giorgia meloni matteo salvini silvio berlusconi

AVVISATE LA MELONI (E SALVINI): E’ SEMPRE BERLUSCONI A DARE LE CARTE E A CONSIDERARSI IL REGISTA DEL CENTRODESTRA - COME DAGO-RIVELATO, DOPO IL VOTO E CON L’AIUTO DI MARINA, IL CAV POTREBBE SFILARSI DA UNA COALIZIONE CHE L’UNIONE EUROPEA VEDE COME IL VAIOLO DELLE SCIMMIE – IL BERLUSCA LIQUIDA IL SOVRANISMO COME “UN’IDEA STUPIDA. E STUPIDO È CHI CI CREDE”. E SULLA MELONI IN TANTI RICORDANO CHE, QUANDO FINI COMINCIÒ AD ALZARE TROPPO LA TESTA, ZIO SILVIO FECE TRAPELARE: “IO L’HO SDOGANATO, MA SE NON SI METTE IN RIGA TORNO A DIRE CHE È FASCISTA”

https://m.dagospia.com/chiuse-le-urne-arrivera-il-diluvio-tra-meloni-e-salvini-si-arrivera-alla-resa-dei-conti-322400

 

 

 

Roberto Gressi per il “Corriere della Sera”

 

BERLUSCONI SALVINI MELONI - MEME

Sì, va bene, il Monza in serie A, il Milan dei record, le ville da Mille e una notte, i miliardi, le tv, le case editrici, Milano due, il fascino e un palmarès di conquiste, anche se qualcuno avrà da ridire, da fare invidia a Paride, due matrimoni e un terzo quasi, i figli, le figlie, i nipoti, i vulcani, le bandane, gli ulivi secolari, il cuoco Michele, il menestrello Apicella. Ma vuoi mettere con la Politica?

 

Vuoi mettere con la soddisfazione di far fuori Mario Draghi con una zampata? Con l’adrenalina che sale mentre i peones tremano e tu bacchetti l’Europa e l’America su Putin? Vuoi mettere con la nuova, ennesima sorpresa che la vita ti riserva, quella di poter scatenare una delle menti più immaginifiche del dopoguerra, in pensioni minime a mille euro, tasse al 23 per cento, fino al sogno, anche se tu per primo pensi che resterà tale, di essere il primo presidente della Repubblica eletto dal popolo?

 

Impresa improba capire davvero l’animo di Silvio Berlusconi. Una chiave sta in una piccola frase, apparentemente insignificante, rivolta a Luciano Fontana, che la racconta nel libro «Un Paese senza leader». Sono nel parco di villa San Martino, ad Arcore: eliporto, cavalli, una cappella, viali con fiori e piante rare che percorre guidando a tutta birra un trabiccolo da golf. Poi entrano in casa, disseminata di tappeti, e si giustifica: «Se li vede rovinati la colpa è di Dudù e degli altri cani che li mangiucchiano. Sono diventato un po’ meno ricco, ma non fino a questo punto». Eccolo qui, mai soddisfatto, sempre a pensare che si debba fare di più.

BERLUSCONI SALVINI MELONI

 

Come quel giorno del 1994, quando si spensero i fari al termine del confronto tv con Achille Occhetto. Il segretario chiedeva con gli occhi un giudizio ai suoi collaboratori, che con qualche condiscendenza alzavano il pollice e gli dicevano: «Lo hai stracciato». Il Cavaliere, alla richiesta di darsi un voto, rispondeva: «Il Milan fa i gol, io ancora no». Questo non gli impedisce di essere di fatto la versione repubblicana di un autocrate, con un’opinione galattica di sé stesso, che sublima nelle barzellette: «Berlusconi cammina sull’acqua e la Sinistra dice: guarda, non sa nemmeno nuotare».

 

Nasce a Milano nel 1936, sotto il segno della Bilancia, il 29 settembre. Il giorno in cui, cantava l'Equipe 84, «guardavo il mondo che/girava intorno a me». E per quanto riguarda vita e opere, basti così. Sia sufficiente la sintesi di Mike Bongiorno. Gli chiesero se avrebbe preferito cambiarsi con Fiorello o con Silvio Berlusconi e lui rispose: «Ma che domande mi fate, Fiorello è un uomo di spettacolo, un po’ come me. Ma Quello c’ha i miliardi, il potere, le donne, le ville, le televisioni, eh caro mio!».

SALVINI - BERLUSCONI - MELONI - VIGNETTA BY BENNY

 

Collezionare Delfini è uno dei suoi passatempi preferiti, qualcuno non ci casca e si divincola, gli altri finiscono tritati. Gianfranco Fini, Stefano Parisi, Giovanni Toti, Angelino Alfano, Mauro Pili, Maurizio Scelli, Corrado Passera, Gianpiero Samorì, Guido Bertolaso, Raffaele Fitto, Paolo Del Debbio, Mara Carfagna. Vale per lui in realtà la frase che Nanni Moretti recita nei panni del ministro Botero, nel film «Il Portaborse». È in piedi accanto alla scrivania dove, seduto, il figlio ragazzino, Gabriele, studia a testa bassa: «Quando penso che loro, tra qualche anno, prenderanno il nostro posto, be’, mi prende un’invidia terribile». E gli molla uno scappellotto, neanche tanto affettuoso.

 

E adesso Silvio qualche scappellotto avrebbe voglia di tirarlo a quei due, Giorgia e Matteo, che si odiano ma non abbastanza da non cercare di cogliere l’occasione e prendersi lo scettro del vecchio leone. Perché è convinto che, senza di lui, nell’ultimo quarto di secolo, Meloni, Salvini e tutto il centrodestra, mai si sarebbero federati. E si sarebbero persi in ripicche, invidie, sgambetti e agguati, per altro ancora dietro l’angolo di una vittoria elettorale annunciata ma dai contorni futuri indefiniti e, sperano a sinistra, volatili. E allora si appresta almeno a tentare di guidarli per mano, perché senza di lui non si entra dalla porta principale.

SALVINI MELONI BERLUSCONI

 

Un po’ come quando, all’indomani del voto del 2018, Salvini si guadagnò il diritto di spodestarlo dalla tribunetta del Quirinale. Ma lui, lì accanto, con Giorgia dall’altro lato, con le dita indicava: uno…due…tre…, come a dire che alla regia c’era sempre lui. Li fece infuriare. Come adesso, quando dice che il sovranismo è un’idea stupida, e stupido è chi ci crede. O quando fa capire che, se imparano l’educazione, può farli entrare nel Ppe.

 

Ora, un po’ a sorpresa e al contrario di Salvini, sterza sulla Russia e la giudica inaffidabile e spiega che una pace negoziata non si può fare a spese degli Ucraini. E dice che le tante cose buone di Draghi vanno mantenute. Su Giorgia premier sta tra il rassegnato e il non si sa mai, intanto bolla come irrilevante il dibattito sulla Fiamma nel suo simbolo. Ma tanti ricordano che, quando Fini cominciò ad alzare troppo la testa, fece trapelare: io l’ho sdoganato, ma se non si mette in riga torno a dire che è fascista e lo rimando da dove è venuto, anche se stavolta non pare così facile.

salvini meloni e berlusconi in conferenza stampa

 

Fosse un altro, vista anche l’età, non si starebbe tanto a interrogarsi. E invece: che vorrà fare dopo il voto? Vorrà scartare? Gli basterà la presidenza del Senato? Ma scherzi? Lì si annoia! Ma scherzi? Quello la usa come un trampolino! Intanto c’è ancora un mese per la propaganda, e lui sogna il 20 per cento. Pura illusione, senza dimenticare però che si è laureato con una tesi sulla pubblicità. 110 e lode e 500 mila lire dall’Agenzia Manzoni. Era il 1961.

salvini meloni e berlusconi in conferenza stampa

Ultimi Dagoreport

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - UNO SPETTRO SI AGGIRA MINACCIOSO PER L'ARMATA BRANCA-MELONI: ROBERTINO VANNACCI - L’EX GENERALE DELLA FOLGORE STA TERREMOTANDO NON SOLO LA LEGA (SE LA VANNACCIZZAZIONE CONTINUA, ZAIA ESCE DAL PARTITO) MA STA PREOCCUPANDO ANCHE FRATELLI D’ITALIA - IL RICHIAMO DEL GENERALISSIMO ALLA DECIMA MAS E ALLA PACCOTTIGLIA DEL VENTENNIO MUSSOLINIANO (“IO FASCISTA? NON MI OFFENDO”)  ABBAGLIA LO “ZOCCOLO FASCIO” DELLA FIAMMA, INGANNATO DA TRE ANNI DI POTERE MELONIANO IN CUI LE RADICI POST-MISSINE SONO STATE VIA VIA DEMOCRISTIANAMENTE “PETTINATE”, SE NON DEL TUTTO SOTTERRATE - IL PROGETTO CHE FRULLA NELLA MENTE DI VANNACCI HA COME TRAGUARDO LE POLITICHE DEL 2027, QUANDO IMPORRÀ A SALVINI I SUOI UOMINI IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. ALTRIMENTI, CARO MATTEO, SCENDO DAL CARROCCIO E DO VITA AL MIO PARTITO - INTANTO, SI È GIÀ APERTO UN ALTRO FRONTE DEL DUELLO TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA: LA PRESIDENZA DEL PIRELLONE…

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…

bomba doha qatar trump netanyahu epstein ghislaine maxwell

DAGOREPORT - COME MAI DONALD TRUMP,  PRESIDENTE DELLA PIÙ GRANDE POTENZA PLANETARIA, NON È NELLE CONDIZIONI DI COMANDARE SUL PREMIER ISRAELIANO BENJAMIN NETANYAHU? - COME E' RIUSCITO "BIBI" A COSTRINGERE L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A NEGARE PUBBLICAMENTE DI ESSERE STATO PREAVVISATO DA GERUSALEMME DELL'ATTACCO CONTRO ALTI ESPONENTI DI HAMAS RIUNITI A DOHA? - DATO CHE IL QATAR OSPITA LA PIÙ GRANDE BASE AMERICANA DEL MEDIO ORIENTE, COME MAI LE BOMBE SGANCIATE VIA DRONI SUI VERTICI DI HAMAS RIUNITI A DOHA SONO RIUSCITE A PENETRARE IL SISTEMA ANTIMISSILISTICO IRON DOME ('CUPOLA DI FERRO') DI CUI È BEN DOTATA LA BASE AMERICANA? - TRUMP ERA STATO OVVIAMENTE AVVISATO DELL’ATTACCO MA, PUR CONTRARIO A UN BOMBARDAMENTO IN CASA DI UN ALLEATO, TUTTO QUELLO CHE HA POTUTO FARE È STATO DI SPIFFERARLO ALL’EMIRO DEL QATAR, TAMIN AL-THANI - SECONDO UNA TEORIA COMPLOTTISTICA, SOSTENUTA ANCHE DAL MOVIMENTO MAGA, NETANYAHU AVREBBE IN CASSAFORTE UN RICCO DOSSIER RICATTATORIO SUI SOLLAZZI SESSUALI DI TRUMP, FORNITO ALL’EPOCA DA UN AGENTE DEL MOSSAD ''SOTTO COPERTURA'' IN USA, TALE JEFFREY EPSTEIN...