autostrade draghi

ASPI, CHE PROBLEMA! I PM DI ROMA INDAGANO SULLA OPERAZIONE DEL GOVERNO DRAGHI CHE HA PORTATO ALLA VENDITA DI AUTOSTRADE PER L'ITALIA ALLA HOLDING HRA, IL VEICOLO SOCIETARIO CON CUI IL 5 MAGGIO SCORSO LA CASSA DEPOSITI E PRESTITI  E I FONDI BLACKSTONE E MACQUARIE, HANNO RILEVATO DA ATLANTIA L'88,06 PER CENTO DELLE AZIONI DELLA CONCESSIONARIA AUTOSTRADALE - POLITICAMENTE SONO SOTTO ACCUSA IL GOVERNO CONTE 2 (GIALLOROSSO) E IL GOVERNO DRAGHI, MA GLI ATTI FORMALI DELL'OPERAZIONE SONO TUTTI ASCRIVIBILI ALL'ESECUTIVO TUTTORA IN CARICA – L’OPPOSIZIONE DELLA MELONI

Giorgio Meletti per editorialedomani.it

 

autostrade

La procura della Repubblica di Roma sta indagando sulla vendita di Autostrade per l’Italia (Aspi) alla holding Hra (Holding reti autostradali), il veicolo societario con cui il 5 maggio scorso la Cassa depositi e prestiti (che ne detiene il 51 per cento attraverso Cdp Holding) e i fondi Blackstone e Macquarie (24,5 per cento ciascuno) hanno rilevato da Atlantia l’88,06 per cento delle azioni della concessionaria autostradale. I cascami giudiziari dell’operazione, che ha visto la holding controllata dalla famiglia Benetton incassare 8,2 miliardi come “punizione” per il crollo del ponte Morandi (14 agosto 2018) e la conseguente morte di 43 persone, stanno creando vivo imbarazzo a palazzo Chigi e in tutto il mondo politico.

 

 

ATLANTIA AUTOSTRADE

Questo spiega il silenzio assoluto che circonda la vicenda da più di un anno e la prudenza dei magistrati chiamati a ipotizzare i reati commessi e le persone responsabili. Politicamente sono sotto accusa il governo Conte II (giallorosso) e il governo Draghi, ma gli atti formali dell’operazione sono tutti ascrivibili all’esecutivo tuttora in carica.

 

 

REVOCA MANCATA

draghi

Due giorni dopo il crollo del Morandi il ministero delle Infrastrutture guidato da Danilo Toninelli (M5s) aprì la procedura di revoca della concessione per “grave inadempimento”, un procedimento amministrativo formalizzato e rigido che poteva avere solo due esiti: il riconoscimento che il grave inadempimento della concessionaria (mancate manutenzioni) non c’era stato; oppure, accertato il grave inadempimento, l'applicazione dell'unica sanzione prevista dalla convenzione che regola la concessione: la revoca.

 

Caduto il governo gialloverde con la crisi del Papeete, il governo giallorosso ha avuto come atto fondativo l'eliminazione di Toninelli e la sua sostituzione con Paola De Micheli (Pd).

 

La evidente volontà di De Micheli, del ministro dell’Economia Roberto Gualtieri (Pd) e del ministro degli Esteri Luigi Di Maio (all'epoca M5S, oggi candidato con il Pd) di guardare con benevolenza agli interessi dei Benetton ha condotto a una soluzione (prima subita da Conte e poi ereditata e attuata da Mario Draghi) giuridicamente bizzarra: una transazione in cui non le parti interessate (il ministero concedente e la concessionaria) ma il governo e l’azionista di Aspi, Atlantia, inventano una pena non prevista dall'ordinamento e non inflitta alla concessionaria ma al suo azionista.

DARIO SCANNAPIECO

 

Nasce così l'obbligo per Atlantia di vendere Aspi non con una gara pubblica ma obbligatoriamente a Cdp e ai due soci che l'istituto statale ha scelto liberamente, i fondi Blackstone e Macquarie.

 

 

L’ESPOSTO DI D’ALFONSO

A mettere in moto la procura di Roma è stato il presidente della commissione Finanze del Senato Luciano D'Alfonso (Pd), ex presidente della regione Abruzzo, che il 23 luglio 2021 ha scritto al procuratore aggiunto Paolo Ielo, che si occupa dei reati contro la pubblica amministrazione. Ielo ha affidato la pratica al più quotato dei suoi sostituti, Gennaro Varone, che a dicembre scorso ha anche sentito informalmente D'Alfonso.

 

dario scannapieco

Dal poco che trapela, il senatore del Pd ipotizza a carico degli alti burocrati che hanno perfezionato il complesso meccanismo una serie di gravi reati, dalla truffa aggravata all'abuso d'ufficio, fino al più insidioso, la turbativa d'asta.

 

Infatti, al di là del regalo ai Benetton, l'accusa più velenosa dal punto di vista di Draghi, molto affezionato alla sua reputazione di custode della legalità comunitaria, è di aver passato la concessione a Cdp e ai suoi soci Blackstone e Macquarie senza passare attraverso una gara europea.

 

Il 15 luglio 2020, quando per la prima volta si formalizzò l'accordo che ipotizzava la vendita di Aspi, era già uscito al mattino un articolo del Sole 24 Ore che annunciava la partecipazione di Blackstone al ricco affare.

 

LA CONCESSIONE DI TOTO

Nel 2008 Varone, all'epoca magistrato a Pescara, ha fatto arrestare l'allora sindaco D'Alfonso con l'accusa di corruzione. Il processo, che vedeva coinvolto anche il costruttore Carlo Toto, notoriamente amico intimo di D'Alfonso, si è chiuso dopo sei anni con l'assoluzione di tutti.

roberto tomasi ad di autostrade

 

Per una curiosa coincidenza temporale, pochi giorni dopo l'incontro tra Varone e D'Alfonso, il governo Draghi ha dato il via alla discussa e spietata procedura di revoca della concessione di Strada dei Parchi, la società di Toto che aveva in gestione la Roma-Pescara-L'Aquila (A24-A25). Il 20 settembre prossimo il Tar del Lazio si esprimerà sul ricorso di Toto.

 

 

L'unica esponente politica che ha tuonato apertamente contro la vendita di Aspi a Blackstone e Macquarie, arrivando a minacciare di «bloccare il parlamento», è stata la leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni. Ma oggi l'accusatore numero uno, D'Alfonso, è il capolista del Pd nella lista per il proporzionale in Abruzzo.

FONDO MACQUARIE

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”