SE SCOPPIA UNA GUERRA NUCLEARE, GLI UNICI A SALVARSI IN ITALIA SARANNO GLI ABITANTI DI AFFI - NEL PICCOLO COMUNE VENETO SI TROVA "WEST STAR" IL PIÙ GRANDE BUNKER ANTIATOMICO D'ITALIA, CHE PUÒ OSPITARRE MILLE PERSONE ED È IN GRADO DI RESISTERE A UNA BOMBA DI 100 CHILOTONI, CINQUE VOLTE QUANTO QUELLA SGANCIATA SU HIROSHIMA - I CITTADINI DEL CENTRO SONO GLI UNICI ITALIANI AD ESSERE DIVENTATI PROPRIETARI DEL BUNKER ANTIATOMICO, CEDUTO QUATTRO ANNI FA AL COMUNE DI AFFI DAI MINISTERI DELLA DIFESA E DELLA FINANZA…

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Annamaria Schiano per https://corrieredelveneto.corriere.it/

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L’invasione dell’Ucraina da parte di Putin, arrivato a minacciare l’uso delle armi nucleari in caso di intervento della Nato, ha catapultato gli italiani nel terrore che il conflitto possa degenerare nella terza guerra mondiale. O come anche, più «semplicemente», che i bombardamenti in corso possano danneggiare le centrali atomiche ucraine, tra le più importanti d’Europa, rilasciando contaminazioni radioattive.

 

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Al punto che è scattata la psicosi di richieste costruttive di bunker antiatomici nelle case private di chi può permetterselo. Ma in caso la situazione geopolitica precipitasse, dove potrebbe rifugiarsi la popolazione? Ad oggi, praticamente da nessuna parte, se non in Veneto, dove esiste West Star, l’unico bunker antinucleare in Italia in grado di resistere a 100 chilotoni, cinque volte tanto la bomba sganciata su Hiroshima.

 

Costruito negli anno ‘70

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West Star fu costruita ad inizio anni Sessanta nelle viscere del monte Moscal ad Affi: dal 1966 al 2007 fu il più grande bunker antiatomico d’Italia, ospitando per tutta la Guerra Fredda la sede protetta del comando Nato, da cui diramare gli ordini militari all’Occidente. Copre una superficie di 13 mila metri quadrati ed è collocata a 150 metri sottoterra. Affi è un piccolo comune di appena duemila abitanti dell’entroterra del lago di Garda, in provincia di Verona.

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I suoi cittadini sono gli unici italiani ad essere diventati proprietari del bunker antiatomico, ceduto giusto quattro anni fa, nel marzo del 2018, al Comune di Affi dai ministeri della Difesa e della Finanza. Il sito, ad oggi, potrebbe essere l’unico in Italia ad essere riattivato «facilmente», essendo stato «spento» solo nel 2010. Come potrebbe essere riattivato?

 

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L’ex comandante De Meo

Lo abbiamo chiesto al generale Gerardino De Meo, ex comandante Nato ed ex comandante di West Star. «Il bunker era stato costruito per ospitare fino a mille persone – precisa – Purtroppo, però, vanno rimessi in funzione almeno gli impianti indispensabili, quali la chiusura ermetica delle porte antiatomiche e tutto l’impianto di areazione che permetterebbe la respirazione alle persone per molti giorni».

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Un intervento che, però, non trova la condivisione del sindaco di Affi, Marco Giacomo Sega, proprietario oggi di West Star. «Ci vogliono un sacco di soldi per rimettere in funzione il “buco”, come lo chiamavamo noi – dice - ma soprattutto non si può fare dall’oggi al domani, ci vuole almeno un anno. Crediamo, però, che in caso di bisogno lo si possa usare per qualche giorno come rifugio contro i bombardamenti tradizionali, ma riattivarlo in poco tempo a scudo nucleare è impensabile».

 

«Peggio persino della crisi di Cuba»

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Generale De Meo, ma lei avrebbe mai pensato si potesse tornare a parlare di conflitto nucleare? «Mai mi sarei aspettato di dover rivivere il clima da guerra fredda. Ed oggi è anche peggio persino della crisi di Cuba, quando il pericolo atomico è stato vicino». De Meo, di strategia militare si è nutrito per tutta la vita ed è pessimista sull’attuale situazione internazionale.

 

«La vedo molto male — dice — Non vedo progressi nelle trattative, Putin nel mare di menzogne che dice punta solo a conquistare l’Ucraina. Per cui prevedo un coinvolgimento della Nato che ha schierato 150mila uomini sul confine con la Russia, dove sta svolgendo esercitazioni come non si sono mai viste. Inoltre il 24 marzo si terrà il plenum straordinario a Bruxelles dei Paesi della Nato, con anche Biden. Lì usciranno sicuramente delle minacce a Putin, del tipo: se usi delle armi chimiche noi interveniamo, e possono farlo anche oltre i confini dei Paesi Nato in caso di pericolo. E la Polonia confina con l’Ucraina».

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De Meo non esclude il rischio che si arrivi all’uso delle armi atomiche. «In teoria sì, ci si può arrivare. E’ la mia paura. Se Putin viene messo con le spalle al muro diventa incontrollabile. Il rischio io lo vedo, a differenza della guerra fredda dove le minacce erano più che altro spauracchi». Qualcuno lo considera uno scenario catastrofista. «Io mi sto preparando al peggio — è la riflessione del generale — poi mi auguro risulti inutile, ma i segnali che arrivano dalle dichiarazioni di Draghi e dalla direttiva emessa dallo Stato Maggiore non lasciano certo tranquilli».

 

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Le bombe moderne molto potenti

La domanda che tutti si fanno oggi è cosa accadrebbe in caso di guerra atomica. «Non saprei rispondere. Il bunker di Affi resiste a 100 chilotoni, ma le bombe di adesso possono raggiungere 10 megatoni, vale a dire cento volte di più dei 100 chilotoni. E se si pensa che quella sganciata su Hiroshima era di 15 chilotoni, fate voi il conto. Ma anche venissero usate bombe meno potenti, dai 40 ai 70 chilotoni, basta una di queste per spazzare via una città come Milano».

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