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Maurizio Salvi per l’ANSA
Gli elettori colombiani hanno scritto una pagina di storia senza precedenti permettendo al senatore Gustavo Petro, leader della coalizione Pacto Histórico, di portare per la prima volta la sinistra ai vertici del potere in Colombia.
Dopo essersi aggiudicato agevolmente il 29 maggio il primo turno di votazioni con oltre il 40% dei suffragi davanti all'outsider indipendente Rodolfo Hernández (28,15%), nelle ultime tre settimane Petro ha dovuto fare fronte ad una crescita del suo avversario, appoggiato da vari candidati della destra.
I sondaggi della vigilia indicavano fra i due candidati l'esistenza di una 'parità tecnica', compatibile con il margine di errore dei rilevamenti, ma alla fine il Registro nazionale elettorale colombiano ha mostrato che sulla base dello scrutinio dei voti del 99,57% dei seggi, Petro ha ottenuto 11.260.105 suffragi, oltre 700.000 in più del suo avversario, equivalenti al 50,48% del totale.
Nella sua prima reazione via Twitter, il neo-eletto presidente ha parlato di "giorno di festa per il popolo. Che festeggia la prima vittoria popolare. Che tante sofferenze siano attutite dalla gioia che oggi inonda il cuore della Patria. Questa vittoria è per Dio e per il Popolo e la sua storia. Oggi è la giornata delle strade e delle piazze".
Il primo a congratularsi con lui, e con la vicepresidente eletta afrodiscendente Francia Márquez, è stato il presidente uscente, Iván Duque, che ha reso noto attraverso le reti sociali di aver chiamato il vincitore per rallegrarsi del suo successo.
"Ho chiamato Gustavo Petro per congratularmi con lui come presidente eletto colombiano. Abbiamo deciso di incontrarci nei prossimi giorni per iniziare una transizione armoniosa, istituzionale e trasparente".
Da giorni gli analisti, esaminando le prospettive del ballottaggio, avevano sostenuto che la Colombia andava verso cambiamenti storici, perché chiunque dei due candidati avesse vinto, avrebbe determinato la fine definitiva del 'bipartitismo imperfetto' conservatori-liberali che ha retto la Colombia per 200 anni.
Entrato in gioventù nella guerriglia del M-19 (con il soprannome di Aureliano, ispirato ad un personaggio dei romanzi di Gabriel Garcia Marquez) senza mai entrare però in operazioni militari, Petro è forte di oltre 20 anni di attività politica. Ha 62 anni, ed era al suo terzo tentativo di conquistare la Casa de Nariño presidenziale, dopo avere perso nel 2010 con Juan Manuel Santos, Premio Nobel per aver firmato la pace con le Farc, e poi nel 2018 con Duque.
La sua elezione costituisce sicuramente un problema da risolvere per gli Stati Uniti, che hanno utilizzato per decenni la Colombia, fedele alleato, come pietra angolare della loro politica di sicurezza in America latina, investendo cospicue somme di denaro e di aiuti militari.
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