luigi di maio e don cesare lodeserto a chisinau

MA DI MAIO LO SA CHE DON CESARE LODESERO, CHE HA PUBBLICAMENTE ELOGIATO IN MOLDAVIA, È STATO  CONDANNATO PER ESTORSIONE E SEQUESTRO DI PERSONA? - LUIGINO LO SCORSO 15 MARZO, IN VISITA A CHISINAU, HA STRETTO LA MANO CALOROSAMENTE AL SACERDOTE, FONDATORE DELLA FONDAZIONE REGINA PACIS. IL MINISTRO DEGLI ESTERI HA ELOGIATO L’OPERATO DI DON CESARE RINGRAZIANDOLO PER IL SUO LAVORO. PECCATO CHE NEL 2014 SIA STATO CONDANNATO PER COME TRATTAVA I SUOI “OSPITI” (E NONOSTANTE TUTTO, CONTINUA LA SUA OPERA…)

Gaetano De Monte e Nello Trocchia per www.editorialedomani.it

don cesare lodeserto 3

 

La Moldavia è terra di transito per le migliaia di profughi che scappano dall’Ucraina, paese che ospita donne e bambini in fuga dalle bombe russe. Uno dei centri del sistema di accoglienza e trasferimento è la fondazione Regina Pacis, presieduta dal sacerdote don Cesare Lodeserto.

 

Di recente ha incontrato il nostro ministro degli Esteri in visita in quelle terre. Un sorridente Luigi Di Maio, lo scorso 15 marzo a Chisinau, gli stringe la mano mentre annuncia un progetto da dieci milioni di euro per aiutare la Moldavia e i centri di soccorso e accoglienza in collaborazione con l’Unhcr. Di Maio ha elogiato l’opera di don Cesare che si è occupato di accoglienza anche in Italia, ma all’epoca non era finita benissimo.

 

luigi di maio e don cesare lodeserto a chisinau

Quando gestiva il centro di permanenza temporanea San Foca a Lecce si è macchiato di reati per quali, nel 2014, è stato condannato in via definitiva a cinque anni e quattro mesi di carcere, in buona parte indultati. È stato condannato per calunnia, estorsione e sequestro di persona, ma nonostante tutto continua la sua opera.

 

Una sequela di fatti che raccontano di giovani vittime di tratta che venivano mandate a lavorare in nero in un mobilificio, recluse nel centro a forza senza poter uscire, di accuse false contro chi non si piegava ai voleri del sacerdote. Un regime di dolore e violenza che è stato smascherato da un’indagine della magistratura.

profughi ucraini

 

IL CENTRO DELLE VIOLENZE

Facciamo un passo indietro di vent’anni. Siamo nell’estate del 2002, in provincia di Lecce, a San Foca, Marina di Melendugno, dove si trovava all’epoca il più grande centro italiano di accoglienza per migranti e richiedenti asilo, il Cpt gestito dalla fondazione Regina Pacis di don Cesare Lodeserto, ex direttore della Caritas diocesana e segretario particolare dell’allora arcivescovo di Lecce Cosmo Francesco Ruppi.

 

don cesare lodeserto

Un migrante ospite della struttura ha raccontato ai magistrati della procura di Lecce, accompagnato dal suo avvocato, Maurizio Scardia, le vessazioni subite. Ha aiutato gli inquirenti a smascherare l’inganno. «La sua è soltanto una delle tante testimonianze di quelle violenze che raccolsi all’epoca e che sono state tutte decisive nel condannare in maniera definitiva gli imputati di quel primo processo. C’era una vera e propria cortina di ferro all’interno del centro di San Foca, una coltre di omertà che accomunava operatori del centro, carabinieri e lo stesso don Cesare Lodeserto», racconta l’avvocato Scardia.

 

PROFUGHI UCRAINI IN POLONIA

Il legale è stato il primo esponente della società civile pugliese a rendersi conto di ciò che stava avvenendo. Scardia ha scoperto l’inferno per caso: «Ero andato lì perché ero stato chiamato come avvocato d’ufficio per le convalide dei provvedimenti di trattenimento. E vidi alcuni ragazzi che si lamentavano, tumefatti in volto, che chiedevano di parlare con me. Alcuni di loro mi raccontarono che avevano provato a fuggire. E poi che quando furono ripresi dai carabinieri, gli operatori, e anche don Cesare, li avevano massacrati di botte. Partecipava anche il prelato alle spedizioni. Sembrava un centro di detenzione, più che di accoglienza», dice.

 

Stazione di Leopoli

Nel 2005 quando don Cesare è finito in carcere, si è stretto attorno a lui, e non alle vittime, un cordone di solidarietà. Dal governatore della Banca d’Italia a Massimo D’Alema, da Rocco Buttiglione alla ministra Stefania Prestigiacomo fino al cardinale Camillo Ruini hanno espresso vicinanza al sacerdote.

 

Si è aperto così uno scontro tra chi difendeva quel modello di accoglienza, alimentato da soldi pubblici, e chi si indignava di fronte a quella realtà che veniva ribattezzata “la piccola Guantanamo pugliese”. Dopo i racconti dei primi migranti una mobilitazione composta da attivisti della società civile, operatori sociali, alcuni giornalisti, ha portato all’apertura di un primo processo nei confronti degli autori dei pestaggi, tra cui vi erano, appunto, anche Lodeserto e i suoi sodali.

don cesare lodeserto 2

 

È arrivata la prima condanna lieve. I giudici però hanno avviato anche un altro processo che ha coinvolto il prete. Nella seconda indagine le vittime erano alcune ragazze che, ospiti nel Cpt di San Foca gestito dalla Regina Pacis, venivano «umiliate e terrorizzate». Hanno scritto i giudici, riferendosi agli imputati: «Usando violenze fisiche e psicologiche, le privavano della materiale disponibilità dei permessi di soggiorno, arrivando a volte a strapparli per contrastare la volontà delle ospiti di allontanarsi definitivamente dal centro».

 

Una decina tra queste donne, in passato vittime di tratta, con l’associazione del Progetto Libera, hanno deciso di denunciare i loro aguzzini e, assistite dagli avvocati Marcello Petrelli, Maurizio Scardia e Francesco Calabro hanno affrontato un processo che ha portato alla condanna definitiva di don Cesare Lodeserto. Cinque anni e quattro mesi di reclusione per estorsione, calunnia e sequestro di persona. Un verdetto confermato, nel 2014, dalla corte di Cassazione.

 

LA PAROLA A DON CESARE

don cesare lodeserto

Da allora, il “missionario”, come è stato definito sulla stampa locale pugliese, vive in Moldavia dove gestisce un centro di accoglienza e dove qualche giorno fa ha incontrato il ministro degli Esteri Di Maio. La sua nuova vita era stata anticipata dal Corriere del Mezzogiorno a febbraio.

 

«Il ministro ha chiesto al sacerdote salentino di continuare in quest’opera meritoria, simbolo di una Italia che anche all’estero si prodiga per gli altri con le sue missioni cattoliche», si legge nel bollettino della diocesi di Lecce, Portalecce, dove è stata pubblicata la notizia dell’incontro, mentre sul sito della Farnesina non se ne trova traccia.

 

Confine Ucraina

«Abbiamo nove strutture e svolgiamo varie attività con i carcerati, gli anziani, i bambini», dice don Cesare raggiunto telefonicamente. «L’accoglienza avviene in base alle disposizioni dello stato moldavo attraverso centri e rete familiari. Io mi occupo della parte umanitaria. Il ministro si è informato sulle modalità di accoglienza. La fondazione è un ente riconosciuto dallo stato moldavo e autorizzato a fare accoglienza come altri enti che sono sul territorio, io sono il presidente dell’ente». La fondazione ha buoni rapporti con l’ambasciata e con i ministeri moldavi. Del suo passato don Cesare non vuole parlare. «Non ho motivo di parlare con lei di questo argomento», dice.

 

don cesare lodeserto

Lei si occupa nuovamente di profughi e quel passato è molto imbarazzante, cosa è cambiato da allora? «Non è cambiato il vangelo che dice che bisogna occuparsi degli altri e il vangelo per me è permanente indipendentemente da tutto». Oltre al vangelo, però, c’è anche il codice penale da rispettare. «Non nego né l’uno, né l’altro».

 

Don Cesare chiude la conversazione auto celebrandosi «se qualcuno vuole dirmi qualcosa venga qui, ma deve fare almeno un decimo di quello che faccio io». Dal ministero degli Esteri fanno sapere che il giorno della missione don Cesare era stato delegato dal vescovo a partecipare all’incontro. «La nostra ambasciata in Moldavia intrattiene un rapporto con la diocesi per l’accoglienza dei profughi dall’Ucraina, da ultimo per ospitare 200 italiani fuoriusciti da quel paese, per i quali la diocesi aveva disposto rifugio presso la fondazione Regina Pacis di don Cesare», dicono dal ministero.

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni vox ursula von der leyen santiago abascal

DAGOREPORT - SE I MEDIA DI CASA NOSTRA, DEL VIDEO-MESSAGGIO DI GIORGIA MELONI ALL'EVENTO MADRILENO DI VOX, HANNO RIPRESO SOLO LA PARTE DEL DISCORSO RIGUARDANTE L’ASSASSINIO DI CHARLIE KIRK, SFACCIATAMENTE STRUMENTALIZZATO COME MARTIRE DELL’ODIO E DELLA VIOLENZA DELLA SINISTRA, I CAPOCCIONI DI BRUXELLES HANNO SBARRATO GLI OCCHI PER UN ALTRO MOTIVO - CHE CI FACEVA LA MELONI, EX PRESIDENTE DEL GRUPPO DEI CONSERVATORI EUROPEI ALL’EVENTO “EUROPA VIVA 2025” DI VOX, IL PARTITO DI ESTREMA DESTRA SPAGNOLO CHE DAL 2023 È STATO ARRUOLATO DA “PATRIOTI PER L’EUROPA”, L’EUROGRUPPO ANTI-UE CREATO DAL DUCETTO UNGHERESE E FILO-PUTINIANO, VIKTOR ORBAN, DI CUI FA PARTE ANCHE LA LEGA DI SALVINI? - ALLA FACCIA DEL CAMALEONTISMO DELLA “GIORGIA DEI DUE MONDI”, BASCULANTE TRA UN VIAGGETTO E UN ABBRACCIO CON I DEMOCRISTIANI TEDESCHI URSULA VON DER LEYEN E FEDRICH MERZ, A CATALIZZARE L’IRRITAZIONE DEI VERTICI DELL’UNIONE È STATO IL TEMA DELL'EVENTO DI VOX CHE, TRA DIBATTITI SU IMMIGRAZIONE ILLEGALE, LAVORO, CASA E SICUREZZA, SPUTAVA IN FACCIA AI POTERI FORTI DI BRUXELLES - LA MANIFESTAZIONE DI VOX HA DIMOSTRATO, PER L’ENNESIMA VOLTA, L’ISTRIONICA PERSONALITÀ DI COMUNICATRICE DELLA PREMIER ALLA FIAMMA. TALENTO LATITANTE TRA I NUMEROSI GALLI DEL  CENTROSINISTRA... - VIDEO

FLASH! – MENTRE SVANISCE LA MILANO DEI ‘’POTERI FORTI’’ E DEI “SALOTTI BUONI”, FINITI SOTTO IL TALLONE DEI “BARBARI ROMANI”, SI ALZA LA VOCE DEL 92ENNE GIOVANNI BAZOLI - IL GRANDE VECCHIO, CHE INSIEME A GUZZETTI HA RIDISEGNATO IL SISTEMA BANCARIO, HA CONSEGNATO ALLA FELTRINELLI LA SUA AUTOBIOGRAFIA (LA FIGLIA CHIARA, NONCHÉ COMPAGNA DEL SINDACO DI MILANO BEPPE SALA, LAVORA ALLA FONDAZIONE FELTRINELLI) – IL LIBRO PARTE DALLA GUERRA AI NAZIFASCISMO E LA PASSIONE PER ALESSANDRO MANZONI, CONTINUA CON LA CELEBRAZIONE DI NINO ANDREATTA, LE VICENDE DEL BANCO AMBROSIANO, FINO ALLA CREAZIONE DI INTESA SANPAOLO…

giorgia meloni kirk renzi salvini tajani

DAGOREPORT - LA STRATEGIA DELLA DISTRAZIONE DI GIORGIA MELONI: PER LA DESTRA DE’ NOANTRI, IL DELITTO KIRK NON È UNA STORIA AMERICANA DEFLAGRATA ALL’INTERNO DEL MONDO DEI “MAGA” TRUMPIANI. NO, È ROBA DA BRIGATE ROSSE IN VIAGGIO PREMIO NEGLI USA - ECCO: IL CADAVERE DI UN ATTIVISTA DI UN PAESE DOVE LE ARMI LE COMPRI DAL TABACCAIO È GIUNTO AL MOMENTO GIUSTO PER ESSERE SFACCIATAMENTE STRUMENTALIZZATO AD ARTE DALLA PROPAGANDA DI PALAZZO CHIGI, COPRENDO CON DICHIARAZIONI FUORI DI SENNO LE PROPRIE DIFFICOLTÀ - CHE LA DESTRA DI GOVERNO SIA IN PIENA CAMPAGNA ELETTORALE, INQUIETA (EUFEMISMO) PER L’ESITO DELLE REGIONALI D’AUTUNNO, IL CUI VOTO SARÀ DIRIMENTE IN VISTA DELLE POLITICHE 2027, ALLE PRESE CON UN PAESE CHE SENZA LA FORTUNA DEI 200 MILIARDI DEL PNRR SAREBBE IN RECESSIONE COME LA FRANCIA E LA GERMANIA, NE È CONSAPEVOLE LO STESSO ESECUTIVO, IN PIENO AFFANNO PER TROVARE LE RISORSE NECESSARIE ALLA FINANZIARIA DI FINE D’ANNO - RENZI: “LA PREMIER SEMINA ZIZZANIA E CREA TENSIONE PER EVITARE DI PARLARE DI STIPENDI E SICUREZZA. MA SOPRATTUTTO PER EVITARE CHE NASCA UN VERO MOVIMENTO A DESTRA. OCCHIO: SE VANNACCI FA COME FARAGE, LA MELONI VA A CASA. LA POLITICA È PIÙ SEMPLICE DI QUELLO CHE SI CREDA. GIORGIA MELONI ALIMENTA LA PAURA PERCHÉ LEI HA PAURA…” - VIDEO

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...