L’INFANZIA CAMORRISTA - I BAMBINI DEI CLAN GIOCANO CON LE PISTOLE COME TUTTI GLI ALTRI - MA LORO FIN DA PICCOLI SONO PORTATI A VEDERE GLI AGGUATI - A 7 ANNI FANNO LE VEDETTE DELLA DROGA, A 14 INIZIANO A SPARARE - - - - - - -

La vita dei bambini del clan Gionta di Torre Annunziata, quello che decise la morte di Siani e che di recente ha perso il boss “poeta” Aldo, arrestato in Sicilia. Nei loro letti sono nascosti armi e droga, vietato parlare con le guardie perché sennò sei un “venduto”, le pistole in mano presto: ma nessuno ti obbliga, è una vita che ti trovi davanti e non hai niente da perdere...

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Giovanna Sorrentino per “Il Mattino”

 

ALDO GIONTA ALDO GIONTA

Torre Annunziata. «Se non stai zitto ti sparo al petto», si sente urlare per gioco da un bambino al suo cuginetto. Parole dette a gran voce nel cortile interno di Palazzo Fienga, torre di guardia del clan Gionta a torre Annunziata. Tre bambini giocano con pistole e mitra giocattolo, seduti sulle scale situate di fronte all'entrata principale. Francesco prende in giro Nicola chiamandolo «femminuccia» perché ha paura di un cane. Nicola risponde all'offesa puntandogli la pistola contro. «Stai zitto, o ti sparo».

ALDO GIONTA ALDO GIONTA


Tutti i bambini del mondo giocano con le armi per imitare le scene dei film. Pochi però, hanno visto davvero un adulto puntare una pistola contro qualcuno. E loro, i piccoli che vivono a Palazzo Fienga, sono tristemente abituati a queste scene di violenza. Crescono nei rioni dimenticati, dove spaccio e cultura del crimine sono la faccia della camorra vera, chiusa nelle quattro mura di una roccaforte pericolante.

 

A raccontare le loro storie sono i volontari dell'oratorio dei Salesiani, ad sempre in trincea per strapparli in tempo alla morsa della malavita. Babypusher, vedette della droga: queste le loro mansioni. Fin dai primi anni di età vengono portati sui luoghi degli agguati perché devono abituarsi alla violenza.

Di notte spesso si svegliano di soprassalto perché i militari fanno irruzione nelle loro case: gli portano via i genitori, perché accusati di essere camorristi. «È capitato che le forze dell'ordine siano entrati nelle loro stanze mentre dormivano, rovistando sotto i loro cuscini alla ricerca di armi o droga. Per loro questo diventa un trauma - racconta Luciano Donadio, coordinatore dell'oratorio dei Salesiani nella Basilica della Madonna della Neve, a pochi metri da Palazzo Fienga.

CAMORRA jpeg CAMORRA jpeg

 

Verso i sette anni arriva la prima responsabilità: devono girare per i quartieri dello spaccio a controllare se arrivano le “guardie”. Non possono avvicinarsi alle forze dell'ordine per accettare regali, altrimenti vengono etichettati come “venduti” dai più grandi. Verso i 14 anni imparano a sparare dove nessuno li vede».

 

LA CAMORRA NON PERDONA jpeg LA CAMORRA NON PERDONA jpeg

Scegliere la cattiva strada però, spetta a loro. «I genitori non li obbligano a prendere quella sbagliata - prosegue Donadio - se la trovano davanti e non hanno niente da perdere, perché hanno perso già tutto. Devono solo conquistare qualcosa: il bene o il male». I soldi facili, la sensazione di «grandezza» che si prova quando il rispetto è dovuto perché si è figlio o il nipote del boss: questi i motivi che portano i ragazzi a seguire la via della criminalità, nei quartieri senza futuro.

fotochoc camorra in vetrina fotochoc camorra in vetrina

 

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