“MUCCIOLI? NON MI HA MAI INCATENATO, MA SE LO AVESSERO FATTO LO AVREI ACCETTATO” - IL RACCONTO DI UN EX OSPITE DI SAN PATRIGNANO: “I BENPENSANTI NON SI RENDONO CONTO CHE UN TOSSICO, SOPRATTUTTO IN ASTINENZA, È PRONTO AD AMMAZZARE ANCHE LA MADRE - LA SERIE DI NETFLIX NON È EQUILIBRATA. È EVIDENTE CHE VOLEVANO CREARE UNA POLEMICA. VINCENZO SAPEVA I SEGRETI DI UN SACCO DI GENTE, COSE ORRIBILI FATTE PRIMA DI ENTRARE IN COMUNITÀ. SE AVESSE TRADITO UNO, AVREBBE TRADITO TUTTI E SAREBBE VENUTA GIÙ LA BARACCA” - IL LIBRO “IO ERO”

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Giuseppe Cruciani per “Libero quotidiano”

 

NICK FIBONACCI - IO ERO NICK FIBONACCI - IO ERO

«Muccioli? Non mi ha mai incatenato, ma se lo avessero fatto lo avrei accettato senza problemi. I benpensanti non si rendono conto che un tossico, e soprattutto un tossico in astinenza è pronto ad ammazzare anche la madre. Basta guardare la cronaca.

Quelli di Vincenzo erano metodi giusti che hanno portato risultati concreti: salvare vite umane».

 

Nick Fibonacci è un bolognese di cinquantasette anni, non si chiama Nick Fibonacci e ha scritto un libro da divorare, Io Ero, dove ero sta per eroina, uscito qualche settimana fa per Mondadori. Dentro, c' è tutta la sua vita fino a quarto di secolo fa: consumatore di ogni tipo di droga, eroinomane, cocainomane, piccolo spacciatore, trafficante di roba che si infilava a pallini nel culo trasportandola così da mezzo mondo, Olanda, Thailandia, Sudamerica. Oggi fa il consulente per una grande azienda, ha una famiglia, figli, e vuole rimanere anonimo.

 

Quanto sei arrivato a farti?

MUCCIOLI 1 MUCCIOLI 1

«Boh, nei momenti top anche quattro, cinque grammi di ero al giorno».

 

Come hai fatto a non crepare?

«Mai usato un ago, mai una siringa. Tutta sniffata. È stata la mia salvezza. Ho evitato malattie, Aids e overdose».

 

Quando sei entrato a Sanpa?

«Era fine gennaio del 1993, e sono uscito il 3 novembre del 1995».

 

Come ci sei arrivato?

«Dal carcere. Era la seconda volta che finivo in galera. Ma avevo deciso che volevo chiudere con la droga. Una decisione lucida, dopo anni di bagordi. Perché a me la fattanza, così la chiamavamo, piaceva».

 

E allora?

muccioli 4 muccioli 4

«Guarda, io mi sono drogato e ho spacciato per fare quello che non avrei mai potuto fare, la bella vita, per far saltare il banco. C'erano due possibilità: o eri ricco sfondato, e ho visto gente che si è mangiata tutto per la roba, oppure trafficavi per avere la polvere. Io ho preso questa strada, dall' inizio degli anni ottanta al '92».

 

Sei diventato ricco?

«Macchè. Li ho spesi tutti, me li sono sniffati, e poi pagavo pranzi e cene per chiunque».

 

Torniamo al carcere. Ti drogavi pure lì?

muccioli muccioli

«Ero a Bologna, poi a San Vittore. L' ho fatto solo una volta, un amico mi ha mandato una riga di ero. Ma girava di tutto, pure le siringhe».

 

E poi?

«Dovevo farmi dentro altri quattro anni e un mio compagno di cella mi parla di San Patrignano e del metodo per entrare. Per un anno ho scritto ogni giorno una lettera a Muccioli. Mi firmavo Cavallo Pazzo e facevo finta di essere disperato. Alla fine Vincenzo mi prese. Ma il tempo dell' eroina era già finito».

 

Perché?

«La droga per me è stata un viaggio pazzesco, un amore viscerale per dieci anni.

Era come andare in paradiso e non puoi descrivere un orgasmo. Ma se ogni giorno ti metti a scopare cinque fighe poi arriva il momento che dici basta. Ti stufi. A me è successo questo. Ma sono stato fortunato. Non mi bucavo e arrivai a Sanpa che ero già disintossicato».

muccioli muccioli

 

Come avevi fatto?

«In carcere. Ho fatto il down in cella. Farsi delle righe non è la stessa cosa che farsi in vena, hai una percentuale altissima che sprechi. Stavo male per quattro, cinque giorni, mi davano delle pasticche per dormire, e i miei down non erano così tremendi come quelli degli altri. Dopo due settimane in galera stavo già bene e si erano rimesse in moto le endorfine».

 

Hai visto la serie tv su Netflix?

«Sì, certo. Non conosco gli autori, ma non è stata una cosa equilibrata. È evidente che volevano creare una polemica, hanno dato spazio soprattutto a quelli che hanno parlato male di Vincenzo. Gli unici a favore erano Andrea Muccioli e Red Ronnie che tossici non sono mai stati».

gian marco e letizia moratti con vincenzo muccioli gian marco e letizia moratti con vincenzo muccioli

 

Volevano creare il mostro?

«Ma sì. Altrimenti non avrebbe avuto successo, non avrebbe funzionato la serie».

 

Hai mai visto picchiare qualcuno?

«No, mai, nemmeno uno schiaffo. Ma è successo, sicuramente».

 

E le catene, gli schiaffi, la violenza raccontati nelle testimonianze e nella serie come li consideri? Inevitabili o inaccettabili?

«Ci stava. Quando tu sei un tossico in astinenza fai qualsiasi cosa, non capisci più un cazzo. Faresti fuori chiunque per rubare dei soldi. Quando sento parlare chi non ha mai avuto in famiglia un tossicodipendente, chi non è mai stato lì dentro, dico solo: vivetelo sulla vostra pelle, poi venitemelo a raccontare».

tutto pronto all'inferno per l'arrivo di muccioli cuore tutto pronto all'inferno per l'arrivo di muccioli cuore

 

Le catene erano necessarie?

«Per quello che era San Patrignano in quegli anni lì era una cosa necessaria per salvare la vita a questi ragazzi. Il fine giustifica i mezzi. Andate a parlare coi genitori che hanno vissuto con un figlio tossico in casa».

 

Ti hanno mai punito?

vincenzo muccioli SAN PATRIGNANO vincenzo muccioli SAN PATRIGNANO

«Una volta. Ma io ero un tossico anomalo, non ero quello che si bucava ai giardinetti, avevo fatto il trafficante, avevo viaggiato, donne, bella vita. In comunità una volta ho raccontato la mia esperienza, e qualcuno ne rimase affascinato. Un ragazzo andò a dire in giro che voleva fare la mia vita, e mi misero in punizione».

 

Che punizione?

«Non ho potuto parlare con nessuno per sei mesi, a parte Vincenzo e uno che mi seguiva continuamente. Una situazione un po' comica, ma era così. Una regola da rispettare, "no parola", si chiamava così».

 

In che settore eri?

«Ai chimici, quello dove comandava il Mandingo, un tipaccio che se sgarravi erano cazzi.

Ma faceva bene. La cosa fondamentale era seguire le regole, imparare che c' è un altro tipo di vita che si può fare oltre a quella che facevi fuori, da tossico».

gian marco e letizia moratti con vincenzo muccioli 2 gian marco e letizia moratti con vincenzo muccioli 2

 

Eri a San Patrignano nel periodo della morte di Maranzano...

«Guarda, è chiaro che non doveva succedere ed è una cosa gravissima. Ma se uno pensa ai delinquenti che c' erano in quel posto, era molto facile che scoppiassero dei casini».

 

Il silenzio di Muccioli lo giustifichi?

«Sì. Vincenzo era come un padre, un confessore. Sapeva i segreti di un sacco di gente, roba nascosta fuori, cose orribili fatte da persone prima di entrare in comunità, tante cose. Se avesse tradito uno, avrebbe tradito tutti e sarebbe venuta giù la baracca. Lo ha fatto per proteggere San Patrignano. E ha fatto bene».

 

Cosa ti ha dato Sanpa?

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«Finchè campo ringrazierò Vincenzo Muccioli, che era un uomo con tanti difetti, un megalomane, ma era un uomo che ha raccattato gente per strada con la siringa attaccata al braccio e li ha fatti rinascere. Io dopo un anno di comunità potevo anche uscire, ma dissi al mio avvocato che volevo rimanere perché ne avevo bisogno».

 

Di cosa avevi bisogno?

«Ho imparato a rispettare le regole, a vivere in un certo modo, a lavorare. All' inizio pensavo che fossero delle assurdità. Ti faccio un esempio. Quando mi capitava il turno per apparecchiare i tavoli dovevi mettere la tovaglia in modo che ai lati cadessero giù solo dodici quadratini. Se lo facevi male, arrivava il responsabile che te lo faceva rifare. Sembra una stupidaggine, ma ti cambia il cervello».

 

E il tuo ha mai più pensato all' ero?

«L' eroina non l' ho mai più toccata. Era come avere cento orgasmi solo in una volta, si può vivere pure in un altro modo».

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