Arriva il fine indagine, atto che solitamente precede la richiesta di rinvio a giudizio, per i 15 indagati nell'ambito dell'inchiesta 'Villa Inferno' dei carabinieri e della Procura di Bologna, che ruota attorno a un giro di festini a base di sesso e cocaina in cui è stata coinvolta una ragazza all'epoca dei fatti 17enne e che con la sua denuncia fece esplodere il caso.
Gli indagati sono accusati a vario titolo di induzione alla prostituzione minorile, spaccio, tentata truffa aggravata e produzione di materiale pornografico per alcuni video con protagonista la ragazza allora 17enne, che giravano nelle chat WhatsApp degli indagati, ma non solo lì. Oltre a quest'ultima nell'inchiesta risultano persone offese altre tre giovani. Nel frattempo per il 26 aprile è fissato l'incidente probatorio davanti al Gip Letizio Magliaro, in forma protetta, per cristallizzare le parole della ragazza che fece scattare l'inchiesta.
Villa Inferno, le tappe dell'inchiesta
Nel settembre del 2020 l'inchiesta condotta dal pm Stefano Dambruoso portò ad un primo risultato operativo, con sette misure cautelari e nove indagati. Poi lo scorso gennaio i carabinieri, grazie agli elementi emersi negli interrogatori, come le parole di Luca Cavazza, ex candidato della Lega alle regionali in Emilia-Romagna, nonché ultrà virtussino, coinvolto nella prima tranche dell'indagine, sono risaliti agli spacciatori che rifornivano di cocaina le serate nel villino di provincia, a Pianoro, di proprietà di Davide Bacci, finito prima in carcere e poco dopo ai domiciliari a settembre dell'anno scorso.
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