elena cecchettin chiara valerio valeria parrella

“LA SOCIETA’ PATRIARCALE E’ PREGNA DELLA CULTURA DELLO STUPRO” – LE PAROLE DI ELENA CECCHETTIN, SORELLA DI GIULIA, UCCISA DAL SUO EX, SCATENANO UN VESPAIO DI POLEMICHE SUI SOCIAL – LE TURBO-FEMMINISTE SOTTOLINEANO COME IL FEMMINICIDIO MATURI IN UNA CORNICE CULTURALE CHE “NORMALIZZA” SE NON ADDIRITTURA “INCORAGGIA” LA VIOLENZA DI GENERE. VOGLIAMO FAR PASSARE L’IDEA CHE L’ITALIA SIA COME L’IRAN? E POI LA RESPONSABILITA' PENALE E' PERSONALE NON DI GENERE (SE CI SONO UOMINI BESTIALI, NON VUOL DIRE CHE SON TUTTI COSI') – I TWEET DI CHIARA VALERIO E VALERIA PARRELLA

 

Estratto da fanpage.it

 

ELENA CECCHETTIN

Il femminicidio di Giulia Cecchettin, studentessa della provincia di Venezia uccisa dal suo ex fidanzato Filippo Turetta, è uno di quei casi che difficilmente dimenticheremo e che sta causando proteste e manifestazioni in tutta Italia. Elena Cecchettin, sorella di Giulia, in una lettera al Corriere della Sera ha scritto che Turetta non è un mostro né un malato, ma un “figlio sano del patriarcato, della cultura dello stupro”. Sin dalle prime ore dopo il ritrovamento del corpo di Cecchettin, la sorella si è mobilitata per spiegare che il suo omicidio non è un caso isolato né una questione privata, ma un crimine che si inserisce in una cornice culturale più ampia che avvalla, normalizza se non addirittura incoraggia la violenza di genere.

 

 

elena cecchettin la sorella di giulia 3

L’espressione “cultura dello stupro” si è diffusa negli ambienti femministi negli anni ‘2000 per alludere a tutti quei processi culturali che considerano lo stupro e la violenza sulle donne come qualcosa di normale e inevitabile. Quando si dice che gli uomini e le donne crescono in una “cultura dello stupro” non si intende che i genitori educhino volutamente gli uomini a commettere abusi sulle donne, ma che diverse manifestazioni culturali contribuiscono a radicare l’idea che essi siano qualcosa che fa parte del modo in cui stanno le cose. Questo sistema ha conseguenze gravi per tutti i soggetti coinvolti: gli uomini crescono con un senso di impunità nei confronti della violenza di genere e le donne tendono a non riconoscerla o a minimizzarla quando la subiscono.

 

giulia cecchettin e la sorella elena

In un articolo sullo storico giornale femminista off our backs, Alyn Pearson spiega la cultura dello stupro attraverso la metafora del tifo e dell’influenza stagionale. Siamo abituati a pensare che lo stupro sia come il tifo: una malattia improvvisa ed epidemica che colpisce una popolazione a causa di comportamenti sbagliati. In realtà, lo stupro somiglia più all’influenza stagionale, una malattia non epidemica ma endemica, ovvero che ormai è entrata a far parte dell’ambiente che ci circonda. Proprio perché così comune, l’influenza è oggetto di miti e saggezza popolare (“Se prendi freddo, ti viene l’influenza”) e tutti si aspettano di esserne affetti prima o poi nella vita. L’influenza si diffonde perché le persone la sottovalutano, starnutiscono senza mettersi la mano davanti al naso o vanno in giro anche se hanno la febbre. Ma come è possibile vaccinarsi per l’influenza, così anche per la cultura dello stupro.

elena cecchettin la sorella di giulia 2

 

(...) Negli anni ’70, la teorica femminista Susan Brownmiller suggerì invece che lo stupro non è una questione di desiderio sessuale o di perversione, ma un esercizio di potere. La violenza di genere diventa così un meccanismo di controllo che serve a tenere a bada le donne e a costringerle a vivere nella paura.

 

Nei decenni successivi le studiose femministe aggiunsero altri elementi al quadro: secondo alcune teoriche radicali, anche la pornografia ha un ruolo nell’incoraggiare la violenza di genere, mentre altre suggerirono la teoria del “cultural spillover”, ovvero che la responsabilità dello stupro non va ricondotta soltanto a credenze e comportamenti che condonano esplicitamente la violenza di genere, ma a tutto un sistema che la legittima in maniera indiretta, come le punizioni corporali, la violenza istituzionale e dei mass media, eccetera.

 

GIULIA CECCHETTIN E FILIPPO TURETTA

Tutte queste teorie hanno una base in comune, ovvero l’idea che la gerarchia fra i sessi, chiamata anche “patriarcato”, stia alla radice della violenza di genere. Questa premessa è accettata anche da numerose leggi e provvedimenti, come la Convenzione di Istanbul, che ricorda nei suoi preamboli che “la violenza contro le donne è una manifestazione dei rapporti di forza storicamente diseguali tra i sessi, che hanno portato alla dominazione sulle donne e alla discriminazione nei loro confronti da parte degli uomini e impedito la loro piena emancipazione” e che essa ha una “natura strutturale”.

 

 

Dire che la violenza di genere ha una natura strutturale è un’affermazione che ha importanti conseguenze: la prima è che la violenza non è innata negli uomini, non è dettata da meccanismi biologici o da istinti ingovernabili; la seconda è che essendo una questione culturale e legata alle strutture di potere, si può sconfiggere. Il patriarcato infatti non è una caratteristica intrinseca maschile né una specie di associazione segreta in cui gli uomini si mettono d’accordo per sottomettere le donne. Il termine è stato usato inizialmente da sociologi e antropologi per descrivere una società in cui la figura del padre è al vertice della catena di comando della comunità. Le pensatrici femministe hanno poi adottato questa espressione per indicare più in generale un sistema in cui il genere è il principio organizzatore. Mentre le femministe radicali come Kate Millett credono che il patriarcato si manifesti innanzitutto attraverso la sessualità, le femministe marxiste hanno proposto una teoria che collega il patriarcato all’esclusione delle donne dai processi produttivi e al loro confinamento nella sfera domestica.

valeria parrella

 

Oggi quando si parla di patriarcato si allude a entrambe le cose: patriarcali sono tanto la cultura quanto la struttura sociale ed economica. Ciò ha un’altra, importante conseguenza, ovvero che anche le donne sono immerse e partecipano alla società patriarcale, interiorizzandone gli schemi di pensiero e le prescrizioni comportamentali. La differenza sostanziale è che il movimento femminista ha permesso a molte donne di riconoscere e liberarsi da queste richieste, impegnandole a costruire un modo diverso di pensarsi e vivere le loro vite. Per gli uomini, eccetto quelli che si avvicinano al pensiero femminista, questo processo deve ancora in larga parte avvenire. Parlare di cultura patriarcale e di cultura dello stupro non significa cancellare le responsabilità individuali o addossare la colpa a “tutti gli uomini”, ma sottolineare che tutti, a prescindere dal genere, siamo compartecipi di quella cultura.

 

Gli uomini però sono investiti da una responsabilità ulteriore, che è quella di prendere coscienza di questa partecipazione e provare a smantellare molte delle manifestazioni della cultura dello stupro che avvengono fra pari. Dalle dichiarazioni di conoscenti e familiari di Filippo Turetta, pian piano emerge che molti erano consapevoli dei suoi comportamenti asfissianti nei confronti di Giulia Cecchettin e del suo disagio psichico. Oggi abbiamo il dovere di domandarci cosa sarebbe successo se, anziché stare tutti in silenzio e considerare i suoi i tipici comportamenti di uno “un po’ geloso” o di un “bravo ragazzo”, qualcuno fosse intervenuto. Quel silenzio, quell’indifferenza, quella convinzione che fosse tutto nella norma sono la più chiara manifestazione della cultura patriarcale.

chiara valerio

 

 

Ultimi Dagoreport

2025mellone

CAFONAL! - DIMENTICATE I GRANDI MATTATORI, ANGELO MELLONE È CAPACE DI SPETALARE FIORELLO IN 15 SECONDI - ATTORE, CANTANTE, SCRITTORE, POETA, SHOWMAN MA SOPRATTUTTO GRAN CAPO DELL'INTRATTENIMENTO DAYTIME DELLA RAI, IL BEL TENEBROSO DI TELE-MELONI, IN ATTESA DI VOLARE A SAN VITO LO CAPO (TRAPANI), PRESIDENTE DI GIURIA DELL'IRRINUNCIABILE CAMPIONATO DEL MONDO DI COUS COUS, ANZICHÉ SBATTERSI COME UN MOULINEX PER METTER SU TRASMISSIONI DECENTI PER RICONQUISTARE LA SUPREMAZIA DELLA RAI SU MEDIASET, LO RITROVIAMO COL SUO OUTFIT DA CHANSONNIER MAUDIT, ESIBIRE IL SUO STRAZIANTE RECITAR CANTANDO AL “JAZZ&IMAGE LIVE COLOSSEO FESTIVAL 2025” AL PARCO DEL CELIO, ACCOLTO DA UN FOLTO PARTERRE DI INVITATI CON L’APPLAUSO INCORPORATO (MATANO, CERNO, DESARIO, RONCONE, STRABIOLI, GINO CASTALDO, DARIO SALVATORI E TANTE RAI-GIRLS CAPITANATE DALLE PANTERONE-MILF, ANNA FALCHI ED ELEONORA DANIELE) - DEL RESTO, DITEMI VOI COME SI FA A FREGARSENE DELL’INVITO DEL DIRIGENTE RESPONSABILE DI UNA PLETORA DI PROGRAMMI, RISPONDENDO AL TARANTOLATO TARANTINO: “GRAZIE, MA NEMMENO SOTTO ANESTESIA”? - VIDEO

gaza giorgia meloni donald trumpm benjamin netanyahu

QUANTO A LUNGO PUÒ ANDARE AVANTI IL TRASFORMISMO CHIAGNE E FOTTI DI GIORGIA MELONI DECLINATO IN SALSA ISRAELO-PALESTINESE? - L’ITALIA HA DATO IL SUO VOTO FAVOREVOLE AL RICONOSCIMENTO DI "DUE POPOLI, DUE STATI" ALL'ASSEMBLEA DELL'ONU DEL 22 SETTEMBRE - MA, FRA UNA SETTIMANA, SU INIZIATIVA DI FRANCIA E ARABIA SAUDITA, IL CONSIGLIO DELL'ONU E' CHIAMATO A VOTARE IL RICONOSCIMENTO DELLO STATO PALESTINESE: CHE FARA' LA "GIORGIA DEI DUE MONDI"? - FRANCIA, AUSTRALIA, BELGIO, CANADA, FINLANDIA, MALTA, PORTOGALLO E REGNO UNITO ENTRERANNO A FAR PARTE DEI 147 STATI DEI 193 MEMBRI DELL’ONU CHE RICONOSCONO LA PALESTINA - DIMENTICANDO PER UN MOMENTO LE STRAGI DI GAZA, LA PREMIER VOTERA' CONTRO O SI ASTERRA' PER COMPIACERE TRUMP E L’AMICO NETANYAHU? TROVERA' IL CORAGGIO DI UNIRSI AL RESTO DEL MONDO, VATICANO COMPRESO? AH, SAPERLO...

giorgia meloni vox ursula von der leyen santiago abascal

DAGOREPORT - SE I MEDIA DI CASA NOSTRA, DEL VIDEO-MESSAGGIO DI GIORGIA MELONI ALL'EVENTO MADRILENO DI VOX, HANNO RIPRESO SOLO LA PARTE DEL DISCORSO RIGUARDANTE L’ASSASSINIO DI CHARLIE KIRK, SFACCIATAMENTE STRUMENTALIZZATO COME MARTIRE DELL’ODIO E DELLA VIOLENZA DELLA SINISTRA, I CAPOCCIONI DI BRUXELLES HANNO SBARRATO GLI OCCHI PER UN ALTRO MOTIVO - CHE CI FACEVA LA MELONI, EX PRESIDENTE DEL GRUPPO DEI CONSERVATORI EUROPEI ALL’EVENTO “EUROPA VIVA 2025” DI VOX, IL PARTITO DI ESTREMA DESTRA SPAGNOLO CHE DAL 2023 È STATO ARRUOLATO DA “PATRIOTI PER L’EUROPA”, L’EUROGRUPPO ANTI-UE CREATO DAL DUCETTO UNGHERESE E FILO-PUTINIANO, VIKTOR ORBAN, DI CUI FA PARTE ANCHE LA LEGA DI SALVINI? - ALLA FACCIA DEL CAMALEONTISMO DELLA “GIORGIA DEI DUE MONDI”, BASCULANTE TRA UN VIAGGETTO E UN ABBRACCIO CON I DEMOCRISTIANI TEDESCHI URSULA VON DER LEYEN E FEDRICH MERZ, A CATALIZZARE L’IRRITAZIONE DEI VERTICI DELL’UNIONE È STATO IL TEMA DELL'EVENTO DI VOX CHE, TRA DIBATTITI SU IMMIGRAZIONE ILLEGALE, LAVORO, CASA E SICUREZZA, SPUTAVA IN FACCIA AI POTERI FORTI DI BRUXELLES - LA MANIFESTAZIONE DI VOX HA DIMOSTRATO, PER L’ENNESIMA VOLTA, L’ISTRIONICA PERSONALITÀ DI COMUNICATRICE DELLA PREMIER ALLA FIAMMA. TALENTO LATITANTE TRA I NUMEROSI GALLI DEL  CENTROSINISTRA... - VIDEO

FLASH! – MENTRE SVANISCE LA MILANO DEI ‘’POTERI FORTI’’ E DEI “SALOTTI BUONI”, FINITI SOTTO IL TALLONE DEI “BARBARI ROMANI”, SI ALZA LA VOCE DEL 92ENNE GIOVANNI BAZOLI - IL GRANDE VECCHIO, CHE INSIEME A GUZZETTI HA RIDISEGNATO IL SISTEMA BANCARIO, HA CONSEGNATO ALLA FELTRINELLI LA SUA AUTOBIOGRAFIA (LA FIGLIA CHIARA, NONCHÉ COMPAGNA DEL SINDACO DI MILANO BEPPE SALA, LAVORA ALLA FONDAZIONE FELTRINELLI) – IL LIBRO PARTE DALLA GUERRA AI NAZIFASCISMO E LA PASSIONE PER ALESSANDRO MANZONI, CONTINUA CON LA CELEBRAZIONE DI NINO ANDREATTA, LE VICENDE DEL BANCO AMBROSIANO, FINO ALLA CREAZIONE DI INTESA SANPAOLO…

giorgia meloni kirk renzi salvini tajani

DAGOREPORT - LA STRATEGIA DELLA DISTRAZIONE DI GIORGIA MELONI: PER LA DESTRA DE’ NOANTRI, IL DELITTO KIRK NON È UNA STORIA AMERICANA DEFLAGRATA ALL’INTERNO DEL MONDO DEI “MAGA” TRUMPIANI. NO, È ROBA DA BRIGATE ROSSE IN VIAGGIO PREMIO NEGLI USA - ECCO: IL CADAVERE DI UN ATTIVISTA DI UN PAESE DOVE LE ARMI LE COMPRI DAL TABACCAIO È GIUNTO AL MOMENTO GIUSTO PER ESSERE SFACCIATAMENTE STRUMENTALIZZATO AD ARTE DALLA PROPAGANDA DI PALAZZO CHIGI, COPRENDO CON DICHIARAZIONI FUORI DI SENNO LE PROPRIE DIFFICOLTÀ - CHE LA DESTRA DI GOVERNO SIA IN PIENA CAMPAGNA ELETTORALE, INQUIETA (EUFEMISMO) PER L’ESITO DELLE REGIONALI D’AUTUNNO, IL CUI VOTO SARÀ DIRIMENTE IN VISTA DELLE POLITICHE 2027, ALLE PRESE CON UN PAESE CHE SENZA LA FORTUNA DEI 200 MILIARDI DEL PNRR SAREBBE IN RECESSIONE COME LA FRANCIA E LA GERMANIA, NE È CONSAPEVOLE LO STESSO ESECUTIVO, IN PIENO AFFANNO PER TROVARE LE RISORSE NECESSARIE ALLA FINANZIARIA DI FINE D’ANNO - RENZI: “LA PREMIER SEMINA ZIZZANIA E CREA TENSIONE PER EVITARE DI PARLARE DI STIPENDI E SICUREZZA. MA SOPRATTUTTO PER EVITARE CHE NASCA UN VERO MOVIMENTO A DESTRA. OCCHIO: SE VANNACCI FA COME FARAGE, LA MELONI VA A CASA. LA POLITICA È PIÙ SEMPLICE DI QUELLO CHE SI CREDA. GIORGIA MELONI ALIMENTA LA PAURA PERCHÉ LEI HA PAURA…” - VIDEO