Lady Coratella per Dagospia
gianni morandi parla con il cibo
Lo diciamo da tempo e sono parecchi quelli che ci vengono dietro: la critica gastronomica è andata al tappeto, stirata da fotografi compulsivi, gastrofighetti, blogger estemporanei, gente che con la cucina di nonna in tasca e il suo soffritto ancora sullo stomaco, spara giudizi sui migliori ristoranti del mondo.
E poi scrocconi, giustizieri su TripAdvisor obesi e cassintegrati con una pagina FB da riempire di gastrocazzate. Insomma ognuno crede di poter stabilire quanto un cuoco sia capace di fare il suo mestiere, la qualità della materia prima che utilizza, se il personale di sala sia competente e attento alle esigenze dei clienti e la carta dei vini ben congegnata. E, non ultimo, se, complessivamente, in quel posto si trascorra un tempo piacevole. Di solito a casa loro si mangia da schifo.
ANNIE FEOLDE E GIORGIO PINCHIORRI
Dice bene Cinzia Alfè su Dissapore.com (http://www.dissapore.com/ristoranti/critici-gastronomici-che-non-pagano-il-conto/): servilismo e sciatteria hanno ucciso la critica gastronomica. Ma è pur vero, come ricorda Alfè, che qualcuno ancora ha una correttezza professionale all'origine. Esiste una piccola parte di intellettualmente onesti, certo, ma devono imparare a difendere il proprio ruolo scalfito da tempo.
Sono pochissimi e hanno il dovere di preservare la loro professionalità. Devono in primo luogo distinguersi dalla mucillagine sciatta e scroccona che con due scatti sulla pagina FB tenta di accreditarsi nel mondo della critica di settore. Quella roba inquina, inocula il virus dello scansafatiche (dilagante) della cialtronaggine. Tutta 'sta gente non è buona a fare una cippa nel mondo del lavoro, sappiatelo!
tripadvisor giudice scimmie520 VALERIO VISINTIN
Quello del critico gastronomico è un mestiere per benestanti a pensarci bene. Gli editori pagano due spicci che spesso non coprono l'intero pasto e va a finire che fra un invito di qua, un press lunch dall'altra parte, un'inaugurazione per pochi eletti e una cena a scrocco, escono fuori tanti mini critici che hanno fatto mini esperienze e mini pasti, ma producono maxi cazzate ogni volta che scrivono o aprono bocca.
Si può parlare male di un cuoco che non ti fa pagare il conto? Difficile dai! Quindi si è più credibili quando si mette mano al portafoglio, non fa una piega. Ma non si può nemmeno mettere in croce Federico Ferrero perché scrive che l'Enoteca Pinchiorri a Firenze e Uliassi a Senigallia non gli sono piaciuti. Il ragazzo ha argomentato e fra l'altro, non è l'unico a sostenere questa cosa, l'ho sentita dire un bel po' di volte nell'ambiente di quelli che scroccano e che poi non lo scrivono a chiare lettere.
Secondo Il Giornale, che sbircio a fatica, la stroncatura è morta e sepolta perché tra inviti, cortesie e amicizie, quasi non esiste più la recensione negativa se si fa eccezione per Valerio M. Visintin, il critico mascherato e per Paolo Marchi, i quali, per inciso, fanno mestieri diversi. Uno è critico e scrittore mentre l'altro è soprattutto patron di successo di Identità Golose. Ma anche critico.
Comunque sia il critico gastronomico non esiste più. Sono cambiate le figure di riferimento, la critica gastronomica non è più gerarchizzata, non è verticale. Così è la rete signori, piaccia o meno. E la rete è orizzontale.