1- A SANT’APOLLINARE SI VOLTA PAGINA: NON È PIÙ LA CURIA ROMANA A COMANDARE. INDAGATO PER CONCORSO IN SEQUESTRO DI PERSONA DON PIERO VERGARI, IN QUEGLI ANNI RETTORE DELLA BASILICA, ALL’EPOCA DIPENDENTE DEL CARDINALE UGO POLETTI 2- SANT’APOLLINARE È LA CHIESA DOVE PER L’ULTIMA VOLTA FU VISTA EMANUELA, IL 22 GIUGNO 1983, PRIMA CHE SPARISSE NEL NULLA. E FU DON VERGARI A SOLLECITARE IL TRASFERIMENTO A SANT’APOLLINARE DELLA SALMA DI DE PEDIS, CON UNA LETTERA A POLETTI 3- E’ LA CONFERMA DELLA PISTA CHE LEGA LA SCOMPARSA DELLA RAGAZZINA A UN “RICATTO” NEI CONFRONTI DI PAPA WOJTYLA. MAFIA E BANDA DELLA MAGLIANA BEFFATI DAL VATICANO E PRONTI A TUTTO PER RIENTRARE DI 250 MILIARDI DI VECCHIE LIRE CHE I BOSS AVEVANO RICICLATO NELLE CASSE DELLO IOR, LA BANCA DEL PAPA. SOLDI CHE KAROL AVREBBE UTILIZZATO PER FINANZIARE SOLIDARNOSC, IL SINDACATO POLACCO DI WALESA 4- LA SANTIFICAZIONE DI GIOVANNI PAOLO II SI ALLONTANA PAUROSAMENTE

1- DON PIERO VERGARI SAREBBE IL CUSTODE DEI SEGRETI DI SANT'APOLLINARE
di Rita Di Giovacchino per Il Fatto


Per la scomparsa di Emanuela Orlandi c'è ora un quinto indagato. Un prete, l'unico in grado di chiudere il cerchio di un'inchiesta "corsara" che indaga sul mistero della tomba di Renatino De Pedis nella cripta di Sant'Apollinare. Sotto la riga blu, che copre l'omissis, c'è il nome di don Piero Vergari, in quegli anni rettore della basilica minore, dal 1992 passata all'Opus Dei, all'epoca dipendente dal Vicariato di Roma e cioè dal cardinale Ugo Poletti.

Atto dovuto, liquida rapidamente la "fonte". Ma, la recente iscrizione del parroco, precede di pochi giorni la decisione della Procura di Roma di varcare la soglia del sagrato, tra piazza Navona e il Senato, scendere nei sotterranei inviolati e aprire quel sarcofago tempestato di zaffiri attorno al quale, in un delirio di curiosità e legittimi interrogativi, è andata crescendo la convinzione che soltanto lì è racchiusa la verità.

Non soltanto sulla scomparsa di Emanuela, ma su inaccessibili segreti vaticani a fronte dei quali gli intrighi romanzeschi di Dan Brown impallidiscono. Unico dato certo è che fu Vergari a sollecitare il trasferimento a Sant'Apollinare della salma di De Pedis, ucciso il 2 febbraio in via del Pellegrino, con una lettera al cardinal Poletti che vergò il nulla osta in tempi rapidissimi. I resti del boss, riemersi quasi intatti dall'umido abitacolo, sono lì dal 20 marzo 1990.

Ma Sant'Apollinare è anche la chiesa dove per l'ultima volta fu vista Emanuela, il 22 giugno 1983, prima che sparisse nel nulla. "Quell'indegna sepoltura rappresenta lo snodo del patto tra Stato, Chiesa e criminalità", ha detto lunedì scorso Pietro Orlandi, sul piazzale della chiesa dove è tornato dopo 29 anni per assistere alla riapertura della tomba. Da anni il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e il pm Simona Maisto indagano su una strana pista che lega la scomparsa della ragazzina a un "ricatto" nei confronti di Wojtyla.

Mafia e malavita romana beffati dal Vaticano e pronti a tutto per rientrare di 250 miliardi di vecchie lire che i boss avevano riciclato nelle casse dello Ior. Soldi che il papa avrebbe utilizzato per finanziare Solidarnosc, il sindacato polacco di Walesa. Atto dovuto l'iscrizione di don Vergari, ma conferma della pista Ior. A indicarla era stata nel 2009 Sabrina Minardi, l'ex amante di Renatino. "La ragazza è morta, ho visto Sergio gettare due sacchi nella betoniera in un cantiere a Torvaianica... quando siamo tornati a casa gli ho chiesto chi era. Che te lo devo dì io, mi rispose". Quello di Emanuela era un rapimento "indicato" da qualcuno molto in alto, dice la donna. Da chi?

" Da Marcinkus... doveva creare scalpore, come la morte di Calvi, così chi doveva capi' capiva". Frasi apparentemente sconclusionate, ma non del tutto: l'anno prima la mafia aveva ucciso Roberto Calvi. Ora gli imputati di quel processo sono stati tutti assolti, ma agli atti restano i legami incrociati tra siciliani e romani: Calò era amico di De Pedis, considerato "l'uomo del Vaticano" come l'augusta sepoltura conferma.

Ora non è più soltanto Sabrina ad affermare che Emanuela era stata rapita da De Pedis. Molti personaggi legati alla banda della Magliana lo hanno confermato: da Maurizio Abbatino, a Fabiola Moretti, fino a Nino Mancini, l'Accattone che nell'intervista di martedì scorso al Fatto Quotidiano ha detto: "Bisognava decidere se far ritrovare qualche cardinale in una pozza di sangue o mandare un segnale forte, abbiamo scelto la seconda strada". Un segnale che Marcinkus deve aver recepito: forse il cardinale da far ritrovare "nella pozza di sangue" era lui. Anche Sabrina è indagata, ha ammesso di averla tenuto in ostaggio Emanuela in un appartamento a Torvaianica.

Con lei ci sono altri tre pregiudicati iscritti con l'accusa di sequestro di persona aggravato dallo scopo di estorsione, dalla conseguente morte dell'ostaggio e dalla minore età della vittima. Tutti a piede libero, tranne Sergio Virtù, in carcere per altro reato, l'uomo che avrebbe occultato il cadavere a Torvaianica. L'uomo ha sempre negato, ma ad accusarlo c'è anche la testimonianza di una donna polacca un tempo legata a lui.

Ci sono poi due fedelissimi di De Pedis, Ciletto e Giggetto, alias Angelo Cassani e Gianfranco Cerboni. Sospettato di aver avuto un ruolo marginale è anche Giuseppe De Tomasi, l'ex commercialista di Renatino che ha aggredito Federica Sciarelli, nell'ultima punta di Chi l'ha visto. Una perizia afferma che sarebbe Mario "il barista", il telefonista anonimo. Se non fosse morto nel 2006 la Procura di Roma avrebbe iscritto anche Marcinkus per concorso in sequestro? Sospetto fondato, ma la prescrizione è dietro l'angolo. Il prossimo anno saranno 30 anni che Emanuela è scomparsa.

IL BANDITO "AIUTAVA LE MENSE DEI POVERI"
Dal sito internet www.vergarimonspiero.com  


Tra le più belle esperienze della mia vita sacerdotale in Roma (...) mi è stata carissima quella della visita alle carceri di Regina Coeli (...). Nel carcere mai ho domandato a nessuno perché era là o che cosa aveva fatto. Tra le centinaia di persone incontrate dei più diversi stati sociali, parlavamo di cose religiose o di attualità; Enrico De Pedis veniva come tutti gli altri, e fuori dal carcere, ci siamo visti più volte (...). Mai ho veduto o saputo nulla dei suoi rapporti con gli altri, tranne la conoscenza dei suoi familiari.

Aveva il passaporto per poter andare liberamente all'estero. Mi ha aiutato molto per preparare le mense che organizzavo per i poveri. Quando seppi dalla televisione della sua morte in via del Pellegrino, ne restai meravigliato e dispiacente. Qualche tempo dopo la sua morte i familiari mi chiesero, poiché la stampa aveva parlato del caso e da vivo aveva espresso loro il desiderio di essere un giorno sepolto in una delle antiche camere mortuarie, nei sotterranei di S. Apollinare, di realizzare questo suo desiderio.

Furono chiesti i dovuti permessi religiosi e civili, fu restaurata una delle camere e vi fu deposto. Doveva essere valido come sempre, il solenne principio dei Romani "Parce sepulto": perdona se c'è da perdonare a chi è morto e sepolto. (...) la visita alla cappella funeraria era riservata ai più stretti congiunti. Questo fu osservato scrupolosamente per tutto il tempo in cui sono rimasto rettore, fino al 1991.

Mons. Piero Vergari

3- L'INCONTRO CON DE PEDIS, L'AMICIZIA E LA SEPOLTURA DEL BOSS
IL SACERDOTE È TORNATO A VIVERE NEL SUO PAESINO NATALE IN UMBRIA. LA SUA STORIA È PARALLELA A QUELLA DEL POTENTE MARCINKUS


Don Piero Vergari da anni è tornato a Sigillo, il paesino dell'Umbria che 72 anni fa gli diede i natali. Ogni tanto i giornalisti suonano alla sua porta per intervistarlo, ma lui si affaccia al balcone, saluta e lascia tutti a bocca asciutta. Un esilio che un po' ricorda quello subito dal vescovo Marcinkus, tornato a Cicero nell'Illinois (che come tutti sanno è patria di Al Capone), nel 1989.

Se non fosse per la scomparsa di Emanuela nulla legherebbe il destino di un vescovo che per 27 anni è stato tra gli uomini più potenti della Chiesa, che si muoveva come un capo di Stato o almeno come un ministro degli esteri, con quello di un umile parroco di cui mai avremmo sentito parlare se non fosse per questa strana storia della tomba di De Pedis.

A segnare il suo destino, dicono, furono i primi anni Ottanta quando assisteva i detenuti nel carcere di Regina Coeli, in quegli anni affollato dai boss della Banda della Magliana. Lì conobbe Renatino e ne fu conquistato: "Parlavamo di cose religiose e di attualità". Ma anche il boss lo amava. Tanto che nessuno sa dire se sia stato lui a introdurlo nelle sacrestie che contano e non invece sia stato De Pedis, importante crinale della "trattativa" tra Vaticano e boss, amico di tanti pezzi grossi della Santa Sede, a raccomandare il prete amico suo.

Nel 1989, proprio mentre Marcinkus lasciava la Roma che tanto amava a causa di quell'ordine di cattura spiccato dalla procura di Milano per il crac del banco Ambrosiano, don Vergari ormai rettore della basilica di Sant'Apollinare officiò le nozze di De Pedis con Carla Di Giovanni, ragazza seria e di buona famiglia. La pecorella smarrita era tornata all'ovile. Fu dopo, mentre si stappavano le bottiglie di champagne, che Renatino scherzando disse: "Quanno me tocca, me piacerebbe esse sepolto qui". La profezia si avverò in tempi rapidi, appena tre mesi dopo in via del Pellegrino.

Il resto è noto. Quando lo scorso anno fu convocata in procura, Carla Di Giovanni diede questa spiegazione: "Mio marito era legato a quella chiesa, lì andavamo a messa la domenica e lì ci siamo sposati, so che aveva fatto offerte importanti a don Vergari, io stessa consegnai nelle sue mani 500 milioni". Il parroco confermò: "Era un gran benefattore, ha fatto tanto del bene a giovani e persone bisognose".

Giulio Andreotti, chiamato in causa dalla Minardi per un paio di cene, commentò caustico: "Forse non era un benefattore dell'umanità, ma di Sant'Apollinare sì". A guastare la festa c'è il fatto che Emanuela Orlandi frequentava quella chiesa, anzi la scuola di musica Tommaso Ludovica de Victoria, dove studiava flauto traverso. La scuola si trova all'interno dell'imponente complesso di Sant'Apollinare. Tre volte a settimana, dalle 15 alle 18, entrava in quel cortile, quella primavera era improvvisamente sbocciata, ormai era un'adolescente e non passava inosservata.

Potevano rapirla ovunque, invece l'hanno rapita lì. Inutile girarci intorno, la famiglia sospetta l'esistenza di un basista. "Mia sorella è stata rapita soltanto perché era una cittadina vaticana", ribadisce il fratello Pietro. Il segnale forte, di cui parla l'Accattone è passato sulla sua testa. Don Vergari è indagato anche se, quando i magistrati sono scesi nella Cripta, non era lì ad aprire la porta.

Ma nel 1983 era lui il padrone di casa. Atto dovuto. Il nuovo rettore è don Pedro Huidobro, dell'Opus Dei, che per uno strano segno del destino è medico patologo e in questa veste ha assistito ai passaggi più delicati della riesumazione della salma. "Noi ci auguriamo che l'apertura della tomba aiuti a far ritrovare serenità e rispetto nei confronti di un luogo sacro, da parte nostra la collaborazione con le autorità competenti è totale". A Sant'Apollinare si volta pagina, qualcuno dice: solo perché non è più la Curia romana a comandare in queste mura.

 

Emanuela Orlandi a sinistra scomparsa a anni e De Pedis depedis cardinale ugo polettiEMANUELA ORLANDI de pedis ispezioni_basilica_sant_apollinareDe Pedis foto GMT sabrina minardi bruno giordano stampa1sabrina minardi bruno giordano rep4EMANUELA ORLANDI CERCASIDe Pedis foto GMT marcinkus-wojtylaPAPA RATZINGER E DON VERGARIbanda della magliana MARCINKUS Il fratello di Emanuela Orlandi GIULIO ANDREOTTI E FEDERICO FELLINI IN _VIAGGIO AL TERMINE DELL'ITALIA - FELLINI POLITICO_ DI ANDREA MINUZ (RUBBETTINO)TOMBA DEPEDISGELLI-CALVI-SINDONA-MARCINKUSEmanuela Orlandi

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