Gianluca De Rosa per “Il Foglio” - Estratti
Per Francesco D’Ausilio forse è la fine di un incubo. Ieri la procura di Roma ha chiesto per lui l’assoluzione con la formula piena, “per non avere commesso il fatto”, all’interno di uno dei filoni della celeberrima inchiesta Mondo di mezzo, già arrivata in Cassazione per quel che riguarda il filone principale, quello che conteneva i capi d’imputazione più gravi per Massimo Carminati e Salvatore Buzzi.
All’epoca dei fatti D’ausilio era il capogruppo del Pd in Assemblea capitolina. Uno dei volti in ascesa del partito. Almeno fino al 27 giugno del 2015.
(...) Circa un anno dopo finì anche lui nella terza tranche di indagini della procura che a dicembre del 2016 chiese il rinvio a giudizio con le accuse di corruzione e abuso d’ufficio. La procura contestava all’ormai ex consigliere la corruzione per dieci procedure negoziate del dipartimento Ambiente. Secondo quelle accuse D’ausilio avrebbe favorito alcune imprese per l’affidamento delle gare in cambio di una percentuale.
L’abuso d’ufficio riguardava l’approvazione di una delibera che conteneva alcuni debiti fuori bilancio. D’ausilio non aveva neppure partecipato al voto di quella delibera. Le accuse però all’epoca convinsero il Gup che il 21 maggio del 2018 dispose il rinvio a giudizio per D’Ausilio e altre 19 persone, tra cui l’ex Dg di Ama Giovanni Fiscon per il quale anche ieri la procura ha chiesto l’assoluzione. Adesso, dopo 50 udienze, D’Ausilio s’intravede la fine di uno stillicidio giudiziario durato quasi dieci anni.
La decisione del Tribunale è prevista il prossimo 30 gennaio. "Prendiamo atto della richiesta di assoluzione che utilizza la formula liberatoria più ampia e a parere della difesa poggia su argomentazioni accettabili”, spiegava ieri l’avvocato dell’ex capogruppo Pd Clara Veneto.