Francesco Grignetti per “la Stampa”
Non si placa la tempesta su AstraZeneca. Si moltiplicano le notizie di cittadini che cancellano l'appuntamento per il vaccino. Eppure le autorità sanitarie garantiscono che il siero è buono. E il generale Paolo Figliuolo, commissario straordinario, sarebbe felice di averne tante dosi in più. È pronto a farsi vaccinare anche lui con AstraZeneca, che avrebbe appena lo 0,002% di casi collegabili a patologie gravi.
Dice il generale in un colloquio con il Corriere della Sera e Il Foglio: «È stato pubblicizzato male, purtroppo. Dai miei incontri con i vertici dell'Ema mi è stato ribadito che è un prodotto fortissimo. Teoricamente, più la classe è avanzata e più funziona. Sui giovani, per paradosso, provoca risposte forti perché dà una carica importante fin da subito con anticorpi; gli anziani che ne hanno di meno, stanno subito meglio. Io farò AstraZeneca».
Le indagini della magistratura intanto vanno avanti. Ieri s' è tenuta l'autopsia del sottufficiale di Marina deceduto a Siracusa. Come accaduto a Trapani, due altri casi che erano stati considerati sospetti, a Taranto e Oristano, sono rientrati. Nel frattempo, tutte le fiale del lotto sotto sequestro sono state prese in consegna dai Nas. La procura di Gela, a sua volta, ha sequestrato le cartelle cliniche e la documentazione inerente il vaccino di una 37enne insegnante gelese ricoverata due giorni fa in gravissime condizioni all'ospedale Sant' Elia.
Aveva ricevuto il vaccino AstraZeneca il primo marzo. Lo stabilimento fermo A Bruxelles, però, AstraZeneca è nel mirino per altro: non rispetta le consegne come da contratto. Al massimo, arriveranno 30 milioni di dosi nel trimestre sulle 100 milioni ordinate. E si è capito il perché: ai cittadini dell'Unione europea erano stati dedicati quattro stabilimenti. Peccato che due siano in Gran Bretagna, e da lì non facciano esportare neanche una fiala. Il terzo stabilimento, in Olanda, non è mai entrato in produzione perché AstraZeneca non ha consegnato la documentazione necessaria a Ema.
Forse se ne parla a fine mese. In pratica funziona soltanto lo stabilimento situato in Belgio. Né si può fare affidamento sulle dosi prodotte negli Stati Uniti o in India, perché anche qui i governi hanno vietato l'export. A questo punto la Commissione europea non crede più alle giustificazioni del supermanager Pascal Soriot e valuta tutte le misure a disposizione per inchiodare l'azienda. A partire dal controllo dell'export finora attivato solo da Mario Draghi.
La Commissione è sotto pressione perché è nato un gruppo di cinque Paesi, capeggiato dall'Austria (con Bulgaria, Lettonia, Slovenia e Repubblica Ceca), che chiede all'Ue che venga rivisto il sistema di ripartizione delle dosi fin qui consegnate. Lamentano che non si segue più il meccanismo proporzionale degli inizi. Il che è vero. Ma fanno notare gli ambienti della Commissione: ciò avviene perché questi cinque Paesi hanno legittimamente rinunciato alle quote aggiuntive di Pfizer e Moderna, così tanto più cari. Probabilmente confidavano tutto in AstraZeneca. Che però arriva con il contagocce. E il governo austriaco ora si danna.