi del servizio militare

 

E lo fece lo stesso.

«Don Angelo mi raccomandò all'Eco di Bergamo. Primo articolo, intervista a un giovane regista del posto: Ermanno Olmi. Poi Nino Nutrizio mi chiamò alla Notte».

 

Com' era Nutrizio?

«Un esule istriano, scampato alle foibe. Mi dava del voi: "Collaborate all'Eco da quasi quattro anni e non vi hanno ancora assunto; questo mi fa pensare che siate un cretino. Ma vi darò una possibilità"».

 

La Notte era il regno della cronaca nera.

«Una prostituta di Bergamo fu uccisa a coltellate. Entrai in casa sua, c'era la figlia, una bambina di quattro anni, con una fetta di panettone in mano, seduta nella pozza di sangue della madre... (Vittorio Feltri piange). Scrissi il pezzo. Il giorno dopo comprai La Notte, guadagnai col cuore in gola l'ultima pagina con la cronaca di Bergamo, e non trovai nulla. Umiliato, ripiegai il giornale, e vidi il mio articolo in prima pagina a nove colonne. Una felicità indescrivibile».

 

Primo amore?

VITTORIO FELTRI

«Da ragazzo vinsi un premio per il miglior tema, e mi mandarono a leggerlo in una classe femminile. Alla fine applaudirono tutte, tranne una. La guardai di brutto e incrociai due occhi stupendi. Era Maria Luisa Trussardi».

 

Vi fidanzaste?

«Qualche bacino, seduti sul muretto... Poi mi innamorai di un'altra Maria Luisa. Lei rimase subito incinta. Matrimonio riparatore. Vado emozionato in ospedale, e dal reparto maternità esce un'infermiera con due fagottini. "Oh che belle bambine, qual è la mia?". "Tutte e due" risponde l'infermiera».

vittorio feltri 2

 

E lei?

«Stavo per svenire. Mi fecero una misteriosa iniezione, e passai dalla disperazione all'euforia. Chiamai le gemelline Laura e Saba, come il mio poeta prediletto. Ma la disperazione ritornò in fretta».

 

Cosa accadde?

«Mia moglie morì per le conseguenze del parto. A vent'anni. Cosa potevo fare con due neonate? Le portai al brefotrofio. Mi guardai attorno, c'erano molte impiegate. Scelsi quella con le gambe più belle. La corteggiai, e la sposai. Ha fatto da madre alle bambine, le sarò grato per sempre» (Vittorio Feltri indica la signora Enoe, che ha preparato il coniglio con la polenta e assiste alla conversazione).

 

E avete avuto altri due figli: Fiorenza, che fa la farmacista, e Mattia, che è uno dei più importanti giornalisti italiani.

«Ho anche Paolo. È figlio della sorella di mia moglie, ma lo considero mio».

 

VITTORIO FELTRI

Si è parlato di qualche frizione tra lei e Mattia.

«Ho amato Mattia fin dalla prima volta in cui l'ho preso tra le braccia. L'ho amato quando gli davo come compito guardare la sintesi delle partite alla Domenica sportiva e scriverci su i pensierini. Lo amo adesso. Vorrei solo che mi chiamasse di più».

 

Lei è cresciuto al Corriere.

«Prima all'edizione pomeridiana, il Corriere d'Informazione. Mi chiamò Gino Palumbo: "Tratti tu il tuo stipendio, o tratto io?". "Tratta tu, direttore". Aprii la busta con il contratto in macchina, un Maggiolone, e rischiai il testacoda: un milione! Più del doppio di quel che guadagnavo alla Notte».

VITTORIO FELTRI

 

Quando arrivò al Corriere?

«Con Piero Ottone, che era un direttore bravissimo. Scrivo il primo articolo, lui mi convoca, si fa trovare seduto sulla scrivania, e mi fa: "Il pezzo va bene. Peccato per quel congiuntivo...". Mi sento morire. Rileggo l'articolo cento volte, lo faccio rileggere ai colleghi: nessuno capiva dove fosse il congiuntivo sbagliato».

 

Dov' era?

«Molti anni dopo andai a intervistare Ottone, e glielo chiesi. Sorrise: non c'era nessun congiuntivo sbagliato. Era un trucco che usava per intimidire i novizi».

 

Com' è diventato di destra?

«Io non sono mai stato di destra. Sono un borghese antifascista e socialista».

 

Ma battezzò Craxi il cinghialone.

vittorio feltri da giovane

«Giorgio Fattori mi affida la direzione dell'Europeo, che mi accoglie con due mesi di sciopero. Non due giorni; due mesi! Ma tengo duro, e raddoppio le copie. Poi vado all'Indipendente e, sì, invento questa cosa del Cinghialone. Un po' me ne sono pentito, però funzionava... Capii che Craxi non era un ladro quando andai a trovarlo al Raphael: mi aspettavo una suite imperiale; era la tana di un animale ferito. Poi abbiamo fatto pace. Da Hammamet mi telefonava ogni sera, e gli facevo la rassegna della giornata».

 

Come Cyrano a Rossana.

«Il naso è quello».

 

Chi era la sua fonte ai tempi di Tangentopoli?

«Di Pietro. Eravamo amici da quando lui scoprì il mostro di Leffe».

 

vittorio feltri 7

Il mostro di Leffe?

«Di Pietro era pm a Bergamo. Lo prendevano in giro per i suoi modi rozzi, ma capii subito che era un investigatore formidabile. Ruvido, cattivo, scaltro: all'americana. C'è questo signore di Leffe che nel 1983 uccide la suocera, la sotterra in montagna, ammazza moglie e figlia e le mura in casa. Poi scappa in Germania, da dove manda cartoline firmate pure dalle defunte, per sviare le indagini. Ma Di Pietro, da geniaccio qual è, intuisce tutto, fa irruzione in casa, trova i cadaveri. E passa la notizia soltanto a me».

 

Lei però ruppe con Di Pietro e andò a dirigere il Giornale di Berlusconi.

vittorio feltri 1

«Mi offrirono di fare il condirettore di Montanelli, e ovviamente rifiutai. Allora mi proposero la direzione; ma io guadagnavo mezzo miliardo l'anno all'Indipendente, e l'offerta non mi soddisfaceva. Così mi alzai e me ne andai. Mi attardai all'ascensore, nell'attesa di essere richiamato. Cominciai a pensare: questi non mi richiamano mica...».

 

Chi erano questi?

«Fedele Confalonieri e Paolo Berlusconi. Invece Paolo mi inseguì: "Facciamo 700 milioni?". Più tardi Silvio mi offrì il 7% del Giornale, compreso il palazzo di via Negri; e quando me ne andai, vendetti tutto. Berlusconi mi ha fatto ricco. Per questo non posso parlarne male...». 

 

Può invece. Qual è il suo bilancio in politica? 

«Positivo. Ma ha tenuto comportamenti troppo disinvolti. E in politica a queste cose ti inchiodano». 

vittorio feltri

 

Lei prese il posto di Montanelli, mandato via in malo modo. 

«Ma non abbiamo mai rotto. Di me diceva: è come avere un figlio drogato. Gli stavo simpatico: io ero il boxeur, lui il fiorettista. Non ho mai perso l'abitudine di andare a cena a casa sua, in viale Piave. E sa come l'ho riconquistato?». 

 

Come?

«Montanelli aveva girato un film, "I sogni muoiono all'alba", ambientato nella Budapest invasa dai carri armati sovietici. Solo che il film non si trovava più. Mia moglie lo recuperò nell'archivio di Rete4; io lo portai a Indro, e passammo una serata bellissima a rivederlo». 

 

Sua moglie lavorava a Rete4? 

«Io sono il fondatore di Rete4, che nacque a Bergamo e si chiamava Video Delta. Andava malissimo. Pensai di risollevarla con i film di don Camillo e Peppone. Angelo Rizzoli me li vendette per due lire: il Paese va a sinistra, disse, e Guareschi non lo vuole più nessuno. Invece fu un trionfo. Così la nostra tv finì prima alla Mondadori, poi a Berlusconi». 

 

Sua moglie lavorava per lui? 

vittorio feltri fuma una sigaretta 1

«Sì; ma non lo sapeva nessuno. Fino a quando un giorno, in Mediaset, Silvio chiese: dov' è la moglie di Feltri? "Sono io" rispose Enoe. Per tutti era la signora Bonfanti, il suo cognome da ragazza».

 

 Lei Feltri ha lavorato anche con Biagi.

 «Poteva essere un po' carogna, ma in tv era il numero uno. Sembrava un parroco. Efficacissimo». 

 

L'imitazione di Crozza le piace?

 «Sono io che imito lui». 

 

Seriamente.

«Non mi riconosco. Io non sono così. Non ho nulla contro le donne, le considero migliori di noi, ho sempre avuto medici donne: una donna mi ha operato per il tumore e mi ha salvato. Non ho nulla contro i gay, e ovviamente contro i neri. Le nere poi mi piacciono molto: il mio più grande rammarico è non averne mai sedotta una». 

vittorio feltri fuma una sigaretta 3

 

Ma lei sa essere molto duro. 

«Non sono duro. È che sono incapace di mentire». 

 

Dicono che ami solo i cavalli. 

«Non li frusto mai: non serve. Parlo, e loro capiscono. Soprattutto se appena nati gli hai soffiato nelle narici, le froge. Allora sarà il tuo cavallo per tutta la vita». 

 

Con Salvini avete rotto. 

«Lui ha rotto con me, me l'ha scritto per sms. Lo trovo abile, ha portato la Lega dal 4% al 34; ma poi ha perso lucidità». 

 

E lei si è innamorato di Giorgia Meloni. 

«Ma non ho mai scritto una riga per compiacerla. Le riconosco qualità di leader. Come capo di governo deve ancora dimostrare tutto». 

 

Quale consiglio le darebbe? 

vittorio feltri (2)

«Non rompere con l'Europa. Approcciarsi con garbo. L'Europa è un grande condominio; e noi siamo l'inquilino moroso. L'ultimo che può dire: da domani facciamo il c... che ci pare». 

 

Ignazio La Russa o Lorenzo Fontana?

 «La Russa si atteggia a mussoliniano, ma in fondo è un liberale. Un vitalista che ama le donne. Questo Fontana non è roba per me». 

 

Renzi?

 «Molto bravo. Abolire una Camera era giusto. Però i governi perdono sempre i referendum». 

 

Cos'è per lei Milano? 

«Il cervello del Paese; ma non ha gambe, né pugni. Non sa imporsi. È sottorappresentata nella politica e nella cultura». 

 

VITTORIO FELTRI

E la Lombardia? 

«A Milano sono un po' fighetti; infatti votano Sala. Gli altri lombardi sono più ruspanti. Mi piacerebbe candidarmi alle prossime regionali. Fare qualcosa per la mia piccola patria». 

 

Cosa c'è dopo la morte? 

«Il cimitero. L'uomo ha bisogno di pensarsi immortale. Ma è un'illusione».

Ultimi Dagoreport

alessandra smerilli riccardo campisi alessandra smerilli papa leone xiv

DAGOREPORT - CHI POTRÀ AIUTARE PAPA PREVOST A RIPIANARE IL DEFICIT ECONOMICO DELLA SANTA SEDE? - LEONE XIV EREDITA DA BERGOGLIO UNA COMMISSIONE PER LA RACCOLTA FONDI PER LE CASSE DEL VATICANO, PRESIEDUTA DA MONSIGNOR ROBERTO CAMPISI E IN CUI C’E’ ANCHE LA SUORA ECONOMISTA ALESSANDRA SMERILLI – I DUE HANNO UNA FREQUENTAZIONE TALMENTE ESIBITA DA FARLI DEFINIRE LA “STRANA COPPIA”. SONO ENTRAMBI AMANTI DELLO SPORT, DELLE PASSEGGIATE, DEI VIAGGI, DEL NUOTO IN ALCUNE PISCINE ROMANE ED ANCHE NEL MARE DI VASTO, DOVE SPESSO I DUE SONO VISTI IN VACANZA - LA SALESIANA SMERILLI, IN TEORIA TENUTA A VIVERE IN UNA COMUNITÀ DELLA SUA CONGREGAZIONE, VIVE IN UN LUSSUOSO APPARTAMENTO A PALAZZO SAN CALLISTO, DOVE LA SERA È DI CASA MONSIGNOR CAMPISI, SPESSO CON ALTRI OSPITI ATTOVAGLIATI AL SUO TAVOLO…

nicola colabianchi beatrice venezi alessandro giuli gianmarco mazzi

FLASH! - DA ROMA SALGONO LE PRESSIONI PER CONVINCERE BEATRICE VENEZI A DIMETTERSI DA DIRETTORE DELL’ORCHESTRA DEL VENEZIANO TEATRO LA FENICE, VISTO CHE IL SOVRINTENDENTE NICOLA COLABIANCHI NON CI PENSA PROPRIO ALLE PROPRIE DIMISSIONI, CHE FAREBBERO DECADERE TUTTE LE CARICHE DEL TEATRO – ALLA RICHIESTA DI SLOGGIARE, SENZA OTTENERE IN CAMBIO UN ALTRO POSTO, L’EX PIANISTA DEGLI ANTICHI RICEVIMENTI DI DONNA ASSUNTA ALMIRANTE AVREBBE REPLICATO DI AVER FATTO NIENT’ALTRO, METTENDO SUL PODIO LA “BACCHETTA NERA”, CHE ESEGUIRE IL “SUGGERIMENTO” DI GIULI E CAMERATI ROMANI. DUNQUE, LA VENEZI E’ UN VOSTRO ‘’PROBLEMA”…

emmanuel macron giorgia meloni volodymyr zelensky vladimir putin

DAGOREPORT – MACRON E MELONI QUESTA VOLTA SONO ALLEATI: ENTRAMBI SI OPPONGONO ALL’USO DEGLI ASSET RUSSI CONGELATI IN EUROPA, MA PER RAGIONI DIVERSE. SE IL TOYBOY DELL’ELISEO NE FA UNA QUESTIONE DI DIRITTO (TEME LE RIPERCUSSIONI PER LE AZIENDE FRANCESI, IL CROLLO DELLA CREDIBILITÀ DEGLI INVESTIMENTI UE E IL RISCHIO DI SEQUESTRI FUTURI DI CAPITALI EUROPEI), PER LA DUCETTA È UNA QUESTIONE SOLO POLITICA. LA SORA GIORGIA NON VUOLE SCOPRIRSI A DESTRA, LASCIANDO CAMPO A SALVINI – CON LE REGIONALI TRA CINQUE GIORNI, IL TEMA UCRAINA NON DEVE DIVENTARE PRIORITARIO IN CAMPAGNA ELETTORALE: LA QUESTIONE ARMI VA RIMANDATA (PER QUESTO ZELENSKY NON VISITA ROMA, E CROSETTO NON È ANDATO A WASHINGTON)

giorgia meloni matteo salvini elly schlein luca zaia

DAGOREPORT - C’È UN ENORME NON DETTO INTORNO ALLE REGIONALI IN VENETO E CAMPANIA, E RIGUARDA LE AMBIZIONI DI ZAIA E DE LUCA DI...RIPRENDERSI LA GUIDA DELLE RISPETTIVE REGIONI! - NULLA VIETA AL “DOGE” E ALLO SCERIFFO DI SALERNO DI RICANDIDARSI, DOPO AVER “SALTATO” UN GIRO (GLI ERA VIETATO IL TERZO MANDATO CONSECUTIVO) – IN CAMPANIA PER DE LUCA SAREBBE UN GIOCO DA RAGAZZI: GLI BASTEREBBERO 5-6 CONSIGLIERI FEDELISSIMI PER TENERE PER LE PALLE FICO E POI FARLO CADERE PER RICANDIDARSI. IDEM PER IL "DOGE", CHE PERO' NON AVRA' DALLA SUA UNA LISTA DI "SUOI" CANDIDATI - A CONTARE SARANNO I VOTI RACCOLTI DAI SINGOLI PARTITI NECESSARI A "PESARSI" IN VISTA DELLE POLITICHE 2027: SE FRATELLI D’ITALIA SUPERASSE LA LEGA IN VENETO, CHE FINE FAREBBE SALVINI? E SE IN CAMPANIA, FORZA ITALIA OTTENESSE UN RISULTATO MIGLIORE DI QUELLO DI LEGA E FRATELLI D'ITALIA, COME CAMBIEREBBERO GLI EQUILIBRI ALL'INTERNO DELLA COALIZIONE DI MAGGIORANZA?

edmondo cirielli giovambattista fazzolari giorgia meloni

DAGOREPORT - C’È UN MISTERO NEL GOVERNO ITALIANO: CHE “FAZZO” FA FAZZOLARI? – IL SOTTOSEGRETARIO ALL’ATTUAZIONE DEL PROGRAMMA FA IL TUTTOLOGO, TRANNE OCCUPARSI DELL’UNICA COSA CHE GLI COMPETE, CIOE' L’ATTUAZIONE DEL PROGRAMMA - SI INDUSTRIA CON LE NOMINE, SI OCCUPA DI QUERELE TEMERARIE AI GIORNALISTI (NEL SENSO CHE LE FA), METTE IL NASO SULLE VICENDE RAI, MA NON FA NIENTE PER PLACARE GLI SCAZZI NEL CENTRODESTRA, DOVE SI LITIGA SU TUTTO, DALL'UCRAINA ALLA POLITICA ECONOMICA FINO ALLE REGIONALI – LO SHOW TRASH IN CAMPANIA E EDMONDO CIRIELLI IN VERSIONE ACHILLE LAURO: L’ULTIMA PROPOSTA? IL CONDONO…

trump epstein

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE DUE FOTOGRAFIE DI TRUMP CON IN BRACCIO RAGAZZE GIOVANISSIME A SENO NUDO? A WASHINGTON, FONTI BEN INFORMATE ASSICURANO CHE LE DUE FOTO HOT SIANO TRA LE MIGLIAIA DI FILE DI JEFFREY EPSTEIN, ANCORA DA PUBBLICARE - NEI PROSSIMI GIORNI, GRAZIE AL PASSAGGIO DI UNA PETIZIONE PARLAMENTARE FIRMATA DA 218 DEPUTATI DEMOCRATICI, MA AI QUALI SI SONO AGGIUNTI QUATTRO REPUBBLICANI, LA DIFFUSIONE COMPLETA DEI FILE DEL FINANZIERE PORCELLONE, VERRÀ SOTTOPOSTA AL VOTO DELLA CAMERA. E I VOTI REP POSSONO ESSERE DETERMINANTI PER IL SUCCESSO DELL’INIZIATIVA PARLAMENTARE DEM - SE DA UN LATO L’EVENTUALE DIVULGAZIONE DELLE DUE CALIENTI FOTOGRAFIE NON AGGIUNGEREBBE NIENTE DI NUOVO ALLA SUA FAMA DI PUTTANIERE, CHE SI VANTAVA DI POTER “PRENDERE LE DONNE PER LA FIGA” GRAZIE AL SUO STATUS DI CELEBRITÀ, DALL’ALTRO UN “PUSSY-GATE” DETERMINEREBBE UNO DURO SCOSSONE A CIÒ CHE RESTA DELLA SUA CREDIBILITÀ, IN VISTA ANCHE DEL DECISIVO VOTO DI METÀ MANDATO IN AGENDA IL PROSSIMO ANNO...