“LE SUPERMODEL ERANO BELLISSIME, SENZA L'UTILIZZO DI PHOTOSHOP: L'UNICO RITOCCO CONSENTITO ERA...” – CLAUDIA SCHIFFER RIAPRE L’ALBUM DEI RICORDI PER PRESENTARE LA NUOVA MOSTRA A DUSSELDORF SULLA FOTOGRAFIA DI MODA NEGLI ANNI ’90 – “KARL LAGERFELD MI HA RESO UNA TOP-MODEL: QUELLO CHE ANDY WARHOL È STATO PER L'ARTE, KARL È STATO PER LA MODA” - L'OFFERTA PIÙ BIZZARRA? DA UN PRINCIPE ARABO: UN MILIONE DI STERLINE PER UNA CENA, MA…

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Silvia Cutuli per "il Messaggero"

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«Ci sentivamo delle rockstar tra ali di folla che gridavano il nostro nome. Bucavano i tendoni delle sfilate per vederci e ci rubavano la lingerie, tanto che dovevamo avere la security». Spalanca l'album dei ricordi e delle foto di famiglia Claudia Schiffer, tedesca classe 1970, bella tra le super modelle che hanno segnato la moda dei Novanta. 

 

E lo fa curando la sua prima mostra fotografica Captivate! Fashion photography from the 90's fino al 9 gennaio 2022 al Kunstpalast di Düsseldorf. «Ho collezionato foto di moda dall'inizio della mia carriera e sfogliandole mi sono accorta che rappresentavano la quintessenza di quell'epoca. 

 

Ne ho selezionate più di 150 per raccontare la mia storia e la libertà creativa di quegli anni: stampe fine-arts e cover patinate a contrasto con polaroid personali più spontanee». 

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IL DEBUTTO 

Sguardo azzurro ghiaccio, capelli biondi, ancora una Barbie, la Schiffer - 51 anni lo scorso agosto, sposata con il regista Matthew Vaughn, tre figli Caspar, 18 anni, Clementine, 16 e Cosima Violet, 11 riaccende i riflettori sulle golden girls Nadja Auermann, Christy Turlington, Cindy Crawford, Stephanie Seymour, Naomi Campbell, Carla Bruni e Linda Evangelista. 

 

«Totalmente diverse per bellezza e nazionalità, insieme eravamo dinamite - spiega la Schiffer in piena recessione abbiamo mantenuto vivo il glamour e l'ottimismo; alla ripresa la nostra fama è esplosa e non ha avuto confini», racconta. «Le sfilate di Gianni Versace erano come concerti rock; al contrario da Valentino entravi in un mondo da favola, mentre Dolce&Gabbana evocavano l'esuberanza del sogno italiano», ricorda l'ex top-model che fece il suo debutto in passerella per Chanel al fianco di Karl Lagerfeld: «Da timida ragazza tedesca mi ha reso una top-model: quello che Andy Warhol è stato per l'arte, Karl è stato per la moda», dice. 

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LA TOP DEL PONTE 

Grandi stilisti e maestri dell'obiettivo scandiscono il percorso espositivo: «Ellen Von Unwerth mi ha trasformato nella ragazza Guess; con Herb Ritts ho scattato la prima copertina per Vogue UK. Di Peter Lindbergh ricordo il servizio per Vogue America del 1991 in gonna da ballo e giacca di pelle sotto il ponte di Brooklyn. È stato un onore lavorare con Avedon per Versace», dichiara. 

 

E ancora rappresentano la visione di quegli anni le immagini firmate da Hans Feurer, lo svizzero tra i primi a cogliere la bellezza di una giovanissima Claudia. «Era il 1989, lei aveva appena 19 anni e con Feurer, uno dei grandi fotografi di Elle, scattammo a Lanzarote uno dei primi servizi che l'hanno lanciata come modella ricorda Micaela Sessa, allora capo redattore di Elle - Feurer aveva individuato in lei la bellezza pura da immortalare, Claudia aveva la faccia pulita, bionda e perfetta, ingenua ma già con la consapevolezza che sarebbe diventata famosa». 

claudia schiffer karl lagerfeld claudia schiffer karl lagerfeld

 

E così è stato: le top sono passate alle cronache di moda al pari di vere leggende, cifre da capogiro per uno scatto, una passerella, addirittura una cena. L'offerta più bizzarra? Da un principe arabo: un milione di sterline per cenare con la Schiffer che con sdegno rifiutò. Tutto oro quello che luccicava? 

 

«Sì! Tutto oro. Le supermodel erano bellissime vere, degli esseri superiori e senza l'utilizzo di photoshop: l'unico ritocco consentito era sugli scatti in bianco e nero per cui le modelle dovevano essere belle veramente - racconta la giornalista Michela Gattermayer - Andavi alla sfilata di Versace e prima dovevi fare un training autogeno, perché quando le vedevi tutte insieme stavi male e la loro forza era quella di essere tutte una diversa dall'altra, del resto i filtri di Instagram non esistevano». 

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«Erano speciali perché introvabili, internet non c'era e per avere visibilità dovevano essere sui magazine spiega - Poi di sera si andava a Le Ban Douche a Parigi o al Plastic di Milano e si ballava tutti insieme». 

 

IL TRUCCO 

Parigi, Milano, ma anche Roma dove nel 1994 Claudia Schiffer bloccò il traffico per la campagna Valentino ispirata al film La Dolce vita di Federico Fellini. «C'ero anch' io quando Claudia entrò nella Fontana di Trevi ma con gli stivaloni di gomma, alti fino a metà coscia, sotto l'abito nero», racconta Mariella Milani, giornalista per 33 anni alla Rai, autrice del volume Fashion Confidential edito da Sperling & Kupfer e dell'omonimo podcast dove racconta lustrini e pugnali del fashion system. 

 

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«Era bellissima ma non arrivò a fare la doccia sotto la cascata d'acqua, forse per evitare di sciupare i lunghi capelli cotonati ad arte». Si entusiasma ancora oggi Rino Barillari, il re dei paparazzi: «Erano vent' anni che Roma non impazziva per una diva, dai tempi di Liz Taylor, di Ava Gardner, di Brigitte Bardot - ricorda - Qualcuno aveva scritto che la Schiffer aveva la cellulite ed ero andato a controllare, ma lei si infuriò e un suo bodyguard mi tirò una secchiata d'acqua. L'indomani i giornali titolarono A Roma è tornata la Dolce Vita!».

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