salone del mobile milano 2022

GLI ITALIANI LO FANNO MEGLIO – BILANCIO POSITIVO PER L’EDIZIONE DEL SALONE DEL MOBILE DI MILANO: 262MILA VISITATORI ANCHE SE SONO MANCATI RUSSI E CINESI, RIMPIAZZATI ALMENO IN TERMINI DI BUSINESS – SONO ARRIVATI PIÙ COREANI, BRASILIANI E INDIANI E SI È TORNATI ALLA MODALITÀ DI VENDITA DEGLI ANNI ’80, OVVERO ALLO STAND – MA LA PARTE PIÙ DIVERTENTE È STATA LA DESIGN WEEK CHE HA RIVERSATO UN’ONDATA DI CREATIVI E COLORI PER LE STRADE DELLA CITTÀ MENEGHINA CHE…

Dario Di Vico per il “Corriere della Sera”

 

milano design week

Il coraggio ha pagato e va riconosciuto. Chapeau a chi, anche nei momenti più difficili, non ha dubitato nemmeno un istante che Milano dovesse dare il massimo della continuità al Salone del Mobile. Che fosse importante nel settembre 2021 «occupare la data» ed evitare che altre manifestazioni concorrenti rubassero il tempo, che si dovesse organizzare un'edizione-ponte per poi riprendersi pienamente la scena, con il format classico, appena possibile.

 

toiletpaper street 6

Tutto ciò è avvenuto e oggi con i numeri ufficiali delle presenze in Fiera durante la settimana del design (262 mila visitatori) possiamo, anche solo per un attimo, guardarci indietro e tirare un sospiro di sollievo. Sappiamo benissimo di non vivere nel migliore dei mondi possibili, e nemmeno in uno dei momenti più facili della nostra storia recente, ma proprio per questo è importante saper riconoscere i successi. Servono a rafforzare l'autostima, un asset di cui avremo molto bisogno nei prossimi mesi.

 

foresta galleggiante by stefano boeri

Ancora una volta, dunque, il mondo si è inchinato al gusto e all'eleganza italiana, ha tributato un omaggio a quell'originale mix di manifattura e creatività che il nostro design ha saputo costruire nel tempo e la leadership di Milano ne è uscita confermata e rassicurata. Bastava in questi giorni percorrere i viali della fiera e girare per gli stand per capire che cosa stesse maturando. L'industria italiana riconfermava la sua centralità perché ha investito e in qualche modo è riuscita a interpretare lo spirito del tempo, a dare al rinnovato feeling per la casa una risposta di alta qualità. La cura e il rinnovo delle abitazioni non sembrano essere una pura fiammata legata al Covid ma quasi un tratto strutturale di questo spezzone di modernità inquieta.

stefano seletti

 

Non sappiamo ancora come verrà rimodellata la nostra vita tra abitazione e ufficio, tra spazi privati e arene pubbliche, c'è però la legittima speranza/convinzione che il Made in Italy possa riuscire ancora una volta a mostrare la rotta, a rinnovare la sua egemonia. A far convivere estetica e tecnologia, a disegnare la casa intelligente degli anni a venire, a usare nuovi materiali, a ibridare gli spazi per dare risposte flessibili a esigenze che cambiano durante l'arco della stessa giornata. Sarà pure sociologia minima ma la vivacità del mercato dell'arredamento si spiega così e non è un caso, quindi, che sul piano commerciale l'industria italiana sia riuscita a conquistare nuove quote di mercato soprattutto nei Paesi avanzati, i cui consumatori guardano con maggiore sensibilità a questo caleidoscopio di innovazioni.

milano design week 2

 

I 262 mila visitatori, per tutto quello che è avvenuto in questi anni, non sono paragonabili a quasi 400 mila dell'edizione record del 2019 ma rappresentano pur sempre una piccola Onu fatta di 173 Paesi e dimostrano come, oltre a sfruttare il suo radicamento «occidentale», Milano abbia saputo attirare un maggior numero di operatori dalla Corea, dall'India e dal Brasile. Russi e cinesi sono mancati come visitatori (in termini numerici valevano circa 40 mila presenze) ma almeno in termini di business sono stati rimpiazzati.

 

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Del resto gli osservatori più attenti segnalano come sia cambiato profondamente lo stesso modo di stare in fiera: si è tornati addirittura alle modalità commerciali degli anni '80 quanto gli ordini di acquisto si chiudevano direttamente allo stand. Tutto ciò in virtù, probabilmente, di un maggior peso del pubblico professionale e di un effetto-rimbalzo dopo due anni di aperture a singhiozzo. Per Milano la Design Week è stata un tonico. Si è rivissuta l'atmosfera degli anni gloriosi, il Salone si è trasformato ancora una volta in una festa di creatività, colori e apertura al mondo. Ora sappiamo che la città resta per l'industria dell'arredamento quello che è Wimbledon per il tennis, l'imprescindibile appuntamento dell'anno.

 

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Se vuoi contare qualcosa nel design internazionale a Milano devi esserci o ci devi passare. E infatti c'è chi pensa addirittura di portare la durata del Salone a due settimane e chi invece ha capito di non poter fare a meno di un punto vendita in città. Milano, dunque, è tornata all'onor del globo e ora non ha che da riprendere il suo cammino. Per farlo, ci permettiamo di suggerire, non si può prescindere dalla mobilitazione della sua straordinaria società civile e da un grande dibattito pubblico sugli obiettivi.

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Perché si parla troppo di rendita e poco di crescita? Perché per i giovani che arrivano in città e addirittura per il suo ceto medio è difficile star dietro al costo della vita? Perché si fanno così pochi figli? Potrà sembrare assurdo che a partire dal successo di una fiera si possa arrivare a formulare questo tipo di domande ma chi vive o solo frequenta Milano sa che un fil rouge c'è.

 

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milano design week 3

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