TURISTI DELLA MELOMANIA - L'ITALIA È LA DESTINAZIONE PREFERITA DI CHI VIAGGIA PER OPERE E CONCERTI, E STACCA GERMANIA, AUSTRIA, FRANCIA E REGNO UNITO. QUELLO DELLA MUSICA, È UN TURISTA DI FASCIA ALTA, CHE VIAGGIA ANCHE FUORI STAGIONE E SI FA ALLETTARE DA ENOGASTRONOMIA, MUSEI, SHOPPING, NEL PAESE PIÙ BELLO (E PEGGIO TENUTO) DEL MONDO. E SE I TEATRI HANNO UNA PROGRAMMAZIONE BOLSA, I FESTIVAL...

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Alberto Mattioli per “la Stampa

 

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Nicchia forse sì, proprio piccolissima certamente no. Come sa chi lo pratica, esiste un turismo musicale «colto», di gente che viaggia per opere e concerti. La notizia è che l’Italia è la destinazione preferita di questi globetrotter musicali, staccando Germania, Austria, Francia e Regno Unito. O almeno è quel che emerge da uno studio curato dalla Fondazione Santagata per l’Economia della Cultura di Torino per Cuoa Business School, finanziato dalla Regione Veneto e presentato lunedì a Vicenza.

 

Che vengano ad ascoltare musica da noi tanti stranieri è una sorpresa, considerando le programmazioni bolse di quasi tutti i teatri d’opera italiani, ulteriormente avvilite dal provincialismo dilagante delle nuove gestioni populiste. Ma qui bisogna chiaramente considerare quel che c’è «intorno» a questi teatri e alla loro perpetua dieta di Trovatori e Butterfly.

 

Quello della musica, certifica l’indagine, è «un turista di fascia alta, interessato a una fruizione di qualità dei luoghi, che viaggia anche fuori stagione» e quindi si fa allettare anche da enogastronomia, musei, shopping e così via, nel Paese più bello (e peggio tenuto) del mondo.

 

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Senza contare i festival, che invece programmano al contrario e, si direbbe, più sono «specializzati» e più diventano cosmopoliti: 67% di spettatori stranieri al Rossini Opera Festival di Pesaro, oltre il 40 al Donizetti di Bergamo e così via, anche se siamo lontani da gioiose macchine da guerra come Salisburgo, 260 mila visitatori, 27 milioni di euro di botteghino, 183 di indotto, o Glyndebourne, 95 mila spettatori, 19 milioni d’incassi. Però anche in Italia qualche numero è interessante, dai 18.260 spettatori del Rof ai 36.500 del Mof (Macerata Opera Festival, insomma lo Sferisterio), praticamente a un tiro di schioppo. In Italia si è appena faticosamente fatto capire che con la cultura si mangia, e pure tanto, quindi molto resta da fare.

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Dalla ricerca, un sondaggio effettuato da aprile a giugno a livello europeo, esce un profilo interessante del turista delle note, che è in media giovane, colto, europeo, spesso di genere femminile, formato alla musica dalla famiglia (60%) o dalla scuola (50). E smanettone: la conferma di come Internet abbia cambiato anche la fruizione musicale «colta» la dà il 72% dei viaggiatori che si informa sul web e addirittura l’82 che si organizza il viaggio da solo: soltanto il 12% si avvale del supporto di un’associazione musicale, appena il 3,3 di pacchetti turistici e il 2,6 di un’agenzia. Il mondo è a portata di clic, non si capisce perché quello della «classica» debba essere diverso, a parte forse per la consolidata immagine polverosa che si porta appresso.

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Curioso: il 37% di chi viaggia per musica lo fa con gli amici, solo il 20 con il partner: questo spiega da un lato perché molte relazioni non reggano alla differenza dei gusti musicali nella coppia. E dall’altro perché il viaggiar per musica sia spesso foriero di incontri interessanti.  

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