xi jinping angela merkel

ANGELA E DEMONE – DIETRO ALL’ACCORDO TRA UE E CINA SUGLI INVESTIMENTI C’È OVVIAMENTE LA MERKEL: LA CANCELLIERA SA CHE L’EUROPA PIEGATA DAL VIRUS E DAL SURPLUS COMMERCIALE IN GERMANIA NON RIUSCIRÀ AD ASSORBIRE ULTERIORI CRESCITE NELLA PRODUZIONE DELLE AZIENDE TEDESCHE. A CHI VENDERÀ LE VOLKSWAGEN O LE BATTERIE DELLA BASF? SERVIVA UN NUOVO MERCATO: GLI USA SONO OSTILI, LA RUSSIA È UN TERRENO MINATO, RIMANE SOLO PECHINO. E CHI SE NE FREGA DEI DIRITTI UMANI

angela merkel helmut kohl

1 – NUOVI MERCATI E TENSIONI CON USA E RUSSIA COSÌ BERLINO HA SPINTO PER L'ACCORDO UE-CINA

Gian Micalessin per “il Giornale”

 

H elmut Kohl, mentore e padrino politico di Angela Merkel lasciò il potere dopo 16 anni di Cancellierato e dopo aver riunificato la Germania. La sua discepola lascerà il potere nell'autunno di quest' anno dopo aver uguagliato il primato temporale del maestro.

 

XI JINPING IN VIDEOCONFERENZA CON I LEADER EUROPEI PER L'ACCORDO SUGLI INVESTIMENTI

Ma se ne andrà dopo aver consegnato l'Europa alle Cina ed essersi garantita in cambio il benessere della Germania e dei suoi concittadini. L'obbiettivo politico ed economico della Cancelliera è emerso in tutta la sua spregiudicata evidenza il 30 dicembre quando, nel penultimo giorno di Presidenza tedesca dell'Unione, è arrivato l'annuncio dell'intesa con Pechino sul trattato per gli investimenti.

 

XI JINPING RIDE

Il trattato, messo a punto dopo sette anni di negoziati, dovrebbe in teoria garantire ad Europa e Cina un terreno comune per i reciproci affari. In verità rappresenta un meschino e stupido apparentamento con una potenza comunista pronta a farsi beffe dei diritti umani e a venderci merci prodotte grazie al lavoro a costo zero di centinaia di migliaia di musulmani uighuri deportati nei lager e utilizzati alla stregua di schiavi.

angela merkel in cina

 

Il tutto dopo aver messo in ginocchio le nostre economie grazie alle censure e ai silenzi sulla pandemia. Dietro l'intesa sugli investimenti ci sono i calcoli di una Cancelliera convinta che il futuro dell'economia tedesca sia strettamente e inevitabilmente legato a Pechino. Dal suo punto di vista non ha torto.

 

basf 9

L'Europa piegata, ancor prima che dal Covid, dal surplus commerciale teutonico ben difficilmente potrà assorbire ulteriori crescite produttive di Berlino. E ben difficilmente accetterà di farlo un'America decisa, fin dai tempi di Obama, a contrastare la rapacità di una Germania sorda ad ogni richiesta di riequilibrio commerciale.

 

Esclusa anche la Russia, trasformatasi in un terreno minato dopo il caso Navalny, la Cina rimane dunque l'unico sbocco possibile per l'economia tedesca. Lì dovranno finire i prodotti di un settore automobilistico destinato altrimenti al fallimento. Solo lì troveranno nuovo terreno vitale giganti come la Basf pronta, già oggi, a raddoppiare gli investimenti in Cina.

 

cinesi costruiscono volkswagen 1

Ma oltre a farsi beffe dei diritti umani, considerati un tempo la bandiera dell'Unione, la Cancelliera è pronta a giocarsi anche i rapporti con l'America di quel Joe Biden dipinto fino a ieri come il Presidente decisivo per il ripristino dell'asse Washington-Bruxelles. Solo una settimana prima dell'intesa sugli investimenti Berlino ha approvato una legge che, contrariamente a quanto indicato da Washington e accettato da gran parte dell'Europa, apre i mercati tedeschi a Huawei e ad altre aziende cinesi nel delicato settore del 5G.

 

cinesi costruiscono volkswagen 2

Un'operazione frutto della testardaggine di una Cancelliera che nonostante le raccomandazioni dell'intelligence tedesca, le pressioni statunitensi e le contrarietà di molti esponenti della sua stessa coalizione ha spegiudicatamente scelto di tendere la mano al dittatore «amico» Xi Jinping.

 

2 – TRA UE E CINA I CONTI NON SI FANNO SENZA GLI USA

Carlo Pelanda per “La Verità”

 

Calma. L'accordo sugli investimenti tra Ue e Cina (Cai, Comprehensive agreement on investments) siglato il 30 dicembre scorso è solo una bozza di intenti che dovrà essere approvata dal Parlamento europeo e dettagliata nelle sue misure applicative, processo che durerà fino al 2022-23.

 

Pertanto chi è rimasto scandalizzato dal fatto che Ursula von der Leyen, presidente della Commissione, e Angela Merkel in veste di presidente di turno dell'Ue, con l'irrituale presenza di Emmanuel Macron, abbiano firmato in videoconferenza con Xi Jinping un accordo che apparentemente offre un grande successo al Partito comunista cinese e al suo regime autoritario, aggressivo, repressivo, schiavista e bugiardo deve considerare che c'è tutto il tempo per correggerlo nonché rendersi conto che la Germania si è trovata in grande difficoltà.

 

xi jinping

Infatti, al momento, l'accordo è una finzione che evita una restrizione all'export tedesco in Cina da cui dipende una parte rilevante del Pil della Germania (e dell'Italia che fornisce componenti all'industria tedesca). Ma anche una finzione utile a negoziare con gli Stati Uniti.

kohl merkel

 

In sintesi, il problema dell'Ue è non riuscire ancora a formulare una strategia di collocamento dell'Ue stessa entro il conflitto tra Cina e America. Merkel lo ha risolto provvisoriamente con una tattica di finzione e rinvio, nonché cerchiobottismo, facendo comunicare al proxy Valdis Dombrovskis che l'accordo con la Cina non impedisce un trattato euroamericano. Ma evidentemente la formulazione di una strategia di collocamento internazionale stabile dell'Ue non è più rinviabile.

 

XI JINPING PARLA AI CINESI

Un fatto curioso mostra la difficoltà di Berlino. Merkel ha usato la tattica cinese, codificata da Sun Tsu (L'arte della guerra) nel 500 avanti Cristo, di usare l'estensione del tempo e la finzione per risolvere un problema contingente, mentre Xi ha adottato lo schema (1831) del prussiano Carl von Clausewitz con enfasi sulla massima rapidità - compressione del tempo, blitz - per raggiungere un obiettivo.

 

Pechino, infatti, ha concesso moltissimo, con aperture (nominali) mai fatte prima: niente vincoli alla maggioranza di investitori stranieri in aziende cinesi, limiti alla concorrenza sleale da parte di aziende statali, accessi fluidi al risparmio cinese e al settore delle assicurazioni, rispetto degli standard ambientali (fatto che dovrebbe scatenare l'attenzione degli ambientalisti sul numero di centrali a carbone ancora attive in Cina) e di condizioni eque e non schiavistiche per i lavoratori (cosa che contrasta con molte indagini), ecc.

JOE BIDEN E XI JINPING

 

Anche Xi è in difficoltà. Deve contrastare l'isolamento della Cina e, soprattutto, un accordo economico forte euroamericano che creerebbe il nucleo imbattibile di un impero e mercato delle democrazie molto più grande e potente del suo. Ha usato una megacarota, ma anche un megabastone: il ricatto di restringere l'export tedesco se l'accordo non fosse stato firmato entro fine 2020 perché voleva chiuderlo prima che Joe Biden entrasse nei pieni poteri (il 20 gennaio). I collaboratori di Biden, infatti, agli inizi di dicembre hanno dato forti segnali di irritazione nei confronti dell'Ue.

 

ANGELA MERKEL JOE BIDEN

Berlino li ha rassicurati sul fatto che era una finta per schivare il ricatto? Ha mostrato che la bozza del Cai era molto simile all'accordo «Fase 1» fatto dall'amministrazione Trump con la Cina? Non ci sono dati pubblici, ma è filtrato un intenso dialogo tra collaboratori di Merkel e Biden, la Francia in parte esclusa - motivo del contentino a Macron per farlo apparire nella sigla dell'accordo - gli altri europei inesistenti.

 

Da questa vicenda emerge che la Germania sta spingendo l'Ue verso un «cerchiobottismo tattico», cioè un neutralismo mercantilista che, pur diverso da quello eurosovranista post-Nato francese, è posizione ambigua e alla lunga controproducente perché impedirebbe all'Ue di essere attiva nella ricostruzione dell'ordine mondiale, riducendo la forza delle sue nazioni.

cinesi costruiscono volkswagen

 

Qual è, invece, la giusta strategia? Stringere con l'America un accordo economico fortissimo, ravvivando quello militare, eventualmente chiedendo in cambio uno spazio concordato, sotto soglia politica, di relazioni commerciali con la Cina (e Russia) in simmetria con il medesimo spazio a cui l'America, per interessi economici, non vorrà rinunciare. Infatti la guerra tra America e Cina sarà intensa in parecchi settori legati alla superiorità tecnologica e finanziaria, ma pur avendo la forma del conflitto Roma-Cartagine, non potrà essere totale perché il prezzo sarebbe quello di una crisi economica globale.

 

CINA XI JINPING ECONOMIA CINESE CORONAVIRUS COVID PANDEMIA

Quindi il punto focale resta quello delle relazioni euroamericane, cioè con chi l'Ue dovrà fare impero. In tale scenario, stabilito come probabile che l'America perseguirà la convergenza con l'Ue, certamente un maggiore attivismo dell'Italia in direzione atlantica favorirebbe una scelta analoga della Germania e un adattamento della Francia. In sintesi, il gioco complesso nel triangolo America-Ue-Cina sta fornendo all'Italia una maggiore rilevanza passiva.

 

Per tale motivo la politica italiana dovrebbe iniziare a pensare in modi che non usa da decenni: trasformare la rilevanza passiva in attiva e individuare un'idea di ordine mondiale a cui contribuire via influenza nell'Ue. Ridicolo pensare che l'Italia disordinata ed eurosubordinata possa prendere una tale postura? Non lo è perché i fatti mostrano che i poteri europei sono in un momento di debolezza che permette, in teoria, all'Italia di poter contare di più. Se almeno parte della politica si sprovincializzasse.

 

 

 

Ultimi Dagoreport

ignazio la russa theodore kyriakou pier silvio berlusconi giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT - LA TRATTATIVA DI ELKANN PER LA VENDITA DEL GRUPPO GEDI AL GRECO THEO KYRIAKOU STA SCOMBUSSOLANDO IL GOVERNO MELONI E DINTORNI - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” VEDE DI BUON OCCHIO LA TRANSIZIONE ELLENICA E SALVINI HA BEN GRADITO LA PROSPETTIVA CHE IL GRECO ANTENNATO SISTEMI PER LE FESTE I “COMUNISTI” DI ‘REPUBBLICA’ E ‘STAMPA’, PER FORZA ITALIA C’È STATO IL VEEMENTE INTERVENTO DEL ‘’PRESIDENTE IN PECTORE’’ DEL PARTITO, PIER SILVIO BERLUSCONI, CHE VEDE IN KYRIAKOU UN COMPETITOR PERICOLOSISSIMO, ALFIERE DI QUEL CAPITALISMO DI STAMPO LIBERISTA, PER NULLA “LIBERAL”, CHE PREDICA IL PRIMATO DELL’ECONOMIA SULLA POLITICA - COSI', DIMENTICANDO IL SUO ATTIVISMO IN GERMANIA PER CREARE UN GIGANTE EUROPEO DELLA TV COMMERCIALE, L’EREDE DEL BISCIONE NON HA TROVATO DI MEGLIO CHE RISPOLVERARE LA BANDIERINA DELL’ITALIANITÀ (“UN PEZZO DI STORIA DELL'INFORMAZIONE DEL NOSTRO PAESE VADA IN MANI STRANIERE UN PO' DISPIACE’’) - MA IL COLPO DI SCENA ARRIVA DAL CO-FONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA, NONCHÉ SECONDA CARICA DELLO STATO, IGNAZIO LA RUSSA, QUANDO SI È DICHIARATO DISPOSTO A FARE DA INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI “COMUNISTI” DI GEDI E IL GRECO USURPATORE (ULTIMA USCITA DELLA GUERRIGLIA DI ‘GNAZIO IN MODALITÀ ''LA RISSA'' CONTRO LA DITTATURA DELLE SORELLE MELONI...)

alfredo mantovano papa leone xiv italia agenti servizi segreti

OGGI ALLE 11 ALFREDO MANTOVANO E I VERTICI DELL’INTELLIGENCE ITALIANA SONO STATI RICEVUTI IN UDIENZA DA PAPA LEONE XIV, A CITTÀ DEL VATICANO – SARANNO PRESENTI I COMPONENTI COPASIR, IL DIRETTORE GENERALE DEL DIPARTIMENTO DELLE INFORMAZIONI PER LA SICUREZZA (DIS), VITTORIO RIZZI, I DIRETTORI DELLE AGENZIE INFORMAZIONI E SICUREZZA ESTERNA (AISE), GIOVANNI CARAVELLI, E INTERNA (AISI), BRUNO VALENSISE. È LA PRIMA VOLTA DI UN PAPA TRA GLI SPIONI (DI CERTO NON E' LA PRIMA VOLTA DI SPIE INTORNO A UN PAPA...) - PREVOST: "MAI USARE INFORMAZIONI PER RICATTARE" (SI VEDE CHE L'INTELLIGENCE NON È IL SUO FORTE)

brunello cucinelli giorgia meloni mario draghi massimiliano di lorenzo giuseppe tornatore nicola piovani

DAGOREPORT - L’AUTO-SANTIFICAZIONE DI BRUNELLO CUCINELLI È COSTATA CARA, NON SOLO AL “SARTO CESAREO” DEL CACHEMIRE, MA ANCHE ALLE CASSE DELLO STATO - IL CICLOPICO DOCU-FILM “IL VISIONARIO GARBATO”, DIRETTO DAL PREMIO OSCAR GIUSEPPE TORNATORE E BATTEZZATO CON TANTO DI PARTY ULTRACAFONAL IN UNO STUDIO DI CINECITTÀ ALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI, È COSTATO LA SOMMETTA DI 9.987.725 MILIONI DI EURO. DI QUESTI, I CONTRIBUTI RICEVUTI DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON IL MECCANISMO DEL TAX CREDIT RAGGIUNGONO LA CIFRA DI 3.955.090 MILIONI - DA PARTE SUA, PEPPUCCIO TORNATORE AVREBBE INTASCATO 2 MILIONI PER LA REGIA E 500 MILA PER SOGGETTO E SCENEGGIATURA – A PRODURLO, OLTRE A BRUNELLO STESSO, LA MASI FILM DI MASSIMILIANO DI LUDOVICO, CHE IN PASSATO HA LAVORATO SPESSO CON IL PRODUTTORE MARCO PEROTTI, COINVOLTO NEL CASO KAUFMANN (FU LUI A INOLTRARE LA DOMANDA DI TAX CREDIT PER IL FILM “STELLE DELLA NOTTE” DEL FINTO REGISTA-KILLER) - IL MONUMENTO A SE STESSO GIUNGE AL MOMENTO GIUSTO: DUE MESI FA, UN REPORT DI ''MORPHEUS RESEARCH'' ACCUSO' L'AZIENDA DI CUCINELLI DI VIOLARE LE SANZIONI UE ALLA RUSSIA…

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin valery zaluzhny

DAGOREPORT - ZELENSKY, FINITO NELLA TENAGLIA PUTIN-TRUMP E SOSTENUTO SOLO PARZIALMENTE DA UNA UNIONE EUROPEA BALCANIZZATA, CERCA LA MOSSA DEL CAVALLO PER SPARIGLIARE LE CARTE E SALVARE IL SALVABILE: PORTARE L’UCRAINA A ELEZIONI NEL GIRO DI 2-3 MESI. SAREBBE UNA VITTORIA DI PUTIN, CHE HA SEMPRE CHIESTO DI RIMUOVERE IL PRESIDENTE (DEFINITO “DROGATO”, “TOSSICOMANE”, “MENDICANTE”). IN CAMBIO “MAD VLAD” DOVREBBE ACCONSENTIRE A UNA TREGUA PER PERMETTERE IL VOTO, SOTTO ATTENTO CONTROLLO DEGLI OSSERVATORI OCSE – IN POLE POSITION L’EX CAPO DI STATO MAGGIORE, VALERY ZALUZHNY. MA SIAMO SICURI CHE UN INTEGERRIMO GENERALE COME LUI SIA DISPOSTO A METTERE LA FACCIA SULLA RESA?

giorgia meloni volodymyr zelensky viktor orban vladimir putin antonio costa

DAGOREPORT – IL PROSSIMO CONSIGLIO EUROPEO INIZIERÀ IL 18 DICEMBRE, MA NON SI SA QUANDO FINIRÀ, NÉ COME: IN BALLO C'E' IL FUTURO DELL'UNIONE - DA TRUMP ALL'UCRAINA, I 27 LEADER DOVRANNO PRENDERE DECISIONI CRUCIALI E NON PIU' PROCASTINABILI, PENA LA TOTALE IRRILEVANZA NELLA GEOGRAFIA MONDIALE - E QUI VIENE IL BELLO: CHI SI METTERA' DI TRAVERSO PONENDO IL DIRITTO DI VETO E MANDANDO ALL'ARIA TUTTO? ORBAN FARÀ IL SOLITO GUASTAFESTE FILO PUTIN? E GIORGIA MELONI, CHE HA FATTO ORMAI LA SUA DEFINITIVA SCELTA TRUMPIANA, PRESSATA DAL SUO VICE PREMIER SALVINI CHE HA GIÀ CONSEGNATO L'UCRAINA ALLA RUSSIA, RIUSCIRÀ A CONTINUARE A TENERE IL PIEDINO IN DUE STAFFE? AH, SAPERLO....