AMERICA FATTA A MAGLIE - LA TRANSIZIONE PIÙ TESA DELLA STORIA: L'IPOTESI CHE OBAMA S'INVENTI UN'AMNISTIA PERSONALE PER LA CLINTON, LA GUERRA DEI TWEET DI TRUMP, LA RUSSIA, IL RAPPORTO CON ISRAELE FATTO A PEZZI DA KERRY E BARACK, LA CORSA AL RIARMO NUCLEARE. TUTTI I FRONTI APERTI DEL NUOVO PRESIDENTE

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Maria Giovanna Maglie per Dagospia

 

Che non sarebbe stata una transizione pacifica lo sapevamo, troppo traumatica per la sicumera del Partito democratico americano la sconfitta cocente a opera del buffone, ma certamente il comportamento di Obama è inferiore a qualunque aspettativa, diciamo che sta raschiando davvero il fondo del barile, ma anche che in mezzo c'è lo scontro sulla politica estera più complesso dall'epoca della guerra fredda, forse visto il volume di nucleare in giro è peggio della guerra fredda.

 

donald trump barack obama donald trump barack obama

E la storia, che i media mondiali evitano accuratamente ma che circola abbondantemente e velenosamente per i palazzi di Washington, dell'amnistia personale, il pardon presidenziale a Hillary Clinton, è parte integrante dell'intero pasticcio.

 

Che il Partito Democratico, ridotto nei ranghi e umiliato come mai nella propria storia dall'epoca di Carter e Reagan, sia in grado di reggere uno scontro del livello messo in piedi da Barack Obama, mi pare difficile da sostenere, ma certo saranno mesi di scontri tremendi, Israele e Russia al centro della rissa.

 

Come conseguenza la guerra dei tweet si infittisce. Cominciamo ad abituarci, a considerarli l'umore della giornata, l'atmosfera nel Palazzo che verrà ma anche un annuncio diretto di quel che Il presidente Trump intende cominciare a fare appena insediato saltando tv e giornali e comunicando direttamente con americani e resto del mondo.

donald trump barack obama donald trump barack obama

 

Numerose le risposte  a una dichiarazione davvero inappropriata del presidente uscente, che ha salutato gli americani e il suo partito con la polpetta avvelenata, sostenendo cioè che lui, se candidato per la terza volta, ipotesi non prevista dalla Costituzione quindi impossibile, avrebbe vinto le elezioni. Si fa? No, non si fa, ma ormai la regola e’ perduta. Twitta il presidente eletto: “Ha detto che avrebbe vinto contro di me, lo deve dire, io rispondo no way, posti di lavoro persi, Isis, assistenza sanitaria eccetera”.

 

Poi rincara la dose:” Il presidente Obama ha fatto campagna dura e personale nei più importanti Stati dal voto incerto e ha perso. Gli elettori volevano fare l'America grande di nuovo”. Un accenno a cosa intende per America di nuovo grande:” L'indice di fiducia dei consumatori nel mese di dicembre è salito di circa 4 punti a 113. 7, il livello più alto in più di 15 anni Grazie Donald”. 

 

DONALD TRUMP BENJAMIN NETANYAHU DONALD TRUMP BENJAMIN NETANYAHU

Segue una annotazione sul clima voluto da Obama: ”Ho fatto del mio meglio per ignorare le molte dichiarazioni provocatorie del presidente Obama e gli ostacoli che ha posto. Speravo di riuscire a farla essere una transizione serena non lo e’". Infine il vero e proprio incidente internazionale e il vero tentativo di boicottaggio della prossima Amministrazione a opera della vecchia:  l'affare Israele e la condanna alle Nazioni Unite senza il veto consueto americano.

 

Twitta Donald Trump, ed è così indignato e intenzionato a fare il punto che non usa la consueta brevità del mezzo e fa due tweet di seguito “Non possiamo continuare a  permettere che Israele venga trattato con totale rispetto e supponenza. Avevano la certezza di avere un grande amico negli Stati Uniti ma non ce l'hanno più. L'inizio della fine è stato l'orribile accordo con l'Iran e ora questa storia delle Nazioni Unite. Resta forte Israele, il 20 gennaio sta arrivando in fretta”. Notare la frase sul l'Iran.

 

La relazione con Israele è precipitata ai minimi storici, non era mai accaduto nemmeno nei primi tempi con Bill Clinton, quando lui e la moglie giocavano a fare gli amici dell'OLP prima di fare i conti con 6 milioni di voti di ebrei d'America e con il ruolo di difesa dell'Occidente di Israele in Medio Oriente.

 

ohn Kerry con il presidente Barack Obama ohn Kerry con il presidente Barack Obama

Il vero timore e’ che dopo la condanna degli insediamenti alle Nazioni Unite si anticipi a prima del passaggio di consegne una conferenza di pace in Francia, e lì la pantomima dei due stati due popoli alla moda d'Europa faccia ulteriori passi avanti e metta ancora in maggiore difficoltà Trump appena insediato.

 

 Ieri gli scambi di insulti fra i due governi hanno raggiunto livelli sconosciuti, con John Kerry che faceva dichiarazioni del seguente tipo: Israele  può essere o ebreo o democratico, non tutte e due le cose, e l'astensione alle Nazioni Unite riflette i nostri valori, gli insediamenti sono una minaccia alla pace. Netanyahu rispondeva che era una trappola preparata da tempo, che la risoluzione l'hanno organizzata gli Stati Uniti e che hanno colpito Israele alle spalle.

 

OBAMA CLINTON OBAMA CLINTON

Certo è che Trump eredità la dittatura in Turchia, la guerra in Siria in Iraq e in Afghanistan, la Libia terra di nessuno, Egitto nel caos, una nuova corsa all’allargamento nucleare, tralasciando l'Europa dilaniata dal terrorismo e la Nato con i missili balistici nei Paesi baltici e Romania. Non basta, dell'Iran non si fida nessuno in grado di intendere e volere, in Corea del Nord c'è il nucleare, l'India ha testato un missile che può trasportare testate nucleari, Cina India e Pakistan si misurano sempre più aggressivamente.

 

Trump Intende rapidamente tornare a un rapporto disteso e di collaborazione con la Russia anche perché è urgente riscrivere i trattati di non proliferazione, di nucleare ce n'è di meno ma ce n'è più raffinato e in mani pericolose. La responsabilità della prossima presidenza sarà perciò enorme e storica, tanto più dopo l'inerzia e la vigliaccheria di Barack Obama.

 

bill clinton bill clinton

Il quale emana un ordine esecutivo al giorno, spazia da blocchi permanenti allo sfruttamento di risorse energetiche ad amnistie selvagge anche per criminali pericolosi, e starebbe insieme a Hillary Clinton decidendo se infilare anche l'ex candidata tra i grandi perdonati. Che cosa significa?

 

Significa che potrebbe emanare, prerogativa che ai presidenti capita di esercitare alla vigilia delle valigie, una decisione di grazia per qualunque crimine possa aver commesso la Clinton nell'esercizio delle sue funzioni di Segretario di Stato. In poche parole, metterebbero una pietra tombale sulla storia maledetta delle mail e sulla storia del povero Chris Stevens, l'ambasciatore lasciato morire in Libia per non guastare la rielezione di Obama nel 2012.

 

Ma la prassi, la consuetudine e anche le sentenze introducono in questo tipo di pardon presidenziale la ammissione di colpevolezza, come è naturale che sia, altrimenti che ci sarebbe da graziare, la ammissione di colpevolezza della Clinton coinvolgerebbe anche Obama, nel senso che anche lui ammetterebbe di aver saputo e di avere sempre mentito.

obama hillary e bill clinton obama hillary e bill clinton

 

Non male per la sua legacy e non male anche per i Clinton e la loro fondazione, e magari per le ambizioni della figlia Chelsea in politica. Tuttavia non farlo significherebbe esporsi a eventuali incriminazioni da parte della futura Amministrazione, e se è vero che Donald Trump subito dopo la vittoria ha escluso di voler mandare la Clinton in prigione, è vero che l'atmosfera è profondamente cambiata, non per responsabilità di Trump, ed è vero anche che nella autonomia delle proprie funzioni il futuro Attorney-General potrebbe aprire un'inchiesta e che potrebbe richiederla un qualunque senatore.

 

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