CHIAMATELO DON SAFFO! A SANT’ORESTE, IN PROVINCIA DI ROMA, IL PARROCO UNISCE DUE LESBICHE IN MATRIMONIO E SI DIMETTE - IL VESCOVO: “HA CAPITO L'INOPPORTUNITÀ E FARÀ UN PERIODO DI RIFLESSIONE E DI VERIFICA” – IL PRETE NON SI ERA SPINTO FINO A SPOSARE DUE LESBICHE IN CHIESA. INVECE DI INDOSSARE IN PARAMENTI LITURGICI, SI ERA CINTO DI UNA FASCIA TRICOLORE E CON IL PERMESSO, ANZI LA DELEGA, DEL SINDACO L'11 LUGLIO IN MUNICIPIO AVEVA PRESIEDUTO ALL'UNIONE...

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ANDREA MORIGI per Libero Quotidiano

 

don Emanuele Moscatelli don Emanuele Moscatelli

Si era tanto convinto che la Chiesa cattolica fosse un'istituzione retriva, che don Saffo ha creduto fosse suo dovere morale celebrare il matrimonio fra due donne per recuperare il tempo perduto.

 

Una fuga in avanti, secondo la diocesi di Civita Castellana, il cui vescovo, monsignor Romano Rossi, appena informato del caso, comunica all'Adkronos che il sacerdote, parroco della chiesa di San Lorenzo nel paese di Sant' Oreste, comune della provincia di Roma con poco più di 3.600 anime, «si è dimesso spontaneamente. Ha capito l'inopportunità e farà un periodo di riflessione e di verifica».

 

Va precisato che don Emanuele Moscatelli, questo il vero nome del prete, non si era spinto proprio fino a sposare due lesbiche in chiesa. Invece di indossare in paramenti liturgici, si era cinto di una fascia tricolore e con il permesso, anzi la delega, del sindaco Valentina Pini, l'11 luglio in Municipio aveva presieduto all'unione. In realtà, il primo cittadino si aspettava che non tutto filasse liscio: «Avendo una certa confidenza col parroco ho detto pure di valutare l'opportunità di questa cerimonia. Ecco come sono andate le cose».

monsignor Romano Rossi monsignor Romano Rossi

 

LIBERO CITTADINO Ormai il dado era tratto. E poi c'è il timore molto clericale di essere etichettati come omofobi. È così che uno finisce per schierarsi dalla parte del ddl Zan, che minaccia perfino la libertà di predicare il Vangelo e il catechismo, che giudicano gli atti omosessuali come un disordine.

 

Dopo aver preso per buona la leggenda nera sulla Chiesa che avrebbe oppresso per due millenni la libertà degli esseri umani, alla fine anche i presbiteri avvertono la pressione psicologica e cedono alla tentazione di legalizzare quello che non è moralmente lecito. Del resto, c'è anche una certa teologia accondiscendente a influire sui costumi e su una diffusa prassi di sfida aperta al magistero pontificio.

 

IDENTITÀ LIQUIDE In più sono tempi favorevoli alle identità liquide e vaganti, non soltanto quando si tratta di fluidità di genere. Soltanto che togliersi temporaneamente l'abito talare e mascherarsi da ufficiale di stato civile, per poi tornare all'altare come se nulla fosse, testimonia uno sdoppiamento dei ruoli che nella realtà non sono compatibili. O l'uno o l'altro.

lesbiche lesbiche

 

Così domenica prossima i fedeli avranno un nuovo parroco, anche se il Gay Center, attraverso Fabrizio Marrazzo, chiede al vescovo clemenza, visto che lo "sposalizio" non è avvenuto in un luogo di culto, ma in una sede istituzionale, esercitando i diritti riconosciuti senza distinzione a tutti gli italiani maggiorenni. Certamente, ammette il vescovo Rossi, «il parroco è un libero cittadino ma c'è un canone che impedisce ai sacerdoti di officiare cerimonie civili a prescindere da chi si sposa. Ma si dialoga nella Chiesa e così ho fatto con don Emanuele».

 

La parresia, cioè il dovere di dirsi le cose apertamente, è un elemento irrinunciabile della tradizione cristiana. Si sono confrontati, rivela: «Abbiamo dialogato a lungo, non si è trattato di una decisione di autorità. Non è incorso in nessuna censura, ha deciso che era opportuno dimettersi».

 

lesbiche lesbiche

Dopo il periodo di riflessione, don Emanuele, anticipa l'ordinario diocesano, «non potrà fare il parroco a sant' Oreste ma una volta chiarite certe cose potrà fare tutto, quando sarà il momento». Quanto alle nubende, si sono contrattualizzate a vicenda «in nome dell'amicizia serena, non erano sconosciute al parroco queste donne. Sono battezzate», spiega monsignor Rossi. Chissà se valga anche per loro il diritto canonico.

 

 

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