Aldo cazzullo per corriere.it
Il vero rito non è il funerale; è la coda per il funerale. La vera cerimonia non è nell’abbazia di Westminster parata a lutto, ma nelle strade di Londra colorate e commosse. A dire addio alla regina non sono tanto i colleghi capi di stato e regnanti dentro la chiesa, ma i sudditi ammassati fuori per miglia e miglia.
re carlo al funerale della regina elisabetta
Ed Elisabetta non è nel sarcofago imbandierato con i leoni d’Inghilterra e l’arpa celtica d’Irlanda, è nella memoria del popolo britannico oggi accorso nella capitale con una compostezza e una serietà impressionanti. Come a ogni funerale, ognuno piange anche la propria morte; ma stavolta di più, perché queste persone non hanno avuto altra regina al di fuori di lei, e mai più la avranno; e non solo perché i tre eredi – Carlo, suo figlio William, suo nipote George – sono tutti maschi.
La notte dell’attesa
william kate con i figli al funerale della regina
Le immagini televisive, per quanto bellissime, non rendono l’idea. Non restituiscono l’immensità e l’intensità della partecipazione popolare. Il funerale di Elisabetta non è iniziato alle 11 del mattino, ora inglese, ma alle undici di sera di domenica, quando la gente è cominciata a uscire dalla metropolitana e ad avviarsi a piedi verso Westminster.
Ovunque code.
Code per lasciare le borse e farsi perquisire, ricevendo in cambio un nastro giallo.
Code per avvicinarsi al sagrato, divenuto gigantesco set televisivo.
Code per guadagnare un maxischermo su cui seguire la cerimonia, con la sensazione di non essere uno spettatore, ma un coprotagonista.
william indica a harry e meghan dove sedersi
Non è stata una notte triste. La folla si è fatta compagnia raccontando chi un aneddoto, chi un ricordo personale, chi la storia della propria famiglia, offrendosi a vicenda dolci, termos pieni di tè, e pure birra (a un certo punto un ragazzo che con la birra aveva esagerato è crollato oltre la transenna, soccorso da poliziotti in pettorina gialla, gentili e allarmatissimi). Tutto il Commonwealth – giamaicani e ghanesi, canadesi e australiani - era rappresentato, a conferma di una delle conquiste politiche di Elisabetta: trasformare un impero in una comunità, e fare di Londra la capitale più multirazziale e meno razzista del mondo.
La freddezza tra i premier e i re
Sono le nove del mattino quando i pullmini con i leader cominciano ad arrivare. Solo Emmanuel Macron, Joe Biden e l’israeliano Isaac Herzog hanno una macchina tutta per sé.
Per l’Italia c’è Sergio Mattarella con la figlia Laura .
re carlo al funerale della regina elisabetta
Xi Jinping ha mandato il suo vice Wang Qishan, l’unico in mascherina bianca, su cui spicca una rossa bandierina cinese. L’ex premier David Cameron trova il rivale che l’ha fatto fuori, Boris Johnson , già suo compagno di giovinezza a Eton: non gli stringe la mano, lo saluta con un cenno del capo. Tony Blair arriva insieme a John Major, che sconfisse alle elezioni del 1997, e a Gordon Brown, a cui dieci anni dopo dovette cedere malvolentieri il posto. Antiche rivalità mai sopite. Theresa May non se la fila nessuno. Tutti calpestano la lapide che ricorda Winston Churchill e quella più piccola in onore di Clement Attlee, «primo ministro 1945-1951 e per vent’anni leader del Labour Party» (ve l’immaginate un segretario del Pd sepolto a Santa Croce?).
Attorno al maxischermo sono quasi tutti indiani, pachistani, bengalesi, srilankesi. Guardano incantati l’apparato di divise e di armi, di medaglie e di copricapi, i Beefeater e i veterani in sedia a rotelle, le guardie con il berretto di pelo d’orso e i dragoni dal pennacchio bianco. Filmano con il telefonino, ogni tanto danno le spalle allo schermo per un selfie. Non è solo un modo per dire: noi c’eravamo. È il loro modo di dire: facciamo parte di questo Paese, e non siamo più sudditi, il sindaco di Londra è uno di noi, figlio di un autista di autobus, ed Elisabetta era anche la nostra regina.
meghan markle, harry, kate middleton e william e i figli
Su due pullman neri arriva a Westminster l’intero governo, in testa il Cancelliere dello Scacchiere Kwasi Kwarteng , di origine africane, poi la ministra dell’Interno, Suella Braverman, di genitori indiani: al vertice di un esecutivo conservatore non c’è un solo maschio bianco. I più fotografati sono però Justin Trudeau, il premier canadese, e il maggiore Johnny Thompson, scudiero della regina in kilt. Ci sono Olena Zelenska, first-lady ucraina, e l’imperatrice del Giappone Masako con Naruhito.
Non ci sono ovviamente Putin e neppure Mohammed Bin Salman.
Quando, trainato a braccia da marinaie e marinai su un affusto di cannone, compare il feretro di Elisabetta con la corona, lo scettro, il globo che simboleggia il mondo e i fiori donati da Carlo con un biglietto scritto a mano, d’istinto tutti chinano il capo davanti al maxischermo.
Il re Carlo, sua sorella Anna, suo fratello Edoardo, tutti in alta uniforme con la spada, salutano la madre militarmente. Lo stesso fa William, l’erede al trono.
Non possono fare il saluto militare né Andrea né Harry.
Non sono in divisa ma in tight, sia pure irto di medaglie. Harry a differenza del fratello il soldato l’ha fatto davvero, in Afghanistan, ma si è chiamato fuori dalla famiglia, e ora viene degradato, sempre in seconda fila come Meghan Markle, il bel volto nascosto da un enorme cappello nero. Le mogli però arriveranno per conto loro. L’unica donna a seguire il feretro è Anna. Così ha stabilito la regina. Camilla e Kate seguiranno.
il principe william e il principe harry al funerale della regina elisabetta
George di Galles, nove anni, è in giacca e cravatta blu, accanto alla sorellina Charlotte; il fratellino Louis ha solo quattro anni, e non l’hanno portato.
Il funerale di un’epoca
Il feretro della regina passa sotto gli occhi delle statue di suo padre, di sua madre, del suo primo capo di governo, Churchill. All’ingresso nell’abbazia i militari si levano il berretto, gli altri si alzano in piedi. Le giubbe rosse che portano il corpo di Elisabetta girano attorno alla lapide del milite ignoto, protetta dai fiori, passano davanti alle tombe di Newton e Darwin (ma anche di Stephen Hawking, che la regina ha voluto fosse sepolto tra i grandi scienziati d’Inghilterra), e lo depongono all’incrocio tra il transetto e la navata centrale.
Qui — a un passo dalla tomba di Elisabetta I e della cugina Mary, cui fece tagliare la testa — Elisabetta II nel 1953 era stata incoronata. Anche allora c’era la televisione. Lei però era contrarissima a farsi riprendere. Fu Filippo a convincerla: «Se ti vedranno, ti crederanno». Elisabetta accettò, a una condizione: l’unzione con l’olio sacro sarebbe avvenuta a telecamere spente; e così fu.
il funerale della regina elisabetta 9
Al momento di salire sul cocchio trainato da otto cavalli grigi, un valletto le chiese: «Maestà, è nervosa?». Elisabetta rispose: «Certo che sono nervosa. Ma sono sicura che Aureole vincerà».
Si riferiva al suo cavallo, che quattro giorni dopo avrebbe corso il Derby. Era giugno ma pioveva e faceva freddo, dopo il rito l’arcivescovo tirò fuori una fiaschetta di brandy, la regina si ritemprò e poi fece il giro di Londra per salutare i sudditi. Proprio quello che, in altro modo, ha fatto stamattina.
Le immagini dell’incoronazione furono viste in tutto il mondo: il primo grande evento televisivo della storia. Aureole arrivò secondo.
il funerale della regina elisabetta 8
Oggi il cerchio si chiude con il funerale di un’epoca, quella in cui la forma era sostanza.
Cornamuse, tamburi, tromboni. La regina è morta da viva, forse per una caduta, di cui però qui non parla nessuno. Lo chiedo ai miei vicini pachistani che quasi si offendono, fanno cenno di tacere, perché sta parlando il decano di Westminster David Hoyle. Solo che non gli esce la voce: è troppo emozionato. Riesce solo a ringraziare Dio «per averci dato Elisabetta».
il funerale della regina elisabetta 7
Carlo è accanto ai fratelli. Per un giorno ancora non è re, è figlio. Canta l’inno iniziale - «Il giorno che ci hai dato, Signore, è finito…» -, poi segue sul messale la prima lettera di Paolo ai Corinzi: «Ecco, io vi dico un mistero: non tutti moriremo, ma tutti saremo trasformati, in un momento, in un batter d’occhio. Al suono dell’ultima tromba i morti risusciteranno incorruttibili, e noi saremo trasformati».
il funerale della regina elisabetta 6
Il rito cristiano non rappresenta nulla per i pachistani, eppure lo seguono con grande attenzione. Altri si uniscono al coro: «Il Signore è il mio pastore, non manco di nulla».
Ci sono anche i giovanissimi, per loro il volto della regina sulle banconote e sui francobolli non significa molto, visto che non usano cash e non scrivono lettere, ma proprio vivere al tempo della Rete, in cui il passato non esiste, li ha spinti a prendere parte a una giornata di storia.
meghan markle al funerale della regina elisabetta
Pure qui nella folla c’è una sola mascherina, è di un signora di Southwark, arrivata a piedi dall’altra riva del Tamigi, con la bandiera sulla spalle come uno scialle: «Ho un enfisema, se prendo il Covid muoio, ma era mio dovere salutare la regina».
La nuova premier Liz Truss, cappellino troppo piccolo e perennemente in bilico, che ha fatto in tempo a stringere la mano ormai nera di Elisabetta due giorni prima della sua morte, legge il Vangelo secondo Giovanni: «Vado in cielo a preparare un posto per voi». L’omelia dell’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, è asciutta: Elisabetta era un «servent leader», un sovrano che sapeva servire piuttosto che comandare. Unica citazione, il suo splendido discorso tv nei giorni più bui della pandemia: «We will meet again», torneremo a incontrarci.
il funerale della regina elisabetta 5
La solitudine di Harry e Andrea
In terza fila sono seduti Felipe, re di Spagna, e Juan Carlos, fuggito a Dubai dopo i pasticci d’amore e di denaro che ha combinato: la freddezza tra figlio e padre si tocca con mano. Ma anche nella dinastia che regna qui a Londra c’è una frattura. Nelle preghiere sono citati solo Carlo, Camilla e William, più «il resto della famiglia reale».
Eppure il più affranto è Andrea. Era il prediletto, e ora non c’è più la madre a proteggerlo. È anche l’unico a non avere un consorte a fianco, le figlie Beatrice ed Eugenia sono lontane.
Le musiche sono di Hubert Parry, il compositore preferito di Carlo – «Anima mia, c’è un paese oltre le stelle…» – e di James MacMillian, che ha scritto un inno apposta per il funerale.
Diana aveva avuto Elton John, oltre a Beckham.
justin trudeau e regina elisabetta 1
Per Elisabetta, le voci bianche dei bambini con la veste bianca e il colletto ondulato.
Dopo i due minuti di silenzio, annunciato e spezzato dalle trombe, risuona il «God save the King». D’ora in poi Dio avrà un re da salvare.
Camilla canta, Carlo no, ha gli occhi pieni di lacrime, finalmente la tensione può sciogliersi nel pianto. Attorno al maxischermo, gli antichi sudditi dell’impero si uniscono al coro che celebra gli oppressori di un tempo: «England victorious, happy and glorious…». L’inno si diffonde dalle navate gotiche dell’abbazia per il cielo di Londra, amplificato da migliaia di voci, ed è il momento più impressionante. Colpi di cannone accolgono l’uscita del feretro sul sagrato, dov’è spuntato il sole. Soltanto adesso, che la cerimonia è finita, dalla folla si leva un applauso.
justin trudeau e la moglie al funerale della regina elisabetta
Un selfie, e il segno di croce
Il corpo di Elisabetta percorre Whitehall, tra le bandiere che al suo passaggio si piegano a terra, poi il Mall, dove nel 1981 uno squilibrato le aveva sparato a salve, fino a Buckingham Palace per l’ultimo saluto alla sua casa, in cui nell’82 un altro matto, trasformato dalla serie «The crown» in un vendicatore del popolo affamato dalla Thatcher, le era entrato in camera da letto.
Dopo il passaggio sotto il Wellington Arch di Hyde Park attende il carro funebre, uguale a quello di mille funerali, tranne il tettuccio di vetro. Lento, quasi a passo d’uomo, si avvia verso Windsor tra due ali di folla che aspetta dall’alba, e adesso applaude, getta fiori, grida «per la regina, hip hip, hurrah!», si fa un selfie e un segno di croce.
Ora Elisabetta è tornata a essere una donna, che sta per essere sepolta accanto a un marito molto amato.
Ora si comprende cosa intendeva dire Shakespeare, quando scriveva che «la vita è un’ombra che cammina, una favola raccontata da un folle».
justin trudeau canta la sera prima dei funerali della regina elisabetta 1
I leader del mondo sono già all’aeroporto, gli spazzini già al lavoro per pulire le strade dal passaggio dei cavalli. I pachistani tornano ai loro negozietti.
il principe harry non canta l inno al funerale della regina elisabetta 6
Due poliziotti con le braccia tatuate sotto le maniche corte si danno il cinque e si dicono: «Pure questa è fatta».
justin trudeau e regina elisabetta 2 il principe harry non canta l inno al funerale della regina elisabetta 5 il principe harry non canta l inno al funerale della regina elisabetta 4 re carlo e il principe harry re carlo iii il principe harry non canta l inno al funerale della regina elisabetta 1 il principe harry non canta l inno al funerale della regina elisabetta 2
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