tony vilar

COLPA DEL PELO - L'INCREDIBILE STORIA DI TONY VILAR, PARTITO DALLA CALABRIA PER BUENOS AIRES ALL’INIZIO DEGLI ANNI ’50 E DIVENTATO UNA LEGGENDA CON CANZONI COME “CUANDO CALIENTA EL SOL” E “HAY CLARITO DE LUNA” – UN SUCCESSO STRATOSFERICO INTERROTTO BRUSCAMENTE ALLA FINE DI UN CONCERTO QUANDO UN FAN SCATENATO GLI TOCCA LA TESTA, FACENDOGLI CADERE IL PARRUCCHINO – DA QUEL MOMENTO SPARISCE PER 28 ANNI: IN ARGENTINA NESSUNA SA CHE FINE ABBIA FATTO E BISOGNA ARRIVARE AL BRONX PER… - VIDEO

 

Carlo Grande per "La Stampa"

 

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«Hay clarito de luna» cantava Tony Vilar, cantava «E la noche oscura» e soprattutto «Cuando calienta el sol». Voce flautata, folta capigliatura e fisique du rôle, da latin lover. Urlavano le ragazzine e si innamoravano le folle sudamericane. Chi è Tony Vilar? E soprattutto dov' è finito?

 

Perché è scomparso improvvisamente? Il nome, intanto: Tony Vilar non è quello vero, è nome d'arte. È quello di Antonio Ragusa, calabrese, partito per Buenos Aires all'inizio degli anni 50 per non fare il muratore e menar vita grama nel Meridione.

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In Sud America fece fortuna - concerti memorabili, folle in delirio, una canzone che diventa hit mondiale - finché, all'apice del successo, dopo un concerto sparì, nel 1978, inghiottito da chissà chi o chissà cosa. Rapimento, depressione, debiti, donne? E chi lo sa? Un senza patria, Tony Vilar: emigrante due volte e due volte esule, prima dall'Italia e poi dal Sudamerica, prima personaggio pubblico e poi uomo nell'ombra, che abdica dal trono di star melodica.

 

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Un film-documentario del 2006, ironico, fresco e appassionante come le opere prime, svelò un mistero durato trent' anni: è La vera leggenda di Tony Vilar del calabrese Giuseppe Gagliardi, regista televisivo di successo e sceneggiatore, che ha diretto tra l'altro 1992 e Non uccidere. Il suo road movie è ambientato fra gli italo-americani dei Tre Mondi, perché il protagonista del film, Peppe Voltarelli, va in Sud America e Nord America a cercarlo: «I parenti erano di un paese vicino al mio», dice il regista, «Peppe aveva incontrato la sorella di Tony nel Bronx, durante un concerto».

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La ricerca parte da Buenos Aires, nella Boca, barrio degli artisti di strada e della Bombonera, lo stadio del Boca Junior. «Xeneises» sono i tifosi, perché era il quartiere degli immigrati genovesi: «a 'buka», in ligure, è la foce del fiume Riachuelo, che entra nel Rio della Plata. Don Patania accompagnava Tony nei concerti: «Carino, passionale, un vero cantante, lo conoscevano tutti in Cile, Uruguay, Ecuador, Argentina, Venezuela Guadagnava muy buena plata», aveva fatto un mucchio di soldi.

 

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 «Incise l'ultimo disco in Ecuador, Hola querida, poi non l'ho più visto». Voltarelli lascia la Boca e i ballerini e i cantanti di tango («la voce di tutti gli sconfitti» scrive Borges) e trova l'ex moglie Mabel Landò, attrice, che non vede Tony da trent' anni e forse è ancora innamorata di lui: «Non como ante», non come prima, sospira, non sa perché si separarono: «Ha avuto un piccolo problema, per lui è diventato gigantesco I capelli. Alla fine di un concerto hanno scoperto che era calvo, è caduto il parrucchino, mi ha chiamato alle quattro del mattino. Piangeva, lui che cantava Los cielos lloraron».

 

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Può finire una carriera strepitosa per un parrucchino? Forse zia Celeste sa qualcosa, ha un numero imprecisato di nipoti e di ognuno conserva foto di battesimo, cresima e matrimonio. Macché, si va dall'amico Totonno e di confidenza in confidenza, fra tangueros e milongas (al Tortoni ad esempio, dove si può capire cos' è il Duende di Federico García Lorca), bisogna volare a New York, da Tony Pizza, alias Antonio Aiello, uomo di panza che a Brooklyn ha messo in piedi 34 pizzerie e perso quasi tutto al gioco. Presenta gli amici degli amici, è una girandola di abbracci, baci, macchinoni e catenazze, «certo che lo conoscevamo, lo chiamavamo "l'argentino", l'abbiamo perso di vista».

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Altre «personalità» italiane del Bronx, che sembrano uscite da un romanzo di John Fante o da una canzone di Fred Buscaglione, conoscono qualcuno che sa dov' è finito Tony Vilar. Altre strette di mano, anellazzi e collettoni, la ricerca brucculina - sembra di sentire Saul Goodman in Breaking Bad, «conosco un tale che conosce un tale» - approda finalmente a Connie Catalano e Sal di Little Italy, barbiere di Bob De Niro e amico di Gilda Ragusa, sorella di Tony: bingo!

 

Gilda spiega dov' è finito il bel Vilar, leggenda del «melodico» anni 60: vende macchine usate sulla Tremont Avenue, eccolo tra le auto con il berrettino di cuoio, scarpe bianche a punta e camicione a fiori.

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Confessa: «A 24 anni ero diventato calvo, io, l'idolo della gioventù Mi ha depresso, così ho lasciato Tony Vilar in Argentina, voi lo cercavate ma qui c'è Antonio Ragusa, che si è nascosto dietro alle auto usate È stato un periodo importante della mia vita, ma è tramontato».

 

Tony Vilar ha giocato con il suo destino e quando ci ripensa gli viene da piangere. Ma come si fa a mollare tutto per un parrucchino? Ebbene, guardatelo fendere la folla alla fine del concerto, alto, sorridente, mentre il braccio di un'ammiratrice si allunga, tocca una ciocca di capelli, gli strappa la parrucca. È il dramma: Tony, ferito nell'amor proprio, sparisce.

 

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Non dite «nel nulla», il nulla è una convenzione. Tony è ancora un grande, ha provato vergogna, per questo lo amiamo ancora, qualcuno riesce ancora a vergognarsi. Adora sempre la musica e grazie al film ritorna in Italia, quasi sessant' anni dopo, smette di nascondersi, accetta il suo destino. Cosa bisogna fare quando il boss della Sony che fa di te un idolo si chiama Bald, «calvo», e i fremiti di passione sulla spiaggia promanano dal viso, dal corpo, dai baci e dai capelli, «Cuando calienta el sol»?

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