JAMES BROWN È STATO UCCISO? UNA MEGA INCHIESTA DELLA "CNN" RIVELA I PUNTI OSCURI CHE METTONO IN DUBBIO LA MORTE PER INFARTO DEL PADRINO DELLA BLACK MUSIC – I SOSPETTI SULLA DROGA, LO SCONOSCIUTO CHE FECE IRRUZIONE NELLA STANZA D’OSPEDALE DEL CANTANTE POCO PRIMA CHE MORISSE, L’AUTOPSIA MAI FATTA, LE COINCIDENZE CON LA MORTE DELL’EX MOGLIE E IL MISTERO DEL CADAVERE CHE NON SI SA PIÙ DOVE SIA – ECCO TUTTI I SOSPETTI DI UNA SCOMPARSA CHE LASCIA NON POCHI DUBBI… (VIDEO)

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DAGONEWS

 

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James Brown potrebbe non essere morto per infarto. A rivelarlo è un documentario della Cnn dopo un'indagine iniziata nel 2017 e dopo aver intervistato circa 140 persone. I dubbi sulla morte del Godfather of Soul sono oggetto della serie investigativa 'The Circus Singer and the Godfather of Soul' che il network manderà in onda in tre parti.

 

Ufficialmente Brown è morto di infarto e liquido nei polmoni all'età di 73 anni in un ospedale di Atlanta nelle prime ore del Natale 2006. Ufficialmente, solo il suo manager, Charles Bobbit, era con lui. Ufficialmente, Bobbit sentì Brown lamentarsi di avere il petto in fiamme prima di accasciarsi. Era semplice. Un vecchio che faceva una vita straordinaria e che moriva improvvisamente. Niente di più.

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Ma pare che dietro quella apparente normalità si possa nascondere ben altro. Secondo il reportage, 13 persone, tra cui i familiari, il manager e lo stesso medico che ha firmato il certificato di morte nel 2006, chiedono che sia effettuata un'autopsia. Gli scettici sono Marvin Crawford, il medico che ha firmato il certificato di morte di Brown; Andre White, un amico che crede sia stato ucciso; Darren Lumar, il genero che sostiene di sapere che Brown è stato assassinato;

 

Frank Copsidas, manager di Brown; Daryl Brown, uno dei sei eredi del testamento di Brown; Tomirae Brown, la quarta moglie di James Brown; Fannie Brown Burford, un'amica che si definisce la God Sister of Soul; Anne Weston, ex cantante; Rita Udom, ex medico personale di Brown; Nick Ashton-Hart, che gestì i tour internazionali di Brown; LaRhonda Pettit, una delle figlie che sosteneva che la cripta di Brown fosse vuota. E poi ci sono il reverendo Al Sharpton, un caro amico di Brown, che non ha smesso di chiedere l’autopsia, e Candice Hurst, parrucchiera di Brown, che ha ipotizzato nel suo libro che dietro la morte di Brown ci sia altro.

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E ancora Jacque Hollander, l'ex cantautore di Brown, che dice che Candice Hurst le raccontò una storia che sembrava una confessione. Hurst sostiene di essere stata fraintesa e insiste nel dire di non aver ucciso Brown.

 

È possibile che la storia ufficiale sia vera, o che Brown abbia preso volontariamente droghe e sia morto per una overdose fatale. Ma i sospetti rimangono. «Le sue condizioni cambiarono troppo rapidamente - ha detto il dottor Marvin Crawford in riferimento a Brown - non avrei mai previsto che andasse in arresto cardiaco. Ma morì quella notte e mi chiesi che cosa fosse andato storto in quella stanza».

 

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Dodici anni dopo, secondo la Cnn, solo un'autopsia e un'indagine forense potranno stabilire le esatte cause del decesso. Nella serie si indaga anche sulla morte nel 1996 di Adrienne Brown, la sua terza moglie.

 

Il malore e la morte. Il 23 dicembre 2006 White accompagnò Brown in ospedale entrando da un ingresso secondario. In una stanza d'ospedale, Crawford esaminò il suo paziente. Brown pensava di avere la polmonite e questa notizia venne ampiamente riportata dopo la sua morte, ma Crawford sostiene che Brown non avesse affatto la polmonite.

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Ha raccontato di aver riscontrato sintomi di insufficienza cardiaca e segni di un lieve infarto. L'urina di Brown risultò positiva alla cocaina. Erano tutti problemi curabili. Crawford gli dette ossigeno, diuretici e ACE-inibitori per rilassare i vasi sanguigni.

 

«È migliorato rapidamente - ha detto Crawford - Alle 5 del mattino del 24, probabilmente, sarebbe potuto uscire dall'ospedale se avesse voluto. Ma non lo lasciammo andare». Quel giorno, al piano di sotto dell'ospedale, White vide il commercialista di Brown, David Cannon. Hanno avuto una breve conversazione. White dice che Cannon aveva bisogno di qualcosa da Brown - qualcosa a che fare con soldi, una questione di obbligazioni. Poco dopo Cannon lasciò l’ospedale.

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Crawford se ne andò verso le 7 di sera per passare la vigilia di Natale con la sua famiglia. White è rimasto nella suite VIP con Brown, il suo manager personale, Charles Bobbit, e un altro assistente, David Washington. Verso le 10, Brown ringraziò White per averlo aiutato e gli disse di andare dalla famiglia. White era d'accordo, ma voleva assicurarsi che Brown fosse al sicuro e si assicurò con Bobbit di non lasciarlo solo.

 

Crawford dormiva quando il telefono suonò intorno all'una. Qualcuno dell'ospedale gli disse che il cuore di Brown si era fermato. I medici stavano cercando di rianimarlo. Crawford corse all'ospedale, ma quando entrò nella stanza, lui era morto.

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Andre White arrivò e parlò con Bobbit, l'uomo al quale aveva affidato Brown: lui gli raccontò di essere uscito dalla stanza per prendere un Maalox per Brown. Ma non aveva senso per White, perché un'infermiera avrebbe potuto dare a Brown tutto ciò di cui aveva bisogno. Bobbit disse a White che Washington si era addormentato nell'altra stanza della suite con due camere, il che significava che c'era stato un momento in cui nessuno stava sorvegliando Brown. A White sembrava che il manager personale di Brown avesse fallito nei suoi compiti e che non stesse raccontando tutta la storia.

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«Nella stanza di Brown, mentre stavo in piedi sul corpo del mio amico, un'infermiera mi disse che Brown era stato visitato da un estraneo che non riconosceva come parte del suo entourage – ha raccontato White – Da quel momento i parametri vitali di Brown erano precipitati».

 

A quel punto l’infermiera, facendo riferimento a tracce di droga trovate vicino al corpo, estrasse un po’ di sangue di Brown e diede una fiala a White. Più tardi, la mattina di Natale, White e il dottor Crawford si incontrarono, pensando che le persone attorno a Brown dovessero sapere che avevano il sospetto che il cantante non fosse morto per cause naturali. Prima chiamarono l'avvocato di Brown, Buddy Dallas, che confessò ai due che a Brown piaceva usare PCP. Poi chiamarono David Cannon, che chiese loro di tacere sulla vicenda».

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Nei giorni che seguirono, il dottor Crawford arrivò a credere che Brown avesse volontariamente assunto droghe illegali nell'ospedale e poi fosse morto di overdose. Però, in linea con la richiesta di riservatezza di Cannon, non andò dalle autorità. White, invece, ha sempre creduto che Brown fosse stato assassinato. Ha contattato gli amici con legami con il dipartimento di polizia di Atlanta, tra cui un detective della squadra omicidi di nome Vincent Velazquez, e ha chiesto loro di indagare sulla morte di Brown.

 

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Velazquez, che da allora si è ritirato dalle forze di polizia, ha detto che l'agenzia all’epoca si rifiutò: «Non è un omicidio se qualcuno ha dato a qualcun altro della cocaina. Non c'era molto da fare per noi investigatori. Nessun segno che potesse far pensare che fosse stato legato. Nessun segno di lotta. E nessuna autopsia».

 

White ha ancora la fiala di sangue di Brown. La Cnn gli ha chiesto di farla esaminare dai loro esperti, ma lui si è rifiutato, aspettando che fossero le autorità a farlo. Aspetta da 12 anni. Adesso pare che White potrebbe essere ascoltato dal procuratore distrettuale. Potrebbe essere una svolta. Ma bisognerà attendere.

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La morte della moglie. Tra la fine del 1995 e l'inizio del 1996, Adrienne, la terza moglie del cantante, stava cercando di allontanare Brown dagli uomini del suo entourage che lo controllavano. Sperava che la loro due potessero iniziare una nuova vita lontano dalla loro influenza. Aveva confessato di avere paura per la sua vita.

 

Il 6 gennaio 1996, mentre si riprendeva dalla chirurgia plastica in una struttura di Beverly Hills, Adrienne Brown morì a 45 anni. Un portavoce del coroner disse che la causa era l'assunzione di PCP e la cardiopatia aterosclerotica. Ventuno anni dopo, nell'estate del 2017, un detective della polizia in pensione ha tirato fuori il taccuino di una prostituta che lavorava da informatrice: si parlava di un “omicidio commissionato”.

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L'informatore scrisse che un dottore le aveva confessato di aver ucciso Adrienne Brown con un'overdose fatale. Il dottore ha negato le accuse. Ad oggi non sono state presentate accuse penali. Dopo la morte di Adrienne Brown nel 1996, James Brown rimase in South Carolina.

 

Ma la donna non fu la sola a temere per la sua vita dopo aver tentato di separarlo dal suo entourage: accadde anche all’altra moglie di Brown undici anni dopo. Ma ciò che è ancora più evidente sono le somiglianze del decesso di Adrianne con quelle della morte di James.

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Perché non fu fatta l’autopsia. Secondo tutti i resoconti disponibili, il primo parente ad arrivare all'ospedale dopo la morte di James Brown fu sua figlia Yamma, una farmacista che viveva a breve distanza. Il dottor Crawford le raccontò che Brown era improvvisamente peggiorato e suggeriva di fare un’autopsia. Senza alcun elemento che possa far pensare a strane circostanze, queste decisioni spettano normalmente alla famiglia. Yamma rifiutò di far fare l'autopsia.

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Dov’è il corpo di Brown. Il 10 marzo 2007 amici e parenti tennero una cerimonia per seppellire il corpo di James Brown. Sua figlia Deanna Brown Thomas ospitò la cerimonia nella sua casa a Beech Island, nel South Carolina. Il corpo del cantante venne apparentemente collocato in una cripta nel suo cortile.

 

Brown era morto da quasi tre mesi, ma i documenti del tribunale suggeriscono che la cripta doveva essere un luogo "provvisorio" per il corpo. Fu Levenson, l’avvocato di Deanna, durante un’udienza per il patrimonio del cantante, a classificare quelle informazioni come riservate, visto che rivelarne la collocazione avrebbe potuto mettere in pericolo la famiglia e i resti di Brown. Un avvocato di controparte contrattaccò dicendo che era nota a tutti la collocazione del cadavere, ma Levenson non volle confermare: «Non c'è documentazione pubblica di ciò. Era questo l’accordo».

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Secondo quanto riporta la Cnn, in migliaia di documenti non si fa mai riferimento all’accordo di segretezza sulla collocazione del corpo. Nel 2009, sempre durante la battaglia legale, si fece riferimento alla sepoltura di Brown nella sua vecchia casa nella Carolina del Sud, che sarebbe dovuta diventare un museo. L’accordo diceva che se il piano museale non fosse stato avviato entro sette anni, Brown sarebbe stato sepolto vicino ai suoi genitori in un cimitero ad Augusta.

 

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Ma la Corte Suprema della Carolina del Sud ha respinto l'accordo nel 2013, e non è chiaro in che modo la sentenza abbia influenzato i piani di traslazione del corpo di Brown. Nel febbraio 2019, Russell Bauknight, il commercialista incaricato della tenuta di Brown, alla domanda su dove fosse il corpo rispose al giornalista della Cnn: «Perché dovresti saperlo?»

 

Nel 2010, tre anni prima della sua morte, la figlia di Brown, LaRhonda "Peaches" Pettit disse che la cripta di Brown era vuota: «Il corpo di mio padre è scomparso - disse in un’intervista -  Sono convinta che la sua morte sia sospetta e voglio che i responsabili siano consegnati alla giustizia. L'unico modo per farlo è riesumare il suo corpo e fare un'autopsia. Non riesco a capire perché non sia mai stata fatta».

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Per mesi il giornalista della Cnn ha cercato di ottenere un'intervista con Deanna Brown Thomas. Quando l'ha raggiunta al telefono, gli ha detto di mandarle una mail con un elenco di domande, ma non ha mai risposto. I due si incontrarono pochi mesi dopo ad Augusta. Dopo alcuni convenevoli, il reporter disse a Deanna Brown Thomas che molte persone vicine a suo padre stavano chiedendo un'autopsia. «Le persone possono desiderare ciò che vogliono.

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Non ho bisogno di un’autopsia. Dio ha deciso di portarselo via in quella giornata» disse. Ancora più evasiva è stata sulle domande sul corpo del padre: «Dio deve benedire chi ha detto che la cripta di mio padre è vuota. È incredibile le cose che le persone inventano». «Quindi il suo corpo è nella cripta nel tuo cortile» incalzò il giornalista. Ci fu un lungo silenzio e infine rispose: «Ho detto che non avrei risposto alle domande a cui non voglio rispondere».

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