MARCIO SU ROMA – NELLO SCANDALO CI SONO ANCHE LE COOP BIANCHE – L’ARCICONFRATERNITA DEL SANTISSIMO SACRAMENTO SI DIVIDE IL BUSINESS DEGLI IMMIGRATI CON LE COOP DI BUZZI – E PER UNA RISTRUTTURAZIONE EDILIZIA PENSAVANO DI ARRIVARE A BERGOGLIO

Paola Zanca per “il Fatto Quotidiano

 

SALVATORE BUZZISALVATORE BUZZI

   Sa perché c’è questo profumo di incenso? Dobbiamo coprire l’odore di cibo, tre ore fa qui c’erano i senzatetto a mangiare. E anche questo, lo dobbiamo a Tiziano e Francesco”. Basilica di Sant’Eustachio, Roma. Don Pietro Sigurani cammina per la navata e si sgola per difendere Tiziano Zuccolo e Francesco Ferrara, due nomi citati tante volte, forse troppe, nell’inchiesta sul Mondo di Mezzo. Sono i reggenti dell’Arciconfraternita del Ss. Sacramento e di San Trifone, il braccio bianco del sistema dell’accoglienza nella Capitale. Quelli che con il “rosso” Salvatore Buzzi hanno stretto un accordo “ferreo”: un patto “50 e 50”, dice il re delle coop di ex detenuti, che non viene “mai tradito” e “nun se move d'un millimetro”.

 

DON 
PIETRO 
SIGURANI
DON PIETRO SIGURANI

   PER CAPIRE come la Chiesa cattolica abbia incrociato la strada della Cupola romana, bisogna tornare a metà degli anni 90. Nella parrocchia della Chiesa della Natività di via Gallia, don Pietro Sigurani – “l’imam cattolico” lo chiamano, perché da una vita si dà da fare per gli immigrati – ha vicino due ragazzi, particolarmente svegli. Sono Tiziano e Francesco, all’epoca 25enni. Don Pietro li arruola nell’Arciconfraternita che monsignor Luigi Moretti, segretario generale del cardinale Camillo Ruini, gli ha chiesto di rimettere in piedi dopo anni di inattività. Zuccolo è “camerlengo”, ovvero tesoriere. Ferrara è presidente e lo è rimasto fino a tre mesi fa. In pochi anni diventano una potenza. Hanno la sala operativa sociale del Comune di Roma, il centro Enea, lo sportello di accoglienza dei rifugiati a Fiumicino, si occupano dell’emergenza freddo e dei senza casa: il business delle coop di Buzzi, che non a caso vengono ribattezzate “la risposta sovietica all’Arciconfraternita”.

 

CARDINALE VALLINICARDINALE VALLINI

   Non godono di buona stampa, Zuccolo e Ferrara. Chi ha lavorato con loro li ricorda come spregiudicati nella gestione dei centri e gerarchi nei confronti di chiunque segnalasse qualcosa che non andava. E pure per il Vicariato, Zuccolo e Ferrara, sono due intrusi che hanno “sfruttato il nome dell’Arciconfraternita” per dar vita a una serie di cooperative (la Domus Caritatis su tutte) che nulla hanno a che vedere con la “connotazione spirituale” originaria: “Nel 2010 mandammo la prima visita canonica”. Fu allora, spiega un comunicato ufficiale del cardinale Agostino Vallini, che si “chiese all’Arciconfraternita di astenersi dal concorrere a bandi pubblici oltre quelli già in essere”.

 

Poi altre due visite, l’ultima nel 2013, e la decisione di chiudere tutto. Giurano che anche monsignor Moretti e don Pietro “hanno preso le distanze da quei due”. Solo che si sono dimenticati di avvertirli: “Cosa? – sbotta don Pietro – Per me Tiziano e Francesco sono due bravissime persone”. E attacca frontalmente il cardinale Vallini: “Fa Ponzio Pilato, se ne lava le mani: ci hanno fatto fare le cose più rischiose , quelle che nessuno voleva fare. I progetti senza coperture, quelli con i soggetti più difficili. E pure l’ispezione... c’erano appunti sui contratti di lavoro, ma per il resto erano solo lodi!”. Effettivamente, Zuccolo è ancora presidente del Centro Culturale Giovanni XXIII. E né lui né Ferrara sono indagati.

 

Foto Cappella del Vicariato di Roma Foto Cappella del Vicariato di Roma

   EPPURE suona strana la familiarità dei due con la banda di Carminati. Zuccolo ha un rapporto strettissimo con Buzzi (“Dividiamo da buoni fratelli, ok?”, gli dice). Via Collazia, già sede di una delle coop di Zuccolo, è luogo di incontri: l’8 febbraio 2013 anche una Mini guidata da Massimo Carminati si ferma davanti al civico 2/F. Zuccolo poi è in estrema confidenza con Luca Odevaine, l’uomo che si occupava dello smistamento degli sbarchi in Sicilia. A un certo punto il sodalizio sembra incrinato perché, secondo l’ex collaboratore di Veltroni, i due “sono rozzi”: “Francesco (Ferrara, ndr) risponde “ah che ti frega tanto sto Cardinale ora se ne va in pensione, ci mettiamo un altro che diciamo noi!”. Ma “loro – sostiene Odevaine – finché c’era Ruini c’avevano questo rapporto stretto, facevano come gli pareva, adesso non è proprio più così”.

 

Eppure, nonostante le maldicenze, è a Odevaine che Zuccolo confida i dettagli di un possibile grosso affare. C’è da ristrutturare un enorme complesso in via del Conservatorio, l’idea è farne una residenza per preti in pensione. Odevaine vuole che i lavori siano affidati alla ditta del costruttore Pulcini. Ma parte di quella struttura è del Vaticano. Per questo serve “un passaggio alto, molto alto, ma proprio alto”. È Papa Francesco in persona, racconta oggi don Pietro Sigurani: “L'idea era mia – dice - ma come potete vedere poi non se ne fece niente”. Quello di don Pietro era “un grande progetto per i parroci che tanto hanno dato alle loro comunità”. Ma Zuccolo all’epoca rassicurava Odevaine, che forse in testa aveva altro: “Più in alto di lì non si arriva di più, cioè finiamo proprio totalmente”. Odevaine scherzava: “La trinità”. E Zuccolo non poteva che confermare: “Si, proprio così, proprio lì, arriviamo lì, proprio dov'è possibile, dove c’è ancora l’essere umano”.

 

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