andrea carlo pizzi anestetista

SE NON PUOI SEDURLE, PUOI SEDARLE – ANDREA CARLO PIZZI, PRIMARIO ANESTESISTA IN UNA CLINICA DEL COMASCO, È STATO ARRESTATO CON L'ACCUSA DI VIOLENZA SESSUALE AGGRAVATA DALL'USO DI SOSTANZE NARCOTICHE: HA STORDITO UN'INFERMIERA CON CUI IN PASSATO AVEVA AVUTO UNA RELAZIONE INIETTANDOLE UN OPPIOIDE – AL RISVEGLIO LEI ERA SEMINUDA E LUI NUDO – IL MEDICO AMMETTE DI AVERLA NARCOTIZZATA MA NEGA LO STUPRO...

Andrea Camurani per il “Corriere della Sera”

 

il dottore andrea carlo pizzi

Un'iniezione con mezza fiala di un potentissimo antidolorifico per mettere k.o. la donna con cui aveva avuto una relazione. Per stordirla al punto di poter abusare di lei. Quando lei ha ripreso i sensi era intorpidita, confusa e senza indumenti, proprio come l'uomo che poco prima aveva promesso di aiutarla per quel vecchio dolore alla spalla che non passava.

 

Lui, Andrea Carlo Pizzi, 52 anni, primario anestesista in una clinica del Comasco, è ora in carcere a Busto Arsizio, in provincia di Varese, accusato di violenza sessuale aggravata dall'uso di sostanze narcotiche. Il giorno dopo quella sera, la vittima, un'infermiera, ha chiamato il medico per chiedergli conto dell'accaduto registrando la telefonata nella quale lui avrebbe ammesso di averle fatto il «tramadolo», l'analgesico oppiaceo che l'ex compagna non tollerava e che le aveva in passato provocato svenimenti e convulsioni.

andrea carlo pizzi

 

Quella telefonata, allegata alla denuncia sporta alla stazione dei carabinieri di Turate, ha attivato le indagini della procura di Busto Arsizio, competente per la città di Saronno, dove il fatto è avvenuto all'inizio del mese scorso.

 

Per comprendere i dettagli di questa storia è opportuno riavvolgere il nastro fino a quel venerdì sera primo luglio. Quella sera la donna - una quarantenne della provincia di Como che l'anestesista aveva frequentato un paio d'anni fa in un contesto lavorativo - e l'uomo - separato e convivente con la nuova compagna dalla quale ha avuto due figli - si vedono nella casa di lui, libera. I due si incontrano e vanno assieme a una festa in un paesino del Comasco, a quanto pare poi cominciano a discutere in auto: parole su parole, promesse e spiegazioni, lui che vorrebbe riaccendere la relazione.

 

Andrea Carlo Pizzi 2

La donna ha male alla spalla: lo strascico di una brutta caduta da cavallo. Il primario le propone di salire da lui per farle un calmante. Lei accetta, ricordandogli però la sua intolleranza al tramadolo. In casa di Pizzi, secondo la ricostruzione degli investigatori, viene fatta l'iniezione con una fiala di anti infiammatorio e una mezza fiala di «contramal», farmaco che contiene il principio attivo non tollerato dalla donna.

 

Al risveglio, la brutta sorpresa: lei seminuda, lui nudo. Il giorno successivo la chiamata per chiedere conto di quanto avvenuto la sera prima, telefonata nella quale lui ammette di avere somministrazione quel farmaco. La denuncia, come spiega il difensore incaricato dalla quarantenne, l'avvocato Annalisa Abate, è stata fatta subito e immediatamente sono partite le indagini coordinate dal pubblico ministero Nadia Calcaterra.

 

anestesia

Vengono sentiti testimoni, viene analizzato il cellulare di Pizzi e la sua «cronologia» con ricerche legate ai «segni premonitori di un serial killer» o sulle «conseguenze penali per l'uccisione di un cane», animale posseduto dalla ex fidanzata.

 

Questi elementi giudicati inquietanti, assieme a tutto il resto, hanno spinto la Procura a richiedere un'ordinanza di custodia cautelare in carcere firmata dal gip Tiziana Landoni ed eseguita martedì sera, nella quale viene contestata la pericolosità sociale dell'uomo. In un primo interrogatorio dinanzi al pm il medico aveva parlato di rapporto sessuale consenziente, mentre ieri di fronte al gip ha ammesso ogni sua responsabilità a fronte del contenuto dell'ordinanza, sostenendo però di non aver usato violenza nei riguardi della donna sebbene la trovasse, quella sera, dopo la puntura, «intorpidita e rallentata».

 

Secondo il difensore del medico, l'avvocato Maurilio Vanzulli «non vi è stata alcuna confessione, si tratta di un colloquio col giudice durato un'ora e mezza che va letto nella sua complessità». In sintesi, una parziale ammissione.

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