sergei surovikin vladimir putin attacco kiev

PUTIN SENTE PUZZA DI SCONFITTA E SI NASCONDE DIETRO AI FEDELISSIMI – IL CAPO DEL CREMLINO HA MANDATO IN TV IL GENERALE SERGEY SUROVIKIN A CERCARE DI GIUSTIFICARE IL DISASTRO DELL“OPERAZIONE MILITARE SPECIALE” E HA CREATO DUE SUPERORGANISMI GOVERNATIVI CHE SI OCCUPERANNO DELLA GUERRA – SEGNALI CHE MOSTRANO COME "MAD VLAD" ORMAI VUOLE SCARICARE LE RESPONSABILITÀ DEL FALLIMENTO SUI SOTTOPOSTI, SPERANDO DI MANTENERE IL POTERE...

Anna Zafesova per “La Stampa”

 

sergey surovikin

Contrariamente al vecchio teorema che la vittoria ha sempre molti padri, Vladimir Putin normalmente non vuole condividere i suoi meriti con nessuno. Quando il padrone del Cremlino inizia a delegare e distribuire responsabilità è quasi sempre segno di una situazione che considera spiacevole, e dalla quale vorrebbe allontanarsi fino a rendersi quasi invisibile.

 

Quando, qualche giorno fa, sui teleschermi russi è apparso il generale Sergey Surovikin, per spiegare le ragioni e le prospettive della «operazione militare speciale» russa in Ucraina, molti cremlinologi avevano sospettato di stare guardando il volto di pietra del prossimo Bonaparte russo, forse addirittura del vero «delfino» di Putin, destinato a venire premiato in caso di successo della guerra con il trono.

 

sergey surovikin vladimir putin

Ora, che il presidente russo ha annunciato una sorta di mobilitazione delle strutture statali russe, creando due superorganismi governativi che si occuperanno della guerra - il Comitato di coordinamento guidato dal premier Mikhail Mishustin e la commissione del Consiglio di Stato per coordinare i governatori delle regioni presieduta dal sindaco di Mosca Sergey Sobyanin - sembra farsi strada l'ipotesi opposta: sono in arrivo «decisioni difficili» annunciate da Surovikin, e Putin vorrebbe per quanto possibile condividerne il peso con i suoi sottoposti.

 

La «verticale di potere», costruita con tanta tenacia per più di 23 anni di regno, si trasforma in una «orizzontale» che dovrebbe nelle intenzioni parare il colpo del doppio disastro, quello militare al fronte e quello politico per la chiamata alle armi dei russi, dissipando lo scontento dal centro del sistema.

 

sergey surovikin vladimir putin 2

Era già successo con la pandemia di Covid-19, quando il padrone del Cremlino - dopo aver cercato fino all'ultimo di ignorare la gravità dell'emergenza, che intralciava i suoi piani per il «referendum» sui suoi nuovi mandati presidenziali - aveva delegato le spiacevoli e dispendiose decisioni sui lockdown e sugli aiuti a famiglie e imprese alle regioni, dopo avere ridotto l'autonomia del federalismo per due decenni.

 

L'«operazione militare speciale» è finita, Mosca ammette infine che si tratta di una guerra, che dopo la mobilitazione - con almeno 300 mila coscritti già in corso di arruolamento, e un milione di maschi russi cui è stato vietato l'espatrio in attesa di trasformarli in carne da cannone - non è più uno show televisivo, ma una realtà che riguarda tutti.

 

VLADIMIR PUTIN IN SIBERIA

Inclusa quella struttura dello Stato che finora aveva cercato di fare finta di continuare il proprio funzionamento come se nulla fosse, ignorando la guerra in una indifferenza che in tempi di nazionalismo militante diventava quasi una manifestazione di dissenso. Ora il premier e il sindaco - due pesi massimi della politica federale, per quanto non troppo popolari presso l'elettorato - non potranno più apparire come il «volto buono» del regime.

 

La Russia è in guerra, e anche le regioni dove la legge marziale o la «allerta media» non sono stati dichiarati rischiano ora misure emergenziali come limitazioni alla libertà di movimento, mentre l'economia viene «mobilitata» per i bisogni dell'esercito, come all'epoca dell'Unione Sovietica. L'agenda che il partito della guerra aveva iniziato a promuovere dopo il successo della controffensiva ucraina a Kharkiv continua a venire implementata da Putin punto dopo punto, ma paradossalmente proprio i falchi potrebbero essere scontenti del risultato: Mishustin e Sobyanin sono dei «tecnici» che piacciono ai moderati, e la loro entrata in campo potrebbe creare nuovi concorrenti in quella gara per la successione a Putin che ormai è chiaramente in corso.

 

vladimir putin

Un altro segnale delle faide interne al Cremlino è stata l'interruzione della trasmissione televisiva della seduta del Consiglio di sicurezza russo appena il presidente ha passato la parola a Dmitry Medvedev, l'ex premier relativamente moderato riemerso negli ultimi mesi come il portavoce dei falchi più aggressivi.

 

Invece, una finestra mediatica è stata concessa a Nikolay Patrushev, l'ex capo dell'Fsb che oggi viene considerato da alcuni osservatori moscoviti come relativamente realista (o che almeno vuole apparire tale, che è comunque un segnale interessante), e che ha dedicato il suo intervento all'irrigidimento delle politiche migratorie, forse un'ulteriore regalo ai nazionalisti o forse una minaccia velata agli ucraini che abitano in Russia.

 

il generale russo sergey surovikin 6

Anche la nuova autonomia dei governatori, che dovranno decidere quali misure emergenziali applicare nelle loro regioni, è un'arma a doppio taglio: da un lato, si tratta di un premio (le autorità locali nelle zone di legge marziale potranno sequestrare a loro discrezione beni e mezzi ai cittadini per i bisogni militari) che dovrebbe stimolarli a reprimere le proteste locali, dall'altro significa concedere più potere ai civili, violando gli equilibri di un sistema dominato da militari, polizia e servizi segreti.

 

vladimir putin 1

La legge marziale fa a pezzi gli ultimi brandelli di democrazia in Russia, vietando manifestazioni, scioperi e proteste, e legalizzando censure, arresti, deportazioni e sequestri, ma si tratta semmai di un riconoscimento sulla carta di quella che era già una dittatura militare di fatto. Ora però, per sopravvivere e tentare di rilanciare, Putin ha bisogno di offrire anche degli incentivi - se non ai cittadini inviati in trincea, almeno alla sua nomenclatura, che non gradirà la trasformazione in capro espiatorio di una guerra fallimentare.

VLADIMIR PUTIN il generale russo sergey surovikin 8

Ultimi Dagoreport

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…

roberto occhiuto corrente sandokan antonio tajani pier silvio e marina berlusconi 2025occhiuto roscioli

CAFONAL! FORZA ITALIA ''IN LIBERTÀ'' - DALLA CALABRIA, PASSANDO PER ARCORE, ARRIVA LO SFRATTO DEFINITIVO A TAJANI DA ROBERTO OCCHIUTO: “SONO PRONTO A GUIDARE IL PARTITO FONDATO DA SILVIO BERLUSCONI’’ - PARLA IL GOVERNATORE DELLA CALABRIA E, A PARTE L'ACCENTO CALABRO-LESO, SEMBRA DI SENTIRE MARINA & PIER SILVIO: “BASTA GALLEGGIARE INTORNO ALL'8%. MELONI NON È SUFFICIENTE AL CENTRODESTRA. BISOGNA RAFFORZARE L'ALA LIBERALE DELLA COALIZIONE" - A FAR TRABOCCARE LA PAZIENZA DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI È STATA LA PROSPETTIVA DI UN CONGRESSO NAZIONALE CHE AVREBBE DATO A TAJANI, GASPARRI E BARELLI IL POTERE DI COMPORRE LE LISTE PER LE POLITICHE NEL 2027. A SPAZZARE VIA LE VELLEITÀ DEI TAJANEI, È ARRIVATA DA MILANO LA MINACCIA DI TOGLIERE DAL SIMBOLO DEL PARTITO IL NOME "BERLUSCONI", CHE VALE OLTRE LA METÀ DELL'8% DI FORZA ITALIA - DA LOTITO A RONZULLI, DALL’EX MELONIANO MANLIO MESSINA A NICOLA PORRO: NELLA NUTRITA TRUPPA CHE SI È PRESENTATA AL CONVEGNO DI OCCHIUTO, SPICCAVA FABIO ROSCIOLI, TESORIERE DI FORZA ITALIA ED EMISSARIO (E LEGALE PERSONALE) DI MARINA E PIER SILVIO...

amadeus programmi sul nove like a star chissa chi e la corrida tha cage sukuzi music party

DAGOREPORT: AMADEUS TORNA IN RAI - IL RITORNO A VIALE MAZZINI POTREBBE MATERIALIZZARSI GRAZIE ALLO ZAMPONE DI FIORELLO, CHE NON VEDE L'ORA DI RITROVARE LA SUA "SPALLA" - CON "AMA" AL SUO FIANCO, L'EX ANIMATORE DEI VILLAGGI TURISTICI POTREBBE RINGALLUZZIRSI AL PUNTO DA AFFIANCARLO AL FESTIVALONE DI SANREMO 2027 - L'USCITA DI AMADEUS NON SAREBBE OSTACOLATA DA "NOVE" DI DISCOVERY, ANZI: I DIRIGENTI DELL’EMITTENTE AMERICANA NON VEDONO L’ORA DI RECEDERE DALL’ONEROSISSIMO CONTRATTO QUADRIENNALE CON L’EX DISC JOCKEY - SECONDO GLI “ADDETTI AI LIVORI”, LA CATENA DI FLOP INANELLATA DA "AMA" SUL "NOVE" HA PESATO SUL BILANCIO DI DISCOVERY: PER PUBBLICITÀ INCASSATA E RIMBORSATA PER MANCATO RAGGIUNGIMENTO DELLO SHARE STABILITO NEI CONTRATTI, SI PARLA DI UNA SOMMETTA INTORNO AI 15 MILIONI - A DIFFERENZA DI CROZZA E FAZIO, PERSONAGGI-FORMAT, AMADEUS SENZA UN PROGRAMMA FORTE E LA GIUSTA CORNICE DI UNA EMITTENTE GENERALISTA PRIMARIA COME RAI1, È DESTINATO A SCOMPARIRE NEL MUCCHIO…