giovanni minoli la storia siamo noi

“LA STORIA SIAMO NOI”. ANZI, È LUI – GIOVANNI MINOLI È DIVENTATO PROPRIETARIO DEI DIRITTI DEL SUO PROGRAMMA ANDATO IN ONDA DAL 2002 AL 2013. TREMILA ORE DI PATRIMONIO DEL SERVIZIO PUBBLICO CHE GLI SONO STATE CEDUTE PER EFFETTO DI UN ACCORDO SIGLATO DIECI ANNI FA - LUI POTREBBE VENDERE TUTTO A CHI VUOLE. MA I VERTICI DI VIALE MAZZINI SONO IN SCADENZA E LA GRANA RIMARRÀ IN EREDITÀ A CHI VERRÀ DOPO...

Salvatore Merlo per “il Foglio”

 

giovanni minoli. la storia siamo noi 2

Quando lo racconta ha l’aria divertita ed esterrefatta di quello che per primo non se ne capacita. Come diavolo ha fatto la Rai a cedergli la proprietà di circa tremila ore dei suoi archivi? Tremila ore della storia d’Italia attraverso la televisione pubblica. Eppure è così.

 

giovanni minoli la storia siamo noi 3

Da maggio infatti  Giovanni Minoli, per effetto di un accordo siglato dieci anni fa ed entrato adesso in vigore, è proprietario dei diritti di “La Storia siamo noi”, il suo notissimo programma televisivo andato in onda   sulla Rai da ottobre 2002 a giugno 2013. E dentro c’è di tutto, ovviamente.

 

GIOVANNI MINOLI E IL CASO MORO

Trattasi di patrimonio del servizio pubblico, comprese interviste e testimonianze video che non esistono altrove. Da Andreotti che con grande cinismo dice che l’avvocato Ambrosoli “se l’era andata a   cercare” fino alle confessioni dell’autista di Berlinguer sul presunto attentato in Bulgaria. Dall’intervista in cui Steve Pieczenik sostenne che “per il Dipartimento di stato americano Aldo Moro doveva morire”  alla testimonianza del generale Gianadelio Maletti, latitante in Sudafrica dopo la strage di Piazza Fontana.  Circa tremila ore.

 

GIULIO ANDREOTTI LA STORIA SIAMO NOI

Che Minoli potrebbe vendere a chi vuole: a Netflix, a Discovery, ad Amazon o a Urbano Cairo (“che è interessato”). Solo che Minoli dice di volerle dare alla Rai “perché è al servizio pubblico che devono appartenere”. E va bene. Tuttavia  la vicenda che viene componendosi intorno ai diritti di questo archivio  dà un’idea di degrado complessivo della televisione di stato e  del suo management. Presente e passato. 

 

mauro masi

Dieci anni fa Mauro Masi, allora direttore generale, per risparmiare un po’ su un contratto milionario di tre anni che stava facendo a Minoli, in pratica gli cedette (a partire dal 2021) un tesoro preso dagli archivi dell’azienda di cui avrebbe dovuto tutelare gli interessi. E dieci anni dopo Fabrizio Salini, che ora sta al posto di Masi, si trova di fronte all’imbarazzo di dover spendere i soldi della Rai per recuperare ciò che in tutta evidenza è della Rai. E infatti tergiversa.

 

STEVE PIECZENIK - ARCHIVIO MINOLI

Che cos’è il patrimonio della Rai se non i suoi archivi, le sue teche, la sua storia che bene o male coincide con quella di questo paese? Se la Rai perde la sua storia cosa le resta? In definitiva che cos’è la Rai senza la sua cineteca? E’ un carrozzone parastatale come gli altri. Forse peggio degli altri. Senza la sua storia, alla Rai  restano l’enormità di dodicimila dipendenti sul groppone del cavallo (morente) di Viale Mazzini, i conti in rosso malgrado il canone in bolletta e qualche palazzo sparso per Roma, Napoli e Milano.

 

FABRIZIO SALINI

La Rai è la storia d’Italia. Se la perde, non è più niente.  Tuttavia  ciò che è evidente a chiunque non abbia portato il proprio cervello all’ammasso, lo è molto meno ai dirigenti che la politica porta in Rai, per lo più dei cetrioli presi al lazo per combinazione culinario-cabarettistica ed elevati al ruolo di direttori di area, direttori generali, amministratori delegati, presidenti e altri pennacchi e medagliette, sergenti e caporali.

 

Tutta gente che non vive nella prefigurazione minuziosa del domani e del futuro della  sua azienda, bensì sopravvive nella prefigurazione dei quindici o trenta minuti che li attende a ogni cambio di governo, a ogni piccolo scossone del miserabile potere politico, tra riunioni della Vigilanza e del cda, pretese dei parlamentari e dei leader.

giovanni minoli la storia siamo noi

 

E dunque figuratevi cosa potevano pensare nel 2010 i dirigenti della Rai quando firmavano spensieratamente una clausola per cedere tremila ore di archivio Rai a Giovanni Minoli. “E che ce frega? Mica ci siamo noi tra dieci anni”. Loro no. Chi li aveva nominati nemmeno. La Rai invece sì, c’è ancora, all’incirca. E l’Italia pure. Ma questi sono dettagli.

la storia siamo noi 3

 

Che dovrebbe sciogliere l’attuale dirigenza Rai. Solo che non lo fa. Traccheggia. Da maggio 2020 infatti c’è un surreale scambio di lettere tra Minoli (che vorrebbe vendergli l’archivio) e i vertici della Rai. Non s’è nemmeno mai parlato di soldi. “E non sono i soldi che mi interessano”, dice Minoli. Ma è ormai chiaro che l’attuale dirigenza Rai aspetta solo di scadere, tra un mese. In modo tale da lasciare a chi verrà dopo la grana imbarazzante di dover pagare coi soldi della Rai  qualcosa che era già della Rai. Auguri. E complimenti a tutti.      

giovanni minoli la storia siamo noi 2la storia siamo noi non pi il programma chiude battenti calandrelli sostituisce minoli rai

 

pierluigi bersani giovanni minoli la storia siamo noi giovanni minoli la storia siamo noi 2

Ultimi Dagoreport

maurizio belpietro giorgia meloni francesco saverio garofani

A CIASCUNO LA SUA “VERITÀ” - L’ARTICOLO PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO DI BELPIETRO SUL "PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È PRATICAMENTE IDENTICO ALLA MAIL RICEVUTA DA MOLTI ALTRI QUOTIDIANI, DA UN ANONIMO CHE SI FIRMAVA "MARIO ROSSI", CHE HANNO DECISO DI IGNORARE LA VICENDA PERCHÉ NON VERIFICABILE - PERCHE' BELPIETRO HA DECISO DI DARE SPAZIO E RISALTO A UNA STORIA COSI' AMBIGUA? HA IN MANO ANCHE UN AUDIO O CI SONO ALTRE RAGIONI? DI CERTO, L'EX ALLIEVO DI VITTORIO FELTRI È UN PO' IN DIFFICOLTÀ: LE COPIE VENDUTE DAL SUO GIORNALE CALANO E "LA VERITÀ" STA DIVENTANDO POST-VERITÀ, CON LO SPAZIO CONCESSO A COMPLOTTISTI, NO VAX E PUTINIANI - FORSE CREARE UN PO’ DI CACIARA CON IL GAROFANI-GATE SERVE A RIPORTARE IL QUOTIDIANO SOTTO I RIFLETTORI - DI SICURO HA FATTO UN FAVORE A GIORGIA MELONI. DEL RESTO, FU LEI NEL 2023 A OPPORSI ALLA VENDITA DEL GIORNALE AD ANGELUCCI, E A TROVARE IN FEDERICO VECCHIONI, AD DI "BONIFICHE FERRARESI" E CARO A LOLLOBRIGIDA, IL "SALVATORE" PRONTO A RILEVARE IL 25% DELLA SOCIETA' EDITRICE BY BELPIETRO - DA ALLORA FIOCCANO INSERZIONI DELLE PARTECIPATE E PEZZI PRO-GIORGIA...

matteo salvini giorgia meloni donald trump vladimir putin sergio mattarella

DAGOREPORT - COME MAI GLI ARTICOLI DELLA “VERITÀ” SUL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” ARRIVANO IL GIORNO DOPO LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA, DI CUI GAROFANI È SEGRETARIO, IN CUI SI È RIBADITA LA LINEA DI “PIENO SOSTEGNO ITALIANO ALL’UCRAINA”? - LA LINEA PRO-KIEV DI GIORGIA MELONI SI E' AFFIEVOLITA DA TEMPO (HA MESSO IN “PAUSA” L'ADESIONE DELL'ITALIA AL PIANO PURL PER LE ARMI USA A KIEV) E SALVINI E' IL SOLITO "FIGLIO DI PUTIN" CHE SI OPPONE A OGNI SOSTEGNO A ZELENSKY - NON SOLO: MATTARELLA, ORMAI DA ANNI, INFIOCINA I SOVRANISMI DI MEZZO MONDO, HA PIU' VOLTE CRITICATO TRUMP, PUTIN, ORBAN, NETANYAHU E AFD (GUARDA CASO TUTTI AMICI DI MELONI E SALVINI) - SE L'AUDIO DI GAROFANI ESISTE, E CERTIFICA UN "COMPLOTTO" E NON UN SEMPLICE RAGIONAMENTO POLITICO, PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA? IL COLLOQUIO DELL'EX DEPUTATO DEL PD È STATO CARPITO AL RISTORANTE IN UNA "CHIACCHERATA TRA AMICI". SE ESISTE L'AUDIO, CHI LO HA REGISTRATO? UN AMICO? UN PRIVATO CITTADINO CHE HA RICONOSCIUTO GAROFANI, NONOSTANTE FOSSE UN VOLTO POCO NOTO? O IL CONSIGLIERE DI MATTARELLA ERA "ATTENZIONATO"? DA CHI?

tommaso foti galeazzo bignami

CHIAGNI E FOTI – A VOLERE QUEL FENOMENO DI GALEAZZO BIGNAMI COME CAPOGRUPPO DI FDI ALLA CAMERA FU TOMMASO FOTI, CHE SCELSE IL CAMERATA BOLOGNESE COME SUO SUCCESSORE. QUANDO CI FU IL PASSAGGIO DI CONSEGNE, FOTI ASSICURÒ CHE NON AVREBBE POTUTO SCEGLIERE UN SUCCESSORE MIGLIORE (PENSA COM'ERANO GLI ALTRI PRETENDENTI) - DI SICURO BIGNAMI NON È MAI STATO TROPPO ISTITUZIONALE NEGLI INTERVENTI IN AULA: SPESSO PROVOCATORIO, OGNI VOLTA CHE PARLA IRRITA L'OPPOSIZIONE. PARE CHE UNA TELEFONATA DA PALAZZO CHIGI E UN CONSIGLIO “PATERNO” BY FOTI LO AVESSERO INDOTTO A MAGGIOR EQUILIBRIO. SINO A IERI…

sergio mattarella guido crosetto galeazzo bignami adolfo urso giorgia meloni

FLASH! - SULLA QUESTIONE GAROFANI-BELPIETRO, RIMBOMBA IL SILENZIO ASSORDANTE DI GUIDO CROSETTO. CHE LA LINEA DEL MINISTRO DELLA DIFESA E COFONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA SIA PIÙ IN SINTONIA CON IL COLLE CHE CON I CAMERATI DI “PA-FAZZO” CHIGI DI VIA DELLA SCROFA, NON È UNA NOVITÀ. D’ALTRONDE, NEL 2022 FU MATTARELLA A VOLERE CROSETTO ALLA DIFESA, DOPO AVER BOCCIATO IL NOME DI ADOLFO URSO PROPOSTO DA MELONI. ED È SEMPRE STATO CONSIDERATO UN “INTERLOCUTORE” DEL COLLE, TANT’È CHE GUIDONE SMISE DI PARTECIPARE  AI CONSIGLIO DEI MINISTRI POICHÉ TUTTI DAVANTI A LUI TENEVANO LA BOCCUCCIA CHIUSA…

maurizio belpietro giorgia meloni galeazzo bignami francesco saverio garofani sergio mattarella

GIORGIA MELONI NON ARRETRA! DOPO L'INCONTRO AL QUIRINALE CON MATTARELLA, LA DUCETTA HA RIBADITO LA VERSIONE DEL CAMERATA GALEAZZO BIGNAMI: “RAMMARICO PER LE PAROLE ISTITUZIONALMENTE E POLITICAMENTE INOPPORTUNE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI” – AL CONSIGLIERE DI MATTARELLA SARÀ SFUGGITA UNA PAROLA DI TROPPO, MA DA UNA BANALE OSSERVAZIONE POLITICA SUL CENTROSINISTRA AL GOLPE QUIRINALIZIO, CI PASSA UN OCEANO – PERCHÉ BELPIETRO NON PUBBLICA L'AUDIO IN CUI GAROFANI EVOCAVA UN “PROVVIDENZIALE SCOSSONE” (AMMESSO CHE LO "SCOSSONE" NON SI RIFERISSE AL CENTROSINISTRA)? SE LO FACESSE, LA QUESTIONE SAREBBE CHIUSA: PER GAROFANI SAREBBE DIFFICILE RESTARE AL SUO POSTO – IL QUIRINALE AVEVA FATTO SAPERE CHE DOPO L’INCONTRO CI SAREBBE STATO UN COMUNICATO. PER ORA L’HA FATTO LA MELONI: CI SARÀ UN’ALTRA NOTA DAL COLLE? - BIGNAMI INSISTE: "CI HA SORPRESO LA REAZIONE SCOMPOSTA DEL PD, GAROFANI HA CONFERMATO I CONTENUTI E NON HO VISTO PIATTI VOLARE DAL QUIRINALE..."