LA SUBURRA DELLA MONNEZZA CHE TIENE ROMA IN OSTAGGIO DEI ROGHI – LO SCRITTORE GIANCARLO DE CATALDO: "È POCO CREDIBILE CHE LA DISTRUZIONE DI INTERI QUADRANTI DI CITTÀ SIA FRUTTO DEL CASO, DELLA RABBIA DEI CITTADINI O DELL'AUTOCOMBUSTIONE. CI SONO COINCIDENZE CHE COLPISCONO: AD ESEMPIO, CHE LE FIAMME SI LEVINO PIÙ ALTE E PIÙ CONTINUE DA QUANDO SI COMINCIA A VENTILARE L'IPOTESI DEL..."

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Giancarlo De Cataldo per “la Repubblica”

 

giancarlo de cataldo giancarlo de cataldo

Due amiche nella metro, in ora di punta. Quella con l'accento straniero racconta di una sua vicina che, stanca di trovarsi la strada invasa dai rifiuti, ha dato fuoco al mucchio. Con annesso intervento della Municipale, multa e denuncia. Commento dell'interlocutrice, con accento italiano: e che doveva fa', porella.

 

L'episodio risale a qualche mese fa, e il fuocherello della cittadina esasperata non è certo paragonabile ai roghi di questi giorni. Potrebbero esserci, è vero, dieci signore infuriate che «si fanno giustizia da sé» accendendo un piccolo fuoco.

 

Ma nel complesso è poco credibile che la distruzione di interi quadranti urbani sia interamente il frutto della cattiva disposizione d'animo delle tante persone che hanno perso la pazienza, del caso o dell'autocombustione.

 

Ricondurre quanto sta accadendo nella capitale a una sommatoria di coincidenze avverse potrebbe essere riduttivo: certo che il caldo eccezionale, la siccità, le carenze strutturali e ben note nella gestione della filiera dei rifiuti e l'esasperazione dei singoli giocano un ruolo. Ma ci sono coincidenze che colpiscono: ad esempio, che le fiamme si levino più alte e più continue da quando si comincia a ventilare l'ipotesi del termovalorizzatore.

 

incendi roma incendi roma

Il settore dei rifiuti è strategico, nelle nostre vite. Costituisce un business di notevole rilevanza. Sarebbe da ingenui credere che i gruppi criminali, piccoli, medi o grandi che siano, non se ne interessino. Uno o più incendi possono rappresentare un messaggio preciso? Una sorta di monito preventivo: qualunque decisione si ritenga di prendere, noi siamo qua, e «rivendichiamo » la nostra fetta di torta?

 

La Procura indaga opportunamente sia sulle ipotesi colpose - che coprono l'area dell'incuria e della superficialità - che su quelle dolose, per le quali a essere chiamata direttamente in causa è la mano dell'uomo. Non sarebbe il primo caso di coesistenza dei due aspetti. Intanto, in città si respira un clima pessimo: anche metaforicamente. Le due amiche della metropolitana sono emblematiche del diffuso disagio della popolazione romana di fronte all'enorme, e all'apparenza irrisolvibile, problema dello smaltimento dei rifiuti.

gincarlo de cataldo foto di bacco gincarlo de cataldo foto di bacco

 

Incarnano quel senso di resa all'ineluttabile che periodicamente s' impossessa di quanti a Roma vivono e lavorano. Un misto di rassegnazione, fatalismo e livore che grava e incombe sulla città e sui suoi abitanti, sterilizza ogni dibattito, paralizza tutte le possibili iniziative.

 

Un malumore pervasivo e onnipresente che travolge tutto e tutti, annichilisce i pregi di questa città (che pure esistono), cancella le esperienze virtuose (privati, volontari, associazioni laiche e confessionali: ce ne sono a decine, e lavorano alacremente sul territorio), ci consegna alla storia come la Suburra della monnezza.

 

incendio roma incendio roma

Un moto perpetuo intessuto di disincanto che oscilla fra «e che ce posso fa'» e «mo' basta», alimentato da ricorrenti retoriche populiste e narrazioni abilmente pilotate alla ricerca del capro espiatorio di turno, con nel mirino, immancabilmente, gli amministratori, specie se si sforzano di abbozzare un minimo di progettualità: la progettualità, è noto, richiede tempo e spesso non fornisce risultati immediati, e dunque «so' tutti uguali», «se la so' presa co' quelli de prima, ma mica erano peggio de questi qua».

 

È in questo contesto che, periodicamente, piomba fra capo e collo la manifestazione rabbiosa, la voglia di spaccare tutto: roba inutile, quando non dannosa. E poi si ricomincia. Come spezzare questa spirale perversa, come invertire la tendenza? Servono risorse. Risorse e poteri. Poteri speciali. Roma è un'anomalia territoriale, una città-Stato non riconosciuta come tale, tanto amata e venerata ovunque, per la sua unicità, quanto sottovalutata in patria dopo decenni di un'avvilente retorica che la vuole popolata da avidi e neghittosi scansafatiche.

Giancarlo De Cataldo Giancarlo De Cataldo

 

È una città complessa e difficile - e quale grande città non lo è? - che necessiterebbe di una legislazione speciale, persino di rango costituzionale. E infine: che Roma sia messa in condizione di fare il suo mestiere di capitale, che sia sorretta dall'afflato solidale dell'intera nazione, della quale, dopo tutto, costituisce il miglior biglietto da visita nel mondo.

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